Capitolo
due
La
festa a casa dei Blackwood
sarebbe iniziata presto, ma Katherine non era ancora pronta. Il vestito di seta blu con
ricami floreali in
pizzo nero giaceva sul letto, come un vessillo abbandonato sul campo di
battaglia. Lei sedeva di fronte allo specchio, osservando il suo
riflesso con
aria critica. Non amava le feste, le riteneva inutili e pacchiane. Non
si
addicevano al suo carattere da lupo solitario, le diceva sempre suo
padre.
Purtroppo quella sera non c’era via di scampo. George
Blackwood era un grande
amico di Ben, suo padre, e sarebbe stato certamente sgarbato non
presentarsi
alla festa che stava organizzando ormai da un mese. Con le mani
sollevò i
boccoli biondo cenere, e li dispose a formare uno chignon, lasciando
solo
qualche riccio liberò qua e la. Dopo di che,
iniziò la fase trucco. Mentre era
tutta intenta a far apparire il viso un po’ meno pallido,
entrò nella stanza
Margareth, la balia. Osservò Katherine per un attimo, poi
sul suo viso apparve
un materno sorriso compiaciuto. Margareth era sempre stata fiera della
bellezza
della ragazza.
–Bimba mia siete
stupenda, ma non vorrete mica
uscire in vestaglia! Su, sbrigatevi, vostro padre è
già giù che vi attende!-.
.
-Margareth, ho paura…-
- Di cosa, Miss?-
-So che mio padre vuole il
meglio per me, e si
aspetta che stasera io dedichi le mie attenzioni solo a Nicholas
Gillard, il
figlio del giudice. Crede che, accanto a lui, il mio futuro
sarà roseo e
dimenticherò i dolori del passato; eppure non posso! Non lo
amo!-.
Margareth le
accarezzò la schiena con dolcezza
materna, gli occhi azzurri velati di tristezza.
–So che non vedete
nulla di buono in un
matrimonio senza amore, ma non è detto che questo sentimento
non possa nascere
col tempo. Sapete, quando vostra madre ha sposato vostro padre, passava
le
giornate davanti alla finestra della sua stanza, a piangere. Desiderava tornare a casa
sua, e non si poteva
biasimarla. Io la consolavo, le parlavo con dolcezza, e, nel suo
piccolo, anche
vostro padre faceva di tutto per renderle la vita migliore. Alla fine,
vostra
madre ha accettato la situazione, ed ha aperto il suo cuore
all’amore di vostro
padre. Vedete, so che potete riuscirci anche voi se solo deste una
possibilità
al signor Nicholas. Ora su, si giri che le che le chiudo il corsetto!-
Mentre
Margareth canticchiava
tirando con forza i nastri che s’intrecciavano dietro al
corsetto, Katherine
rifletteva sulle parole della balia. Ricordava che, quando sua madre
era sul
letto di morte, suo padre Benjamin passava intere giornate
lì con lei,
tralasciando perfino il lavoro, e quando infine era morta, aveva
passato mesi
in depressione, senza uscire dalla sua stanza. In quel periodo,
Katherine gli
era stata accanto, e aveva badato a ogni necessità. Il
rapporto, che ormai
aveva nei confronti del padre, si era consolidato proprio in quel
periodo.
§§§
Quando Margareth ebbe finito
di prepararla, Katherine
si avviò verso le scale. Quando Benjamin la vide, si
alzò dalla poltrona sulla
quale era seduto, e lo attese all’ultimo gradino, negli occhi
una punta di
orgoglio per quella figlia bella e educata che aveva, e che non avrebbe
cambiato con nessuno al mondo. Le sorrise e, quando fu a portata
d’orecchio, le
sussurrò –Sei bellissima, Kat!-.
La carrozza attendeva fuori,
e il cocchiere
era in piedi di fronte alla porticina spalancata. Salirono, e i cavalli
furono
spronato lungo la strada verso villa Blackwood. Il viaggio
durò poco, troppo
poco secondo Katherine che sentiva i muscoli dello stomaco irrigidirsi
per il
nervosismo. Quando intravide il viale illuminato da candele, i
domestici che
accoglievano gli ospiti, e, una moltitudine di dame nei loro eleganti
vestiti
colorati, Katherine fu tentata di scappare, ma, ritenendola
un’idea insensata,
si piazzò un sorriso d’occasione sul volto, con
nonchalance scese dalla
carrozza e, sotto il braccio del padre, si diresse verso la sala da
ballo. “Ci
siamo”, pensò
“un’altra
serata di dolce
tortura sta per iniziare”.