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Autore: Invader_from_Hell    02/05/2004    1 recensioni
E In Silence prosegue. Siamo alla svolta. Il lavoro cambia adesso leggermente nella forma e prosegue nel suo viaggio notturno in una Firenze mai così aulica. Siccome è il mio primo lavoro lungo, tengo ai vostri commenti! * Capitolo XIV aggiunto!* Aggiornata dopo un bel po' ^^
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ah, il tempo in cui Lui avrebbe odiato il silenzio. Sono quelli i momenti che cerca.

In un locale, molte parole entrano in boccali colmi ed escono i conati di vomito ripetuti e non evitati.

La voce della bevanda riecheggia nella sala.

A Lui sembra che ami distorcere le voci che altrimenti sarebbero troppo sincere.

Il telefono squilla di nuovo. Le note non suonano più familiare. La mano è pesante sui tasti, e si ferma, non vuole sentire.

Non vuole rispondere, ma tocca i tasti.

Osserva il nome sul piccolo schermo. È ovvio e scontato. Qualcuno che non avrebbe cercato in una serata di vita rubata.

Ah, il tempo in cui credeva che il mare potesse davvero abbracciare il cielo, e che questa profumata visione non fosse solo frutto di uno spirare romantico.

Allora poteva pensare che felicità e serenità si incontrassero in prossimità di quella linea che tra sonno e veglia individua il confine tra giorno e notte. Tra amicizia ed amore.

 

5

 

In un locale, non è tardi.

È un locale nella città di Firenze, non grande, ma accogliente.

Tagliano i suoni e i tavoli sono comodi per urlare.

Il legno greve permette di dominare ogni istinto di repressione.

Molti i tavoli, le sedie sono panche.

Ci sono schienali, non sono imbottiti, ma il legno pesante e scuro è più caldo di qualsiasi imbottitura, lo dicono tutti senza saperlo.

Lo dicono adesso senza pensarci, domani lo diranno senza pensarlo.

Venature profonde nel faggio del banco richiamano foreste lontane, lingue dure, accenti ruvidi e spinosi, un angolo di Germania a volte sognato.

I muri di pietra, calda ruvida pietra che riempie i vuoti del cuore di un edificio, che costruisce un locale imprigionando l’anima del cemento al suo interno.

Le voci dei presenti rombano insieme, in un tumulto di storie, in una raffica di vocali, di toni che si alzano ad ogni boccale che passa.

Sembra impossibile, che questo rumore

Non scalfisca la pietra.

Ma Lui crede che

La pietra

Scalfisca le voci.

 

6

 

Ah, Lui può almeno dire di aver spinto le sue anche a fluttuare tra molte infatuazioni.

Le ha sempre controllate mentre badavano di non sfiorare corpi rotti in un pianto da abbandono, calpestando cuori e sentimenti che non comprendevano.

Lui può dire di aver calpestato molti amori.

Adesso il litro nel suo stomaco calpesta la sua resistenza.

I movimenti si fanno difficili, gli occhi desiderano non vedere.

La visione disturba la via verso il pentimento.

Un telefono non smette di squillare. Erroneamente pensa che non sia il suo.

Tocca i tasti, e accarezza con il pensiero un nome che si allontana sullo schermo, sul piccolo schermo dove cristalli liquidi danzano e fuggono a comando. Squillando forse, squillando forse no.

Ah, lui che può dire di aver calpestato.

Non ricorda la consistenza di un amore sotto la scarpa.

Non ricorda se fosse croccante, un biscotto da sbriciolare.

Non ricorda se sfuggisse come un budello sanguinolento.

Non ricorda se frusciasse distante come un sacchetto di plastica.

Non ricorda se urlasse come una lucertola.

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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