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Autore: Niniane_88    12/05/2012    14 recensioni
Che cosa sarebbe successo se Jasper fosse riuscito a mordere Bella durante la festa per il suo diciottesimo compleanno raccontata all'inizio di New Moon? La mia storia parte proprio da questo presupposto. Bella si trasforma in vampiro e la famiglia Cullen è costretta a farla sparire. In Alaska, a Denali, la ragazza si risveglierà: ma riuscirà a essere felice nella sua nuova esistenza? Edward non riesce ad accettare la sua trasformazione e si allontana gradualmente da lei; Jasper invece, in preda ai sensi di colpa, ma anche animato dalla volontà di riscattarsi, si adopera per starle accanto ed educarla alla dieta dei Cullen. Lentamente, gli equilibri della famiglia si spostano e un nuovo, inaspettato sentimento d'amore inizia a fiorire. Intanto Victoria è ancora nell'ombra, intenzionata a vendicare James e i Quileute sospettano la rottura del patto. A far luce sul lontano futuro, solo una confusa visione di Alice...
La voce rotta e disperata taceva. Taceva da ore. Ne sentivo la nostalgia e la cercavo. Ero certa che appartenesse a qualcuno di importante… Edward? Ma non capivo perché Edward avrebbe dovuto sentirsi disperato.
Tre giorni… quanto mancava perché mi trasformassi del tutto? Perché mi stavo trasformando, vero? Saremmo stati insieme per sempre, ne ero certa, insieme come avevo sempre desiderato. Allora perché non mi parlava più? Perché? Edward, dove sei?
L’altra voce, quella tenebrosa e pacata mi parlava spesso.
- Coraggio, Bella, manca poco.
Mi aggrappavo a quel suono senza poter comprendere chi mi parlasse. Non avevo mai udito quella voce.
- Coraggio, cara…
… era una voce così bella…

Disclaimer: i personaggi di questa storia non mi appartengono, sono stati tutti creati da Stepheny Meyer.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Isabella Swan, Jasper Hale, Un po' tutti | Coppie: Bella/Jasper
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon, Successivo alla saga
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Capitolo XXXXII: In pochi minuti


Edward

   - Jasper! Jasper! Dobbiamo andare… dobbiamo andare da lui…
   In ginocchio, Bella urlava e singhiozzava senza poter versare una lacrima. Rosalie, Esme e Alice la circondavano con le braccia, cercando di blandirla e di calmarla.
   - Certo che andiamo da lui, Bella, – diceva Rosalie in tono urgente – ma dobbiamo avere un piano d’attacco…
   - Tranquilla, Bella, Jazz non corre alcun pericolo. – aggiungeva Alice, convinta – Maria non vuole fargli del male, vuole soltanto portarlo via con sé. Abbi pazienza, dobbiamo decidere che cosa fare…
   Ma Bella continuava a invocare il nome del suo compagno e cercava in ogni modo di sfuggire alla presa delle sorelle per spiccare una corsa.
   Alice, comunque aveva ragione: eravamo noi ad essere ancora in pericolo, non Jasper. Dovevamo decidere cosa fare dei neonati, i quali continuavano a guardare noi, confusi e disorientati, come se l’ordine di ritirata del loro generale fosse stato qualcosa di incomprensibile.
   Li contai: dei quarantacinque contro i quali avevamo combattuto ne erano rimasti diciannove. Un numero piuttosto alto. Li osservai con attenzione e mi concentrai sui loro pensieri, chiedendomi come mai non fossero fuggiti.
   Mi bastò un secondo per capire e mi diedi automaticamente dello stupido.
   Ma certo.
   La visione di Alice aveva parlato chiaro.
   - Hanno l’ordine di attaccarci comunque! – esclamai, assumendo la posizione di difesa, quasi senza accorgermene – La ritirata era una finta di Maria per ingannarci! Alice l’aveva visto, quella pazza intende ucciderci tutti.
   I miei compagni furono tutti al mio fianco in un baleno, tranne Bella (la quale evidentemente non era più intenzionata a scappare, ma non sembrava neppure in grado di fare nient’altro e che rimase inginocchiata dov’era) e Alice, che rimase accanto alla sorella e mi sorrise, stranamente serena.
   - Tranquillo, Edward. – disse – Non vogliono attaccarci.
   Era vero?
   Continuai a sondare i pensieri dei nostri nemici: lessi nelle loro menti incertezza, paura di combattere, paura di morire e molti interrogativi: dov’era andata la Signora? Perché li aveva lasciati lì, da soli? Perché dovevano combattere contro di noi?
   Forse Alice aveva ragione di nuovo.
   - E’ vero? – sibilai – Non volete più combattere?
   Una dei neonati, una ragazza molto giovane, sedici anni al massimo sussurrò: - Io mi arrendo.
   Il ragazzo che le stava accanto chinò il capo e aggiunse: - Anch’io. Non voglio più combattere.
   Un altro ringhiò: - Abbiamo ricevuto un ordine preciso dalla Signora!
   Alcuni approvarono:
   - E’ vero!
   - Dobbiamo combattere!
   Ma i più rimasero in silenzio.
   Carlisle mi si avvicinò e con voce insolitamente dura disse:
- Per mano vostra abbiamo perso tre dei nostri amici e questa è una cosa che non potremo mai perdonarvi. Ora stiamo rischiando di perdere un’altra persona a noi cara: arrendetevi e vi risparmieremo la vita; combattete e non avremo alcuna pietà di voi.
   - Arrendetevi. – aggiunsi io, con maggior dolcezza – Se lo farete avrete la possibilità di vivere. Se invece vi ostinerete a combattere morirete comunque: oggi, per mano nostra, o tra qualche mese, quando Maria deciderà che non le servite più a niente.
   Le mie ultime parole colsero di sorpresa il gruppo di neonati: udii molto mormorii terrorizzati e ne approfittai subito per rincarare la dose.
   - Non potete non saperlo! – dissi con forza – Maria vi usa come soldati, soltanto finché siete nel vostro primo anno di vita da vampiri. Poi, quando il sangue che scorre ancora nelle vostre vene si esaurisce, togliendovi una parte della vostra forza e della ferocia che adesso vi differenzia da noi e dai vampiri adulti in genere, vi getta via. Allora, ditemi: volete vivere o morire?
   Ci fu un attimo di silenzio tesissimo, durante il quale pregai con tutte le mie forze che il mio discorso avesse fatto breccia nei loro animi.
   E poi, con un gran tonfo, quindici neonati caddero in ginocchio, tutti insieme e ciuascuno di loro mormorò: - Mi arrendo!
   Grazie a Dio… pensai, sollevato.
   I quattro rimasti in piedi si guardarono l’un l’altro, incerti sul da farsi. Poi, commisero l’errore madornale di tentare ugualmente la fuga.
   Fu un attimo: Eleazar, Kate, Emmett, Rosalie, Garrett, Tanya e Randall balzarono in avanti, quasi in sincrono e li accerchiarono…
   L’ultimo rogo illuminò il campo di battaglia, ormai devastato.
   Alla mia destra sentii un fruscio: mi voltai e vidi Jacob, in forma umana, venire verso di noi.
   I neonati in ginocchio lo guardarono spauriti: compresi che non avevano ancora capito che cosa fossero Jacob e gli altri lupi e si stavano chiedendo come fosse possibile che un essere umano puzzasse in modo tanto repellente, anziché far venire loro sete.
   Per nulla impressionato dai loro sguardi, Jacob continuò ad avanzare, lentamente:
   - Sam! Leah! – chiamò – Tenete d’occhio questa feccia, che non provino a scappare. Embry, anche tu!
   Dagli alberi riemersero i compagni di Jacob: Sam, Leah ed Embry, le cui ferite dovevano essersi rimarginate, velocemente come solo ai licantropi poteva accadere, presero a girare in cerchio attorno ai neonati.
   - Non vi faranno del male. – spiegò Jacob al gruppo di prigionieri  - Non finché io non glielo ordinerò, ma vedete di non muovervi di un passo da lì, o per voi sarà la fine.
   Detto ciò, si rivolse a mio padre:
   - Dottore, - disse, con voce improvvisamente incrinata – devi venire a vedere Seth e gli altri… Sono riuscito a farli tornare umani, ma sono feriti gravemente e non so che cosa fare. A Seth la gamba si sta sistemando, ma ho paura, non nel modo giusto…
   Carlisle esitò, evidentemente combattuto tra il desiderio di correre a cercare Jasper e la volontà di curare degli amici feriti.
   - Vai, papà! - lo incoraggiò Emmett – Noi siamo in tanti, possiamo cavarcela. E’ giusto che ti occupi dei feriti. Ora che questi qua si sono arresi – aggiunse, indicando con un cenno sprezzante del capo i nostri nemici – Non sarà un problema raggiungere Jazz e far fuori la pazza.
   Carlisle annuì: - D’accordo, allora io vado con Jacob. Voi occupatevi di... tutto il resto.
   Dopo che si furono allontanati, Eleazar chiese ad Alice quanto lontani fossero Jasper e Maria.
   - Sono vicini. – lo rassicurò mia sorella – Molto vicini.
   - Se non vi dispiace, io preferirei rimanere di guardia qui. – intervenne timidamente Randall – Non che non mi fidi dei lupi, naturalmente, ma questi neonati sono in tanti, forse è meglio se rimane qualcuno in più.
   - Anch’io vorrei restare… - aggiunse Tanya con una vocina piccola piccola. La osservai: i suoi vestiti erano laceri e i suoi bei capelli rossi erano arruffati e sporchi, ma soprattutto sembrava esausta e addolorata oltre l’immaginabile. Mi fece una gran pena.
   - Resta pure. – le dissi – Anche tu, Randall. Anzi, potete rimanere tutti, se volete. Saranno sufficienti i Cullen, per quest’impresa.
   - Noi resteremo. – disse Garrett, abbracciando Kate, che era in uno stato pietoso quasi quanto sua sorella.
   Eleazar ci guardò tutti, accigliato:
   - Sicuri che potete farcela da soli?
   - Sicuri. – affermò Gabriel con un sorriso, il primo da molte ore – Coraggio, andiamo!
   Come galvanizzati dalle sue parole, mia madre e i miei fratelli raddrizzarono le spalle e si prepararono a correre.
   Mi avvicinai a Bella: era ancora immobile nella stessa posizione in cui era caduta poco prima. Sembrava più che mai uno spettro.
   Le posai una mano sulla spalla:
   - Bella? – la chiamai dolcemente – Coraggio, vieni. Andiamo a salvare Jasper.
   Lei non mi rispose subito: poi, quando cominciavo già a temere che non avesse nemmeno compreso il senso di ciò che le avevo appena detto, alzò i suoi occhi dorati, enormi e vitrei, e li piantò nei miei.
   - Sì. – disse inaspettatamente, con una strana voce, bassa e vibrante che non le avevo mai sentito – Sì, andiamo.
   Il suo sguardo e la sua voce mi spaventarono: che cos'aveva intenzione di fare Bella, esattamente?
   Cercai il sostegno di Alice, ma lei si limitò ad alzare le spalle.


Jasper


   Quella notte imparai che il dolore e la disperazione possono offuscare la mente di un vampiro, che molto difficilmente può incorrere in errori o distrazioni.
   Ero talmente ossessionato dal pensiero di aver abbandonato Bella e la mia famiglia, che impiegai qualche minuto per rendermi conto che qualcosa non quadrava.
   Io e Maria eravamo inseguiti da… un’innaturale silenzio.
   Non da un esercito di neonati!
   Attorno a noi, dietro di noi, tutto taceva.
   Mi fermai di colpo, sconvolto, ricordando improvvisamente la visione di Alice:
  
   - E dopo che avrà scelto te, per salvare i suoi cari…
   -… li uccideremo tutti comunque e tu avrai la tua vendetta!

  
   Come avevo potuto essere tanto sciocco?
   Era un inganno, una dannata menzogna!
   I neonati stavano ancora combattendo contro la mia famiglia.
   - Che succede, mio caro? – chiese Maria, fermandosi pochi metri avanti a me – Su, vieni, dobbiamo andare!
   In quel momento la odiai come non l’avevo mai odiata in passato.
   - Il tuo esercito! – ringhiai – Ecco cosa succede! Il tuo esercito non ci ha seguiti, maledetta bugiarda!
   Maria rise allegramente: - Jasper, tesoro, non potevo permettere che la tua famiglia venisse a prenderti, non ti sembra?
   E’ pazza. E’ veramente pazza.
   - Non voglio sentire un’altra parola! – urlai, e nello stesso istante spiccai il balzo più felino, più bello, più mirato che avessi mai fatto. Talmente ben riuscito da non trovare aggettivi per descriverlo.
   Dritto verso di lei.
   Le fui addosso in un secondo e la schiacciai a terra con tutto il peso del mio corpo.
   Provò a dimenarsi, ma anche se era molto forte, fisicamente io lo ero tre volte di più.
   - Riportami indietro! – le ordinai, i denti a due centimetri dalla sua gola – Riportami indietro, ordina ai tuoi di andarsene e se ritroverò la mia famiglia illesa forse ti lascerò vivere!
   - Non c’è bisogno di tornare indietro, siamo qui noi! – gridò una voce allegra.
   Emmett?!
   Senza mollare la presa su Maria voltai la testa di scatto e allora li vidi: i miei fratelli correvano verso di noi. Emmett, caro Emmett, che non aveva potuto fare a meno di scherzare anche in quel momento; Rosalie, la mia splendida gemella bionda; Edward, scattante come un leone; Gabriel, misterioso e affascinante come un elfo delle leggende; Alice leggera e agile come una gazzella; Esme, con una strana aria determinata sul viso materno; e in testa al gruppo lei, la mia Bella, il mio amore, la mia anima gemella…
   Non ero più solo…
   Ci raggiunsero in un baleno e ci accerchiarono. Maria continuò a dimenarsi, ma senza risultato e percepii con sadica soddisfazione che cominciava finalmente ad avere davvero paura.
   Solo allora notai l’assenza di Carlisle, ma con mio grande sollievo Edward mi disse sbrigativamente che si stava occupando dei lupi feriti.
   - Maria! – disse allora Bella alla vampira mora, guardandola dall’alto – Il tuo esercito si è arreso! Non ti seguirà mai più. Sei sola, adesso!
   Bella. Bella era di nuovo al mio fianco...
   Si inginocchiò accanto a me e parlò all’orecchio di Maria:
   - Tu non sai niente. – le disse – Hai sottovalutato l’amore per la vita che animava i tuoi soldati; li hai lasciati soli, per te non contavano niente, vero? E adesso chi ti aiuterà? Nessuno, perché loro non sono qui a morire per te e io non ti perdonerò mai per tutta la sofferenza che hai causato all’uomo che amo.
   Maria non rispose, non avrei saputo dire se per orgoglio o per paura. Continuavo a tenerla ferma e intanto ascoltavo incantato la voce del mio piccolo cigno che avevo temuto di non sentire mai più.
   - Jazz, spostati. – intervenne Emmett all’improvviso.
   - Cosa? – feci, confuso.
   - Ti aiutiamo a tenerla.
   Mi scostai da Maria quel tanto che bastava da permettere a Edward, Emmett e Gabriel di aiutarmi a immobilizzarla completamente. Ormai non avrebbe potuto muoversi in alcun modo. In piedi, Alice e Rosalie ci osservavano in attesa, vagamente preoccupate.
   E poi accadde ciò che mi avrebbe segnato per sempre: qualcosa di talmente inaspettato da rimanere impresso in modo più che indelebile nella mia mente.
   Bella era ancora inginocchiata accanto a Maria e mi chiesi perché non si scostasse, dato che non avevamo certamente bisogno del suo aiuto.
   Cercai con gli occhi il suo sguardo per farle capire che era meglio si allontanasse, ma lei avvicinò di nuovo le labbra all’orecchio della mora.
   - Sai, Maria, - disse, in tono confidenziale – non credevo che ne sarei stata capace. Puoi essere fiera di te: pochi altri possono vantarsi di aver saputo infliggere tutta la sofferenza che tu hai causato a coloro che hai incontrato nella tua esistenza, fossero umani o vampiri. Ma quello che non sai è che tutto ciò che hai fatto ti si ritorcerà contro... tra un attimo!
   Un movimento secco.
   Un suono stridente e agghiacciante.
   La testa di Maria, staccata dal resto del corpo finì tra le mani di Bella.
   - Date fuoco a tutto. – ordinò il mio piccolo cigno con una voce che non le avevo mai sentito prima.
   Ci allontanammo tutti, automaticamente ed Emmett appiccò fuoco al corpo esanime della vampira che era stata fino a un istante prima una delle più temibili immortali che esistessero sulla faccia della Terra. Quando le fiamme furono abbastanza alte, Bella vi gettò anche la testa che teneva in mano.
   Per forse un minuto nessuno disse nulla: gli sguardi di tutti erano puntati su Bella, la quale ci sorrise: - Non guardatemi così! Sapevo che l'avrei fatto alla fine.
   - Io l'avevo visto. - mormorò Alice, triste - Avrei voluto impedirtelo, ma ho capito che non ci sarei riuscita...
   - Sono fiero di te, sorellina. - disse Emmett, avvolgendo Bella in uno dei suoi abbracci da orso - Sei stata molto coraggiosa.
   Bella si limitò ad alzare le spalle:
   - Dovevo farlo. - disse soltanto.
   - Ehi, ragazzi, è finita! - gridò Emmett, cogliendoci tutti di sorpresa.
   Ma come faceva mio fratello ad essere sempre così in pace con sè stesso?  
   Dopodiché fui abbracciato da ciascuno dei miei cari e ricambiai quelle manifestazioni d’affetto col cuore gonfio di commozione.
   Ma anche in quel momento di gioia condivisa osservavo la mia compagna, rimasta in disparte a fissare il fuoco che bruciava.
   Stentavo a credere a ciò che avevo appena visto.
   Bella, la mia dolcissima Bella aveva ucciso. A sangue freddo.
   Mi avvicinai a lei, timoroso:
   - Bella? – azzardai.
   Lei voltò la testa verso di me e lentamente mi si avvicinò.
   Presi le sue mani tra le mie.
   - Perché l’hai fatto? – chiesi – Avrei potuto farlo io… amore mio, non volevo che toccasse a te, desideravo tanto preservarti da un’esperienza del genere…
   Bella mi guardò negli occhi e io vidi che i suoi erano duri e splendenti come diamanti. Era calma, determinata, quasi serena.
   - Jasper, - mi disse – tu hai ucciso Victoria per proteggere me. Io ho ucciso Maria per vendicarmi di ciò che ti aveva fatto in passato e… per proteggerti, anche se può sembrare assurdo. Ora siamo pari: anch’io ora sono un’assassina, anch’io so cosa vuol dire uccidere e soffrire per averlo fatto. Com’è successo a te, per tanti anni…
   Non potei ascoltare altro: in preda a mille emozioni la presi tra le braccia e la strinsi forte a me.
   - Ti amo, Bella. – sussurrai tra i suoi capelli.
   - Ti amo anch’io. – rispose lei nello stesso tono – Non mi lasciare mai più…
   - Mai più, amore mio, te lo giuro.
   Emmett e Rosalie ballavano una danza improvvisata; Alice e Gabriel si guardavano negli occhi, felici; Edward teneva stretta Esme, stanca e provata dalla lotta.
   Bella ed io restammo abbracciati a lungo, senza dirci nulla: non ce n’era bisogno. Ora che non solo l’amore, ma anche la sofferenza e la morte avevano contribuito a rafforzare la nostra unione sapevamo che niente e nessuno avrebbe più potuto dividerci.
   Non avrei voluto che Bella si macchiasse di un crimine, ora anche la sua vita, non solo la mia, sarebbe stata una lunga espiazione. Avrebbe dovuto superare il trauma per tutto ciò che ci era successo e il senso di colpa per ciò che aveva fatto.
   Io sarei stato accanto a lei.
   E se Dio esisteva anche per noi, forse un giorno ci avrebbe compresi e perdonati.
   Albeggiava, mentre il fuoco consumava i resti di Maria, ormai diventata cenere.
   Mi stupii del fatto che avessimo combattuto quasi per una notte intera. Poi guardai il cielo che si colorava di un azzurro più chiaro e finalmente mi lasciai invadere dal sollievo: era finita, ce l’avevamo fatta.




Angolino dell’Autrice: buonasera carissimi! Ok, potete rilassarvi, la battaglia è finita e gli ultimi tre capitoli di questa storia saranno belli, sereni ed emozionanti (si spera!)
Un piccolo chiarimento: a me non piace molto l’idea che Bella sia sempre la solita buona che non fa mai nulla di male, sempre protetta dagli altri. Dato che è una vampira giovane e forte è in grado di combattere e anche di uccidere: se fosse stato Jasper a eliminare Maria, sarebbe stato logico, ma per lui sarebbe stato l’ennesimo delitto e si sarebbe sentito in colpa per altri due secoli… per Bella invece è stata una vera vendetta, ha ucciso perché non poteva perdonare che il suo Jazz le fosse stato portato via, anche se per poco. Così i due sono pari, ancora una volta...  ma forse non dannati per sempre… l’aldilà c’è anche per loro, questo è ciò che Jasper spera.
Volevo fare un ringraziamento speciale a quattro mie nuove lettrici che si sono lette la storia in un colpo: Morkia94, JadeGreen, MikoWhitlockCullen e in particolare Snowly, che mi ha dato il soprannome di Niniane-Colei-Che-Scrive-Con-Le-Emozioni-In-Mano… un po’ lungo e complicato, ma ovviamente graditissimo!

Ringrazio anche le lettrici fedeli: Camilla L, Dills Nightmare, maura77, dany60, nanerottola, fefe cullen, Serenitatis, Miss Yuuki, chicca85, corinna black_303, Frego, Argentea; e infine coloro che molto gentilmente hanno lasciato recensioni qua e là come: jakefan, sere_cullen, Dolce Lilith, Adria Volturi, Meme__,  Lesley_Gore, mimi cullen e tutte le altre (se ho dimenticato qualcuno perdonate, alla fine rimedierò!)
Non so quando potrò aggiornare, ma spero presto! Nel frattempo aspetto i vostri commenti su questo capitolo!
A chi interessa, la prossima settimana vedrò di aggiornare anche “L’amore è un Canto”, rimasta indietro rispetto alla tabella di marcia.

Vi auguro una buona serata e vi abbraccio forte
Vostra Nini

   
 
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