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Autore: _shadowofsun_    15/05/2012    0 recensioni
Selene non si innamora mai, non importa quanto la sua amica Samanta cerchi di trovarle un ragazzo nessuno è mai quello giusto, ''non so, non fa per me'' è la frase che ripete sempre. Quando però due ragazzi bellissimi e un po' strani le susciteranno emozioni contrastanti e travolgenti ed un biondino riporterà allo scoperto sensazioni sopite da tempo la vita di Selene cambierà mettendola difronte a situazioni troppo grandi per essere affrontate in una vita sola.. PRIMA storia della serie Soul Mate
Questa è la prima storia che scrivo spero vi piaccia :)
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Soul Mate - Pietra di Luna

 La Vincitrice è: La Sbronza!


Passammo l’ora discutendo del programma di filosofia e di quello di storia, raccontando al prof dove ci eravamo fermati lo scorso anno. Per lo meno gli altri parlavano mentre io passavo il tempo cercando di evitare il suo sguardo.
Ogni qual volta i nostri occhi si incrociavano i suo diventavano freddi e distanti.
Va bene, o è un tipo molto permaloso oppure è uno psicopatico, non so quale delle due opzioni preferire, pensai dopo aver ricevuto l’ennesimo sguardo agghiacciante,
- perché il prof ti guarda male? Mi chiese la mia compagna di banco.
- Non saprei, magari è un serial killer che non apprezza le maglie arancioni.
 Dissi cercando di scherzare, Sam alzò un sopracciglio.
- Dovrebbe usare lo sguardo omicida anche con Bernardi se fosse così.
 – Forse preferisce uccidere le donne!.
- Gradirei che  non interrompessi la mia lezione  Ranieri. Sentito il mio cognome mi voltai verso il prof mormorando un ‘‘mi scusi’’. Il resto dell’ora passò in fretta e una volta uscito Xel  Sam ripartì all’attacco.
- Beh? Cos’è questa storia?
– Quale storia?  Chiesi io
– Sel sono seria. sbuffò Samanta.
Mi voltai verso di lei, aveva il gomito poggiato sul braccio e la testa sulla mano, gli occhioni marroni luccicavano di curiosità.
-Ma non è niente di che, in pratica questa mattina il serial killer mi stava per investire io non sapevo chi fosse perciò ho reagito in un modo.. chiamiamolo poco femminile, ed evidentemente ha capito che la tipa che stava ammazzando ero io. Penso di non essergli troppo simpatica.
Sam rimase attonita per qualche secondo poi scoppiò a ridere
 – Solo tu puoi fare cose del genere!
 – I tuoi commenti aiutano molto Sammy.
Dopo la mia replica la risata si bloccò, Sam mi tirò un pizzicotto al braccio – Ahia! Ma sei impazzita?  Dissi io.
 – Così impari a chiamarmi Sammy, lo sai che lo odio sembra il nome di un pesce!
– mm carino!
Risposi prima di scoppiare a ridere.
-Allora quanto è figo il nuovo prof da uno a dieci? Disse una voce alle nostre spalle. Io e Samanta ci voltammo trovando Claudia e Stella che ci fissavano mentre Ettore, il loro compagno di banco, roteava gli occhi.
- Ma sul serio voi ragazze pensate solo a questo? A quanto è ‘‘figo’’ ?
 – Naah io penso che abbia anche  una voce sexy ma se proprio non vuoi partecipare alla conversazione puoi sempre allontanarti Ettore.. disse Stella, lui accettò il consiglio di buon grado alzandosi e andando a parlare con degli amici vicino alla porta.
- beh? Voi che ne pensate? Domandò Claudia sedendosi sul banco e accavallando le gambe.
- niente di che. Risposi io, a quel punto si voltarono tutte verso di me
– Scherzi vero? Niente non è proprio un termine da mettere in una frase associata a Xel!
 – Non è il mio genere. A questa replica Sam grugnì rumorosamente, Claudia portò una mano vicino alla mia fronte fingendo di controllarmi la temperatura e Stella si tolse gli occhiali scuotendo la testa con una mano tra i capelli dorati.
- Sei un caso disperato Selene! Sul serio inizio a sospettare che tu sia lesbica
– Mmm effettivamente con indosso quei jeans ti trovo proprio sexy Cla. Ridacchiammo tutte mentre la prof di chimica entrava in classe e tutti tornavano a sedersi ai propri posti.
Per mia fortuna le successive tre ore volarono e appena suonata la campanella ci precipitammo tutti fuori da quell’edificio infernale.
-Quindi ora vai al locale? Mi domandò Samanta
 – Si, Ivan dovrebbe essere da qualche parte con la macchina..Neanche a dirlo eccolo li! Dissi sorridente, salutai Sam e mi avvicinai ad Ivan.
Dopo un bacio sulla guancia ed un abbraccio salimmo in macchina, subito dopo aver chiuso lo sportello accesi la radio girovagando per le varie stazioni in cerca di qualcosa da ascoltare.
- Com’è stato il ritorno dopo le vacanze? Mi chiese Ivan mentre ero ancora immersa nella ricerca
– vediamo, questa mattina mi sono svegliata tardi, sono arrivata in ritardo a scuola perché dovevo passare da casa a prendere il regalo per Diana, un tipo mi ha quasi fatto fuori con l’auto, ho scoperto che il suddetto tipo è il mio nuovo prof di Storia e Filosofia. Si per il resto penso che il sostantivo noia renda bene l’idea.
Ivan si portò una ciocca dei capelli castani dietro l’orecchio, aveva i capelli abbastanza lunghi per essere un ragazzo, gli occhi di un colore strano quasi giallo, un piercing al sopracciglio destro, uno al labbro inferiore e molteplici orecchini sull’orecchio sinistro, indossava una maglia dei Led Zeppelin nera ed un paio di jeans scuri.
– Probabilmente io non userei la parola noiosa per descrivere questa mattinata ma sono decisamente felice di aver finito il liceo!
 - Già, beato te che non devi alzarti alle sette la mattina per andare in una classe deprimente essere circondato da persone depresse perché è mattina presto e avere a che fare con professori stressati, che secondo il mio modesto parere sarebbero molto meno stronzi dopo una bella scopata.
Rise.
– Credimi non solo tu la pensi così, fino a due anni fa pregavo ogni giorno perché si divertissero un po’ la sera prima di una interrogazione, ma non ha mai avuto un grande effetto.
 Mi unii a lui nella risata, Ivan era un ragazzo simpatico, dolce e molto intelligente, Sam riteneva un vero peccato il fatto che io lo vedessi solo come un amico, ripeteva sempre che se c’era un ragazzo che era assolutamente perfetto accanto a me questo era lui. In effetti il carattere di Ivan mi piaceva molto, riusciva sempre a farmi ridere e quando stavo con lui il tempo volava e sapeva anche fare discorsi seri. Quando avevo bisogno di un consiglio, di sfogarmi o anche solo di un parere maschile lui era la prima persona che mi veniva in mente e anche per quanto riguarda l’aspetto fisico non era niente male, ma c’era un non so che che mancava.
- A che ora arriva Diana? Domandai io.
 - Vito ha detto che la porta al locale verso le nove così abbiamo il tempo di preparare tutto e tu puoi anche andare a cambiarti.
- Perfetto, il dj arriva per le otto te ne occupi tu?
 – Certo, facciamo che ti riaccompagno a casa alle sette così ho il tempo di tornare al locale e aspettare il Dj – okay.
 
Una volta entrati nel locale capii che per il momento la giornata non sarebbe migliorata, il posto era un disastro. Dovevamo sistemare divanetti, postazione Dj e piano bar, togliendo di mezzo tavolini e sedie varie, anche una lavata al pavimento avrebbe aiutato. Poi dovevamo sistemare qualche decorazione e le luci.
 Questo locale era originariamente il ristorante dei genitori di Luca che tre anni fa avevano chiuso per aprire un negozio di mangimistica per animali in periferia, il locare era rimasto chiuso da allora. 
-Senza offesa ma sto odiando la tua famiglia al momento! mi lamentai io suscitando l’ilarità di Ivan.
 – è già tanto che ce lo fanno usare non lagnarti.
Feci una smorfia con la bocca, ma iniziai a mettermi a lavoro senza ulteriori reclami.
Ivan mise un po’ di musica. Welcome to the jungle dei Guns’n’Roses risuonava nell’aria.
Per sistemare tutto impiegammo un po’più tempo del previsto, infatti arrivai a casa per le sette e mezza ed in quel momento iniziò il dilemma. Cosa mettere?
I vestiti che avevo scelto il giorno prima mi sembravano inadatti, così cominciai a rovistare nell’armadio alla ricerca di qualcosa di diverso.
Stavo per arrendermi quando ritrovai sotto un mucchio enorme un bel paio di jeans strappati a sigaretta grigi, li provai da sopra ad un paio di tronchetti neri scamosciati. Per il sopra optai per una maglia bianca semplice, giacca grigia con maniche a tre quarti, una collana. Misi il mio anello con la pietra grigia, non ricordavo dove lo avevo preso ma ogni volta che lo indossavo venivo inondata un senso di familiarità.
Mascara, matita, un po’ di terra sulle guance ed ero pronta.
Scesi di casa non appena mi arrivò il messaggio di Ivan. Mi aspettava davanti al portone con la macchina accesa.
- Sei in ritardo o sbaglio? Dissi scherzosamente
 – Se vuoi puoi andare al locale a piedi…
– sei in perfetto orario!
– brava ragazza. Gioimmo assieme.
Visto adesso il locale sembrava una discoteca vera e propria. Entrati fummo assaliti dalla musica, dai colori e dal vociare della gente.
Tra vari saluti e abbracci riuscimmo ad arrivare ai divanetti dove Diana, suo cugino Lucio, Mara, Samanta, Veronica e Tim erano seduti. Facemmo gli auguri a Diana e poi scoprii che le avevano già dato il regalo e come suo solito la curiosità l’aveva portata ad aprirlo subito
– Potevi aspettarmi Di!
– Scusa, comunque se ti fa felice sappi che l’ho adorato!
 – mm almeno quello!.
- Sel andiamo a ballare!
 – Sono appena arrivata fatemi bere qualcosa prima
 – Beviamo in pista insistette Veronica. Veronica era una ragazza minuta indossava un vestitino blu con decolté nere, le sue labbra sottili erano sempre curvate in un sorriso, le guance rosse come mele e gli occhi verdi vivaci. Con i capelli castani aveva fatto un tuppo era davvero carina quella sera.
Ballammo per un tempo infinito poi ci buttammo sui divanetti, io avevo un bicchiere di angelo azzurro in mano lei un sex on the beach, anche gli altri bevevano qualcosa mangiando patatine e noccioline.
Passammo ore ridendo, parlando, bevendo e ballando ancora.
- Sel hai la giacca abbinata al colore dei tuoi occhi? Domandò Mara
- che? Risposi io.
- è tutta abbinata questa sera non l’hai notato? Le scarpe coi capelli e la giacca con il grigio degli occhi. Intervenne Sam.
- vero non ci avevo fatto caso! Ridemmo.
- Domani festa! Urlò Sam
– Si certo, oggi sono entrata alla seconda non.. non posssso non andarci domani. Dissi io.
- Buon risveglio allora, sono le tre e un quarto
 – Le tre e che cosa?
–Sel se domani vuoi davvero andare a scuola ti conviene andare a casa ora. Si intromise Tim
– Ma non mi vaaa mi lamentai con una voce da bambina risero tutti e io misi il broncio
– vabbè chi, chi di voi gentiluomino, no aspetta era gentiluomini giusto? Chi mi riaccompagna a casa? Ivan mi porse la mano aiutandomi ad alzarmi.
– Andiamo ubriacona, sperando che tu riesca a reggerti in piedi. Mi alzai con un po’ di fatica e seguii Ivan fino alla macchina. Arrivammo all’entrata della stradella di casa mia
– Puoi lasciarmi qui. dissi a Ivan
– Ti accompagno al portone se vuoi
– non serve il mio è il se.. secondo vado da sola, ribadii uscendo dalla macchina.
 – Okay mandami un messaggio quando arrivi in casa
 – Si certo papà!.
Arrivata al portone mi sedetti sul gradino per togliermi le scarpe con queste cose non supero nemmeno i primi tre scalini pensai.
Mi ero appena tolta le scarpe, l’aria fresca mi sferzava il viso rendendomi un po’ più lucida quando sentii una mano posarsi sulla mia spalla.
Mi alzai di scatto voltandomi verso l’interno del portone da dove proveniva la mano.
Avevo impugnato le scarpe come armi minacciando chiunque fosse la persona sconosciuta con i tacchi dei tronchetti.
- chi sei? strascicai con un accenno di paura
– fatti vedere! Dissi con voce un po’ più alta.
Una figura alta iniziò a delinearsi, quando si appoggiò al portone con le braccia incrociate riuscii a vederne le fattezze.
Era un ragazzo giovane tra i venti e i venticinque anni.
I suoi occhi erano di un blu intenso, i capelli biondo cenere, le sue labbra piene e rosse curvate in un mezzo sorriso il naso dritto e regale si adattava perfettamente al contorno del viso.
Anche attraverso i pantaloni militari e la maglietta nera a maniche corte si capiva che aveva un fisico scolpito, doveva essere sul metro e novanta.
Per un minuto buono rimasi a fissarlo sbigottita, era di una bellezza che toglieva il fiato.
Quando il mezzo sorriso si trasformò in una risata vera, che mostrava i suoi denti bianchissimi, riuscii a risvegliarmi da quello stato di trans
– Vedi qualcosa che ti piace? Chiese il ragazzo.
- Si, cioè no, cioè si può sapere chi sei? balbettai io.
– sei molto bella questa sera Selene.
Quella affermazione mi mise in allerta
- come fai a sapere come mi chiamo? Il mezzo sorriso tornò sul suo viso
– Ti sembra questa la domanda giusta? Aggrottai le sopracciglia
– Che vuoi dire? Lui scosse la testa e scese dal gradino avvicinandosi a me.
Io lo fissavo e lui continuava ad avvicinarsi, arrivò ad un passo da me, allungò una mano e la posò sulla mia guancia, poi si avvicinò ancora.
Ero spaventata ma qualcosa mi bloccava, non riuscivo a muovermi ne per scappare ne per annullare quei pochi centimetri che ci separavano.
Volevo allontanarmi, volevo stringerlo a me, volevo urlare, volevo assaltare le sue labbra, volevo fare qualsiasi cosa ma non riuscivo a fare nulla.
Il ragazzo appoggiò le sua fronte alla mia incatenando i nostri sguardi - chi sei? domandai con un filo di voce.
Non mi rispose.
Continuò a fissarmi.
Passarono pochi secondi, o forse erano ore non so, so solo che restammo immobili.
Poi all’improvviso si mosse, le sue labbra sfiorarono le mie, chiusi gli occhi, ripresi il controllo del mio corpo e mi sporsi per incontrare il suo, ma l’unica cosa che incontrai fu l’aria.
Aprii gli occhi di scatto e mi guardai intorno.
Soffitto bianco, divanetto beige ed una sorella nel letto accanto al mio.
Ma che?Mi alzai e usai il cellulare come luce per arrivare nell’altra camera, arrivata in bagno accesi la lampada.
Mi guardai allo specchio, ero in pigiama col trucco sciolto che mi faceva sembrare un panda ed i capelli arruffati.
Ma come ci sono arrivata in casa? Ero, ero alla festa, poi Ivan mi ha accompagnata a casa e mi sono fermata davanti al portone. Perché mi sono fermata davanti al portone? Ah si i tacchi! Mi sono tolta le scarpe e poi ho incontrato quel biondino, credo.Mi stropicciai gli occhi con la mano.
Più che una ragazzo era una bronzo di Riace in scarpe da ginnastica! Ivan! Dovevo mandare il messaggio a Ivan dopo essere rincasata, cazzo si sarà preoccupato.
Presi il cellulare avevo un messaggio non letto, mittente: IVAN.
Aprii il messaggio diceva ‘‘ brava la mia ragazza ahaha buonanotte ’’.
Cosa?Mi domandai confusa, andai nella casella dei messaggi inviati l’ultimo era indirizzato a Ivan ‘‘ papà sono arrivata sana e salva, non ci sono stati sconosciuti ne caramelle ’notte ’’.
Okay, c’è decisamente qualcosa che no va, quando ho mandato il messaggio? Devo aver bevuto davvero troppo ieri, ma il biondino? Nel messaggio ho detto di non aver incontrato nessuno eppure credevo di averlo visto? Sarà stato un sogno?  Tutte queste domande turbinavano nella mia testa, mi sciacquai la faccia cercando di schiarirmi le idee.
Bene Selene ragiona, possibilità di aver incontrato un dio greco sotto casa è del 2,3 %   di aver bevuto troppo, essere svenuta sul letto e aver sognato tutto  è del 97,7 % la vincitrice è: la sbronza! Mi sciacqua di nuovo la faccia poi tornai a dormire. Questa era stata sicuramente una giornata strana.

 
ecco a voi il secondo capitolo della mia storia :D qui abbiamo conosciuto qualche altro personaggio che accompagnerà Selene durante i vari capitoli e scoperto che non regge bene l'alcol xD pubblicherò il prossimo capitolo al più presto. le recensioni sono gradite :P
un ringraziamento alla mia Beta Stero_love96 <3
  
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