Capitolo
5
Innalzarsi
Sentii
l’aria spostarsi dietro di me, poi un tonfo sordo e una mano
rovente
accarezzarmi la schiena. Trasalii spaventata, alzandomi dalla sedia e
quasi
cadendo. Due braccia forti mi sorressero, impedendomi di finire a terra.
“Jake.”
urlai il suo nome. Lui pose la mano sulla mia bocca e magicamente le
mie
lacrime sparirono. Era accanto a me e il mio cuore batteva furiosamente.
“Shhhhhh, Bells. Vuoi farmi
ammazzare da Charlie? Ora
levo la mano, ma tu smettila di urlare.”
Annuii
con la testa ed un sorriso beffardo comparve sul suo volto mentre
tornava a
posare la mano lungo il fianco.
“
Ciao piccola.”
“
Che cosa ci fai qua, Jake? Mi hai fatto morire di paura.”
Si
strinse nelle spalle andandosi a sistemare sul letto.
“Passavo
da questi parti.” Lo raggiunsi, sedendomi accanto a lui.
“Certo
passavi di qua alle cinque del mattino.”
“Ero
di ronda.” Mi rispose prontamente. Lo guardai meglio e mi
sentii gelare. Aveva
un livido non ancora scomparso del tutto sullo zigomo sinistro e
notevoli tagli
ed abrasioni, prossime alla guarigione, su tutto il lato destro del
corpo. Mi
portai le mani alla bocca spaventata. Anzi no, terrorizzata. Se gli
fosse
successo qualcosa… nuove lacrime sgorgarono dai miei occhi.
“Vampiro.”
pronunciai tremando. Lo sentii
sbuffare, avvicinando il mio corpo al suo.
“
Smettila, Bells. Era solo un nomade. Ci ho impiegato meno di dieci
minuti. A
dirla tutta non è stato neanche divertente, sai?”
Ormai singhiozzavo senza
ritegno.
“Sei
un incosciente, Jake.”
“Comunque
non è stato il vampiro a farmi questo. Ho litigato con Paul,
ma non
preoccuparti, lui è conciato peggio.”
Sghignazzava
compiaciuto, l’idiota, mentre io morivo di paura per lui. Fu
troppo. Mi alzai
dal letto, dandogli le spalle sdegnata. Odiavo quella parte di Jake.
Quel Jake,
sbruffone così diverso dall’amico che avevo
imparato a conoscere in quei primi
mesi trascorsi insieme a La Push, quel Jake sicuro di sé,
più uomo e meno
bambino, quel Jake che mi guardava facendomi sentire donna. La sua
donna.
“Dovresti
proprio andare ora, sai?”
“Ma
se sono appena arrivato. Dai, Bells. Mettiti qualcosa di pesante
addosso.
Voglio farti vedere una cosa.”
“Cosa
ti fa pensare che io voglia venire?” Tentai di bleffare.
“Intuito
da licantropo, mettiamola così.” Prese la mia
felpa posata sulla sedia,
porgendomela. Si voltò dall’altra parte mentre io
mi vestivo veloce. Aveva
ragione, sarei andata ovunque con lui. E mi maledissi per averglielo
fatto
capire.
“First
Beach Jake? Sei venuto a rapirmi a casa mia, per portarmi a vedere la
spiaggia?
Ma fai davvero?” La mia piccola Bells mi guardò
con aria sconvolta mentre
camminava con la mano intrecciata alla mia, ben attenta a dove metteva
i piedi
per non cadere. Non ne aveva bisogno, non glielo avrei mai permesso. Il
mio
cuore era talmente saturo d’amore per lei che pensai sarebbe
potuto esplodere
da un momento all’altro.
L’avevo
trovata fra le lacrime e poi avevo visto quelle stesse lacrime
trasformarsi in
sorrisi. Non volevo illudermi che la sola mia presenza le fosse
così di
sollievo ma non potevo negare, alla mia anima irrazionale, quel
pensiero.
“Se
hai un po’ di pazienza Bells… sta per iniziare. Ma
da quanto sei così
petulante?”
Bloccai
il suo pugno pronto a scattare verso di me, portando la sua mano alle
mie
labbra e baciandola lievemente. Lei arrossì, imbarazzata.
L’amavo. Dio, se
l’amavo. Non avrei mai smesso di lottare per lei. Non mi
sarei arreso come
l’ultima volta. Questa era un'altra occasione che il destino
mi aveva offerto e
non avevo intenzione di buttarla nel cesso.
“Non
sono petulante e…”
Non
finì mai la frase. La vidi spalancare gli occhi prima di
restare incantata ad
osservare la linea dell’orizzonte.
Il
sole stava nascendo davanti ai miei occhi. Un'altra alba su Forks. Ma
era uno
spettacolo magnifico. Il cielo solitamente plumbeo e carico di nuvole,
era
sereno e nitido come non lo avevo mai visto dal giorno del mio arrivo.
Quella
che stava iniziando sarebbe stata una magnifica e rara giornata di
sole. Mi
voltai verso Jake. I suoi occhi sorridevano. Si sedette sulla sabbia e
io mi
accoccolai fra le sue gambe, con le sue braccia a cingere il mio corpo,
riparandomi così dall’ aria fredda di settembre.
Non
pensai se fosse giusto o sbagliato trovarmi lì, volli solo
godermi il momento e
lo spettacolo magnifico che la natura ci offriva. Il cielo si stava
sempre più
tingendo di rosso, il sole ancora basso si rifletteva sull’
acqua e dietro di
lui era ancora possibile vedere la luna.
Reclinai
la testa all’indietro, posandola sul petto febbricitante di
Jake. La sua bocca
sfiorava quasi il mio lobo.
“Buon
compleanno piccola.” Sbuffai, ma non riuscii a controllare un
brivido di
piacere quando sentì la sua voce roca. Lui rise della mia
avversità anche solo
a dei semplici auguri e strinse di più il mio corpo al suo.
“Sai,
la mia gente ha una leggenda sul sole e la luna. Mia madre era solita
raccontarcela la sera prima di addormentarci. Le gemelle
l’adoravano, a me, a
dir la verità, piaceva di più quella del soldato
di latta.”
Sorrisi
immaginando un Jake bambino che non voleva andare a dormire.
“Ti
va di raccontarmela?” chiesi.
“Non
sarò bravo come lei…”
“Tu
provaci lo stesso.” E lui, rassicurato dalle mie parole,
iniziò il racconto.
“Si
narra di un tempo in cui il mondo come lo conosciamo noi non esisteva
ancora. Fu in quel
tempo e spazio
indefinito che Sole e Luna si incontrarono per la prima volta.
Bastò poco ai
due per innamorarsi e iniziare a vivere un grande e profondo amore.
Un
giorno però, Dio decise di dar vita al creato, donandogli
come tocco finale la
bellezza. Per far questo decise che il Sole avrebbe illuminato il
giorno e la
Luna la notte, obbligandoli, senza volerlo, a vivere separati.
I due furono colti da grande tristezza quando capirono che non si
sarebbero mai
più incontrati. La Luna divenne sempre più
amareggiata e malgrado la
brillantezza che Dio le aveva donato, soffriva di solitudine. Il Sole,
a sua
volta, guadagnò un titolo di nobiltà "Re degli
Astri" ma anche questo
non bastò a renderlo felice.
Dio, allora, li convocò a sé parlandogli
così:
Ma la Luna, che non riuscì mai ad accettare il suo terribile
destino,
trascorreva i giorni piangendo. Il Sole soffriva per la tristezza della
Luna ma
non poteva lasciarsi andare perché, doveva essere lui, a
darle la forza di
accettare il destino che Dio aveva deciso per loro. La sua
preoccupazione fu
tanto grande che pensò di chiedere un favore a Dio:
Tutt'oggi Luna quando è molto triste ricorre all'aiuto delle
stelle che fanno
di tutto per consolarla, non riuscendoci quasi mai poiché
lei vive sempre
separata dal suo unico amore.
Il Sole finge di essere felice, la Luna non riesce a nascondere la sua
tristezza.
Il
Sole è ancora caldo di passione per la Luna e lei vive
ancora nell'oscurità
della solitudine.
Luna e Sole seguono il loro destino, Lui solitario ma forte, lei in
compagnia
delle Stelle ma debole.
Dio decise, pero, che nessun
amore in questo
mondo fosse del tutto impossibile, neanche quello tra la Luna ed il
Sole. Ed è
stato allora che creò l'eclissi.
Oggi Sole e Luna vivono nell'attesa di questo istante, unico momento
raro che
gli è stato concesso. E quando guardando il cielo, vedremo
il Sole nascondere
la Luna è perché, sdraiandosi su di Lei,
incominciano ad amarsi. La
brillantezza della loro estasi è così grande che
gli occhi umani non possono
guardare l'eclissi. Poiché, potrebbero rimanere accecati nel
vedere tanto
Amore.”
Quando
smise di parlare le nostre mani erano intrecciate. Restai ferma nel suo
abbraccio. Non volevo muovermi, spezzando così
l’incanto che la sua voce aveva
creato intorno a noi. Lui baciò la mia guancia, sentii il
suo tocco quasi
timido.
“É
solo una stupida storia per bambini, non so neanche perché
mi sia tornata in
mente.”
Scossi
la testa impercettibilmente. Non ero d’accordo. Quella
leggenda aveva fatto
nascere dentro di me un profondo senso di malinconia. Era una storia
che
parlava di destino, eternità ed amanti infelici. E se dopo
la mia
trasformazione la metà di me che amava Jake non avesse
smesso di esistere?
Saremmo diventati nemici mortali, licantropo e vampiro, giorno e notte,
Luna e
Sole. E se, come loro, saremmo stati destinati ad amarci da lontano per
l’eternità?
Mi
voltai a guardarlo, la luce rossa illuminava il suo volto, le sue
labbra
disegnavano un sorriso incerto, quasi triste. Era così bello
da togliere il
fiato. L’aria intorno a noi, potevo percepirla, era satura
d’attesa. Decisi di
porle fine. Avvicinai il mio viso al suo mentre il sole riscaldava ogni
singola
fibra dentro di me. Le nostre labbra erano separate da pochi millimetri
e il
mio cuore batteva forsennato. Voleva uscire dal petto per unirsi a
quello di
Jake che pompava alla stessa maniera disperata. Posai le mie labbra
sulle sue.
Lo sentii incerto sulla mia bocca e poi l’incertezza
finì. Questa volta non si
sarebbe tirato indietro. Con le sue braccia forti voltò il
mio corpo e mi
posizionò meglio fra le sue gambe. Le mani di lui sulla mia
schiena, le mie fra
i suoi capelli. Le lingue che si cercarono, trovandosi. Baciavo Jake.
Baciavo
il mio sole. Baciavo
l’uomo che amavo.
Note
autrici.
Ogni
qualvolta si scrive un racconto c’è sempre un
capitolo che non si vede l’ora di narrare. Per me
è questo. È il primo capitolo
che mi è venuto in mente progettando la storia, quello che
non vedevo l’ora di
farvi leggere e sapere se anche voi l’avete amato come me
La
storia che Jake narra a Bella, non è mia, è una
vera leggenda cinese che ho riadattato ai miti Quileutes.
La grande
svolta è arrivata. Cosa succederà ora? Bella
finalmente farà la sua scelta? E sarà
una scelta diversa?
Grazie
a tutte quelle che mi leggono sempre e a chi
mi lascia sempre le sue spendite recensioni.
Grazie a Maria
che, a proposito di Jake e Bella ha scritto una bellissima shot.
Correte a
leggerla.
Un
ultima cosa prima di lasciarvi: ho iniziato una
nuova long la trovate qua
Da
questa settimana iniziano gli aggiornamenti
settimanali.
Quindi
a lunedì prossimo.
Un
bacio
Noemi