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Autore: Padmini    14/05/2012    0 recensioni
Sherlock è tormentato da uno strano incubo ricorrente. Non sa ancora che quel sogno presto avrà una parte importante nella sua vita e lo aiuterà a capire molte cose di se stesso. Perchè non riesce a fidarsi delle donne? Quali dolorosi ricordi sono racchiusi nella sua anima?
Non mi ricordo da quando ce l’ho. Forse da sempre. Ciclicamente è tornato per tormentarmi. Quindi, ciclicamente, sono ricaduto nel mi vecchio vizio. Non è sempre stato così. Mi ricordo che quando ero bambino c’era mia madre. Lei veniva in camera mia e mi consolava.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, John Watson , Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Violet'
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Non mi sembra vero. Tempo di sbrigare le ultime formalità burocratiche e io e Violet abbiamo potuto andarcene. Le suore mi hanno regalato un porte-enfant usato, un pacco di pannolini e qualche tutina di ricambio. Ah, anche un ciuccio e un biberon e una scorta di latte sufficiente per il viaggio che ci aspetta fino a Londra. Quando saremo tornati potrò, insieme a mia madre, andare a comprare un corredo come si deve.
Mentre le donne sistemavano le loro e le mie carte, ho prenotato il volo di ritorno. Ora siamo in perfetta regola. Ho anche i documenti di mia figlia: Violet Holmes. Sono solo provvisori. Dovrò aspettare un po’ prima che mi arrivino quelli definitivi, ma per adesso va bene così. Francamente non me mi interessa neanche. L’importante è avere lei tra le braccia. Il resto non conta.
 
Violet Holmes. Fino ad adesso è sempre stata solo mia madre. Ora è anche mia figlia. La neo nonna non sa ancora che ho scelto di donare alla nipotina il suo nome. Avrei potuto chiamarla Irene, come la madre che probabilmente non conoscerà mai, ma non me la sono sentita. Non so ancora come gestirò la situazione. Dovrò parlarle di sua madre, un giorno. Del perché l’ha abbandonata. Come farò a darle delle risposte che nemmeno io conosco?
Una cosa potrò capire perfettamente. Il senso di abbandono. Da piccolo, nonostante avessi mio padre vicino, mi sentivo abbandonato, solo. Irene ha deciso di sparire totalmente. Non so perché abbia deciso, nonostante le sue conoscenze, di non abortire. Sarebbe stato da lei. Se è scappata da me in quel modo così freddo, sarebbe stata capacissima di uccidere nostra figlia. Sono domande a cui non potrò mai dare risposta. Né mi interessa.
Capisco solo ora i sentimenti di mia madre. Non avrei mai potuto perdonarla se l’avesse fatto. Mi basta guardare il viso di Violet per capirlo. Non c’è niente di più importante, di più prezioso, per me. Ucciderei, per lei. La stringo appena tra le braccia. Mi sembra così fragile … eppure sarà lei che mi aiuterà ad essere più forte. Per lei, per me.
 
Mentre passeggio per queste calli affollate, penso al futuro che ci aspetta. Dovrò cambiare leggermente il mio stile di vita. Tanto per cominciare dovrò dire di nuovo addio al tabacco. Una rinuncia difficile ma necessaria. Dovrò anche riconsiderare il mio lavoro. Finché Violet sarà piccola potrò anche spostarmi, ma quando comincerà ad andare a scuola dovrò limitare i miei viaggi. Naturalmente potrò accettare solo casi non troppo pericolosi. Non voglio correre il rischio di metterla in pericolo.
Sono sicuro che la signora Hudson mi aiuterà. Nonostante continui a ripetermi di non essere la mia governante, quando sa che un viaggio di lavoro mi tiene lontano per lungo tempo mi pulisce sempre la casa e, al mio ritorno mi fa trovare qualcosa da mangiare. Sono certo che non rinuncerà ad un ruolo di baby-sitter.
 
 
Il volo è lungo e noioso. Non vedo l’ora di arrivare. Violet dormicchia rilassata tra le mie braccia. Tutti i passeggeri, in attesa con me per il check in, mi hanno fatto i complimenti. Ho intuito anche una leggera commiserazione nei loro occhi. La pietà per un padre costretto ad occuparsi da solo della figlia. Non sanno che, in realtà, non potrei essere più felice.
 
Da quando l’ho vista, da quando lei mi ha sorriso, non faccio altro nemmeno io. Il mio viso è increspato da un costante sorriso. Tra i passeggeri ho riconosciuto alcuni miei concittadini. Non che li conosca, ma è fin troppo evidente che sono di Londra. L’espressione perennemente estasiata che la visione di mia figlia mi ha donato deve avermi del tutto trasformato, tanto che nemmeno mi riconoscono. Meglio così.
 
Sono arrivato a Londra. Per prima cosa mi dirigo a casa dei miei genitori. Sono gli unici, per adesso, a conoscenza della situazione. Violet, tra le mie braccia, è sempre calma e serena. Un po’ dorme, un po’ mi guarda. Anche quando ho dovuto cambiarla (le suore mi avevano fatto vedere come si fa) non ha pianto. Ha solo attirato la mia attenzione con una serie di gorgoglii e basta. L’ho anche fatta mangiare. Alcune mamme, vedendomi con il biberon mi hanno fatto delle foto, intenerite. Certo che devo sembrare ben strano!
 
Quando suono il campanello sento mia madre che chiama mio padre, eccitata. Non sapevano quando sarei tornato, quindi immagino che ogni scampanellata possa essere quella buona. Lo è. Mi apre e si porta le mani alla bocca, sconvolta dal vedermi con in braccio una bimba così piccola. In qualche modo riesce a riaversi e mi fa entrare.
“Oh, Sherlock, tesoro, hai fatto presto! Sono passati solo quattro giorni!”
“Si, abbiamo fatto presto. Nonna Violet” dico girando mia figlia verso di lei “Questa è la tua prima nipotina … Violet”
“Come … Violet?” mi chiede lei guardandomi negli occhi
“Non c’è nome più perfetto, secondo me” dico sorridendole con maggiore intensità.
“Lo penso anch’io” dice mio padre, raggiungendoci “Ciao Violet” le dice porgendole un dito “Sono nonno Siger”
Lei, che fino a quel momento era rimasta in osservazione, regala ai nonni alcuni dei suoi sorrisi più belli. Mentre mi riposo, i due si passano la nipotina, estasiati. La riempiono di coccole, di attenzioni, di sorrisi. È bellissimo vederli insieme. Poi mio padre decide di uscire con la nipotina per farle vedere il giardino, così io e mia madre andiamo in cucina a preparare un po’ di latte.
“Per oggi è meglio che ti riposi” mi dice appoggiando una mano sulla mia spalla “Ma domani andiamo a fare un po’ di spese, va bene?”
“Preferirei andare il prima possibile. Non sono stanco. Se ti va possiamo andare anche oggi”
“Per me va benissimo. Certo che è propri strano” mi dice guardandomi con tenerezza “Non mi sarei mai aspettata di diventare nonna. Né da parte tua né da parte di Mycroft. Ormai mi ero rassegnata, invece …”
“Invece sei nonna di una meravigliosa bimba. Davvero, è perfetta. È bellissima”
“Hai proprio l’atteggiamento di un papà” mi dice lei dopo un lungo sospiro.
 
Mangiamo insieme poi andiamo a fare spese. Mi porta in un grande centro commerciale fuori città. Un posto immenso dove troviamo tutto quello che ci serve. Grazie alla spaziosa macchina di mio padre riusciamo a portare tutto a Baker Street.
Con l’aiuto dei miei genitori sono riuscito a portare tutto al piano di sopra e ora aspetto solo che la signora Hudson torni a casa. Non sa ancora nulla. Le ho detto del viaggio ma avrà pensato ad un caso. Nel frattempo ho mandato SMS a Harry, Mycroft e John. Hanno risposto e tra poco saranno qui. Naturalmente a ognuno ho mandato un messaggio personalizzato.
Per Mycroft
Ho deciso di accettare il caso che mi hai proposto, passa da me alle sette.
Per Harry
Ho comprato a Venezia un nuovo tipo di tabacco. Ti va di provarlo insieme? Sono libero alle sette.
Per John
Ho una sorpresa per te. Ti aspetto qui da me alle sette.
Incredibile come ci sono cascati tutti. D’altra parte anch’io faccio fatica a credere che, beatamente addormentata in una culla in camera mia, c’è mia figlia.
 
Alle sei è tornata la signora Hudson. Si è spaventata vedendo una bambina in casa mia. Mi ha subito detto di riportarla ai genitori. Le è quasi venuto un infarto quando ha scoperto che è figlia mia.
“Com’è successo?” mi ha chiesto con una mano sul petto, cercando di calmarsi.
“Come vuole che sia successo?” so benissimo cosa intendeva con quella domanda, ma non ho voglia di spiegarle nulla “L’importante è che Violet sia qui con noi, no?”
Lei ha annuito. Avrebbe voluto coccolarla un po’ ma per adesso dorme e voglio che non la svegli. Allora ha abbracciato me come se fossi suo figlio.
 
Per primo arriva John. Per lui non ho dovuto inventare scuse. È venuto e basta. Per Harry e Mycroft è stato più difficile, ma alla fine sono qui. Si guardano con facce smarrite. Non capiscono questa riunione di famiglia.
“Avevi detto che avresti accettato il caso” mi dice Mycroft guardandomi storto, comodamente seduto in poltrona con l’immancabile ombrello.
“Quale caso?” chiede Harry, impegnata a imboscare il fiorellino che ha portato per rendere più saporito il tabacco che non ho comprato.
“Che sorpresa ci stai preparando, Sherlock?” mi chiede infine John, l’unico che ha capito qualcosa.
“Tra poco lo scoprirete. Ah, per piacere, non urlate.” dico muovendo i primi passi verso la camera. Cammino piano, non voglio svegliarla all’improvviso.
Mi affaccio alla porta. Ormai dorme da più di due ore. Invece no, è sveglia. Osserva le api sospese alla giostra che ho attaccato sopra la culla. Quando sente la mia presenza si volta verso di me e sorride. Com’è bella quando fa così.
Con delicatezza la sollevo e le faccio appoggiare la testolina sul mio petto. Rassicurata dal suono del mio cuore, chiude gli occhi. Con movimenti lenti torno in soggiorno. Non saprei ancora sostenere lo sguardo dei miei fratelli, perciò lo tengo fisso su Violet. Alla fine trovo un po’ di coraggio così, quando arrivo nel centro della stanza, vedo le loro facce sbalordite.
“Sherlock …” comincia Mycroft ma non riesce più ad aggiungere nulla.
Harry neanche ci prova a parlare. Rimane a bocca aperta e fissa prima me, poi Violet, con uno sguardo trasognato. Come al solito è John a rompere il ghiaccio.
“Sherlock, non mi dirai che questa è … no, non è possibile”
“Invece è proprio possibile” dico io orgogliosamente girandola verso di loro “Lei è vostra nipote Violet”
Rimangono ammutoliti, così ho il tempo di spiegargli com’è andata.
“Avevi detto” dice John incrociando le braccia al petto “che non sarei diventato zio! Sono parole tue o sbaglio?”
“Ti giuro che non so nemmeno io cosa sia andato storto. Probabilmente la Donna voleva cha andasse così. Comunque non mi interessa, sono felice e questo mi basta”
“Pensi di riuscire a crescere una bambina da solo?” mi chiede Mycroft.
“Perché non dovrei, scusa?” gli chiedo senza neanche guardarlo. Le mie attenzioni sono tutte per Violet.
“Infatti” dice Harry in mia difesa, allungando le braccia verso la nipotina. La prende in braccio e la guarda affascinata “È bellissima, Sherlock, davvero. Hai visto John? Alla fine è successo! È da quando mi sono sposata con Clara che mi tormenta sul fatto che non lo avrei fatto diventare zio! Invece eccola qui!” dice sollevandola sopra la testa per guardarla meglio.
“Fa’ attenzione” la sgrida John prendendola in braccio “Quanto hai detto che ha, Sherlock?” mi chiede porgendole il dito, che lei afferra con una manina.
“Poco più di un mese” rispondo mentre scaldo il latte su un becco bunsen.
Appoggio momentaneamente il biberon sul tavolo e riprendo Violet in braccio. Riprendo il biberon e glielo avvicino alle labbra. La temperatura del latte è perfetta, infatti lei comincia a mangiare di gusto.
“Mi sembra che te la cavi bene” mi concede Mycroft
“Più che bene, mi sembra” aggiunge John guardandomi cullare Violet “Mycroft, non vuoi prendere in braccio tua nipote?”
Mycroft lo guarda come se avesse detto un’assurdità. Sicuramente non lo attira minimamente l’idea di toccare un essere che ha tutte le potenzialità di rovinargli il completo nuovo. Alla fine, inaspettatamente, cede.
“Va bene” dice allungando le braccia.
Appoggio il biberon, ormai vuoto, sul tavolo. Violet, sazia, fa il suo ruttino. Mentre l’appoggio sul petto di mio fratello, lei chiude gli occhi e si addormenta. Mycroft la guarda terrorizzato. Ha forse paura di romperla? Tiene le braccia sollevate, non la tocca. Lei è lì, pacificamente appoggiata che dorme come se fosse nel suo lettino e lui ha ancora paura di toccarla.
“Puoi abbracciarla” gli dico incoraggiandolo “Non morde mica!”
Lui, poco convinto dalle mie parole, comincia ad accarezzarle la schiena. Poi, pian piano, ci prende gusto. La sistema meglio tra le sue braccia e comincia addirittura a cullarla.
 
I miei fratelli se ne sono andati. Sono disteso sul letto. Violet è al mio fianco e mi guarda pacifica. La luce del sole che tramonta entra discretamente attraverso le imposte socchiuse. Ci illumina senza disturbarci. Ogni tanto sorride. Il suono delle sue prime risate riempie l’aria, la satura di gioia. Io la guardo come si guarda un miracolo.
Guardandola mi chiedo se sarò veramente in grado di badare a lei. Le parole di Mycroft hanno risvegliato in me molti dubbi. In fin dei conti io sono solo un sociopatico. Per quanto intelligente possa essere, sono solo un uomo e non so nulla di come si cresce un figlio. Ripenso alle parole di mio padre. Imparerò. Giorno per giorno. Mi insegnerà lei come fare.
Non voglio commettere lo stesso errore di Siger. Non voglio rinunciare ad essere padre. Me ne pentirei. Adesso non lo so, posso solo immaginarlo, ma un giorno mi pentirei se la lasciassi. Non posso, non voglio abbandonarla.
Non è da me, non è nel mio carattere, ma voglio provarci. Il suo sguardo così pieno di fiducia in me mi fa sentire più sicuro. Io sono tutto per lei, adesso, come lei è tutto per me.
Non so che vita ci aspetterà, ma sono fiducioso. Fiducioso e felice. Le carezzo piano il viso con un dito e al mio tocco si rilassa ulteriormente. Sbadiglia. Ha sonno. Anch’io.
Lentamente mi scollo dai suoi occhi sonnolenti e la poso sul suo lettino. Anch’io sono stanco, ho bisogno di dormire. Le carezzo la fronte con un dito e mi distendo sul letto. Finalmente in pace.
 
 
 
 
FINE
 
 
 
 
Ebbene si, miei cari! La storia è finita! Questa parte, almeno! Perché la mia mente malata ha già escogitato un seguito e una serie di missing moments, quindi per un bel po’ continuerò a tormentarvi! Bwahahahaha!
Besos a todos!


Un piccolo aggiornamento: ecco a voi un disegno STUPENDO, MAGNIFICO, MERAVIGLIOSO realizzato da Frida Rush ( 
https://efpfanfic.net/viewuser.php?uid=551613)
Esatto! Sono proprio Sherlock con la sua piccola Violet!! 

 
   
 
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