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Autore: sonyx1992    11/05/2012    1 recensioni
Dal capitolo 12:"I sogni sono come i bicchieri: si rompono facilmente.
Vengono chiusi in una scatola su cui viene scritto “fragile” come ammonimento, per ricordarci di quanto sia facile perderli.
Tu prendi la scatola tra le mani, stai attenta ad ogni passo, stai attenta alla stretta sul contenitore, lo appoggi al petto, giusto sotto al mento, per poter cogliere le trappole sul cammino.
Ma stai attenta!
Anche quando mancano pochi gradini i pericoli sono lì, in agguato, nascosti dietro l'angolo, celato dentro due bambini che giocano sulle scale.
Ti incontrano, vi scontrate, cadete; e cadono i sogni.
E quella scatola con la scritta “fragile” ti dimostra la sua fragilità lasciando che i tuoi sogni si frantumino.
GAME OVER.
I tuoi sogni sono distrutti, non vedi? Sono lì, a terra, spezzati in miliardi di pezzi, ormai inutili se non per ferire e tagliare chi posa un piede sopra di loro.
Ed ora cosa fai?
Ti siedi, li osservi, pensi a come andare avanti.
È inutile piangere sul latte versato e sui sogni infranti.
Ti alzi, ti tiri su con le braccia e ricominci, raccogli la scatola, rimetti insieme i pezzi di vetro e vai avanti; cammini fino alla tua destinazione, poi ti fermi e ti siedi di nuovo, vicino ad un cumulo di neve, e con le mani rosse ed infreddolite, inizi a modellarla, a schiacciarla, a toglierla.
Cosa fai?
“Voglio costruire un pupazzo di neve”, mi rispondi.
Ed io osservo la scatola accanto a te, con dentro i tuoi sogni infranti.
Ci guardo dentro e mi accorgo che tra i cocci di vetro un bicchiere è ancora intero; si, te lo giuro, non lo vedi? È ancora lì, si è salvato!
Sorrido perché i tuoi sogni ci sono ancora, nascosti tra i pezzi di quelli infranti, ma ci sono ancora.
Quindi, ti aiuto a costruire il pupazzo di neve."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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15- NON MI PIACE VIAGGIARE

 

Nicola”

 

 

Ed è difficile partire; lo è più di preparare le valigie.

Per quello, in fondo, non ci vuole molto: basta schiacciarle bene, comprimerle, fare in modo che tutto ci stia e poi dargli il colpo finale chiudendole.

Ma partire...per quello ci vuole di più; ci vuole coraggio.

 

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L'aeroporto è pieno di gente che si spinge fra loro e che fa strisciare le valigie su delle rotelline.

Sembrano corridori, in ansia per la prossima gara.

3, 2, 1...via!

L'uomo con la giacca rossa supera la donna magrolina con gli occhiali e l'uomo con la ventiquattrore, passando in seconda posizione; ma ecco che una famiglia lo raggiunge, ben 5 membri, signori! 5 membri! L'uomo aumenta la velocità ma, ormai, è tardi, viene raggiunto e superato dalla famiglia che si fionda al check-in!

Vittoria, signore e signori! La famiglia di 5 membri ha vinto!

E i 5 ora sembrano ridere sotto i baffi mentre le loro pesanti valigie vengono caricate lentamente, provocando le lamentele degli sconfitti che sicuramente arriveranno in ritardo per l'aereo.

Sbuffo scoraggiato da quella triste partenza e, con la mia valigia, mi metto dietro a quella fila, aspettando pazientemente che i vincitori scendano dal loro podio.

 

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“Dimmi, Nicola, dove ti piacerebbe andare? Se potessi scegliere di partire proprio ora, in questo momento...dove andresti?”

Lea chiude gli occhi, stringendosi a me che sono pronto per accoglierla nel mio abbraccio.

Dove andrei, dici? Perché questa domanda?”

Senti, non è giusto rispondere così! Non fare il furbo, dimmi dove vorresti andare e basta!”.

Si allontana, incrociando le braccia e facendo la sua buffa smorfia infastidita.

A volte, è proprio una bambina.

Fingo di pensarci su seriamente, appoggiando l'indice sotto al mento per assumere un'espressione seria e concentrata.

Mmmm...vediamo...”

Intanto Lea apre gli occhi e mi sbircia di nascosto.

Proprio da nessuna parte”, concludo sorridendole, allontanando il mio dito dal mento.

Ma come sarebbe?! Ci sarà pure un luogo dove vorrai andare, no?”

Lea non mi crede, insiste per una risposta, non sa che l'unico posto dove vorrei essere è qui con lei.

Non mi piace viaggiare”, le mento con un sorriso, divertito dalla sua innocenza.

 

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“Signore, deve togliersi tutto quello che ha addosso di metallo, ha capito?”

Una donna mi si avvicina, fermandomi mentre mi preparo a passare sotto una specie di porta fasulla.

I capelli biondi sono raccolti dietro la testa, facendo risaltare un'ampia fronte e due grandi occhi scuri.

Quello è un metal detector”, indica la strana porta in mezzo all'aeroporto, con due uomini che aspettano dall'altra parte.

Certo, mi scusi.”, inizio a slacciarmi l'orologio, il bracciale e mi tolgo le chiavi e il portafoglio dalle tasche, “dove devo metterli?”.

La ragazza sbuffa spazientita dalla mia ignoranza per poi indicarmi un cestino di plastica: “lì dentro”, mi spiega con una cortesia forzata; infine, decide di abbandonarmi al mio triste destino, andando a richiamare altri viaggiatori alle loro prime armi.

Passo sotto la porta con un poco di ansia immotivata ma il silenzio in cui giace quella soglia al mio passaggio mi fa tranquillizzare.

I due uomini mi restituiscono i miei averi, augurandomi un fasullo “buon viaggio”, al quale ricambio con un altrettanto finto: “grazie”.

Secondo traguardo passato.

E la mia mente ancora non ha pensato ai saluti.

 

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“Perché sei qui?”

Federica mi ha detto che ti sei svegliata. Sono venuto per...”

Te ne puoi andare.”

Lea mi interrompe senza pensarci. Sa già cosa vorrei dire e non lo vuole sentire.

Mi demoralizzo ma non mi arrendo e, invece di obbedire al suo ordine, mi avvicino al suo letto.

Ho detto che puoi andartene”, mi ripete lei, pensando stupidamente che forse non l'ho sentita.

Non voglio”, le rispondo io, restando in piedi accanto a lei.

Lea stacca gli occhi dalla macchinetta che rintocca i battiti del suo cuore e li fissa nei miei, tremanti.

Un silenzio pesante cala tra noi e sembra dividerci; non posso permetterlo.

Sai, mi sono licenziato...”, le dico titubante.

Ma a lei non interessa e preferisce tornare a seguire il suono ripetitivo della macchina.

Perché non te ne vai?”, mi domanda lei, persa nei suoi pensieri.

Non voglio.”

Mi hai fatto soffrire”.

Le sue parole mi costringono ad abbassare lo sguardo sulle sue lenzuola bianche.

Lo so bene, Lea, non c'è bisogno che me lo dici.

Era bella?”

Perché vuoi parlare di questo? Perché vuoi che continui a farti soffrire?

Era più brava di me a...fare...l'amore?”

Le parole le muoiono in gola e mi fanno tremare, mi fanno morire.

Cosa devo fare? Devo mentire? Devo dirti la verità? Perché mi stai chiedendo queste cose, per quale motivo? Forse, vuoi darmi una seconda possibilità, è così?

Sai bene che non riuscirò a sfruttarla e che, qualunque cosa ti risponderò, tu soffrirai.

No, non era niente.”

E, come previsto, tu non lo sopporti.

Le tue sopracciglia si piegano per trattenere le lacrime che spingono sui tuoi occhi umidi.

So cosa pensi: “non era niente, ma allora perché mi hai tradito?”
Ma hai paura e non mi dici niente, preferendo restare in silenzio a cercare di contenere il tuo dolore.

Ed io non so cosa fare se non andarmene, uscendo dalla tua camera d'ospedale: tutto ciò che dico, tutto ciò che faccio ti fa solo del male. Forse è meglio che me ne vada sul serio, cercando di chiudere dentro la mia valigia anche il male che ti ho fatto.

 

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“Ciao.”

Una mano mi si para davanti, disturbando i miei pensieri.

Una ragazzina è in piedi davanti a me con il braccio teso, in attesa di una cordiale risposta da parte mia.

I suoi capelli sono corti, a caschetto e le labbra fini, sottili, sono tese in sorriso caloroso. A giudicare dall'aspetto deve avere 21, massimo 23 anni.

Sono titubante nell'accettarle la mano, dato il mio carattere chiuso ed introverso.

Ma la sua insistenza non mi dà alternative.

Piacere.”

Le rispondo abbassando la voce e stringendole la mano.

Dove vai di bello?”, mi domanda restando sempre di fronte a me.

La guardo, studiando la sua pelle abbronzata che crea contrasto con la sua camicia azzurra e la sua gonna bianca.

In Tunisia.”

Wow, ottima scelta! Non c'è posto migliore per passare una bella vacanza”, si siede accanto a me senza chiedermi niente, sicura di sé e del suo sorriso.

Ci sei mai stata?”, le chiedo. Non so perché mi stia intrattenendo con una sconosciuta che non ha niente di meglio da fare che importunare delle persone che non conosce; ma qualcosa in lei mi attrae: il suo carattere solare, forse, oppure i suoi occhi azzurri cielo; come la sua camicia e come quelli di Lea.

No”, risponde lei con semplicità, “Ma anche io ci sto andando”.

Non riesco a trattenermi e le sorrido, così, senza un motivo.

Strano, non sono uno che sorride facilmente.

Come ti chiami?”, le chiedo.

Chiara.”, risponde lei.

E mi colpisce quel nome perché non le si addice per niente: Chiara con la pelle scura, è strano, è un ossimoro.

Tu?”

Nicola”

E lei sorride, il mio nome le piace e, chissà! Forse le piaccio anche io.

 

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Pensavo che partire fosse difficile. Mi sbagliavo.

Sono uno stupido, un vero stupido. Mi odierai, ma ne hai tutto il diritto, credimi.

Chiara dalla pelle scura mi ha reso vittima del suo incantesimo.

Il bagno dell'aeroporto è scomodo e sporco; ma non per noi due; non per me e per Chiara.

La spingo contro il muro e la sollevo, spingendomi contro di lei, che mi abbraccia la vita con le sue gambe.

Restiamo vestiti, non serve mostrarci nudi l'uno all'altro.

Mi abbasso la lampo dei pantaloni e lei si alza la gonna candida.

Ed entrare in lei è facile, veloce, semplice. Non mi crea problemi, di nessun tipo.

Lei sospira, suda insieme a me, mi sente dentro di lei e sorride con le sue labbra fini.

Non c'è amore tra noi, c'è solo sesso. È diverso ed è sbagliato.

Apro gli occhi e mi sembra quasi di vederti in lei, nei suoi occhi azzurri, nel suo sorriso felice e nella sua voce tremante: “Era più brava di me a fare l'amore?”.

Perché me lo chiedi ora, Lea? Perché vuoi rovinare tutto? Io volevo riavvicinarmi, volevo solo sedermi accanto al tuo letto e tenerti la mano, come una volta; dirti che non andrei mai da nessuna parte perché il mio unico posto è lì, accanto a te. Perché hai voluto rovinare tutto?

E tu mi conosci, sai che non sono coraggioso, sai che ho paura e sono timido, introverso. Invece, hai preteso una risposta più forte da parte mia, una decisione sicura che ti avrebbe eliminato ogni dubbio; ma non è arrivato nulla, solo un soffocato alito di voce: “no, non era niente.”

Maledizione, perché?!

Dentro di me morivo in quel momento, credimi, te lo giuro! Le parole che volevo dirti mi uccidevano, lottavano per uscire; ma il mio corpo le ha tenute indietro, lasciandosi logorare da loro.

Ora, però, sono stanco.

Non era più brava di te, Lea, a fare l'amore. Nessuno è più bravo di te. Nemmeno Chiara dalla pelle scura. Perché tu tremi ogni volta che entro in te; hai paura, chiedi di fermarmi, di rallentare perché non ti senti pronta; ed invece è il solito attimo che ti tradisce, che ti fa titubare. Subito dopo le tua mani mi graffiano la schiena e mi avvicinano al tuo corpo. Vuoi che continui, non hai più paura ma tremi ancora. Mi fa impazzire questa tua titubanza, questo tuo fermarmi e poi attirarmi a te; questo tuo tremare e quei tuoi occhi cielo che si mischiano nei miei. Nessuna donna è come te; tu sei l'unica con cui ho fatto l'amore.”

Questa è la verità ma, allora, dimmi, Lea? Cosa sarebbe cambiato? Queste parole ti avrebbero fatto soffrire, perché per te il sesso è amore e non si fa con la prima Chiara dalla pelle scura che si incontra. Ed io sono stanco di farti soffrire, di ripeterti che ti amo e poi tradirti con la prima che incontro!

Non ho il diritto di riaverti.

Scusa, l'ho capito solo ora; se me ne fossi accorto prima avrei risparmiato quelle notti a chiamarti dalla finestra, quell'insistere per starti accanto e per avvicinarmi al tuo letto, quell'amarti in continuazione senza motivo.

E tu mi spingi via, tremi, hai paura che ti faccia male, che ti faccia soffrire; mi chiedi di rallentare perché non ti senti pronta. E no, non lo sei per davvero.

 

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E non è giusto partire così; a qualcuno devo pur dirlo.

Me ne vado all'estero. Non so quando tornerò.”, scrivo sul cellulare e poi cerco nella rubrica il suo numero.

Rileggo il messaggio, pensando che forse dovrei aggiungere qualcosa; un saluto, un cenno, un minimo gesto di cortesia.

Saluta Lea da parte mia e dille che la amo.”

Titubo, cancello l'ultima parte del messaggio e lo invio a Federica.

 

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“Dimmi, Nicola, dove ti piacerebbe andare? Se potessi scegliere di partire proprio ora, in questo momento...dove andresti?”
“Proprio da nessuna parte, Lea. Lo sai, non mi piace viaggiare.”

 

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Buonasera a tutti!! :)
Ebbene, il comportamento di Nicola è un pò complicato e forse difficile da capire.
Lui ama Lea, profondamente; tuttavia, continua a tradirla con altre donne che per lui non sono nemmeno importanti e che a malapena conosce (ad esempio Chiara di questo capitolo o la tipa della discoteca). Non può fare a meno di far soffrire Lea ma di conseguenza ne soffre pure lui.
Alla fine, la tragica decisione: vuole completamente rinunciare a Lea, partire senza quasi dirle niente (se non attraverso il messaggio a Federica), cercando di dimenticarla. Così spera che anche lei si dimenticherà di lui e che smetterà di soffrire per colpa sua.
Però non sa che lei lo cerca (capitolo 14), che ha bisogno di lui e che lo vuole vicino.
Quindi verrà a saperlo, Nicola? Glielo dirà Federica? Tornerà per stare vicino a Lea oppure non tornerà mai più?
A lui non piace affatto viaggiare, l'ha fatto solo per lei, per starle lontano quindi forse deciderà di tornare!
Ma, chissà, vedrete nei prossimi capitoli!
A proposito, il prossimo sarà dal punto di vista di Mattia e vi anticipo che finalmente metterà le cose in chiaro con Federica; andrà bene o si lasceranno definitivamente?
Ahahah...quante domande...
A presto!! :)
Un bacio! :*
=Sony=

 

   
 
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