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Autore: SirRodrickTroubadour    13/05/2012    0 recensioni
Pulvere simul ac sudore perfusum regem invitavit liquor fluminis, ut calidum adhuc corpus ablueret; itaque, veste deposita, in cospectu agminis, - decorum quoque futurum ratus, si ostendisset suis levi ac parabili cultu corporis se esse contentum- discedit in flumen.
La limpidezza del fiume persuase il Re, madido di sudore e insudiciato dalla polvere, a tergere le membra accalorate; così, spogliatosi, discese nel fiume al cospetto dell'esercito - supponendo che ancor più l'avrebbero stimato, se gli avesse mostrato che gli bastava un leggero e quotidiano vestiario.
[Curt; Historiarum Alexandrii Magni, Liber III]
Genere: Avventura, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità greco/romana
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Arian tenne lo sguardo fisso sulla sponda del fiume, mentre il Re quasi con voluttà scendeva elegantemente nelle acque, slegandosi i lunghi capelli umidi.
Provò l’istinto di gettarsi veracemente nel fiume, più per il sovrano che per la frescura dell’acqua. Si morse il labbro inferiore, impugnando l’elsa della spada – un gesto frequente che gli serviva per sedare qualche o malevola emozione o nemico.
Arian era un uomo valoroso, indispensabile; nella prima fila della falange, malgrado la giovane età. Ma, se Arian era un valido guerriero, il re lo era ancor di più. Era arguto, saggio, rispettoso nei confronti dei sudditi e dei soldati.
Tranne che nei suoi.

Nel frattempo, i suoi compagni ne sorridevano o scotevano il capo, taluni quasi all’unisono, come in un carmen triunphalium,canticchiavano penose offese.
-Guardate il Re! Guardate il Re!- bisbigliavano tra loro -È contento sua maestà!
Avrebbe voluto fargli veto di guardare, ma purtroppo non ne aveva la facoltà.
Più trascorreva tempo e più arrossiva, o per imbarazzo o per fervore.
Ma sopraggiunse a lui e altri suoi pari il vicario del re, dando ordine da parte sua, alquanto angosciato, che chi volesse, tra i soldati, avrebbe potuto lavarsi.
Col re.
In pochi rimasero inibiti, alcuni strateghi ne risero, i più gli corsero incontro, gettandosi dietro l’armi. Arian restò ancora immobile e arrossì, o per la rabbia o per la vergogna.
Invero il Re non più aveva alcuna verecondia per le sue membra? E invero non temeva per la sua persona?
E a oltraggio di tali pensieri, c’era la sua meravigliosa figura che si muoveva sinuosa, e pareva sempre più vicina, incorniciata dai neri e umidi capelli che oramai, intonsi dall’inizio della guerra, gli coprivano metà della schiena.
S’avvicinò, con fare indifferente, di qualche passo. Un ottimo stratega deve sempre assicurare l’incolumità del suo re, pure se questi sembra averne scordata.
E la sua non si rivelò una trovata fallace.
Tra i tanti corpi nudi che circondavano il Re, se ne presentò uno vestito solo d’un pugnale celato fin allora. Arian, pur da lontano, ne notò il subdolo riflesso. Pareva che nessuno fuorché lui ne avesse preso atto, perciò era la sua occasione – si disse. Sguainò la spada e corse celermente verso l’impostore, deciso a tranciarne la vita mendace.
Presto gli mancarono ben pochi passi, e sempre meno divennero,

finché non cadde.
E con lui la spada.

Il disertore ne prese possesso. Arian non ebbe vergogna - era ben lungi dal vergognarsi. Ma i lumi scuri gli s’empirono ugualmente di lacrime – e già vedeva straziato il corpo del suo Re e la disperazione attanagliargli il ventre.
Ma egli s’alzo e voltò tra le dita il pugnale del soverchiatore, prendendo questi per la chioma e trapassandogli il petto con l’arma, negandogli sprezzante il respiro.

Arian, quindi, sentì l’onta profonda gravargli in core – tanto più quanto avvertì i suoi lenti e maestosi passi che si dirigevano verso di lui.
Il Re lo prese per la correggia, sollevandolo. Aveva ripreso la sua spada. Con un gesto secco l’infilò nel fodero.
-Condottiero Arian, mai!- ingiunse -Mai più perda le sue armi. O verrà confinato dall’esercito. Pretendo- e tenne tensione sull’ultimo verbo -che mai alcun di voi lasci le loro spade incustodite. Disonore tanto per voi, quanto per me.-
Ancora, Arian, rilasciato in terra, restò immobile. Le sue gote s’arrossarono, per vergogna, o rabbia o imbarazzo per la nudità del corpo dell’amato e la sua nudità d’animo. E poi, improvvisi, due rivoli di lacrime gelide gli corsero sul viso.
  
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