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Autore: sonyx1992    12/05/2012    1 recensioni
Dal capitolo 12:"I sogni sono come i bicchieri: si rompono facilmente.
Vengono chiusi in una scatola su cui viene scritto “fragile” come ammonimento, per ricordarci di quanto sia facile perderli.
Tu prendi la scatola tra le mani, stai attenta ad ogni passo, stai attenta alla stretta sul contenitore, lo appoggi al petto, giusto sotto al mento, per poter cogliere le trappole sul cammino.
Ma stai attenta!
Anche quando mancano pochi gradini i pericoli sono lì, in agguato, nascosti dietro l'angolo, celato dentro due bambini che giocano sulle scale.
Ti incontrano, vi scontrate, cadete; e cadono i sogni.
E quella scatola con la scritta “fragile” ti dimostra la sua fragilità lasciando che i tuoi sogni si frantumino.
GAME OVER.
I tuoi sogni sono distrutti, non vedi? Sono lì, a terra, spezzati in miliardi di pezzi, ormai inutili se non per ferire e tagliare chi posa un piede sopra di loro.
Ed ora cosa fai?
Ti siedi, li osservi, pensi a come andare avanti.
È inutile piangere sul latte versato e sui sogni infranti.
Ti alzi, ti tiri su con le braccia e ricominci, raccogli la scatola, rimetti insieme i pezzi di vetro e vai avanti; cammini fino alla tua destinazione, poi ti fermi e ti siedi di nuovo, vicino ad un cumulo di neve, e con le mani rosse ed infreddolite, inizi a modellarla, a schiacciarla, a toglierla.
Cosa fai?
“Voglio costruire un pupazzo di neve”, mi rispondi.
Ed io osservo la scatola accanto a te, con dentro i tuoi sogni infranti.
Ci guardo dentro e mi accorgo che tra i cocci di vetro un bicchiere è ancora intero; si, te lo giuro, non lo vedi? È ancora lì, si è salvato!
Sorrido perché i tuoi sogni ci sono ancora, nascosti tra i pezzi di quelli infranti, ma ci sono ancora.
Quindi, ti aiuto a costruire il pupazzo di neve."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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16- IL CIELO NON E' IL SOLO A PIANGERE

 

Mattia”

 

Apro gli occhi e la pioggia mi costringe a richiuderli.

Piove e non me n'ero neanche accorto.

Le braccia restano incrociate dietro la mia testa, affinché il mio volto sia in linea retta col cielo; le nuvole si inseguono, giocano tra loro, si prendono e poi iniziano a piangere, versando le loro lacrime su di me.

Resto muto, in silenzio, perdendomi nel flusso dei miei pensieri.

Il parco è vuoto oggi; la pioggia costringe tutti a restare a casa.

Sono solo, nessuno è qui, insieme a me, a guardare l'immenso grigio che sovrasta la città.

Ed il cielo non è il solo a piangere.

 

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I suoi lunghi fili neri la seguono, senza allontanarsi di un centimetro più del necessario.

Mi sembra di sentire ancora il loro profumo anche da qui, da lontano, mentre la osservo uscire dalla stanza di Lea.

I suoi occhi scuri brillano come le stelle e mi fanno battere forte il cuore.

Federica mi vede, mi sorride e mi saluta con la mano, prima di corrermi incontro per salutarmi come si deve.

Ciao, Mattia!”

E' strano; è tutto troppo normale. Abbiamo la memoria così corta?

Ehi!”, ricambio il suo saluto con titubanza, cercando di fermare il tremolio della mia mano.

La nascondo nella tasca dei pantaloni quando si rifiuta di smettere.

Te ne vai?”, le domando, perché il silenzio che è sceso tra noi è quasi imbarazzante e ci spinge quasi a ricordare.

Lei annuisce.

Ti accompagno”

Lei mi ferma: “Non ce n'è bisogno, lo sai! Sei appena arrivato; non star lì a scendere con me. Vai da Lea, piuttosto.”

Non mi arrendo perché non è giusto dimenticare.

No, ho voglia di fumarmi una sigaretta e di parlare con te.”, le dico per poi incamminarmi verso l'uscita dell'ospedale, fingendo di non notare l'improvviso rossore che ha colto le guance di Federica.

 

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Ricordare fa male, ti brucia la pelle e ti fa tremare il cuore; per questo Lea voleva evitarlo, chiedendo a Michele di smetterla con i suoi ricordi.

Se vuoi ricordare, fallo per conto tuo, per favore!

E, poi, all'improvviso, scoppia in lacrime; la testa è schiacciata sul suo ginocchio ma i singhiozzi la scuotono lo stesso; e, prima che me ne accorga, le braccia di Federica la circondano e cercano di trattenerli, di soffocarli; non ci riesce e le lacrime bagnano il volto anche a lei.

Mi alzo, mi avvicino a loro e ci penso io a cacciare indietro quei singhiozzi e quei ricordi dolorosi che Lea non vuole ricordare.

Le mie narici si immergono nei ricci scuri di Federica e godono del loro profumo.

Soffocando il dolore di Lea, riporto al presente i miei problemi con la ragazza che amo.

E la scatolina nella tasca della giacca diventa sempre più pesante.

 

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La Winston si illumina tra le mie labbra, lanciando poi nell'aria volute scure di fumo.

Di cosa vuoi parlare?”

Federica è diventata più nervosa da quando siamo usciti fuori dall'ospedale; è agitata e si guarda i suoi piccoli piedi, esili e delicati.

Aspiro il fumo e lo tengo fermo nei miei polmoni: “Di niente”, le rispondo buttando fuori l'aria grigia.

Lei alza la testa, non mi capisce; ma non le va di sforzarsi e mi lascia fare, abbandonandomi nei miei pensieri che non comprende.

Ti fa male fumare”, sorride lei, trovando il coraggio di avvicinarsi a me, appoggiandosi al muretto dell'ospedale per poi guardarmi con i suoi occhi scuri pieni di stelle.

Ed io smetterei immediatamente di fumare, in questo preciso momento, semplicemente in cambio di qualcuna di quelle piccole luci.

Spiacente, le stelle dei suoi occhi non sono in vendita.
Alzo lo sguardo al cielo aspirando di nuovo dalla mia sigaretta.

Hai ragione.”

 

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“Federica, eccoti!”

Un tizio esce dall'ospedale ed interrompe i nostri attimi di serenità e solitudine.

E' alto e i capelli sono chiari, biondi e corti, in perfetta armonia con i suoi occhi azzurri; il mento è pronunciato e le mani sono sicure, forti, mentre afferrano Federica per un braccio.

E qualcosa mi punge il cuore.

Davide”, lo chiama lei ed un sorriso appare sul suo volto delicato, illuminando ancora di più i suoi occhi scuri.

Abbiamo un problema con il soggiorno per Lea a casa di mio padre.”

Ma certo, ora è più chiaro: è il fratello di Lea, avrei dovuto capirlo da quegli occhi e da quelle mani sicure.

L'appartamento è al terzo piano e non c'è l'ascensore. È troppo difficile per Lea andare ad abitare lì.”

Mi sento di troppo in questa conversazione e, sinceramente, non vedo l'ora di spegnere la mia sigaretta per tornarmene dentro l'ospedale.

E cosa possiamo fare?”, domanda lei, preoccupata per l'amica.

Davvero, non lo so...potrebbe venire da me ma non sarei mai a casa per via del lavoro ed in più io abito lontano da qui; sarà difficile per voi venire a trovarla”

Nel “voi” dovrei essere compreso anch'io; o, almeno, penso.

Andiamo prima a casa di tuo padre e poi decidiamo cosa fare.”

Ok, perfetto, ottima idea, Fede.

Scendono gli scalini dell'ospedale ignorandomi completamente.

Mattia, tu non vieni?”

Guardo giù e Federica è lì sotto che mi aspetta, con le guance che sono tornate rosse e con i ricci che le incorniciano il volto.

Sorrido consolato dalla sua considerazione e spegnendo la sigaretta sotto la suola, scendo i gradini dell'edificio, mentre la punta fastidiosa lascia libero, per un attimo, il mio cuore.

 

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Ricordi il nostro primo incontro?

Io ero sdraiato nel parco che c'è appena fuori città, quello in cui non ci va nessuno e che è completamente deserto quando piove.

Ero solo, sdraiato sull'erba bagnata, a fissare il cielo plumbeo che piangeva su di me.

Non ce l'hai proprio un ombrello?”

Mi sei avvicinata con un ombrellino bianco e di piccole dimensioni; ti sei inginocchiata accanto a me, proteggendomi dalla pioggia e bagnandoti a tua volta.

Quell'ombrello era davvero piccolo!

Io ti ho guardata confuso, sorpreso ma, soprattutto, imbarazzato.

Eri solo una ragazzina allora, con i ricci lunghi, più lunghi di ora, che ti cadevano sulle spalle, sporgendosi su di me, mentre tu mi fissavi con i tuoi occhi sorridenti e pieni di stelle.

Erano bellissimi quegli occhi, mi facevano battere forte il cuore, mi facevano impazzire l'anima; avrei voluto guardarli in eterno, perdermi dentro di loro e non uscirne più.

Ehi, Fede!! Sbrigati che piove!”

E Lea era laggiù, in fondo al sentiero che costeggia il prato; ti ha costretto ad alzare lo sguardo e a voltarti verso di lei, portandomi via per un tempo interminabile quei meravigliosi occhi.

Si, arrivo!”, le hai risposto.

Non mi hai più guardato, ti sei rialzata e con una mano ti sei tolta i fili d'erba che si erano attaccati, biricchini, alle pieghe della tua gonna.

Ti sei ricomposta per bene, come se fossi davanti allo specchio prima di uscire, anche se invece davanti a te c'ero solo io, sdraiato ancora a terra a guardarti spaesato.

Scusa, vado”, mi hai detto con la tua voce da bambina, per poi correre spensierata verso la tua amica, rincorrendo i tuoi 16 anni.

Quel giorno, il nostro incontro è stato talmente bello che perfino il cielo aveva smesso di piangere.

 

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Non è come mi aspettavo, per niente. Era meglio se non venivo, se restavo all'ospedale con Lea.

Il mio cuore torna ad essere ferito dalla punta appena scendiamo dalla macchina.

Il sorriso che Davide rivolge a Federica, la loro complicità, gli occhi di lei che si perdono in quelli di lui; ogni cosa mi ferisce.

Parlano tra loro, studiano la casa, pensano ad una soluzione per Lea e per quella sua stupida gamba di alluminio che la fa zoppicare e che non la aiuterà mai a fare 3 rampe di scale.

Ed io, in tutto questo, non ci sono; il pacchetto è ormai vuoto e quella tra le mie labbra è l'ultima Winston che mi rimane.

Mi chiedo cosa ci faccio qui, dove dovrei essere, perché non riesco più a tenermi stretto la luce degli occhi di Federica.

E lei è la sola che potrebbe avere una risposta alle mie domande.

Peccato che in questo momento sia dentro, insieme a Davide.

 

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Escono e sembra che non si siano accorti della mia presenza.

Allora è deciso, Lea verrà a stare da me”

Sei sicura, Fede? Non ti crea problemi?”

No, assolutamente. Abito al primo piano, lo sai; non c'è bisogno di un ascensore per entrare in casa mia.”

Federica gli sorride e scherza con lui.

Schiaccio nervosamente la sigaretta sotto la scarpa, cercando di trattenere il dolore che mi sta dilaniando il cuore.

Bene, allora possiamo andare?”, non riesco, però, a nascondere il mio tono scocciato.

Federica lo sente e mi guarda sorpresa; ma, forse, è solo stupita di vedermi lì fuori ad aspettarla.

Saluta Davide con un cenno ed un sorriso, l'ennesimo e poi mi segue verso la mia Aygo, in silenzio.

 

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“Dobbiamo parlare”, esordisco titubante, le mani strette sul volante e lo sguardo fermo sulla strada.

Federica sussulta e si stringe le gambe l'una contro l'altra, gettando le sue stelle fuori dal finestrino.

Arriviamo a casa sua, fermo la macchina, la spengo; ma non ho il coraggio di guardare lei e lei non ha il coraggio di guardare me.

Sai, Fede...io, prima, pensavo al nostro primo incontro”, deglutisco nervosamente, appoggiando la testa contro il sedile e fissando il tettuccio della mia Aygo.

Te lo ricordi ancora?”

Lei ci pensa su in un attimo di silenzio poi si volta verso di me ed annuisce.

Pioveva e tu eri senza ombrello”.

Già...”, commento, immaginandomi di essere ancora su quel prato a fissare il cielo lacrimoso.

Abbasso lo sguardo su Federica ed è lo sbaglio più grande che potessi fare: i suoi occhi, questa volta, mi fanno male e tutte le stelle sono cadute, scomparse da quello sfondo nero.

Cosa sta succedendo?

Mi avvicino a lei, lentamente, tenendo una mano appoggiata al volante per sostenermi e chiudo gli occhi; lei non fugge al tocco delicato delle mie labbra, che la sfiorano sull'angolo della sua bocca.

Un attimo e poi si allontanano.

Scusami”, guardo con malinconia quegli occhi, quegli occhi che non vedrò più allo stesso modo, quelle stelle che si sono attaccate al blu cielo degli occhi di Davide mentre le mie, verdi, sono rimaste sdraiate sul prato a guardarli con dolore ed invidia.

E mi fa male vederla capire le mie parole, soffocare le lacrime che vogliono bagnare quelle stelle, aprire la portiera di corsa e fuggire da me che l'ho fatta piangere.

Perdonami, mia dolce stellina, ma io non ti amo più.

 

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Il cielo versa le sue lacrime sul prato del parco e su di me.

Fortuna che oggi piove; che il parco è deserto; che la macchina sono riuscito a parcheggiarla qui vicino.

Sono solo, non c'è nessuno.

Aspetto un ombrellino bianco che mi copra, delle stelle che illuminino i miei occhi; aspetto il suo sorriso e nel frattempo continua a piovere.

Ma il cielo non è il solo a piangere.

 

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Buonasera a tutti voi, cari lettori silenziosi!!
Ebbene eccomi già qui, con il capitolo di Mattia, non sono riuscita a trattenermi e l'ho scritto subito.
Allora, che dire: un comportamento un pò strano questo Mattia, lui innamorato perso di Federica, che ha sofferto come un cane dall'inizio della storia...ma è stato proprio lui a fare la mossa finale e a lasciare la sua bella.
La lascia perché è geloso di Davide, perché non sopporta più gli atteggiamenti di Federica (il fatto che lo ignori un attimo prima e che poi lo cerchi) o forse perché non capisce più niente questo Mattia!!! Fatto sta, comunque che la lascia.
E non è tutto: come avete letto, lui dice che non la ama.
Vi dico subito che non è vero (scusate se ve lo anticipo ma lo faccio per mettervi il cuore in pace! ù.ù). Mattia ama moltissimo Federica, forse più di quanto Nicola ami Lea (Eh, bè, direte, che scoperta! Nicola tradisce Lea con la prima che incontra); per Mattia questa è solo una fase di confusione, diciamo, in cui non capisce più niente e in cui crede solamente di non amarla più. Ma si sbaglia. Il problema è...se ne accorgerà in tempo? E Federica nel frattempo cosa farà? Cercherà di riconquistarlo o si dedicherà al suo primo amore, vale a dire Davide?
Ehhh...ancora molti capitoli vi separano dalla risposta a queste domande, o forse no, dato che non li ho ancora scritti...ahahahah...
Comunque sia, entrambi i protagonisti maschili di questa storia (Mattia e Nicola) hanno un modo strano di amare, difficile da capire e, per certi versi, da accettare. Ma si faranno riscattare, state tranquilli!! ù.ù
Nel prossimo capitolo non so bene di cosa parlerò...ho qualche idea a riguardo ma nulla di preciso...sarà dal punto di vista di Federica quindi ancora centrato sulla non-più-coppia Federica\Mattia con l'aggiunta di Davide.
Quindi abbiate pazienza e pubblicherò anche quello appena lo scriverò!!
Un bacio a tutti ed un ringraziamento speciale a colei che mi segue sempre, in ogni capitolo, supportandomi e dandomi l'ispirazione per continuare!! Grazie davvero wingedangel!! Non so cosa farei senza di te!! :)
A presto!
Con affetto.
=Sony=

 

   
 
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