Nota dell’Autrice
Ho tratto l’ispirazione dall’avvincente storia d’amore nata dalla formidabile penna di Stephenie Mayer tentando di continuare a mio modo l’intreccio tra Bella ed Edward.
Il romanzo mi ha talmente affascinato che l’ho letto tutto d’un fiato finendolo praticamente troppo presto per i miei gusti. Vorrei riuscire a ricreare quell’atmosfera magica e speciale che il romanzo ha saputo suscitare specialmente nelle descrizioni dei personaggi e delle ambientazioni.
Vorrei, ad ogni modo, ringraziare coloro che vorranno leggere i miei capitoli e lasciarmi un commento, buono o cattivo che sia, dato che fondamentalmente penso che le critiche fortifichino e possano rendere un lavoro ancor più buono di quanto non lo fosse già.
Spero che la storia possa continuare ancora a lungo e che i miei impegni universitari non mi rubino il tempo che dedico alla scrittura.. Grazie! ^___^ gothika.
Prologo - Don’t you
cry tonight.
Non sapevo dire per quanto tempo restammo in quella posizione.
Stare accanto in lui, avvertire le sue labbra gelide sfiorarmi il collo, mi faceva sentire parte di quella statua surreale. Così, fermi su quella panchina, investiti dai pallidi raggi della luna.
Come personaggi di tempi ormai passati, scolpiti dalle mani abili di un maestro della scultura, eterei e candidi come marmo. Immobili, insondabili. Persi, sospesi nel tempo.
Quel contatto mi faceva il solletico lievemente, eppure non riuscivo a muovere nemmeno un singolo muscolo, non un fremito, un gemito sfuggito dalla mia bocca socchiusa.
Il suo respiro pareva anomalo, diverso, quasi come se lo stesse trattenendo, come se si fosse dimenticato di respirare.
D’un tratto lo sentii sospirare, spostare il volto angelico portando il mento dietro alla mia spalla, quasi volesse celarsi a ridosso del sipario fornito dai miei capelli, per non farsi guardare, per non farmi constatare con la mia vista vigile il suo più acre tormento.
Ma, non fu abbastanza per impedirmi di scorgerlo con la coda dell’occhio. Squadrai la sua espressione e non fui affatto preparata a quello che mi fu mostrato: fu un tuffo al cuore.
Edward era bellissimo. La pelle diafana ancora più liscia, accarezzata dolcemente dalla luna opalescente, i capelli che in sottilissimi fili gli incorniciavano il visto perfetto, le iridi bionde impenetrabili, invalicabili, velate da uno strato di malinconia. Stava soffrendo.
Avrei voluto chiamarlo per nome, rompere il silenzio che ci stava avvolgendo, ma neppure un filo di voce sembrava aver quel poco ardimento per varcare le soglie della mia bocca.
Volevo che tornasse a sorridere, che si animasse nuovamente, che smettesse di sembrare così pallidamente inerme.
Cercai allora di muovermi, in qualche modo, poiché presagivo che un mio qualsiasi movimento avrebbe distrutto quella statica atmosfera. Lui, accorto predatore, per sua indole non si sarebbe mai lasciato sfuggire neanche la più piccola vibrazione. Specialmente se questa veniva da me.
Tuttavia, fu proprio lui a risvegliare entrambi, con una voce apatica e stanca.
“E’ più difficile di quanto pensassi, sai Bella?” era poco più di un sospiro
Puntai i miei occhi nei suoi e mi sentii vacillare. La cosa che più mi sgomentava era il tono della sua voce, la sua espressione vacua. Intuii che non si sarebbe fermato, che avrebbe continuato quel suo soliloquio che ormai non volevo neppure più sentire, lasciando a me la parte della spettatrice.
La musica provenente dalla grande palestra della scuola era cambiata.
Alla canzone allegra e briosa di una famosa cantante pop, s’era alternata, dopo un lungo minuto di silenzio, una ballata rock dal suono duro ma, al contempo, triste ed accorato.
Restammo entrambi in silenzio, ascoltando quelle prime parole amare, ricolme di significato.
Sentendo la voce graffiante e roca del cantante e le note delle chitarre.
Dopo pochi secondi Edward mi rivolse un sorriso tenero, dolce.
Mi prese tra le dita fredde la mia mano tiepida e provai un brivido non appena queste la toccarono.
Non togliendomi gli occhi di dosso, mi chiese pacatamente
“Me lo concedi questo ballo? So che non ti piace, ma mi piacerebbe ballare con te…ora..”
Più che un invito, una domanda cortese, sembrava una richiesta perentoria.
Talk to me softly
There is something in your eyes
Don't hang your head in sorrow
And please don't cry
I know how you feel inside I've
I've been there before
Somethin is changin' inside
you
And don't you know
Quell’appassionata canzone
sembra star parlando proprio di noi due.
Con i miei piedi sopra a quelli di Edward, ballavamo allacciati in un abbraccio
incomprensibilmente pieno di calore. Il suo profumo mi solleticava le narici.
Aveva sempre saputo di buono, di
quell’odore soltanto suo. Mi sentivo cedere le ginocchia.
Sarà stata la canzone,
saranno state le parole che ci eravamo detti poco
prima, eppure non riuscivo ad essere calma e tranquilla. Non capivo
l’atteggiamento che stava ostentando, tutta quella tristezza.
Avevo voglia di piangere. Nascosi
il viso nella giacca del suo smoking imponendomi di non versare nemmeno una
lacrima e non lasciar scappare neanche un singhiozzo.
Don't
you cry tonight
I still love you baby
Don't you cry tonight
Don't you cry tonight
There's a heaven above you baby
And don't you cry tonight
Give me a whisper
And give me a sign
Give me a kiss before you
tell me goodbye
Don't you take it so hard now
And please don't take it so bad
I'll still be thinkin' of you
And the times we had...baby
Ogni parola di quel testo era una
sferzata crudele al cuore.
Sentivo la presa di Edward sulla mia vita farsi sempre più forte.
Lo sentivo respirare il mio
profumo a pieni polmoni, poggiare le labbra sulla mia testa, nascondere gli
occhi tra i miei capelli. Non c’erano dubbi, qualcosa non stava andando
come doveva.
Una dopo l’altra le lacrime
cominciarono a scivolarmi lungo le guance magistralmente rosate dal trucco. Sottilissimi
tremiti mi scuotevano le spalle. Avevo perso contro me
stessa: stavo piangendo.
And
don't you cry tonight
Don't you cry tonight
Don't you cry tonight
There's a heaven above you baby
And don't you cry tonight
Se ne accorse
immediatamente. Mosse la mano libera per farmi sollevare il capo.
Aveva un delicato sorriso sulle
labbra squisite, ciononostante, quando i nostri sguardi si incrociarono,
intravidi ancora una volta una fitta di dolore nei suoi occhi.
“Non piangere, Bella. Non
stasera. Lo dice anche la canzone…lo sta dicendo per tutti
e due.”
Non sapevo dire perché,
eppure mi venne un certo sospetto. Sapevo che Edward era un appassionato di
musica; conosceva praticamente ogni canzone, ogni
gruppo, ogni genere.
Doveva essere stata opera sua:
aveva fatto mettere lui quella canzone al ballo. Ne ero
più che certa!
Quale più adatta canzone per un addio indesiderato?
Il mio sguardo tradiva le mie confuse
supposizioni, ma, per quanto contorte, ne ero
convinta.
Doveva aver capito perché,
togliendomi le ultime lacrime dagli occhi, emise una risatina che forse voleva
essere divertita, ma suonò, invece, piuttosto strozzata nella sua gola
bellissima.
“E’ andata
così.” disse semplicemente, con calma,
continuando a sorridere e a ballare.
And please remember that I never lied
And please remember
how I felt inside now honey
You gotta make it your own way
But you'll be alright now sugar
You'll feel better tomorrow
Come the morning light now baby
Avrei voluto replicare,
arrabbiarmi, fargli capire che non volevo che lo facesse, che mi lasciasse
sola. No, non volevo. Non poteva. Sentii il suo indice premere contro le mie
labbra.
Mormorò allora dolcemente
al mio orecchio
“Sshh…non devi dire
niente. Ascolta. Sai bene anche tu che non posso tenerti con me per sempre: tu
hai una vita bellissima davanti, hai una famiglia che ti adora. Ci sono
tantissime cose che devi fare, non voglio privarti di
niente, te l’ho già detto. Voglio che la tua vita sia come deve
essere, meravigliosa e unica. Ti amo Bella, in una maniera speciale, tuttavia,
non posso farti questo.”
I suoi occhi era
diventati quasi argentei sotto il pallore della luna. Liquidi come il mercurio.
Sembrava stesse soffocando dentro di lui la voglia di piangere.
“Non devi soffrire, adesso.
Non devi piangere. Dimenticherai presto e la tua vita avrà di nuovo
calore. Non chiedermi niente, io non posso offrirti nient’altro che la
mia vita immortale, la mia natura oscura, il mio essere completamente diverso
da te e… non è quello che meriti.”
And don't you cry tonight
And don't you cry tonight
And don't you cry tonight
There's a heaven above you
baby
And don't you cry
Don't you ever cry
Don't you cry tonight
Baby maybe someday
Don't you cry
Don't you ever cry
Don't you cry
Tonight
“Promettimi che non
piangerai, Bella. Devi giurarmelo. Vivi la tua vita…non devi preoccuparti
per me…sarò il tuo angelo custode almeno finché vorrai.”
Mi chiuse la bocca con un bacio
irruente, forte. Non importava che le mie lacrime scivolassero tra le nostre
labbra, continuavamo a baciarci con desiderio, quasi con disperazione.
Ero completamente sottoshock, non
riuscivo a capire quello che stava succedendo.
Tutto vorticava intorno a me a
velocità impazzita; le parole di Edward
continuavano a ripetersi nella mia testa come uno spietato ritornello. Volevo
strillare, piangere e urlare di nuovo.
Ma, ero svuotata di tutto. Non potevo
perderlo, non avrei resistito ad una vita senza di lui.
Riuscii a sussurrare soltanto un
“Non mi lasciare…”
Lui appoggiò la fronte alla
mia chiudendo gli occhi.
“Io non ti lascerò
mai” e, anche se appena affannata, la sua voce appariva morbida e decisa
“E allora perché mi fai tutto questo discorso? Io voglio restare con te per
sempre, non mi importa di nient’altro, solo di
questo…” ritrovai la mia forza, dissi tutto d’un fiato
assecondando il mio istinto.
“E’ quasi
l’alba, manca ormai poco. Ti sto dicendo queste cose perché da domani,
sarà diverso.”
Fece una pausa continuando a
premere la sua fronte fredda come il vento invernale contro la mia.
Poi si staccò di scatto,
facendomi quasi perdere l’equilibrio. Mi fece sedere sulla panchina.
“Domani non mi vedrai,
Bella. Nemmeno il giorno dopo, né quello dopo ancora.
Io…sarò sempre con te, al tuo fianco, a vegliarti, ciò
nonostante, tu non mi vedrai mai, non lo saprai mai.”
Mi diede le spalle guardando la
luna “Credimi, è meglio così.”
I miei singhiozzi ora erano liberi
di spandersi per tutto il parco fuori la palestra. Mi presi il volto tra le
mani, incredula, disperata. Mi sentivo il cuore scoppiare nel petto, lacerarsi,
sanguinare.
“Sta per arrivare Alice, le
ho chiesto di riportarti a casa.”
Impassibile, continuava a darmi le
spalle. Stringeva i pugni lungo i fianchi, ma non accennava a muoversi verso di
me, a rassicurarmi, a tranquillizzarmi.
“Non cercarmi, Bella. Né Alice o Jasper, Emmett, Rasalie, Esme o Carlisle
ti diranno dove trovarmi. E adesso aspetta che arrivi Alice.”
Cominciò a camminare
lentamente verso il viale senza voltarsi neppure una volta.
Gridai più forte che potevo, la sofferenza che provavo mi stava attanagliando il
cuore. Provai ad alzarmi da sola, a camminare, ma il fardello della gamba
ingessata mi impediva di muovermi, così come il
vestito pregiato che era mi faceva sentire dentro ad una trappola di costoso
tessuto.
Lo chiamai per nome, continuando a
piangere senza fiato, finché non lo vidi svanire, diventare sempre
più sfocato alle mie iridi annebbiate dalle lacrime, e in fine, sparire
inghiottito dalle tenebre.