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Autore: Sammy_    15/05/2012    2 recensioni
Mi guardai allo specchio e una ragazza dai lunghi capelli rossi e gli occhi azzurri mi rivolse un’espressione esasperata.
Quella ero proprio io, Rebecca, o meglio Bechy, Ippolito, ragazza diciassettenne di origini italiane, costretta a vivere con quella sotto specie di scimpanzé, meglio conosciuto con il nome di Harry Styles.
Mi sciacquai il viso con l’acqua gelida sperando di levarmi dalla testa l’espressione strafottente del mio odioso fratellastro.
Si può davvero arrivare a detestare una persona così tanto? La risposta è si.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Harry&Bechy'
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CAPITOLO 2:

Qualche giorno dopo mentre attraversavo il corridoio diretta in bagno vidi uscire dalla stanza di Harry la cameriera bionda del parco acquatico.
“Troia” pensai fissando la sua mini gonna quasi inesistente.
Lei invece mi sorrise amabilmente e senza proferire parola uscì da casa nostra.
Nel frattempo Harry aveva raggiunto il bagno e ci si era chiuso dentro proprio nel momento in cui stavo per entrarci io.
Furiosa cominciai a battere forte sulla porta con i pugni serrati.
-          Ehi brutto deficiente! Non hai visto che dovevo entrare prima io?
Nessuna risposta.
Sentii solo l’acqua della doccia scrosciare e poi la voce roca e profonda di Harry che cominciava a canticchiare.
Era bravo, dovevo ammetterlo, la musica era l’unica cosa in cui, a mio parere, ci capiva qualcosa.
Rimasi ad aspettare lì fuori per non so quanto tempo seduta a terra con la schiena poggiata alla parete accanto alla porta.
Harry uscì dal bagno e non appena mi vide scoppiò a ridere sguaiatamente.
-          Che stai facendo? Chiedi l’elemosina?
-          No idiota, stavo aspettando che tu finissi!
Harry non indossava niente a parte un minuscolo asciugamano bianco intorno alla vita. Per il resto era completamente nudo e bagnato.
I suoi riccioli gli ricadevano disordinatamente sulla fronte mentre una gocciolina d’acqua gli scendeva dal collo fino agli addominali scolpiti.
Circa un anno prima quando ci eravamo conosciuti per la prima volta Harry non era ancora così. Aveva un pancetta bella tonda e delle guanciotte da criceto.
Anche a quei tempi però le ragazze lo trovavano irresistibile, chissà perché …
-          Perché mi stai fissando? – la voce di Harry interruppe  i miei pensieri e solo allora mi resi contro che stavo tenendo lo sguardo fisso sui suoi pettorali.
Arrossii di colpo e alzai gli occhi verso il suo viso dove notai un sorriso vagamente compiaciuto.
Vederlo allegro o soddisfatto mi faceva venire i nervi, dovevo assolutamente mettergli addosso un po’ di malumore.
-          Ho visto che anche oggi ti sei dato da fare!
-          Tess è venuta qui solo per studiare – ribatté lui con aria di sfida.
-          Certo come no,tu  non studi neanche durante l’anno scolastico, figuriamoci se ti sforzi di farlo durante le vacanze estive.
-          Scusa ma cosa vuoi da me? Perché non ti fai gli affari tuoi?
-          Perché sono stufa di ritrovarmi le tue troiette in mezzo ai piedi! – urlai livida dalla rabbia – se proprio non riesci a tenere a bada i tuoi ormoni almeno vedi di andartene da qualche altra parte!
-          Non ci penso proprio, questa è anche casa mia!
-          Lo so, quanto vorrei che non lo fosse … - lo spinsi via ma lui mi blocco per le spalle.
-          Smettila di rompermi le palle, Bechy! – mi fece quasi paura e per allontanarlo gli diedi un bel  calcio nei testicoli senza neanche rendermene conto.
Lo vidi rotolare a terra ululando dal dolore e per un attimo mi senti quasi in colpa ma poi un senso di orgoglio mi pervase. Lo avevo colpito proprio nel suo punto debole. Okay, in realtà quello era il punto debole di tutti gli uomini ma considerando l’uso sproporzionato che ne faceva Harry con le varie Tess di turno, quella era proprio una grande soddisfazione.
-          Stronza! – il ricciolino si alzò di scatto e io mi chiusi in bagno prima che potesse raggiungermi.
Mi infilai sotto la doccia e cominciai a cantare anche io in modo da non sentire le sue urla:

“Harry è proprio un deficiente,
senza dubbio un gran demente,
lui fa sempre il bamboccione
ed è proprio un gran coglione,
si crede fico non so perché
è più ottuso di un bebè”.

Avevo inventato quella canzoncina solo due settimane dopo il nostro primo incontro e la cantavo sempre sapendo di scombussolare completamente il suo sistema nervoso.
Lui non si diede per vinto e continuò ad urlare dal corridoio finché non sentii la voce di Anne che lo sgridava.
Chiusi l’acqua, smisi di cantare e aguzzai le orecchie per ascoltare meglio.
-          Adesso basta Harry! – Anne sembrava davvero arrabbiata – non ti permetto di insultare Bechy in questo modo! Quando esce chiedile scusa!
Harry che si umiliava chiedendomi scusa davanti a sua madre? Non potevo perdermi quello spettacolo per nessuna ragione al mondo!
Uscii velocemente dalla doccia e dopo essermi avvolta un asciugamano intorno al corpo aprii la porta del bagno.
Anne era ancora lì nel pieno della sua ramanzina e quando mi vide lanciò un’occhiataccia a suo figlio, che nel frattempo si era infilato al volo una t-shirt bianca e dei jeans, per spingerlo a farsi avanti.
-          Scusa Bechy – Harry teneva lo sguardo basso e i pugni stretti, si vedeva che gli costava parecchio fare quello sforzo, probabilmente se non ci fosse stata sua madre in quel momento sarebbe stato anche capace di picchiarmi.
-          Accetto le tue scuse – risposi io sfoderando il mio sorriso più innocente – vedrai che da oggi in poi andremmo più d’accordo – il mio tono di voce era falsamente dolce e lo vidi irrigidirsi ancora di più.
Stavo facendo l’ipocrita ma non mi importava, era troppo divertente vederlo ribollire di rabbia!
Anne mi diede un bacio sulla fronte, poi abbracciò suo figlio.
-          Bravo il mio ometto, bisogna portare rispetto alle donne, ricordatelo sempre.
-          Oh Anne, credimi, Harry le rispetta eccome le donne …
La mia matrigna parve confusa.
-          Cosa intendi dire? – sia lei che Harry mi rivolsero uno sguardo interrogativo.
-          Intendo dire che il signorino Styles rispetta le donne a tal punto che se le porta tutte a letto senza fare distinzioni.
-          Cosa? – Anne spalancò i grandi occhi verdi spostando ripetutamente lo sguardo da me ad Harry.
-          Si, si – continuai io – la sua stanza ne ha viste delle belle!
-          Harry … - Anne non sapeva proprio cosa dire.
Il mio fratellastro invece non riuscì più a contenersi.
-          Questa me la paghi! – urlò puntandomi addosso un dito accusatore.
Detto questo cominciò a rincorrermi per tutta casa.
Io urlai spaventata e fuggii fuori in giardino.
Ero ancora mezza nuda e alla paura di essere menata da Harry si aggiunse quella di perdere l’asciugamano per strada e rimanere completamente nuda in mezzo alla strada.
Continuai a correre imperterrita uscendo dalla nostra proprietà e raggiungendo la strada.
Avevo i piedi scalzi e mi graffiai con un pezzo di vetro sull’asfalto.
Urlai di dolore ma non mi fermai neanche un attimo mentre Harry continuava ad inseguirmi.
Alla fine mi ritrovai in un vicolo cieco in fondo alla strada.
Ad Holmes Chapel, la minuscola cittadine inglese in cui vivevamo, non c’erano molto altri posti dove andare a rifuggiarsi.
-          Ti prego Harry, non picchiarmi!
-          Picchiarti! Ma per chi mi hai preso?
Il mio fratellastro mi aveva raggiunto con aria furente ma effettivamente non sembrava volesse mettermi le mani a dosso.
-          Non ti picchierei mai Bechy, volevo solo chiuderti a chiave nel capanno degli attrezzi in giardino!
-          Oh, ma che pensiero gentile – commentai sarcastica.
-          Ripensandoci forse sarebbe meglio picchiarti … - scattò verso di me all’improvviso facendomi urlare.
Automaticamente mi coprii il viso con le braccia pronta a ricevere una scarica di botte ma non accadde nulla, Harry stava ridendo come un pazzo.
-          Hahaha ci sei cascata! Avresti dovuto vedere la tua faccia!
-          Idiota! Adesso ti sistemò io! – alzai il pungo e feci un passo verso di lui ma in quell’istante sentii un bruciore insopportabile alla ferita che mi ero procurata sul piede a causa del pezzo di vetro.
-          Stai sanguinando – osservò Harry.
-          Ma dai? Non ti sfugge niente eh?
Lui ignorò il mio sarcasmo e prima che potessi ribellarmi mi prese in braccio come una principessa per riportarmi a casa.
Non era mai stato così gentile con me, evidentemente una parte di lui non poteva resistere davanti ad una giovane donzella in difficoltà.
Gli fui grata per l’aiuto ma non lo ammisi mai.
Io e lui litigavamo sempre, non potevamo essere amici. Mai.
  
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