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Autore: BigEyes    14/05/2012    3 recensioni
Lei si voltò sconcertata e infastidita da quel suo modo di fare.
- Sono un figlio di Dio. Il mio compito è proteggere, non aggredire. Ho una specie di divisa che allontana i demoni. Il nome di Gesù è la mia arma. –
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'In The Name of Jesus.'
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“Che tipo strano” pensò Ariel mentre si voltava per tornare a casa.
-          mi chiamo Joshua –
 La ragazza fece un sussulto, si voltò, ma non vide nessuno.
-          quassù- disse la voce conosciuta, proveniente dall’alto. La ragazza alzò il volto: lui era affacciato al balcone del terzo piano.
Ariel arricciò il naso: non aveva mai sentito un nome del genere.
-          cosa significa? Sentiamo…scommetto che il tuo nome significhi qualcosa di strano.
-          Se per te Gesù è strano, allora lo è..-
 
La ragazza era sempre più perplessa. Così si pose a braccia conserte e aspettò: era sicura che il ragazzo avrebbe risposto a quello che stava pensando. Il tipo cominciava ad incuriosirla.
-          mi può spiegare meglio, signor mentalista?
Lui abbassò la testa ridendo,poi le disse:
-          Joshua è il nome ebraico di Gesù…tutto chiaro?
 
Insomma, parlare di chiarezza era un po’ difficile per Ariel, visto il soggetto.
-          sei davvero un tipo strano, sai?...in pratica è come se dicessi “Gesù mi ha salvata da un borseggiatore”-
Detto ciò scoppiò a ridere, vicina alle lacrime. Joshua invece divenne serio e rientrò in casa. Senza accorgersene la ragazza stava ridendo sola. Rendendosene conto, si guardò intorno imbarazzata, poi alzò la testa verso il balcone pensando “poteva almeno salutare, che tipo!”
 
Lui abitava al 7, lei al 14. La strada verso casa fu breve. Arrivata a destinazione,prima di aprire il portone, si voltò verso quel palazzo giallino, dove abitava Joshua, dall'altra parte della strada. Poi abbassò la testa sorridendo ed entrata in casa, salutò i genitori e corse in camera sua, chiedendo loro di non essere disturbata.
 
Essendo molto stanca si gettò sul letto a pancia in giù e guardando verso la  finestra scorse il palazzo del tipo strano. Poi, accese la Tv. Casualmente, in quel momento,  stavano trasmettendo un documentario sulla numerologia e sulla cabala.
 La ragazza ascoltava incuriosita.
Per i cristiani il numero 7 è il numero dello Spirito Santo” disse la voce del presentatore.
 
La ragazza cambiò canale istintivamente ma le venne in mente  che Joshua abitava al numero7.
Ariel era convinta che tutto quello che era successo fosse stata  pura casualità;  il fatto che un certo Joshua, nome ebraico per Gesù, abitava al numero sette, il numero dello Spirito Santo, divenne relativo.
 
Passarono sette giorni dall’ultimo incontro con Joshua, tuttavia lei aveva continuato a pensarlo.
Al corso non si era presentato e la ragazza pensò che  avesse avuto qualche problema. Così decise di portargli i suoi appunti.
 
Era la sera di un giorno autunnale come tanti. La giovane Ariel,camminava lentamente, illuminata volta per volta da un lampione. Arrivò alla porta, fece per suonare ma ritrasse il braccio, incerta. Non conosceva nemmeno il suo cognome.
Rimase per un po’ appoggiata al portone, sperando che qualche vicino di casa, rientrando, le avesse potuto dire dove suonare.
I minuti passavano, ma non arrivava nessuno. Dispiaciuta si incamminò per tornare a casa.
Sentì qualcuno dietro di lei, così affrettò il passo, timorosa.  Ad un tratto una mano le si appoggiò alla spalla. Impaurita, tirò uno schiaffo sonoro al personaggio.
-           ti sei vendicata sicuramente per l’altra volta..- disse Joshua, toccandosi la guancia arrossata.
La ragazza impallidita,  si coprì il volto con gli appunti.
-cosa ci facevi davanti casa mia a quest’ora? Cercavi compagnia? – disse il ragazzo sorridendo maliziosamente.
La ragazza, provocata dalla domanda, gli rispose:
- non ho proprio bisogno della tua compagnia, piuttosto la cerco altrove! …volevo solo consegnarti gli appunti,dato che sei mancato..-
-quindi ti sei accorta della mia assenza. Bene, allora  il seme sta crescendo- affermò, girandosi per aprire il portone.
Il ragazzo aveva l’aria stanca. I capelli gocciolavano, bagnati di sudore. Sembrava che avesse affrontato un duro allenamento.
Ariel lo squadrò ,cercando di capire quale sport praticasse.
-          non pratico alcuno sport in particolare; ho fatto una corsetta pomeridiana.
“ci risiamo” pensò Ariel”continua a leggermi nel pensiero. La cosa comincia a spaventarmi”.
 Lui abbassò la testa sorridendo,avendo percepito la sua inquietudine.
-insomma, tu chi sei?cosa vuoi da me?-
- sei venuta TU sotto il mio portone! –
 -come fai a leggermi nella mente?
- non sono telepatico,tranquilla…e non sono un alieno,se è quello che stavi pensando.-
Inutile dire che le era balenato anche questo pensiero.
-          io e te parleremo un giorno. Mi dovrai spiegare molte cose. Sei troppo strano.
-          È un appuntamento?- disse , avvicinandosi alla ragazza irrigidita.
-          Per tua informazione, non ho bisogno di cercarmi i ragazzi…-
-          Sono loro che vengono da te…certo- la interruppe – domani alle 19, alla piazzetta.-
La ragazza rimase allibita. Lui entrò in casa facendole l’occhiolino.
Arrivata l’ora in cui tutti i mortali sentono il bisogno di dormire, alcuni crollano velocemente in un sonno profondo,altri, come Ariel , pensano ai  problemi derivanti dalla giornata passata.
“mi sto accorgendo che, con  il suo modo di fare, fa sì che mi interessi a lui; è un corteggiamento? Forse non dovrei fidarmi di un estraneo, anche se così carino.Devo scoprire la sua identità!”   .
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