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Autore: misdeed    10/05/2012    2 recensioni
Da quando le era parso di vederlo quel giorno, non riusciva più a camminare tranquilla per la città. Si voltava ad ogni angolo per controllare che non la stesse seguendo e sceglieva strade affollate, anche al costo di allungare per più di qualche isolato. Aveva paura. Paura di lui, del potere che aveva sulla sua mente e sul suo corpo, del piacere che provava ad obbedire ad ogni sua proposta indecente. Il suo odore la ossessionava, lo sentiva sulla bocca e nei capelli, il ricordo delle sue labbra insaziabili era un tormento, le sue parole spietate e indifferenti alle sue preghiere la riducevano ancora in frantumi, come quando gliele aveva sputate addosso. Ma nulla, nemmeno la tenacia delle sue mani sinuose o delle sue provocazioni, l’avevano ridotta allo stato in cui la costringevano i suoi occhi. Era stata dannata dai suoi occhi, la aveva uccisa ogni volta in cui l’aveva guardata. L’ombra inquietante che calava su quel volto si era ormai impadronita di lei, Samantha non avrebbe mai più avuto pace.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Accovacciata su uno sgabello in cucina, Samantha sorseggiava piano il caffè bollente da una tazza scheggiata che aveva trovato nel ripostiglio. Se voleva arrivare a fine mese, doveva spendere i soldi di Fay solo per fare la spesa. Avrebbe dovuto aspettare la prima paga per comprare qualche posata e un materasso nuovo, quello su cui aveva dormito per tutta la settimana era lurido e bucato. Ma aveva vissuto in condizioni molto peggiori, non sarebbe stato un problema arrangiarsi per un po’. La prima sera non aveva chiuso occhio, era tormentata dall’idea assurda che l’affittuario avesse una copia della chiavi di casa sua e che sarebbe entrato durante la notte. E stranamente sentiva la mancanza degli altri ragazzi dell’Oldfallings, anche se se ne era sempre stata sulle sue e non poche volte li aveva messi in difficoltà per il suo caratteraccio. Ma le mancava semplicemente la presenza di qualcuno che gironzolava per casa. Dopo un po’ si era abituata, la solitudine non le faceva poi così paura.
 All’improvviso sentì qualcuno bussare con insistenza alla porta e si alzò per andare ad aprire, ma prima guardò attraverso lo spioncino per controllare chi fosse. Riconobbe immediatamente il bel faccione roseo di Fay e la accolse con un sorriso sincero.
“Oh piccola mia, che gioia rivederti!” gridò commossa Fay stringendola in un abbraccio. Samantha si immerse in quelle grandi braccia e poggiò la testa sulle spalle dell’unica donna che si fosse mai presa cura di lei.
“Mi sei mancata.” Sussurrò. Fay la allontanò un po’ da sé, incredula dall’aver udito la sua piccolina, che solitamente disprezzava le dimostrazioni d’affetto,  proferire parole dolci, per poi baciarle i capelli come ad una bambina.
“Fammi un po’ vedere come ti sei sistemata” La signora diede un’occhiata alle stanze sotto la guida di Samantha, che la divertiva presentando quella catapecchia come se fosse una reggia.
“Così non va, tesoro. Se solo avessi controllato personalmente la casa che ti avevano assegnato, di certo non saresti finita in questo buco! Perché non gli dai un’aggiustatina?” Disse preoccupata.
“Ma a me piace così, mi basta l’essenziale” Mentì Samantha, non si sarebbe mai lamentata e non avrebbe mai confessato di avere giusto i soldi per mangiare. Era troppo orgogliosa e non voleva chiedere nulla a Fay, aveva già fatto troppo per lei.
“Dimmi la verità, ti pagano solo a fine mese, non è vero?”
La ragazza rimase in silenzio.
“Tesoro, ti avevo detto di chiamarmi se avessi avuto bisogno. Meno male che sono passata, prendi questi.” La donna aprì la borsetta e cacciò qualche banconota, poggiandole sul tavolo.
“Non posso accettare.. Non devi, perché mi vuoi aiutare? Riprenditili.” Samantha le rimise confusa le banconote in mano, erano davvero tante.
“Mi ridarai tutto, appena potrai permetterlo. Non sono tranquilla se so che vivi così, ti prego.”
“Ripagherò ogni centesimo, te lo giuro.” Sospirò la giovane, andando a riporre il danaro in un cassetto della credenza. La donna fece cenno con il capo, scuotendo rasserenata la sua chioma rossa.
Passarono il resto della mattinata insieme e Fay la aiutò a sistemare la casa mentre la tempestava di domande su cosa aveva intenzione di fare del suo futuro, ripetendo almeno mille volte che il lavoro al McDonald’s doveva essere temporaneo e che appena avesse guadagnato abbastanza si sarebbe dovuta iscrivere all’università, era troppo intelligente per non diventare medico o avvocato. Samantha sorridente la rassicurava in ogni modo, benché non avesse la minima idea nemmeno di quello che avrebbe fatto il giorno seguente. Ma la conversazione era filata liscia fin troppo a lungo.
“Fai ancora i tuoi brutti sogni, tesoro?” chiese Fay quando la ragazza le confidò di avere difficoltà a dormire.
“A volte” confessò Samantha senza guardarla.
“Hai più saputo nulla di tuo padre?”
Suo padre. Lei non voleva sapere nulla di suo padre, al solo sentirlo nominare la testa le ribolliva di rabbia.
“No, sai bene che non ho contatti con lui dall’ultima seduta in tribunale”
“Pensavo che avendo lasciato l’Oldfallings l’avresti chiamato.. almeno per avere qualche notizia sulla tua famiglia.”
Povera Fay, era troppo buona e ingenua per poter solo pensare che odiasse quell’uomo. In quegli anni Samantha si era pentita di tante cose. Dell’ aver frequentato ragazzi poco raccomandabili, dell’ aver avuto una condotta a dir poco disdicevole, della droga e soprattutto di aver rovinato la vita di sua madre. Ma mai, mai e poi mai si sarebbe sentita in colpa per quello che aveva fatto a suo padre. Lo odiava profondamente e benché non avesse risolto un bel nulla con il suo gesto folle, anzi aveva distrutto il suo futuro finendo in carcere, era felice di averlo fatto. Felice in un modo inquietante.
“Non ne ho la minima intenzione. E sai anche che mamma non vuole più vedermi.” Finse di pulire con uno straccio un’inesistente macchia sul tavolo per nascondere gli occhi. Non vedeva sua madre da tanto tempo, ma se lo meritava.
“Non preoccuparti, anche questo si risolverà.” Sussurrò Fay.
 
 
Da quando le era parso di vederlo quel giorno, non riusciva più a camminare tranquilla per la città. Si voltava ad ogni angolo per controllare che non la stesse seguendo e sceglieva strade affollate, anche al costo di allungare per più di qualche isolato. Aveva paura. Paura di lui, del potere che aveva sulla sua mente e sul suo corpo, del piacere che provava ad obbedire ad ogni sua proposta indecente. Il suo odore la ossessionava, lo sentiva sulla bocca e nei capelli, il ricordo delle sue labbra insaziabili era un tormento, le sue parole spietate e indifferenti alle sue preghiere la riducevano ancora in frantumi, come quando gliele aveva sputate addosso. Ma nulla, nemmeno la tenacia delle sue mani sinuose o delle sue provocazioni, l’avevano ridotta allo stato in cui la costringevano i suoi occhi. Era stata dannata dai suoi occhi, la aveva uccisa ogni volta in cui l’aveva guardata. L’ombra inquietante che calava su quel volto si era ormai impadronita di lei, Samantha non avrebbe mai più avuto pace. Sapeva di essere fragile, non l’avrebbe mai più dovuto rivedere.
“Basta così, signorina?” Le chiese stizzita la cassiera. Era in fila al supermercato e la donna seduta dietro il bancone le sventolava lo scontrino davanti alla faccia.
“Oh si, mi scusi” Anche solo insinuandosi tra i suoi pensieri Zayn era riuscito a farle perdere il contatto con la realtà. Sollevò le buste pesanti a fatica e uscì dalle porte scorrevoli. Fortunatamente casa sua era poco distante dal centro, non ce l’avrebbe fatta a fare un passo in più. Entrò trafelata nell’atrio e prima che potesse cominciare la scalata fino al terzo piano, visto che l’ascensore era fuori uso, una vicina che stava spazzando il pianerottolo la chiamò.
“Senti, tu con quelle buste”
La ragazza si voltò lentamente e con irritazione lasciò cadere le buste per terra.
“Sei la nuova inquilina di John?”  John doveva essere quell’energumeno a cui pagava l’affitto. Annuì.
“ E’ passato il tuo fidanzato prima. Voleva sapere se eri a casa, gli ho detto di no.”
“Mi sa che ha sbagliato persona, signora. Io non conosco nessuno in città, mi sono appena trasferita.”
“Ha detto di cercare Sammy. Sei tu Sammy, no? Ma dai, era un bel ragazzone, mulatto con i capelli scuri.”
Oh, doveva essere quello che aveva conosciuto a lavoro, Liam, lui la chiamava sempre Sammy. Ma.. aspetta. Liam era chiaro di carnagione, per di più non conosceva il suo indirizzo. Ebbe un terribile presentimento.
“Aveva un accento strano?” chiese esitante.
“Non ricordo.. Bè ora che mi ci fai pensare, si.  In effetti sembrava straniero, arabo o pakistano, qualcosa del genere.”
“Grazie” sussurrò. Afferrò le buste e salì le scale. Le mani le tremavano a tal punto da non riuscire ad infilare le chiavi nella serratura. Appoggiò la schiena alla porta e si lasciò scivolare lentamente a terra. Come aveva fatto a trovarla?
  
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