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Autore: greenbird    12/05/2012    3 recensioni
FF ambientata durante il manga. Hisashi e Akiko sono amici d'infanzia. Ora che lui ha fatto pace con il basket, le cose tra loro potrebbero cambiare... La storia è raccontata dal punto di vista di Akiko e Hisashi.
E' la mia prima FF, i commenti (anche negativi) sono ben accetti!
Slam Dunk e i relativi personaggi sono copyright di Inoue Takehiko.
Io ho creato solo i personaggi originali.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hisashi Mitsui, Nuovo personaggio, Shinichi Maki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo che dedico a Glitter Princess: spero che le piaccia! E ovviamente che piaccia a tutti quanti! Buona lettura!

14.

Sono in camera mia a fare i compiti di matematica - che, come al solito, non portano mai! Più tardi dovrò chiedere una mano ad Atsuko, magari così riuscirò a capire dove sbaglio…
Mi sto stiracchiando quando bussano alla porta. – Avanti! – dico.
Mia sorella entra. – Ciao! Hai da fare?
–  Sto cercando di fare i compiti di matematica. Dimmi.
–  Abbiamo bisogno di una mano di sotto e mi chiedevo se potevi aiutarci. Dobbiamo finire le decorazioni per il festival scolastico.
–  Dopo mi aiuti qui? Non devi fare nulla, solo controllare gli esercizi e al massimo spiegarmi dove ho sbagliato.
–  D'accordo!
Mie e Yumiko, due amiche di mia sorella, sono sedute per terra in salone, tutt'intorno ci sono cartelloni, stelle filanti, nastri e decorazioni varie. Atsuko mi da' delle maschere di cartapesta.
–  Ecco qui! Sono solo da colorare.
–  Che tema avete scelto? – chiedo, mettendomi seduta al tavolo.
–  Il carnevale di Venezia!
–  Wow, che bello! Posso colorare come mi pare oppure avete indicazioni?
–  Fai tu, hai carta bianca. Se vuoi abbiamo anche brillantini, piume e nastri.
Mi metto subito al lavoro; ci sono un sacco di colori e non vedo l'ora di dare un po' sfogo alla mia fantasia.
–  Come mai il carnevale di Venezia? – chiedo dopo un po'.
–  Mah, volevamo fare qualcosa che fosse in maschera ma che non fosse il classico cosplay. Ah e ovviamente, sei invitata anche tu!
–  Grazie, ma non so se è il caso. Sicuramente ci sarà anche Kiyota e…
–  No, no, veramente è stato lui a fermarmi e dirmi che se vuoi venire per lui non ci sono problemi.
–  Ah… ha una ragazza? – chiedo. Da una parte sono sollevata, dall'altra quasi delusa.
–  Credo di sì, da non molto, per come ho capito… Allora vieni?
–  Se è così, – alzo una spalla, – posso anche venire.
–  Bene!
Resto in silenzio per qualche secondo. – E Hisashi può venire? Altrimenti non ho un cavaliere.
Atsuko non risponde subito. – Sì, certo, – dice infine. – Se gli va, perché no? In fondo, è un pezzo che non lo vedo. Basta che non comincia a battibeccare con Maki sul basket!
–  Sta' tranquilla! – rido. – Maki è l'ultimo con cui si metterebbe a fare a cagnara!

Il giorno dopo vado con Atsuko al Kainan per aiutarla a portare tutte le decorazioni. E' da un bel po' che non entravo più nel campus, da quando c'è stata la cerimonia d'ingresso di mia sorella in prima superiore. Andiamo subito in palestra.
–  Non si allenano i ragazzi oggi? – chiedo.
–  Sì, ma usano la palestra dell'università. Tra poco arrivano.
La palestra del liceo è enorme, molto più grande della nostra. Pensano in grande, al Kainan! Alle pareti, gli studenti hanno fissato una serie di pannelli che riproducono una parte del Canal Grande, con tanto di gondole, palazzi e ponti. Sulle nostre teste, un enorme telo color blu notte punteggiato da centinaia di lucine sembra un cielo stellato. Una grande palla color champagne è una bellissima luna piena.
–  Ehi! – mi scuote Atsuko. – Ci sei?
–  Sì… è bellissimo qui! Che devo fare?
–  Puoi appendere le maschere, mettile dove vuoi! Se qualcuno ti dice qualcosa, mandalo pure da me.
Annuisco e tiro fuori le maschere, guardandomi intorno per scegliere i punti migliori.
Sono arrivata a buon punto, quando sento un vociare di ragazze e mi volto: la squadra di basket è arrivata a dare una mano. Eh già, visti così, sono veramente belli. Ci credo che hanno tante fan!
Vedo Maki che va subito a salutare Atsuko e non posso fare a meno di pensare che è una ragazza fortunata. Chissà se un giorno anche io verrò guardata in quel modo dal mio ragazzo…
Torno a fissare le maschere in giro per la palestra, quando mi sento chiamare e mi volto. Kiyota.
–  Possiamo parlare?
–  Sì… sì, certo.
Mi aiuta a scendere dalla scala su cui ero arrampicata e usciamo dalla palestra.
–  Non credevo di trovarti qui, mi hai sorpreso.
–  Atsuko voleva farmi vedere i preparativi in anteprima, – dico, a disagio.
–  Verrai alla festa?
Annuisco.
–  Con lui?
Annuisco di nuovo, ancor più a disagio.
–  Allora state insieme?
–  No.
–  Ah… – ci resta male. – Io… ero convinto che tu e lui…
–  Beh… non importa. E' andata ormai, – sorrido, sorvolando sul fatto che sono innamorata. – Piuttosto, so che ora hai una ragazza.
–  S-sì, – sorride, grattandosi la testa. – Si chiama Mayu. Comunque ecco, io volevo dirti di non sentirti a disagio… Solo questo.
–  Mi pare che tra tutti e due siamo messi bene, quanto a disagio… – sorrido. Mi mordo il labbro inferiore. – Mi dispiace, Kiyota. Non volevo deluderti.
Scuote la testa. – Non mi hai deluso. Sono cose che possono capitare. A me dispiace di aver alzato la voce.
–  Nessun problema, sono abituata…!
Restiamo in silenzio. – Allora, ecco… – dico infine. – Pace?
–  Non siamo mai stati in guerra, tu e io.
–  Grazie. Ora… torno dentro…
–  Ti accompagno. Se Maki non mi vede che aiuto, mi riporta dentro per un orecchio. Sai com'è fatto.
–  Sì, deve fare la scena, ma sotto sotto ti adora!

La sera vado a casa di Hisashi. Lui e la madre stanno ancora cenando e mi accomodo con loro a tavola.
–  Sono venuta a invitarti fuori! – sorrido, mentre Hisashi beve un sorso d'acqua.
–  Sei venuta a fare che?! – esclama lui, tossendo dopo essersi quasi strozzato.
–  A invitarti fuori. C'è il festival scolastico del Kainan e Atsuko mi ha invitato. Puoi venire anche tu, ovviamente, per farmi da cavaliere. E' un ballo in maschera.
–  Una festa in cosplay? Non credevo che al Kainan fossero così otaku!
–  Non è un cosplay! Il tema è il carnevale di Venezia! Vedi, – dico, tirando fuori dei ritagli di giornale, – a Venezia si vestono così durante il carnevale! Non sono bellissimi, questi costumi? Che ne dici, mamma Mitsui?
–  Sono veramente splendidi! – concorda Sayuri. – E se volete andare, conosco una signora che affitta costumi. Di certo posso concordare un buon prezzo!
–  Mamma! Non darle corda!
–  E' una bella occasione per voi due! Magari l'avessi avuta io all'epoca in cui ero al liceo! – sorride Sayuri. – Non essere il solito testone!
Hisashi sbuffa, lancia un'occhiata alla madre e poi alle foto. – Va bene, – dice, mettendo in bocca gli udon, – fammi finire di cenare e poi ne parliamo.

Dopo cena saliamo in camera sua. Mi metto sul letto e lui si siede vicino a me. – Allora, fammi vedere di nuovo le foto…
Gli passo i ritagli. – Ma saranno impossibili da trovare qui, e non c'è tempo per farli cucire, – dice.
–  Infatti non voglio andare con questi tipo tunica. Io pensavo di affittare qualcosa stile 1700! Tipo Maria Antonietta e Luigi XVI!
–  Eh, che bello… Non sono finiti bene, quei due, lo sai…?
–  Ehi! Qui *qualcuno* ha studiato Storia Europea!
–  Ehi! Qui *qualcuno* mi ha fatto sorbire tutta la saga di Lady Oscar! – mi rifà il verso. Scoppio a ridere.
–  E' vero! Me l'ero dimenticato!
–  Io no, – dice, truce, gli occhi ridotti a due fessure.
–  Allora… possiamo fare in stile Maria Antonietta e Fersen! Il suo grande amore!
–  Ecco, già va meglio. Almeno non muoio decapitato.
–  No, infatti! Muori massacrato dalla folla.
–  Oh ma tu li scegli sempre così allegri i personaggi?! – sbotta.
Rido e gli scompiglio i capelli, che lui subito ricompone guadandomi male. – Comunque, non essendo un cosplay, saremo solo una coppia vestita come due del Settecento. Che ne dici? Qualcosa tipo questo, – dico, indicando una coppia in una delle foto.
–  E va bene, tanto non ho scampo, vero?
–  No! Graziegraziegrazie! – esclamo, saltandogli al collo.

 

 

Sono nel salotto della casa di Akiko e sono pronto. Ho addosso il classico vestito da gentiluomo del ‘700: una giacca, di un bellissimo bordeaux scuro orlato d'argento, un gilet, una camicia bianca con un fazzoletto legato intorno per fare una sorta di fiocco (jabot, mi pare si chiami), pantaloni al ginocchio dello stesso colore della giacca e calze. Le scarpe nere con la fibbia d'argento mi sembrano strane addosso a me; ma d'altronde sembrano quasi quelle che uso a scuola quindi alla fin fine possono anche andare. Non mi sento ancora molto a mio agio in questo costume, per quanto, modestamente parlando, mi stia veramente bene.
Yuka, la madre di Akiko, scende per avvisarci che la mia dama sta arrivando. Mia madre mi aiuta a mettere la giacca e sistema il fiocco della camicia.
–  Sei bellissimo, Hisashi – sorride, con gli occhi che le brillano.
–  Grazie, mamma, – sorrido anche io. – E grazie per aver trovato questi abiti con così poco preavviso.
–  Di niente. Divertitevi, stasera.
–  Certo.
–  Oh, Yuka, – sospira mamma, con aria sognante, rivolta all'amica, – non sono bellissimi i nostri figli? Sarebbe così bello se si sposassero!
–  Mamma! – sbraito. – E dai, non dire cavolate!
–  Per me andrebbe benissimo, – annuisce Yuka. – Anzi, in fondo ci risparmieremmo un sacco di passaggi, ad esempio capire che tipo è lui e se va bene per nostra figlia…
Mamma annuisce, convinta. – Atsuko è già andata? – chiede poi.
–  Sì, è già a scuola! Vedessi che bello il suo ragazzo! Hisashi lo conosce, – cinguetta Yuka, come una ragazzina alla prima cotta che parla con l'amica del cuore.
–  Sul serio?! E chi è?! – fa mia madre, spalancando gli occhi su di me.
–  Voi due! E basta! – replico, guardandole male.
Le due pettegole si mettono a ridere e confabulare su chissà che matrimonio e io scuoto la testa. Mi sistemo la parrucca, che ho voluto rigorosamente castana e non bianca. Dopo qualche secondo arriva il padre di Akiko con la macchina fotografica. – Ci siamo tutti? – chiede. Appena usciamo vediamo Akiko che scende le scale. Resto senza fiato. L'abito à la polonaise color malva, ricamato in bianco e nero, le sta d'incanto. La parrucca, di un caldo color cioccolato, è decorata da fili di perle e piccoli fiori di stoffa. Akiko mi guarda e sorride. Quando arriva in fondo alle scale, le porgo la mano con un leggero inchino; lei posa la sua sopra e io gliela stringo leggermente. Il padre di Akiko si mette di fronte a noi. – Siete bellissimi! – dice. – Ora vi faccio una foto!
Io e Akiko ci mettiamo in posa: due perfetti nobili di un'altra epoca e di un altro paese.
Stasera ci divertiremo.

Entriamo nella palestra del Kainan, già gremita di studenti. Akiko aveva ragione: sembra di essere a Venezia, almeno per quel poco che so io della città.
–  Siete arrivati! – esclama Atsuko, diventata una splendida Cleopatra. Indossa una tunica bianca fermata da fibbie dorate; la parrucca nera a caschetto e il trucco la fanno assomigliare alle bellissime donne egizie dei dipinti.
–  Ciao! – salutiamo. – Dov'è Maki? – chiede Akiko.
–  Eccolo! – risponde Atsuko. E' vestito da Giulio Cesare, con tanto di armatura e mantello rosso.
–  Ciao, Hasegawa; ciao, Mitsui, – dice.
–  Stai benissimo! – esclama Akiko. – Sembri proprio un imperatore!
–  Grazie, – sorride lui. – Anche voi siete splendidi. Proprio una bellissima coppia.
Mi sembra di leggere qualcosa in quelle parole, ma mi dico che non è possibile. Maki non può sapere che mi piace Akiko.
–  Venite, – dice Atsuko, portandoci verso il tavolo del buffet. – Ci sono un sacco di dolci europei di carnevale. Li abbiamo fatti durante economia domestica!
Prendiamo i piatti e cominciamo a metterci dentro i dolci, mentre Atsuko ci spiega i nomi e gli ingredienti.
–  Sono buonissimi! – esclama Akiko, mangiando di gusto. Io annuisco, gustando quel sapore insolito.
–  Maki, anche tu hai collaborato in cucina? – chiedo, pronto a prenderlo in giro se la risposta fosse sì.
–  Oddio, no! Sono negato per la cucina europea, mi riescono meglio i piatti giapponesi.
–  Sai cucinare?! – interviene Akiko. – Che bello, allora una sera dobbiamo fare una cena tutti insieme! Ti diamo una mano io e Atsuko, Hisashi non è molto portato per i fornelli!
–  Ma perché devi sempre mettermi in mezzo?! – scatto. Gli altri tre si mettono a ridere e alla fine mi unisco a loro. Maki alza il bicchiere.
–  Propongo un brindisi. A noi quattro!
–  Kanpai! – esclamiamo in coro.

Siamo seduti intorno a uno dei tavoli, ci stiamo riposando. Abbiamo ballato come se non ci fosse un domani. All'improvviso, Akiko salta su. –  YMCA! – grida, guardando Atsuko.
–  E' vero! – risponde la sorella, saltando in piedi anche lei. Atsuko prende Maki sottobraccio e Akiko fa lo stesso con me. – Andiamo! – dicono, tutte eccitate.
–  No, aspettate! – ribatto, sapendo già cosa ci aspetta. – Io non so come si balla!
–  E' facile, – risponde Akiko. Nonostante il vestito poco pratico, si muove con scioltezza, facendomi vedere le mosse. Guardo Maki: impacciato quanto me, e anche lui con la faccia di chi vuole tornare a sedersi in men che non si dica. Ci guardiamo, alziamo gli occhi al cielo e torniamo a cercare di ballare.
–  Dai, non è così complicato, eh? – dicono le due terribili sorelle Hasegawa.
In effetti, i movimenti sono semplici e gira gira sono sempre quelli. Ci sto cominciando a prendere gusto. Intorno a noi, gli altri studenti hanno creato una specie di cerchio. Ops… Stiamo ballando davanti agli occhi di tutto il Kainan. Guardo Maki. –  Che ne dici? Visto che siamo in ballo… facciamo ballare tutti?
–  Perché no? – risponde lui, con un sorriso d'intesa. Si volta verso la squadra di basket e fa cenno con la mano. – Venite qui!
Kiyota e Jin non se lo fanno ripetere due volte. Cercano di portare in pista anche gli altri compagni, ma questi scuotono la testa e i due rinunciano. Ridendo, ci raggiungono in pista e l'ovazione della folla esplode. Ci fanno video e foto, e a quel punto ci impegniamo anche di più. Quando ci esibiamo nel famoso movimento di bacino, le ragazze urlano come forsennate.
Akiko e Atsuko sono in prima fila, applaudono, urlano, ci incitano. Io mi sto divertendo come un matto, e anche gli altri studenti, da quel che vedo. Il resto della squadra di basket del Kainan è piegato in due dalle risate.
La canzone finisce e tutti applaudono. “Bis, bis!” urlano in parecchi. Ridendo, scuotiamo la testa, poi ci inchiniamo al nostro pubblico; io e Maki prendiamo le nostre dame sottobraccio e andiamo a ballare mescolandoci nella folla. Ogni tanto ci scambiamo le partner.
A un certo punto, noto lo guardo di Atsuko su di me, mentre ballo con Akiko. E non è uno sguardo divertito. Mi sembra di notare una punta di gelosia, di rammarico… di “vorrei essere Akiko”. Ma mi sbaglio, sicuramente. Non è possibile che sia così. Sta con Maki, no?

–  Siete stati fantastici, prima! – esclama Akiko, mettendosi seduta. Ci stiamo godendo il meritato riposo, adesso, seduti a un tavolo con un bel bicchiere di punch fresco. – Mi sa che domani non si parlerà d'altro in tutto il Kainan!
–  Oddio, speriamo di no! – dice Maki, con aria improvvisamente spaventata.
–  Che c'è, il grande Maki ha paura? – ghigno.
–  Paura io? Giammai! – ride.
–  Fortuna che allo Shohoku non ci saranno foto! – commento, con un sospiro di sollievo. – Altrimenti, senti quei cretini della squadra come mi prenderebbero in giro!
Akiko scoppia a ridere. – Mi sottovaluti, caro mio! Credi che non sarei capace di stampare le foto e di metterle in bacheca? Lo Shohoku deve sapere che ballerino sei!
–  Non ci provare! – dico, facendole il solletico. Akiko ride come una matta, cercando di divincolarsi senza cadere dalla sedia. Con la coda dell'occhio vedo Maki che ride… Ma Atsuko no.
–  Scherzavo! Scherzavo! – ride Akiko. Io smetto e lei si tranquillizza. – A proposito di scuola, io domani passo! – dice.
–  Akiko! – la rimprovera Atsuko.
–  Passo anche io, vado solo agli allenamenti, – dico. Poi guardo Akiko. – Che ne dici se dopo la festa andiamo da Danny's, ci prendiamo un cappuccino e poi andiamo a nanna?
–  Ci sto! – dice, prendendomi sottobraccio.
–  Hisashi, Akiko deve andare a casa dopo la festa. E domani deve andare a scuola, – dice la sorella. E' una mia impressione, o si sta innervosendo?
–  Non esiste! – protesta Akiko. – Non sei mamma!
–  Ragazzi, così non va! – sorride Maki, cercando di smorzare i toni. – Non si saltano le lezioni!
–  Sì sì, lo sappiamo! Voi del Kainan siete perfetti! – ride Akiko, e tira leggermente fuori la lingua.
–  Akiko! Che modi! – la rimbecca subito Atsuko, sempre più nervosa. – Anche se è di un'altra scuola, Maki è sempre un tuo senpai!
In mezzo secondo cambio umore e mi ribolle il sangue. Akiko guarda la sorella e poi Maki con aria colpevole.
–  Scusami, – dice, rivolta a Maki. – Non volevo offenderti.
–  Nessuna offesa, tranquilla.
–  Scusatemi.
Si alza e va verso il tavolo del buffet. Fulmino Atsuko con lo sguardo e mi alzo anche io. Con la coda dell'occhio vedo Maki che dice qualcosa ad Atsuko e lei che gli risponde, con un'espressione un po' piccata.

 

 

–  Tutto a posto? – chiede Hisashi, raggiungendomi.
–  Sì. Te l'ho detto che Atsuko è paranoica… ma è buon segno. Probabilmente Maki le piace, se si è inviperita in quel modo per la mia linguaccia!
Hisashi stringe le labbra, ma non dice niente. Poi sorride e si inchina. – Mi permettete questo ballo, mademoiselle?
Sorrido. – Con piacere, monsieur.

 

 

Prendo Akiko tra le braccia, è il momento dei lenti. Ora che ci penso, questa festa è la prima occasione che ho di ballare con lei. La stringo forte e lei fa lo stesso, posando la testa sul mio petto. Per un secondo, mi viene in mente di dirle cosa provo. In fondo, siamo in una specie di Venezia, la città più romantica del mondo… cosa potrebbe andare male?
Atsuko, mi dice una vocina nella mente. Atsuko si sta comportando come una persona gelosa… di me. Ma non è possibile, mi dico. Sta con Maki, come può essere gelosa di me e Akiko? Resisto alla tentazione di guardarmi intorno per vedere se Atsuko mi sta guardando e, in caso, con quale espressione su viso. Non voglio rovinarmi il momento. Stringo di più Akiko, chiudo gli occhi e continuo a ballare con lei. In questo momento, forse, è l'unica cosa da fare.

 

 

La festa è finita, ed è stata un successo! Hisashi mi riporta a casa; Atsuko e Maki sono qualche passo dietro di noi.
–  Entra un attimo, – mi dice Hisashi. – Magari papà è ancora sveglio, vorrei fargli vedere come siamo vestiti.
Annuisco e andiamo a salutare Atsuko e Maki. – Grazie ancora, ci siamo divertiti, – diciamo.
–  State ancora fuori? – chiede Atsuko, inarcando un sopracciglio.
–  No, faccio un salto da Hisashi per far vedere al padre il vestito, se è ancora sveglio.
Atsuko mi guarda in modo strano. – Ok, – dice infine. – Buonanotte, allora.
Diamo di nuovo la buonanotte a lei e Maki, poi entriamo in casa di Hisashi.

 

 

Le luci in casa sono spente, ma salgo comunque in camera dei miei. Purtroppo stanno già dormendo. Peccato, vorrà dire che papà vedrà le foto che ha fatto il padre di Akiko. Scendo di nuovo le scale e sussurro: – Dormono.
–  Oh, peccato… e va bene, ci sono le foto e i video…
Annuisco. – Allora… io vado, buonanotte, – sussurra Akiko.
–  Mi sono divertito molto, – dico, come a volerla trattenere. Mi avvicino di un passo.
–  Anche io, – sorride. – Buonanotte.
–  Akiko…
–  Dimmi.
Stringo le labbra. Nella penombra dell'ingresso, le prendo una mano, intrecciando le mie dita con le sue, e le do un bacio sulla guancia. Molto, molto vicino alle labbra. Lei non si ritira.
E allora penso “O la va, o la spacca”. Atsuko e Maki finalmente escono insieme. Certo in teoria c'è la questione di come Atsuko mi guardava durante i balli, ma in pratica chi se ne frega.
In questo momento, se mi dicessero di andare sulla Luna a piedi direi solo “Datemi delle scarpe comode”.
Mi tiro leggermente indietro, per guardarla negli occhi. Lei regge il mio sguardo, incuriosita probabilmente dalla mia espressione seria.
Mi avvicino di nuovo, sorrido leggermente, e la bacio sulle labbra.
Akiko lì per lì ci resta sorpresa, lo sento. Ma continuo a baciarla e lei pian piano si scioglie.

 

Oddio. Oddio. Oddio.
Che sta succedendo?!
Sto. Baciando. Hisashi.
Non ci credo… Eppure è così. Ma come gli è venuto in mente?!
Adesso mi stacco.
Ma… forse… anche no…
In fondo, non è giusto così? D'altronde non è già da un po' che vorrei baciarlo? E allora perché devo smettere? Che sarà, sarà… Posso sempre dire che avevo bevuto un po' troppo. Ecco.
Mi alzo sulle punte e continuo a baciarlo. Lui posa le mani sulla mia vita. Le sue labbra hanno un tocco lieve, sembra che voglia sondare il terreno. Eppure allo stesso tempo sono labbra che sanno quello che vogliono. Non avevo mai pensato che baciasse così bene.
Intanto cerco di restare all'erta. Non è che vuole andare fino in fondo, eh?!
Nel dubbio, lo bacio ancora un po' e poi mi tiro indietro a guardarlo. Lui sorride.
–  Bu... buonanotte… – sussurro, ancora scossa.
–  Buonanotte… – sussurra lui, sorridendo nella penombra. Si vede che è abituato a baciare ragazze, non mi sembra granché agitato, al contrario di me. Fortunatamente per noi non ci sono luci accese, ma solo quella che entra dai lampioni fuori di casa attraverso le decorazioni della porta d'ingresso. Almeno non vede il color peperone che sono diventata.
–  Ehm… allora io vado…
–  D'accordo, – continua a sorridere. Mi sfiora la guancia con la punta delle dita.
–  Ciao…
La porta è dietro di me. Raccolgo il vestito ai lati e getto un'ultima occhiata verso di lui. Dopodiché in due passi sono fuori di casa sua.

 

Akiko chiude la porta di casa mia e la vedo che corre verso la sua.
Sorrido. Sento ancora le sue labbra sulle mie.
Direi che sì, stasera ci siamo divertiti.

  
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