To
live for two
Capitolo
IV: Al secondo posto.
Hermione aprì gli occhi velocemente,
abbassò la testa guardando il libro sulle sue ginocchia, si era
addormentata sulla poltrona, mentre leggeva. Riaprì il libro alla pagina a cui
era rimasta, ma lesse la prima riga e si accorse dell'immensa poca voglia che
aveva di leggere, posò l'oggetto sul mobile davanti a lei e si alzò,
dirigendosi in cucina. Trovò Harry preso nel tentativo di girare la frittata,
Hermione gli andò vicino, gli prese la forchetta e lo fece al posto suo.
- Scusa, ma oggi sono un po' fuso, cioè, non mi sento particolarmente bene -
disse Harry guardando la mano di Hermione girare il liquido arancione
intenso.
- Vai a riposarti. Come mai stavi cucinando tu? - chiese Hermione staccando un
attimo gli occhi dalla frittata per guardare il marito.
- Perché non volevo svegliarti - disse Harry dandole un bacino sulla guancia.
- Beh... allora grazie, però, davvero, riposati, sei pallido - smise di girare
il liquido e posò una mano sulla fronte dell'uomo, che sussultò al tocco
freddo delle dita di Hermione.
- Non sei caldo, devi essere molto stanco. Effettivamente ieri non ti ho visto
entrare nel letto, quando sei andato a dormire? E soprattutto, doveri? Non sei
tornato da lavoro, ero molto preoccupata! - Hermione inarcò le sopracciglia,
segno di irritazione, Harry lo sapeva meglio di chiunque altro.
- Oh... avevo molto da fare, volevo provare ad approfondire meglio il caso di
Bart Jefferson - disse Harry, rosso in viso.
- Perché arrossisci? - gli chiese Hermione torva.
- Eh? - Harry si voltò - Vado a riposarmi, ok? - e uscì dalla stanza,
lasciando Hermione alla frittata. Lei sbuffò e tornò a girarla.
*
- Ehi? E' tutto oggi che pensi! - urlò
Ginny, voltandosi verso Harry, che aveva lo sguardo perso nel vuoto.
- Ah, sì, scusami tanto - rispose Harry, riprendendo a fissare il
documento.
- Ecco, qui ci sono tutti i dati di B. Jefferson, contento ora? - disse Ginny
segnando con il dito la parola: "nome:".
- Oh sì, moltissimo - il ragazzo alzò gli occhi per guardare in viso
l'amica - Grazie infinite, ieri non sono riuscito a completare le ricerche -.
- Non ti preoccupare - rispose Ginny toccandosi i capelli.
- Io dovevo scappare, era tardi, e Hermione mi avrebbe frantumato. Grazie a Dio
dormiva - disse Harry alzando gli occhi al cielo, rassicurato.
- Un giro in biblioteca non mi ha ucciso, Harry - rispose Ginny preparandosi a
uscire dall'ufficio del ragazzo.
- Sì, grazie - disse Harry, ma Ginny gli rispose alzando la mano, come per
dire: non fa nulla.
Harry si
mise la mano fra i capelli, cosa gli prendeva? Si sentiva sempre esausto,
guardò l'orologio, le 7.30, forse poteva concedersi di andare a casa, o forse
era meglio restare ad approfondire il caso di Jefferson? Non lo sapeva, no,
avrebbe voluto tanto tornare a casa per stare un po' con Hermione e con il suo
futuro fringuello, ovvero, suo figlio, però... era un po' presto, il ministro
si sarebbe arrabbiato seriamente, uno dei suoi migliori auror che fugge dal
lavoro?! Inaccettabile.
Sbuffò e torno a fissare i documenti, scorrendo gli occhi sulla scrittura
elegante e ondulata di Ginny.
Le ore passarono, e quando aprì gli
occhi, Harry si accorse di essersi addormentato sui documenti, guardò
l'orologio. Erano le 10.30, ma quanto aveva dormito? Per ben due ore e mezza,
possibile che nessuno lo aveva svegliato? E poi, Ginny aveva detto che sarebbe
passata da lui per ritirare i documenti, che servivano anche a lei.
Harry si alzò, voleva andare allo studio di Ginny, per chiederle di lasciargli
i documenti ancora per un po'. Uscì dal suo ufficio. Arrivò all'ultima stanza
in fondo al lungo corridoio.
'G.Weasley'
La placca color oro con la scritta nera
splendeva sulla porta. Dalla stanza si sentivano delle voci, con chi stava
parlando? Chi altro auror era rimasto fino a quest'ora? Harry senza pensarci due
volte appoggiò l'orecchio alla porta.
- Ginny - la voce di un uomo echeggiò nella stanza.
- sssh! - fece Ginny forte e chiaro. Di chi era la voce maschile? Chi era con
lei nella stanza?
- Io non so... forse stiamo sbagliando... cosa racconterò a Luna al mio
ritorno? - chiese di nuovo quella voce di uomo.
- Tanto Lunatica Lovegood crede a tutto - disse Ginny speranzosa.
- Non è affatto così, è molto testarda - disse il ragazzo.
Harry appoggiò ancora di più l'orecchio alla porta, Luna? Cosa c'entrava Luna?
Neville! Ecco la risposta, lì dentro c'era Neville, il marito di Luna
Lovegood.
- Siamo sicuri che non si accorgerà di nulla? - chiese Neville.
- Chi? - chiese Ginny, e Harry sentì qualcosa di pesante cadere sulla
scrivania.
- Come chi? Luna! - disse Neville, leggermente irritato.
- No... figurati... - la sedia si spostò e andò a sbattere contro l'armadio -
Come potrebbe? Dai, stai calmo - disse lei ridacchiando.
Harry non resistette, appoggiò l'occhio al buco della serratura, voleva
scoprire che stavano facendo!
La scena lo traumatizzò non poco, Ginny era sdraiata sulla scrivania, mentre
stringeva Neville a lei, che le toccava i capelli rossi. Quando vide le labbra
di Ginny toccare quelle di Neville, e la sua camicetta aprirsi velocemente non
resistette, aprì la porta.
- Che state facendo?! - urlò. Neville si tirò su di scatto, Ginny si voltò,
quando vide Harry spalancò gli occhi, si richiuse la camicetta e si alzò.
- N-niente... - rispose Neville tremante.
- Che stavate facendo?! - ripete Harry irritato.
- Quello, Harry - rispose Ginny con le braccia conserte.
Harry non fu sorpreso da quella risposta, lo sapeva.
- Neville - disse dirigendosi verso l'amico - Non hai pensato a Luna? - chiese a
testa bassa.
- Io... ci ho pensato, però... - si interrupe rosso in viso.
- Non hai resistito al fascino di Ginny - concluse Harry, guardandola.
- E allora? Che c'è di male nell'amarsi? - chiese Ginny leggermente arrabbiata.
Harry si avvicino e senza timore le tirò un ceffone - C'è di male che tu non
lo ami, Ginny - rispose Harry irritato.
- Io... - disse Ginny rossa.
- Hai sempre avuto una forte passione per queste cose, anche con ragazzi che non
ti interessavano - disse Harry.
- Ma che stai dicendo?! Io amo Neville! - urlò la ragazza, sempre più rossa.
- Harry, basta così, non capiterà più, io vado a casa, Luna sarà preoccupata
- disse Neville con una mano nei capelli, poi uscì per dirigersi al suo
ufficio.
Nella stanza calò il silenzio, un'aria imbarazzata girava dentro l'ufficio, fu
Ginny la prima a parlare, con la voce tremante.
- Cosa vuoi? - disse fredda.
- Niente, mi chiedevo che fine avessi fatto, e volevo chiederti di lasciarmi i
documenti per ancora un po' - chiese Harry mettendo una mano sulla scrivania
laccata della ragazza.
- Ok, prendili, ma domani mi servono - disse lei.
- Vorrà dire che anche stanotte dormirò poco - disse il ragazzo.
- No, allora tienili ancora domani, dopodomani me li darai - la voce si faceva
ancora più tremante, mentre lei tirava su col naso. Harry le andò vicino,
sorridendo un po'.
- Dai, non importa - disse lui rassicurandola accarezzandole la spalla.
- Invece importa! Ho fatto una stupidaggine, faccio sempre stupidaggini! Ma è
come se non me ne rendessi conto, prima che capisca cosa sto facendo ci vuole un
po'. Non so perché - disse lei sentendo scendere una lacrimuccia.
- Adesso basta, ok? Io devo tornare da Hermione, e tu a casa tua, hai bisogno di
riposarti, non è successo nulla, va bene? - disse Harry alzandosi e
guardandola, lei si asciugò gli occhi e si alzò.
*
- Sei di nuovo tornato tardi - disse
Hermione guardando Harry entrare in camera.
- Scusa, mi sono addormentato per due ore e mezza su un documento - disse Harry
rosso, Hermione sorrise dolcemente.
- Hai bisogno di riposarti, domani vado dal medico per nostra/o figlia/o, ti va
di venire con me? - chiese Hermione guardandolo mentre si toglieva la maglia per
mettersi quella del pigiama.
- Oh... domani non posso, devo assolutamente studiare bene un documento
prestatomi da Ginny, scusami, facciamo così, io ti accompagno, e poi ti vengo a
prendere, d'accordo? - Harry aveva un'espressione molto dispiaciuta, ma
purtroppo quello che era lavoro era lavoro.
Hermione sbuffò, ma annuì, e si appoggiò al petto del marito, quando lui si
fu messo comodo sotto le coperte, in cerca di un abbraccio, che trovò qualche
istante dopo. Le larghe spalle di Harry la facevano sentire protetta da ogni
pericolo, sapeva che tra quelle spalle era al sicuro, e ciò la faceva stare
davvero bene.
*
Harry si alzò di colpo al suono della
sveglia, che Hermione spense con la mano, svogliatamente, lui si alzò e corse
in bagno più veloce che poteva, Hermione infilò le pantofole e sbadigliando si
diresse in cucina. Quella mattina Harry faceva tutto più velocemente del
comune, e la ragazza più lentamente del solito.
Quando Harry si presentò in cucina, già vestito, Hermione lo guardò
perplessa: - Si può sapere che hai? Perché hai tutta 'sta fretta? - chiese
sorseggiando il suo the.
- Ti accompagno dal medico, ma io alle 8.00 devo essere a lavoro! - disse lui
mettendo in bocca un biscotto.
- Ma l'appuntamento è alle 9.30 - disse Hermione confusa.
Harry alzò un sopracciglio, mentre la guancia destra si gonfiava a causa della
lingua che tentava di togliere un cereale dal dente. - Allora andrai un po' in
anticipo -
- Un po'... Harry! E' un'ora prima! - disse Hermione alzando la mano per
indicare l'orologio.
- Allora... allora facciamo un giro e poi andiamo - disse lui rassegnato, non
gli andava di uscire da lavoro per andarla a prendere, era una delle cose che
più odiava, interrompere delle indagini era la cosa che più detestava, quando
iniziava una cosa doveva portarla a termine.
- Eh? Ma tu non devi essere a lavoro alle 8.00? - disse lei agitando un biscotto
in aria e imitandolo.
- Beh... vorrà dire che arriverò un po' in ritardo, per lui questo e altro -
disse guardando la pancia della moglie.
- O lei - disse Hermione sorridendo e intingendo un altro biscotto.
- O lei - annuì Harry con gli occhi al cielo.
Hermione si alzò per andarsi a preparare, Harry prese il suo specchietto e
pronunciò il nome: 'Ginny'. Sullo schermino apparve una ragazza dai capelli
rossi e le lentiggini cosparse sul viso.
- Che c'è? - chiese un po' nervosa.
- Scusa, disturbo? - chiese Harry, guardandola mentre si infilava in bocca un
croissant.
- No, non c'è problema, stavo facendo colazione - disse lei.
- Vedo... senti, oggi vengo verso le dieci, mi spiace molto, ma devo
accompagnare Hermione dal medico alle 9.30 - disse lui mettendosi una mano fra i
capelli.
- E non puoi uscire per andarla a prendere? - chiese lei con un
sopracciglio alzato.
- Beh... non mi piace per niente farlo - disse lui guardandosi i piedi.
- Va beh... ma perché hai chiamato me? - chiese lei perplessa.
- Volevo dirti che... beh... inizierò dopo a consultare i tuoi documenti -
rispose lui.
- Oh beh, non importa - disse la ragazza sorridendo - ci vediamo alle
10.00, allora -
- Alle 10.00 - confermò lui, prima di attaccare la chiamata.
- Dai su, se proprio vuoi accompagnarmi
devi darti una mossa, senti, dove vuoi di andare? Io andrei a... comprare
un libro di nomi - disse Hermione abbottonando il suo cappotto di camoscio
marroncino.
- Eh? Non pensi sia un po' presto, io aspetterei almeno fino a metà del sesto
mese! - disse lui prendendo dalla poltrona il suo giubbotto di pelle nero, di
solito collocato, per la felicità di Hermione, su quella poltrona.
- E' una cosa lunga, scegliere il nome - rispose Hermione veemente.
- Sì, ma 'Mione, non sei nemmeno a metà del secondo mese, corri troppo,
secondo me - disse Harry andando ad abbracciarla dolcemente per poi darle un
bacino sulla punta naso.
- Oh dai, cosa vuoi fare, allora? Prima, che ora si è fatta? - chiese Hermione
cercando di sporgersi in punta di piedi oltre la spalla dell'uomo.
- Le 8.17 - disse Harry lasciando Hermione, che prese la borsa.
- Consiglio di andare a guardare qualche lettino e addobbi per la cameretta del
futuro Potter - disse Hermione facendo l'occhiolino al marito mentre usciva di
casa.
- Corri troppo - disse Harry ridacchiando ancora.
- Oh uffa! - strepitò Hermione innervosita, che non amava essere contraddetta.
- Ok, andiamo - rispose Harry salendo in macchina e facendola decollare nel
cielo.
*
- Uffa... - sbuffò Harry guardando
velocemente ogni documento - Perché cavolo devo stare rinchiuso qui dentro?
Fuori c'è così tanta vita, il sole splende, e io sono qui a studiare uno
stupidissimo caso! - disse alzandosi per andare verso il contenitore di acqua.
Qualcuno bussò alla porta.
- Avanti... - disse lui contro voglia.
- Permesso - la voce di una donna lo fece sussultare, Ginevra Weasley era
entrata nel suo studio, con in mano un agendina e una penna a scatto.
- Ciao, Ginny, che c'è? - chiese Harry guardandola, aveva un'aria molto
concentrata a decorare di ghirigori e cuoricini un foglietto.
- Volevo chiederti se 'sta sera c'eri per una festa a casa mia, sarà divertente
- disse lei facendo l'occhiolino.
- A che ora? - chiese lui, pensieroso.
- Oh... so che non vuoi farti uccidere da Hermione, quindi ho pensato bene di
farla dalle 6.00 alle 9.40 - disse raggiante.
- Ma a quell'ora noi lavoriamo - disse Harry alzando un sopracciglio confuso.
- Non ti sei reso conto che finisce quando noi dovremmo uscire da lavoro?
- Harry annuì, restando confuso - Ebbene usciamo senza farci vedere e poi tu
torni a casa come se nulla fosse successo, non è un grande piano? - chiese
Ginny saltellando.
- Ma se il ministro ci scopre... - cercò di obbiettare Harry, nonostante
l'immensa voglia di uscire quasi adesso, visto che erano le 5.20, e alle 5.30
sarebbe andato a prendere Hermione.
- Oh Dio! Harry! Se non provi mai a infrangere le regole che gusto c'è? -
chiese Ginny spazientita.
- Io non infrango le regole? Ad Hogwarts...! - cercò di dire Harry, ma fu
bloccato dalla voce squillante di Ginny - Non ricominciare con Hogwarts, da
quanto è un ricordo lontano? - chiese Ginny ancora più spazientita, per poi
aggiungere: - Allora, dammi una risposta, vieni o no? -.
- Chi viene? - chiese Harry grattandosi la fronte.
- Per prima sono passata da... da Neville - Ginny tentò di tenere il tono più
normale che poteva.
- Non è successo niente, ricorda - disse Harry rassicurandola.
- Neville, - ripete la ragazza - Luna, Ron, Fred, George, Angelina, e forse tu
-.
- Hai già chiamato tutti? Mancavo solo io? - chiese Harry tranquillo.
- Sì, ma vieni oppure no? Muoviti, però, altrimenti faccio le radici -
gracchiò Ginny, severa. Harry ci pensò ancora un attimo, poi annuì.
- Vengo, vengo - disse il ragazzo. Ginny fece qualche salto contenta, poi saluto
e uscì dall'ufficio.
Harry si voltò a guardare l'ora, 5.50. Sbarrò gli occhi, si alzò e corse
fuori dallo studio, correndo verso l'uscita per andare alla macchina.
Arrivato trovò un'Hermione furibonda, che entrò nella macchina sbiascicando un
'ciao' freddo.
- Scusami - disse Harry preoccupato.
- Sei sempre in ritardo, quando si tratta di me, possibile che non riesci mai a
raggiungere tua moglie a un'ora decente? - chiese lei offesa.
- Dai su, è solo di qualche minuto - rispose lui esausto della solita
ramanzina.
- Qualche minuto?! Ma se è praticamente mezz'ora!! - urlò furibonda Hermione.
- Ginny è entrata nel mio studio e mi ha trattenuto! - disse lui in difesa.
- Ora te la spassi con Ginny?! - chiese Hermione che stava pian piano diventando
rossa.
- NO! Cos'hai capito? - disse ridacchiando - oggi alle 6.00 fino alle 9.40 c'è
una festa da lei -
- Io non posso venire - disse Hermione guardando dal finestrino.
- Perché? - chiese il marito.
- Non ho voglia, credo sia meglio riposarsi un po' - disse traquilla.
- Che ha detto del bambino? - chiese Harry.
- Ancora non si può capire bene il sesso, anzi, non si è proprio capito, ma
nascerà verso metà d'aprile, nell'arco dal nove al dodici - disse lei con un
leggere sorrisino.
- Beh... non vedo l'ora - rispose Harry contento.
*
- Harry! - Ginny aprì maggiormente la
porta per farlo entrare.
- Wao, non sembra neanche più casa tua - disse Harry guardandosi intorno.
- Vero? - chiese Ginny entusiasta.
La casa era addobbata di grandi festoni con scritto: BurroBirra Party!;
ghirlande colorate ornavano ogni angolo della casa, senza lasciare spazio per la
tappezzeria verdognolo della parete di Ginny. In centro alla sala c'erano tre
tavoli con sopra, fino all'angolo, bicchieri e bottiglie piene di Burro Birra.
- Harry! - Ron si appoggiò alla spalla dell'amico, porgendogli una bottiglia di
Burro Birra, che Harry accettò, la aprì e ne bevve un sorso.
- Ehi! Chi si rivede! - Angelina avanzò verso Harry, stringendogli la mano.
- Angelina! - disse Harry contento.
- Scommetto che Harry non riesce a bere più di tre bottiglie di Burro Birra
senza scoppiare - annunciò Fred entusiasta.
- Sì, facciamo una cosa, noi contro Harry, allora, che ne dite? - chiese George
dando un cinque al fratello, mentre tutti esultavano entusiasmati.
- Io... in che senso? - chiese Harry un po' intimorito.
- Devi bere dieci bottiglie di Burro Birra senza fermarti, chi ci riesce
prima... avrà l'onore di essere campione mondiale di Burro Birre - disse Fred.
- Io... non lo so, meglio di no - rispose Harry perplesso.
- Cosa?! Pappamola! Non hai il coraggio di sgolare qualche bottiglia di Burro
Birra! - ansimò George. I gemelli erano, a quanto pareva, già ubriachi, e bere
altre dieci bottiglie non sarebbe servito a molto.
- Io?! IO NON SONO UN PAPPAMOLA! - urlò Harry con il fumo che usciva dalle
orecchie, prese una bottiglia, la stappò e disse ai fratelli, porgendola verso
di loro: - Alla salute! - Poi, quanto fosse "alla salute"... questo è
un mistero.
- uno! - disse Harry prendendo un tovagliolo per asciugarsi le labbra.
- due! - shiamo in vantassho! - dissero all'unisono i fratelli.
- Ma voi ne avete bevuta una a testa! - disse Harry infastidito.
- Infasshi tu ne devi bere venshi - disse George tenendosi alla spalla del
fratello.
- Venti?! - ripete Harry sbalordito.
- Venshi - confermò Fred.
- E sia! - Harry prese a bere come un ossesso, mentre gli altri invitati
esultavano contenti a ogni bottiglia finita. Dopo una mezz'ora Harry aveva
bevuto diciotto bottiglie, i fratelli sedici.
- Tempo scaduto! - annunciò Ron ridacchiando.
- Shempo...? Ho vinsho, allora? - chiese Harry barcollando qua e là.
- Esatto! Abbiamo il nostro campione mondiale di Burro Birra! - disse Ginny
tirando su il braccio di Harry.
- Qui allora, - disse Harry tenendosi al tavolo e la mano con l'indice alzato -
shi vuole una feshta, un ballo! - disse, salì sul tavolo, e senza esitare
cominciò a ballare. Ginny scoppiò a ridere, Neville e Luna anche, Ron invece
andò verso Harry, cercando di convincerlo a scendere di lì e a smettere di
fare il deficiente.
- Non she ne parla proprio, io mi shto divertendo! - disse Harry senza fermarsi
e continuando a fare le sue piroette.
- Vedrai come ti divertirai quando Hermione ti vedrà tornare a casa ubriaco
fradicio - disse Ron veemente.
- Chi she ne frega, è una feshta, no? - Harry mise le mani sulla cintura, la
tolse.
- No, Harry, non farlo! - disse Ron tirandolo per una gamba.
- Inveshe lo fassho! E anche volentieri! Pronti, Ragasshi? - chiese mettendo le
dita sui bottoni della camicia bianca. Un "sì" scoppiò nella stanza,
mentre Harry si toglieva la camicia, rimanendo a petto nudo.
- HARRY! PORCA MISERIA! - urlò Ron, ma fu interrotto da Ginny che lo costrinse
a bere due bottiglie di Burro Birra, anche Ron andò fuori di melone.
- Adessho la parte di fuoco, amishi - disse Harry barcollando sul tavolo -
Guardate tutti - disse mentre si sfilava i pantaloni, rimanendo in dei boxer
neri. Fischi entusiasti uscirono dalle bocche degli spettatori. Mentre Ginny,
Fred e George urlavano: - Via mutande! Via mutande! -
- Che cosha? Le mutanshe? - Harry pensò un attimo, ma il cervello era
praticamente affogato nella Burro Birra.
- Bene, she lo deshiderate... shia! - ma Ron, ancora in parte lucido, lo fermò
prima che l'elastico dei boxer scivolasse sulle gambe, trascinandolo in un'altra
stanza.
- Ora ti rivesti! - gli urlò arrabbiato.
- Che cosha? - chiese Harry, facendo la tigre a Ginny.
- Rivestiti! - ordinò Ron.
- Pershé? - chiese Harry perplesso.
- Ri-ve-sti-ti! - ordinò ancora.
Harry sbuffò rumorosamente e afferrò i pantaloni lasciati nell'altra stanza,
l'infilò e poi abbottonò la camicia.
- ok, ora è meglio se ti accompagno a casa - disse Ron.
- Cosha?! Io non voglio! - disse Harry.
- Mi sa che è meglio, anzi, prima dormi un po', sono solo le 8.30, hai un po'
di tempo, almeno per non tornare da tua moglie ubriaco - disse Ron guardandolo
male.
- Ma...? Oshey - disse Harry rassegnato, per poi buttarsi sul divano della
stanza da cui prima era uscito.
Le ore passarono, le 9.30 arrivarono in fretta, più in fretta del previsto e ci volle ancora due ore prima di far tornare Harry del tutto lucido.
- Cosa... cosa è successo? - chiese
massaggiandosi la testa dolorante.
- Ti sei ubriacato e spogliato - rispose Ron, esitante.
- Eh?! Spogliato fino a che punto? - chiese Harry diventando rosso.
- Le mutande le hai tenute per merito mio, deficiente! - lo rimproverò Ron, era
strano sentirsi fare la predica da lui. Harry sbuffò.
- Che ora è? - chiese il ragazzo.
- Le 24.15 - rispose Ron alzando le spalle.
- CHE?! MA IO DOVEVO ESSERE A CASA ALLE 9.40! HERMIONE MI UCCIDERA'!, ME LO
SENTO! - Harry prese la giacca e uscì più veloce che poteva dalla casa di
Ginny, lasciando sia lei che lui confusi.
*
- Alla buon ora - annunciò Hermione,
seduta sul divano alla vista di Harry, era chiaramente arrabbiata.
- Scusa, mi sono addormentato - disse lui nervoso.
- Non puoi addormentarti a una festa, troppo fracasso - disse lei offesa.
- Ma... senti, mi dispiace, adesso andiamo a letto, sono stanco, e ho mal di
testa - disse lui andando verso il corridoio che portava alle camere.
- Ah no, io non vengo - disse Hermione con gli occhi visibilmente lucidi.
- Eh? Dai su, credimi mi dispiace - disse lui implorando la moglie.
- Io credevo che quando saresti tornato avremmo festeggiato il mio compleanno, e
invece torni scarmigliato peggio del solito, con la camicia abbottonata male, e
un menefreghismo enorme - disse lei, facendo diventare gli occhi ancora più
lucidi.
- Oddio! Il tuo compleanno! Scusa! Me ne ero dimenticato! - disse Harry con una
mano tra i capelli.
- Dimenticato?! - urlò Hermione, lasciando cadere una lacrima - Dimenticato del
compleanno di tua moglie?! Perché in questi giorni mi trascuri continuamente?
Da quando il lavoro viene prima di me? Prima io ero tutto, e avresti fatto ogni
cosa, per starmi accanto, ORA PER UNO STUPIDO CASO, SU CUI PUOI LAVORARE TUTTI I
GIORNI, ARRIVI A DIMENTICARE CHE OGGI E' IL DICIANNOVE SETTEMBRE?! CHE OGGI E'
IL MIO COMPLEANNO?! - urlò la ragazza, ansimando tra i singhiozzi, tra le
lacrime che scendevano veloci, il viso rosso e lucido. Harry non sapeva che
dire, lasciò a malincuore parlare la moglie.
- NON CREDERE DI SCAMPARLA COSì! SIGNOR HARRY POTTER! IO ME NE VADO, QUANDO
CAPIRAI, COSA SIGNIFICA QUESTO PER ME ALLORA POTRAI VENIRE DA ME A CHIEDERMI
PERDONO, MA RICORDA CHE QUESTA E' LA COSA PIU' BRUTTA CHE TU MI HAI MAI FATTO!
NON E' POSSIBILE CHE TU TE NE SCORDI IL COMPLEANNO DI TUA MOGLIE! TE NE SEI
SEMPRE RICORDATO! MA CHE TI PRENDE! CAVOLO, CHE TI PRENDE?! PERCHE' ORA SONO AL
SECONDO POSTO, SOTTO IL LAVORO E SOTTO LE FESTE TRA AMICI?! - Così detto
sbatté la porta e uscì di casa, con un enorme valigia, che aveva probabilmente
preparato prima, e messa vicino alla poltrona. Harry sentì un tuffo al cuore,
come avrebbe fatto ora a vivere senza di lei? Perché se n'era dimenticato?!
Perché l'aveva trascurata? Perché era questo quello che aveva fatto.
Note dell'autrice:
In questo capitolo
ho messo tutto il mio impegno, scusate per l'enorme ritardo, ma credo sia valsa
la pena di aspettare, perché questo capitolo credo mi sia uscito davvero bene.
^//^ Tra l'altro è anche molto lungo.
Bye bye. Dikar.
Risposte a voi, oh recensori:
emma: Sono contenta ti sia piaciuta. Anche a me è piaciuta (scusa la ripetizione, ma non sapevo che altro termine mettere. ^^) la giustificazione del lavoro di Hermione, credo che mi sia venuta bene, se ti è piaciuto anche questo capitolo, e ne hai voglia commenta. ^^
hermione_granger_es: Sì, i caratteri sono cambiati, e in questo capitolo ancora di più, credo. =,=''' Non lo faccio apposta, però. Il sesso del nasciturno? Oh beh, guarda, possono essere gemelli di ogni tipo, può essere una femmina, può essere un maschio... solo perché Hermione vuole una femminuccia... beh... questo non vuol dire! ^_^ Pignola, eh? xD
Evil_Angel: Sono contenta ti sia piaciuta, ohibò, aggiorna presto... non è andata proprio così, eh? xDD