Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: DiannaHananel    13/05/2012    1 recensioni
Una guerra che va avanti dalla notte dei tempi, forse sin dalla creazione della razza umana. Quando Dio e il suo braccio destro, l'angelo Lucifero, discussero, quest'ultimo decise di abbandonare il Regno dei Cieli e fondare un nuovo regno nei meandri della terra. Alcuni angeli decisero di seguirlo, sperando in una maggiore libertà ed indipendenza sulla terra. Quando però scesero sulla terra scoprirono che stavano cambiando: l'alone di luce che li avvolgeva costantemente si tramutò in oscurità, le loro grandi ali bianche vennero sostituite con delle ali nere e anche il loro carattere cambiò radicalmente, lasciando posto alla fame di potere. Inoltre scoprirono di essere costretti a nutrirsi di sangue umano per sopravvivere.
Gli angeli rimasti fedeli al regno Superiore combattono fin d'allora questi esseri, detti Demoni, e li combatteranno finché una delle due fazioni non si estingui completamente.
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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...E dopo quasi un mese rieccomi a postare un nuovo capitolo, purtroppo la scuola mi porta via un sacco di tempo. Spero siate comunque ancora qui, dopo tutto questo tempo, interessate alla futura sorte di Imogean e Gregori. Aspetto, tante recensioni, al solito, non mi importa che siano positive o negative, basta che mi aiutino a migliorare! :) Grazie a tutti, in anticipo.
Un bacio, Dianna. 



Sdraiato a petto nudo guardavo il soffitto della camera. I drappi di velluto rosso del letto a baldacchino ricadevano morbidi, riuscivo a vedere ogni granello di polvere posato sulla stoffa… quanti anni era che vedevo quei tessuti?
Seicento anni? Forse seicentocinquanta, non ricordavo più.
E in seicentocinquanta anni non era mai capitato di sentirmi così spaesato, perso, confuso.
Un’irritante bussare alla porta mi riportò alla realtà. Biascicai un “avanti” annoiato e mi sedetti sul letto mentre la testa rossa di Scarlett si affacciava dalla porta e sfoggiava un sorrisetto alla vista della mia camicia ai piedi del letto.
- Spero sia importante per venirmi a disturbare alle tre di notte, Scarlett. –
- Caligolas ha trovato un gruppo di angeli che stanno proteggendo un umano in un centro commerciale. Sta facendo un casino e Ethan ci ha detto di andare a riprenderlo e pulire. – disse con aria scocciata.
Sbottai in un ringhio basso, quel demone provocava più disastri che cento demoni messi insieme. Mi infilai la camicia seguendo Eva fuori alla stanza e ci smaterializzammo in un centro commerciale di Toronto raggiungendo Judas e Damian che attendevano rigidi in un corridoio buio con mille vetrine, ascoltando le urla e le esplosioni poco lontane.
Posai una mano sulla spalla di Judas e con un cenno di assenso ci incamminammo verso l’ampio spazio, simile ad una piazza, da dove provenivano la maggior parte dei boati. Lo spiazzo era illuminato solo dal fuoco che invadeva le vetrine distrutte e migliaia di vetri erano sparsi sul pavimento scricchiolando mentre le due parti si fronteggiavano al centro. Quattro angeli contro cinque demoni al servizio di Caligolas: una ragazza magrolina e dai ricci biondo scuro si dissolse in una nuvola tenendo tra le braccia un uomo svenuto in divisa da guardia giurata mentre gli altri tre, per permetterle di scappare attirarono l’attenzione dei demoni e si divisero correndo nei corridoi. Feci cenno ad Eva, Judas e Damian di seguire i due angeli robusti che erano scappati alla nostra sinistra mentre io avrei seguito la ragazza bionda alla mia destra, che correva per scappare alla risata diabolica di Caligolas, che la braccava.
Nessuno doveva farle del male.
L’aveva riconosciuta subito, i capelli simili ai primi raggi del sole mattutino, la pelle candida nonostante la polvere che le imbrattava il volto, la figura esile.
Quando girai l’angolo, corsi più velocemente possibile, arrivando comunque troppo tardi. Imogean fu sbalzata indietro da un’esplosione e ora giaceva tra le braccia di Caligolas che le annusava il collo. Mi avvicinai e guardai dall’alto il demone, mentre una furia omicida mi invadeva.
- Oh, Gregori – disse con un ghigno – penso sia buonissima, ma purtroppo non la possiamo assaggiare. Credo sia una degli angeli sulla lista di Ethan… speriamo sia ancora viva, magari entrerò finalmente nella sua cerchia. – mormorò compiaciuto.
Combattei contro la bile che mi risaliva nello stomaco. Se fosse morta…
- Fammela vedere. – decretai freddo.
Lui le spostò i capelli dal viso e mi dovetti trattenere da non prenderla immediatamente tra le braccia per poi staccare la testa a Caligolas. Il viso della ragazza era cosparso di sangue, mille graffi sulle guance, lividi su tutto il collo.
- Non è lei. Comunque riferirò ad Ethan il tuo zelante bisogno di compiacerlo, inutilmente e senza buoni risultati. Sarà molto deluso. -  dissi prendendo delicatamente Imogean tra le braccia.
- Non fa niente, ripulirò tutto io, non serve che riferisci ad Ethan – borbottò alzandosi – dove la porti? – aggiunse sospettoso.
- Dove vuoi che la porti? La interrogherò e poi farà la fine di tutti gli altri angeli. Non ho tempo da perdere con te. – mi smaterializzai prima che notasse quanto mi tremassero le mani.
 
La sdraiai delicatamente sul letto, cercando di non farle male. Aveva dei tagli sul viso, sporco di polvere, che per fortuna si stavano già rimarginando e i vestiti strappati in più punti. Una ferita le lacerava la spalla, e non sembrava volesse rimarginarsi.
- Andrà tutto bene, tutto bene. – dissi nervoso mentre le sfilavo lentamente i vestiti e prendendo una bacinella di ceramica di fine ottocento, le passavo un panno bagnato sul viso, togliendo piccoli frammenti di vetro. Le spostai piano la spallina del reggiseno di pizzo grigio e bagnai anche il petto, senza però scoprirla troppo; le accarezzai tutto il corpo con il panno e solo quando vidi che tutti i frammenti dei detriti erano spariti e la pelle morbida era ritornata bianca mi dedicai alla ferita sulla spalla, coprendola con un bendaggio. Rovistai in fretta nell’armadio alla ricerca di qualcosa da metterle, le infilai una delle mie camicie blu notte e la coprii con il lenzuolo.
Mi ero sforzato di non guardarla mentre la spogliava, ma non notare certe curve del suo corpo era stato impossibile. Sdraiato accanto a lei, seguivo con lo sguardo la linea della schiena inarcata sotto la stoffa di seta pura, le gambe snelle leggermente piegate, le spalle lisce, le ciglia nere ricurve, la bocca carnosa, il petto che si abbassava e si alzava sotto i suoi respiri lenti e caldi che mi sfioravano il viso a pochi centimetri dal suo.
- Sei con me, sei al sicuro. -
  
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