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Autore: Remedios la Bella    13/05/2012    3 recensioni
Julie. Occhi curiosi e un morboso attaccamento per i casi di serial killer e omicidi.
Adam. Uomo della porta accanto, mite e bizzarro.
I due si conosceranno, in una tranquilla giornata estiva.
Ma dietro l'apparenza si può celare la più cruda delle verità. Una verità che solo il sangue può nascondere agli occhi degli altri.
Enjoy.
Genere: Introspettivo, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Una lunga e fastidiosa vibrazione  fece sussultare Adam, che mugolò assonnato. Accese la lampada sul suo comodino, emise un lungo sbadiglio e afferrò rapido il telefono cellulare. Come sospettava:” Pronto?”
“ Indovina che ora è …” la voce della sua vicina lo destò dal sonno ancora notevole, dato che la serata con Cindy lo aveva tenuto sveglio fino a mezzanotte. Lo aveva fatto per convenzione, ora abitava con dei vicini accanto, non doveva disturbare il sonno di nessuno.
“ Ho capito, madama …” abbozzò un sorriso, e si voltò dall’altra parte del letto. L’altro cuscino era occupato da una massa di capelli biondi e scombinati, una faccia pesantemente truccata, un corpo da quarantenne nudo, i cui seni era coperti a malapena dal lenzuolo bianco. Cindy non si era nemmeno accorta che Adam si era svegliato, anzi dormiva pesantemente, esausta dalla serata. Già, se c’era una cosa in cui Adam era abile era proprio soddisfare i piaceri delle prostitute, e non permetteva loro di fare il contrario.
Si mise seduto sul materasso del letto cigolante e afferrò il barattolo degli psicofarmaci. Ingoiò rapido una pasticca, facendo sentire per telefono a Julie il suono dell’acqua che scendeva giù per l’esofago.
“ Bravo … Cindy è ancora lì?” gli chiese lei, che nel mentre era coperta fin sopra la testa dal lenzuolo, stesa sul letto in attesa di prendere sonno.
Adam avvicinò il telefono alla bocca della donna, che non era tanto silenziosa mentre dormiva. Il lieve russare della bionda convinse la ragazza, che sospirò tranquillizzata.
“ Perlomeno respira ...” disse, non nascondendo un tono alquanto sollevato.
“ Ho visto il messaggio, e sai bene che non faccio ciò che sai se sono totalmente cosciente delle mie azioni … piuttosto, poche ore fa ti ho salvato dalle sue grinfie.”
“ Già, e dire che mi ero ripromessa di farcela da sola … grazie ancora.” Sussurrò lei, per paura che i suoi la sentissero:” Quella stupida mi stava facendo perdere la pazienza.”
“ Tieni pazienza, io ne ho conosciute di peggiori …” aggiunse lui, con tono rassicurante:” è stato puro caso che io stessi passando da quelle parti.”
“ Oh certo, hai un sesto senso per certe cose! Ammettilo … mi hai seguita.”
“ Per niente, stavo uscendo da casa e ho sentito dei mormorii da dietro la strada … e ho intuito fossi tu. Se non ci fossi stato io, a quest’ora chissà come sarebbe andata a finire tra voi due.”
“ …” lei non rispose subito, forse delusa dal fatto che senza l’aiuto di Adam se la sarebbe vista molto male con Cindy, e che quindi la situazione dei sospetti della prostituta sarebbe peggiorata.
“ … Mah … grazie, davvero.” Si rassegnò a dire, girandosi sul materasso sul fianco sinistro e voltandosi a guardare fuori dalla finestra il cielo buio e ricco di stelle.
“ Di niente … beh, io sono ancora stanco quindi penso che tornerò a dormire …”
“ Ehm … notte …” tolse il cellulare da vicino all’orecchio e fissò il display digitale, che contava i minuti di chiamata trascorsi. Lo fissò per due secondi, sperando che in qualche modo lui la chiamasse di nuovo al cellulare, lei non aveva il coraggio di continuare la conversazione. Fissò i secondi che passavano, con viso teso e ansioso, e fu presa così tanto da quella cosa che trasalì appena sentì la voce grossa di Adam:” Julie?”
“ Si?” rispose senza nascondere quello spavento che l’aveva fatta trasalire e al tempo stesso sollevare dall’ansia che teneva in corpo.
“ Riguardo a quella cosa …”
“ Sono disposta ad aiutarti.” Ecco perché aveva atteso che fosse Adam a chiamarla, lei non aveva intenzione o voglia di fargli capire che pensava perennemente a quel corpo che era la prova dei crimini del suo vicino di casa.
“ … dici sul serio? Ti ho già detto che …”
“è stato complicato, ma … alla fine … quando vuoi, anche stasera.” La sua voce tremava non poco, ma era spedita nel spiccicare quelle parole che rivelavano la sua intenzione di essere la Sonia di Rodja.
“ Direi di no per stasera ..” fece lui, ridendo. Anche lei rise, per poi augurargli la buonanotte. Lui ricambiò e chiuse la chiamata.
La ragazza si rigirò nel letto e fissò per un lungo istante il cielo dietro la finestra chiusa. Aveva davvero detto ad Adam che era disposta a fargli da complice?Si.
Aveva ammesso di volerlo aiutare a fare una cosa che andava contro la legge?Si.
Stava ammettendo a sé stessa che quell’uomo ormai era parte della sua esistenza? … forse, non ci voleva pensare proprio pochi giorni dopo averlo conosciuto. Ma quella scarica di fatti accaduti tutti in un sol botto le stava facendo perdere la testa. E una parte di quella perdizione, lo sospettava, era riservata al trentenne.
 
Osservava costantemente fuori dalla finestra quella scena disgustosa: Cindy era appiccicata a lui come solo una zecca saprebbe fare, e le continue moine di quella donna le fecero risalire una strana sensazione in gola, come se tutto quello le stesse dando un immenso fastidio.
“ Se non vuoi guardare, non guardare no?” le disse sua madre, osservando anche lei qualche sprazzo della scena. Qualche attimo dopo videro Cindy allontanarsi accendendosi una sigaretta, e Adam voltarsi verso la finestra. Gli sguardi di Julie e dell’uomo si incontrarono per un breve istante, e la madre lo notò.
“ C’è qualcosa che devi dirmi Julie?” le chiese Emily puntando la mano sul piano cucina dove era appoggiata la figlia. La ragazza trasalì e si voltò rapidamente:” Che dovrei dirti? Non sopporto quella vipera tutto qui. E tu non devi credere alle sue insulse dicerie.”
“ Quali dicerie? Julie, io mi fido di te … non penso che tu possa fare tali cose, sul serio.” La voce della madre non era tanto convincente,e la figlia se ne rese conto:” Non so … io vado da papà.” Uscì, non sapeva nemmeno lei come replicare a sua madre. Prese le chiavi di casa, aprì la porta e sbattendosela dietro andò in direzione dell’officina dove lavorava il padre. Lo trovò intento a cambiare le ruote di una vettura.
“ Oh Julie! È raro vederti qui figliola!” fece l’uomo, vedendola. Lei alzò le spalle e gli diede un bacio sulla guancia:” posso restare? Non disturbo.”
“ certo tesoro.” Le sorrise dolcemente per poi tornare al suo lavoro. La ragazza girò per il garage dell’officina, nell’intento di distrarsi dall’idea di dover ignorare Cindy e le sue provocazioni. Osservò i vari aggeggi appesi alle pareti, pezzi di automobili sparsi per quella piccola officina a poca distanza da casa sua, e la scrivania dove il padre teneva i conti, le ricevute e il materiale da contabile per gli affari. Guadagnava quel tanto che bastava a mantenere la famiglia, e il suo lavoro lo faceva bene.
Andò verso il tavolo e curiosò tra le carte, senza trovarci niente che la potesse interessare particolarmente. Sfogliò, e solo per puro caso trovò un resoconto, risalente a una cambio di ruote andato a costare quasi 200 dollari.
Guardò la data, risalente a circa una settimana fa. Lesse il nome della vettura e chi aveva chiesto il lavoro, trasalendo.
“ papà?” esclamò riguardando attentamente quel nome:” Non mi hai mai detto che Adam ti aveva chiesto di cambiargli le ruote alla Fiat 500.”
“ Ah quello? Oh, pensavo non ti potesse interessare, in fondo è solo un cambio di ruote … ma devo dire che quelle ruote erano davvero mal messe! Sembrava che avesse fatto un rally in campagna con quella macchinina di lusso!”
La ragazza ebbe un sussulto:” e quelle ruote dove sono adesso?”
“ Me ne sono disfatto, non valevano più a niente dopotutto. Ma perché questa domanda, Julie?” il padre interruppe ciò che stava facendo e la guardò interrogativo. Lei deglutì, rendendosi conto che in qualche modo aveva come fatto capire a suo padre che lei ne sapeva qualcosa.
“ Curiosità … non badare a me.” Liquidò la questione con quella risposta che non avrebbe retto nessuna giustificazione plausibile, ma che il padre fece passare come se niente fosse.
La ragazza invece si rimise a fissare la ricevuta di Dahmer. Quella era un’eventuale prova di uno dei suoi crimini, o soltanto uno stupido foglio di carta con su scritto una cifra a caso, un lavoro che sarebbe parso normale e niente di rilevante per un omicidio irrisolto?
Non sapeva cosa pensare, ma non le venne in mente di bruciare quel foglio, o suo padre avrebbe pensato sicuramente male. Quindi lo rimise dov’era, e intravista la porta dello sgabuzzino aperta, vi si ficcò dentro, vedendo che il padre non l’aveva intravista.
Un odore di naftalina e robaccia chimica la costrinse a trattenere il respiro. Lo stanzino era pieno di flaconi nauseanti, contenenti anti ruggine, detersivi per auto e qualunque cosa potesse servire in un’officina, anche alcuni pacchetti di Arbre Magique.
Curiosò in cerca di distrazioni, e vi trovò un bottiglione contenente calce. Non si chiese nemmeno il perché avesse trovato quel materiale da fabbricazione dentro un’officina. Solo un’idea, repentina come lo scatto di un serpente a sonagli, le balenò in testa, una scintilla sadica che non era da lei.
Pensò alle parole acqua e calce, e le unì all’infine. Non se ne era resa conto da subito, la sua psiche stava pensando come un serial killer.
Il termine “ Decomposizione organica” le lampeggiò davanti agli occhi come una luce al neon di un cartellone di Las Vegas.
Afferrò il cellulare:” Domani sera alle sei. Sai a che mi riferisco.” Lo inviò a chi sapeva lei, senza voler attendere la risposta.

Angolo di Remedios:
Sono tornata con questo capitolo, che ho scritto proprio a caso dato che non avevo idee buone per farlo andare avanti. Da qui in poi però le cose andranno filate, perchè so come continuare il caso. Spero non mi lanciate uova, dato che sono mancata per più di due settimane ç__ç

   
 
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