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Autore: NadyaTompsett    12/05/2012    0 recensioni
La FF che leggerete è ispirata a un GdR a cui ho preso parte da ormai 4 anni e parla di alcuni dei miei personaggi principali. Vedrete anche alcuni dei personaggi originali della saga di Harry Potter, e faccio inoltre presente che tutti i nomi, caratteri e storie al di fuori della saga di HP sono originali ed inventati da me (alcuni da altre persone che mi hanno concesso l'utilizzo).
"Una piccola, timida Cloe si teneva stretta alla madre, il volto rigato dalle lacrime: per la prima volta in vita sua aveva un papà, un papà che le voleva bene, un papà che l'aveva ospitata in casa sua con sua madre."
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Erano passati ormai mesi dall'inizio dell'anno, da quando a Hogwarts erano arrivate le accademie di Beauxbatons e Durmstrang, e l'intero castello era in subbuglio per il fatto che anche Harry Potter stesse partecipando al torneo, nonostante Hogwarts aveva già Cedric Diggory come campione e Potter era ancora minorenne.

Le uscite a Hogsmeade solitamente erano un'occasione imperdibile per tutti gli studenti... tutti, a meno che non si avessero impegni migliori. In un'aula vuota nel dipartimento di Trasfigurazione, due giovani studenti sedevano sui banchi da qualche minuto.

Emilie Delacour, cugina della campionessa di Beauxbatons, ridacchiava giocherellando con la cravatta del Serpeverde:

“Mi avevano detto che voi inglesi non eravate tonto focosi... mais non ponsavo anche i jovani Serpevorde.” commentò, mentre si chinava su James dandogli un languido bacio sul collo.

Il ragazzo era in evidente difficoltà: stava praticamente sudando freddo, cercando di controllarsi mentre la giovane Veela lo faceva letteralmente impazzire.

Mugugnò qualcosa, che assomigliava molto ad un “Emilie ti prego, non adesso.”

“Shh.” Emilie gli posò delicatamente un dito sulle labbra. Lo baciò con dolcezza, e a quel punto James cadde in uno stato di beato oblio, ricambiando il bacio di Emilie con la stessa dolcezza.

Si stese sui banchi allineati, a pancia in su, mentre Emilie si stendeva dolcemente sul suo corpo. Affondò una mano nei suoi lunghi capelli dai riflessi argentei, mentre lei faceva a sua volta scivolare una mano sul petto di James, sbottonandogli lentamente la camicia.

Lui percorse con dolcezza tutta la schiena di Emilie, continuando a baciarla con passione crescente: arrivò fino alla gonna della divisa della francese e, anche se con estremo imbarazzo, gliela sollevò leggermente, facendo scivolare la mano sotto di essa.

Si guardarono negli occhi per qualche secondo, il cuore di entrambi che batteva all'impazzata in vista del nuovo vortice di emozioni che avrebbe potuto avvolgerli da un momento all'altro.

Lei gli sorrise, accarezzandogli il volto, quasi invitandolo a proseguire: James la baciò, mentre la sua mano...

“Però!” esclamò una voce divertita nella stanza: “I Serpeverde diventano sempre più precoci ogni anno che passa.”

“PIX!!” urlò James terrorizzato, scattando a sedere così all'improvviso che per poco Emilie non volò giù dai banchi.

Il Serpeverde vide la Veela portarsi una mano sulla bocca, a sua volta spaventata probabilmente solo all'idea di quello che il Poltergeist avrebbe potuto raccontare in giro per la scuola.

Lo spirito diede in una forte risata, quasi assordante in quello spazio chiuso:

“Eh, Tompsy Tompsettino, dovresti trovare dei luoghi meno frequentati per fare certe cosucce con le ragazze.” commentò divertito.

James arrossì violentemente, abbassando lo sguardo e cercando con la coda dell'occhio un sostegno da parte di Emilie.

Lei, presa dal panico, sbattè gli occhioni verdi molte volte, quasi sul punto di scoppiare in lacrime:

“Oh ti prego, non dirlo a nessuno. Noi non stavamo fasciondo nionte!” esclamò supplichevole.

Che il suo fascino Veela potesse sortire qualche effetto persino su un Poltergeist?

James inclinò la testa di lato, incuriosito dalla reazione dello spiritello: sembrava quasi smarrito nel vedere Emilie così disperata.

“Beh, Pix di solito lo direbbe a chiunque... ma oggi mi sento meno cattivo del solito.” borbottò Pix, facendo quasi tirare un sospiro di sollievo al Serpeverde.

“Senti, farò qualsiasi cosa purché tu non vada a dire niente in giro.” commentò James, con lo stesso tono disperato di Emilie.

Pix lo guardò, con il viso ora illuminato da un sorrisetto malvagio:

“Proprio qualsiasi qualsiasi?” domandò con tono demoniaco.

James dovette riflettere bene su cosa stava facendo:

“Diciamo nei limiti del possibile, Pix.” commentò.

Lo spiritello rimase chiaramente deluso, con una smorfia dipinta sul volto.

“Ringrazia la tua amichetta che io non voglia fare il cattivo oggi.” sussurrò rabbioso, per poi andarsene dalla classe attraverso la porta chiusa.

James stava chiaramente avvampando, quando incrociò lo sguardo di Emilie.

“Forse è meglio che io torni nel mio dormitorio.” le disse con espressione afflitta: era chiaro che uno dei più bei momenti che avrebbero mai potuto trascorrere tra le mura di Hogwarts era appena stato interrotto da uno stupido spiritello impiccione.

Lei annuì, senza guardarlo in viso, probabilmente a sua volta in evidente imbarazzo.

“Oui, meglio che torni alla mia carrozza.” convenne annuendo gravemente.

Uscirono così dalla classe: James si richiuse la porta alle spalle, seguendo la ragazza a capo chino. Non si era accorto di avere la camicia sbottonata, la cravatta allentata e mezza penzolante, i capelli completamente scompigliati e numerosi segni di rossetto sul collo: nella penombra della stanza, nemmeno Emilie si era accorta di avere i capelli in evidente disordine ed un enorme succhiotto alla base del collo.

Stavano per dirsi qualcosa, quando dei passi decisi sopraggiunsero alle loro spalle ed una voce bassa e minacciosa fece rabbrividire James ancor più dell'apparizione di Pix nell'aula.

“Tompsett...” il tono mellifluo del professor Piton non prometteva nulla di buono.

Squadrò il ragazzo ed Emilie da capo a piedi, soffermandosi sui capelli di lei e gli evidenti segni di rossetto sul collo del Serpeverde.

“Noto con mio disappunto che le uscite ad Hogsmeade sembrano non essere più così tanto apprezzate negli ultimi tempi. Non trovate?” domandò con il suo solito tono lento e la voce bassa.

James si sentiva ogni secondo che passava sempre più a disagio, e cercò invano di darsi una sistemata alla camicia e alla cravatta: inavvertitamente, incrociò lo sguardo di Piton, il quale parve fulminarlo con lo sguardo.

Non disse nulla per qualche secondo, così i due ragazzi fecero per voltarsi ed allontanarsi:

“Tompsett... venti punti in meno per Serpeverde.” decretò con tono glaciale.

James deglutì, intuendo di averla scampata bella:

“Sì signore.” disse allontanandosi un attimo dopo, senza provare ad opporre la minima obiezione.

Incrociò lo sguardo di Emilie, ed alla fine del corridoio i due presero direzioni diverse.

 

***

 

“Mais... Emilie!”

Martin Chevalier, il miglior amico della giovane Veela francese, sedeva con lei davanti al lago di Hogwarts.

La ragazza gli aveva appena raccontato quanto accaduto solo poche ore prima, e lui non sapeva se esserne sconvolto o raccogliere il maggior numero di informazioni per poter fare prossimamente del gossip insieme a Lediane, l'altra loro più cara amica.

Lei si coprì il viso con le mani, incredibilmente imbarazzata.

“E ponso che il suo professeur abbia capito tutto quonto!” esclamò sconvolta.

Lui sospirò scrollando leggermente il capo, posandole poi una mano sulla spalla.

“Cherie, non ti preoccupare. Probabilmonte non dirà nionte a Madame Maxime, altrimonti ti avrebbe portato immediatement nell'uffiscio di Silonte, non credi?” le fece notare.

Lei provò a sorridergli, ma non era affatto convinta delle parole dell'amico.

“Sono stata una stupida, Martin.” concluse Emilie con aria afflitta: “James mi piasce sul serio, mais forse non avrei dovuto... sì, insomma, l'ho un po' spinto ad arrivore a tonto. Povero petit, si vedeva lontano un chilometrò che era in imbarasso, eppure non ho smesso di...”

“Oui, sci arrivo da solo.” concluse Martin con una leggera risatina imbarazzata: “Mais in fin dei conti, vous non avete... insomma, fatto rien, vrais?” le chiese con sguardo quasi preoccupato.

Non aveva mai sentito la sua amica parlare in quel modo di un ragazzo: era chiaro che fosse davvero innamorata, e l'idea di una Emilie Delacour innamorata... era capace di fare qualsiasi cosa con un ragazzo.

Lei assunse una sfumatura di bordeaux forse mai raggiunta prima da un essere umano:

“No no!” esclamò spalancando gli occhioni verdi con espressione allarmata: “Mais sei matto, Martin? Non avremmo mai potuto là dentro!”

Ma al ragazzo bastò un'occhiata di sfuggita per capire che se non fosse stato per l'arrivo del Poltergeist, il racconto dell'amica a quel punto sarebbe stato ben diverso.

Le sorrise con dolcezza:

“Vien ici.” le disse allungandole una mano sulle spalle.

La strinse forte a sé, dandole un delicato bacio sulla fronte:

“Spero per toi che avrete modo di... beh oui, trovare un posto più adatto e un altro momanto.” ridacchiò dolcemente.

Lei gli sorrise di rimando, scompigliandogli poi i capelli: fu solo allora che i due si accorsero di non essere soli.

James Tompsett era sopraggiunto solo qualche istante prima, e non si era perso le loro carinerie reciproche. Emilie lo guardò spalancando gli occhi, intuendo dallo sguardo innervosito del ragazzo che lui aveva frainteso tutto.

“James, aspetta!” fece per esclamare, quando il Serpeverde le voltò le spalle, ripercorrendo il parco del castello a grandi passi.

Sentì Emilie alle sue spalle rincorrerlo e lui affrettò il passo mettendosi a correre a sua volta: probabilmente non era mai stato così veloce prima d'ora.

Arrivò fino al sotterraneo del Serpeverde, quando lei riuscì a raggiungerlo e strattonarlo per la manica del mantello.

“Che cosa vuoi?!” le urlò dietro lui con rabbia, nonostante il fiato per la lunga corsa appena fatta: “Per poco noi due non ci ritroviamo a fare... tu-sai-cosa e poi ti vedo fra le braccia di un altro?!”

“Ragazzo, che maniere!” protestò il quadro di un vecchio mago seduto dietro ad una scrivania.

Emilie cercò di trattenerlo:

“James non capisci, Martin è soulement un amico.” gli disse con sguardo supplichevole.

“Amico? Amico?!” ripetè James, incredulo che Emilie potesse avere tanto fegato nel mentire: “Io non do baci sulla fronte alle mie amiche!” protestò con forza.

“James, lui non prova nessun interesse per moi!” gli rispose Emilie, alzando a sua volta il tono di voce.

“Ah certo, sei una Veela e a lui non gliene frega niente di te! Mi credi così cretino?!”

“James, a Martin io non interesso... semmai è mio fratello quello che gli interessa.” si ritrovò a dire Emilie, per poi portarsi una mano sulla bocca.

Certo, chiunque avrebbe sospettato questa cosa di Martin alla prima occhiata, ma dirlo così apertamente forse non era stato molto carino da parte di Emilie.

James stava per ribattere nuovamente con forza, quando rimase allibito alle parole di Emilie.

“Oh.” fece infine, abbassando la voce e cogliendo il punto della situazione: “Quindi voi siete solo...?”

“Amis.” concluse Emilie per lui annuendo lentamente.

Tra i due calò un silenzio carico di imbarazzo, e fu solo dopo qualche minuto che la ragazza si decise ad interromperlo:

“Vuoi venire al ballo del Ceppo con moi?”

James la guardò, sgranando gli occhi incredulo, sentendosi avvampare all'istante:

“Al... al ballo?” ripetè balbettando.

Lei annuì con un sorriso carico di emozione.

Lui diede in un sorriso ebete: “Oui... cioè, sì!” rispose infine con entusiasmo.

Si guardarono sorridendo, poi si avvicinarono l'uno all'altra scambiandosi numerosi baci appassionati.

Emilie lo guardò negli occhi con dolcezza:

“Alors... vado a dire a Martin che ho un chevalier pour il ballo.” gli disse in un sussurro emozionato.

James ridacchiò in maniera alquanto rimbambita:

“Sì... vai. Magari io lo racconto a Duncan.” commentò, forse più rivolto a se stesso che alla giovane francese, la quale dopo l'ennesimo luminoso sorriso si allontanò con passo elegante.

  
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