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Autore: HermyLily89    15/05/2012    5 recensioni
Fanfiction su Harry/Hermione, vista con gli occhi di lei.
Siamo dopo la Seconda Guerra Magica e il mondo ha trovato la sua pace. Hermione è sta partendo per l'Australia per trovare i suoi genitori, mentre Harry resta ad Hogwarts per dare una mano.
Possono i sentimenti di lei cambiare verso di lui? O, in realtà, sono sempre stati forti, ma per evitare disastri erano stati mascherati?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Sorseggio in cucina il caffè con doppia dose di zucchero e latte, mentre la luce inizia a filtrare dalle imposte accostate; devo riuscire a svegliarmi davvero e, magari, a far sparire queste orrende occhiaie che si sono formate sotto agli occhi. Non soffro di insonnia, sono semplicemente piena di pensieri e con l’ansia di lasciare la mia piccola Rose, che partirà oggi per Hogwarts. Non vederla più gironzolare per casa, giocare con Hugo e leggergli qualche storia dal mio vecchio libro di Beda il Bardo. Dire che mi mancherà è un eufemismo, stringerla a me quando si sveglia da un cattivo sogno o semplicemente scrutare la sua dolcezza nei suoi grandi occhi chiari.
 
Oh Hermione cara, Rose è una meraviglia!”
Avevo sorriso raggiante alla signora Weasley che era entrata nella stanza dell’ospedale, seguita dai miei genitori.
“Deduco siate passati davanti al nido.”
Avevo cercato di mettermi a sedere mentre si avvicinavano e mi abbracciavano a turno. Rose stava bene ed io pure; nonostante ciò che avevo letto sulla prima gravidanza e il primo parto, tutto era andato per il meglio ed io mi sentivo più serena.
“Ron?!” aveva domandato curiosa mia madre.
“Oh, è andato a comprare alcune cosette per Rose. Era così su di giri che le infermiere gli hanno intimato di uscire, altrimenti rischiava di distruggere qualsiasi cosa.”
“Sempre il solito”
aveva concluso Molly, scuotendo il capo.
Chiesi di Teddy e Victoire, che stavano crescendo, diventando sempre più svegli e intraprendenti. Già mi vedevo a correre per la casa, all’inseguimento di Rose che gattonava.
“E’ permesso?”

Sullo stipite della porta era appoggiato un giovane uomo, i capelli neri costantemente spettinati e un mazzo di orchidee nella mano destra.
“Harry! Vieni, vieni!”
La signora Weasley l’aveva fatto entrare e poco dopo lei e i miei genitori si erano allontanati per andare a preparare il grande pranzo alla Tana per festeggiare tutti assieme, lasciandomi da sola con il mio migliore amico.
“Ho visto Rose, Hermione. E’ stupenda. Ti assomiglia così tanto.”
Non riuscivo a guardarlo negli occhi, il ricordo di quello che era accaduto quasi un anno prima era vivido nella mia testa e sentivo che era qualcosa che ancora dentro di me desideravo.

La sveglia nella camera da letto suona in lontananza e sento Ron muoversi e spegnerla. Tra poco arriverà giù e non ho intenzione di fargli scorgere le lacrime che sono spuntate, non voglio che mi chieda cos’ho che non va.

Credi che davvero capirebbe? O tirerebbe fuori una delle sue risposte?
“E’ per Rose che parte, giusto?!”
D’altra parte cosa potrebbe pensare se non questo?

Il ciabattare rumoroso si avvicina e poco dopo appare Ron che si stiracchia, sempre troppo alto per qualsiasi pigiama gli compri. Con uno sbadiglio mi cinge le spalle e mi stampa un bacio dolce, assonnato e frettoloso sulla guancia, mormorando quello che sembra un “Buongiorno, tesoro”.
Mi lascio abbracciare, mi lascio stringere e accarezzare da quelle parole impastate dal sonno, continuando a pensare a Rose, alla mia piccola Rose che solo l’altro giorno era così piccola.

Oddio, Hermione. Sembri tua madre.
Sono passati undici anni, lei è cresciuta e tu pure.
Le cose sono cambiate.
Le cose sono cambiate?

Un vociare e qualche strillo mi risveglia dai miei pensieri. Scommetterei  tutti i Galeoni chiusi nella camera blindata della Gringott che Hugo è saltato sul letto di sua sorella per farle uno scherzo. A volte mi chiedo se nel piccolo di famiglia il gene ‘Weasley’ non sia un po’ troppo presente.
Mi alzo di malavoglia e, con una sistemata alla vestaglia, mi avvio verso le scale, con la speranza di non trovare il letto di Rose coperto di qualche sostanza proveniente dal negozio dei Tiri Weasley; mio figlio è più che un cliente abituale e George non perde occasione per regalargli qualcosa: tra Hugo e Fred II non ho idea di chi sia il più ingestibile alle volte.
Ron mi raggiunge quando arrivo sull’uscio della camera di Rose e ho quasi timore di guardare in che condizioni possa essere al momento; lascio che sia mio marito a sbirciare per primo e, quando con un occhiolino mi assicura che è tutto regolare, tiro un sospiro di sollievo ed entro. Hugo è semplicemente sul letto di sua sorella e insieme stanno leggendo da un libro di fiabe la storia di Cenerentola.
Leggendo?
Hugo che non ha coperto Rose di unguenti puzzolenti o di insetti maleodoranti?
Che succede alla famiglia Granger-Weasley oggi, 1° settembre 2019?
Rimango appoggiata allo stipite della porta, le braccia conserte e la mano di Ron appoggiata sulla mia spalla. E’ impossibile non sorridere assistendo ad un tale spettacolo, soprattutto quando mi accorgo che Hugo abbraccia sua sorella, quasi temesse possa abbandonarlo da un momento all’altro.
 
“Pensavo avessi davvero capito! Come fai ad essere tanto ottuso?”
Avevamo già preparato le valigie per tornare a casa e tra qualche ora saremmo saliti sull’Espresso per Hogwarts. Lo guardavo battendo nervosamente il piede per terra e guardandolo di sottecchi.
“Hermione, come posso permettervi di venire con me? Dai, ci ho riflettuto e non mi sembra una buona idea.”
Si era seduto sull’erba, sotto la gigantesca quercia che per anni era stato il nostro riparo dalla calura estiva durante gli anni passati in quel castello.
Mi ero inginocchiata accanto a lui e con delicatezza avevo appoggiato la mia mano sulla sua spalla e con il pollice la stavo accarezzando.
“Potreste morire, Hermione. Tu e Ron. Ed io non potrei fare questo alle vostre famiglie, a voi.” Poi aveva aggiunto sottovoce “A me”.
Senza rendermene conto e come avevamo fatto già decine di volte l’avevo abbracciato, stretto a me. Volevo capisse che non era solo, che non era la sua guerra, ma la nostra guerra. Che non l’avremmo lasciato andare, che non l’avremmo abbandonato. Non io.

Sento la mano di Ron lasciare la mia spalla e lo vedo avvicinarsi a Rose ed Hugo, che subito mollano il libro sul tappeto e abbracciano forte il padre. Non potrei essere più felice di così, la mia bella famiglia, un marito amorevole e due figli splendidi.

Davvero non potresti, Hermione?

Scaccio con la mente quel pensiero che spesso si infiltrava nel profondo della mia anima scuotendo la mia coscienza, facendomi percepire chiaramente quel senso di colpa pungente che attanaglia lo stomaco.
La mia vita è questa, con i miei impegni e doveri di madre e moglie, nonché di donna in carriera; una vita è stata già abbastanza movimentata nei primi diciotto anni della mia esistenza. Direi che può decisamente bastare.
Con un lieve bacio sulla fronte dei miei figli annuncio che la colazione è pronta e che farebbero meglio a prepararsi in tempo perché il treno per Hogwarts non aspetta nessuno. Mentre i due uomini di casa Weasley corrono a perdifiato giù dalle scale verso la cucina, resto da sola con Rose, che sembra decisamente pensierosa e taciturna, come se Hugo avesse portato via tutta la freschezza e la leggerezza da quella cameretta. Gli occhi chiari sono chini sulle lenzuola di cotone azzurre, le mani che si tormentano l’una con l’altra.

“Rose, tesoro, tutto bene?”

Mi siedo ai piedi del suo letto, tenendo le sue mani tra le mie, accarezzandole finchè non sento che ha smesso di pizzicarsele con le unghie: lo fa sempre quando c’è qualcosa che l’innervosisce e non la fa stare tranquilla e oramai la conosco bene. Senza contare che mi ricorda me stessa alla sua età: le stesse ansie e gli stessi atteggiamenti di ‘difesa’.
 
“Mamma, hai mai avuto paura di fallire, di non farcela?”
 
Mi guarda e mi sento investita e un po’ stordita da quello sguardo penetrante, sincero e limpido. Chiaro, come i suoi occhi.

“Tesoro, non hai idea di quante volte io abbia temuto di non farcela. Quante. La paura di non essere all’altezza degli altri ragazzi che erano maghi da sempre, che lo sapevano; il timore di non avere nessuno come amico, di essere lontana dal mio mondo, quello che avevo conosciuto per dodici anni. Sii te stessa, Rose, sempre. Con le tue debolezze e la tua immensa forza d’animo. La paura ci sarà sempre, è normale, ma il coraggio di sopportare e di superare gli ostacoli e le fatiche avranno più peso. Io ci sarò sempre, tesoro. Sempre.”

Sento gli occhi pizzicare e una lacrima rotolare su una guancia e, nello stesso momento, scorgo che anche lei sta piangendo ed è un attimo e ci stringiamo forte, come non abbiamo mai fatto fino ad ora.
La mia Rose sta crescendo e me ne accorgo ogni attimo di più.
Poco dopo scendiamo anche noi per la colazione, unendoci a Hugo e Ron, che si erano già divorati un quarto di torta alle mele e mezza brocca di succo d’arancia.
Ore 9.46.
L’orologio scandisce il tempo e ci incalza a fare in fretta, di corsa, più di ogni altra mattina: le calze nell’armadio delle felpe, i libri sparsi per la cameretta, gli ingredienti delle pozioni sotto il letto. Se c’è qualcosa che Rose non ha preso da me, è il disordine; dovunque lei passi, lascia sparso qualcosa, dalle matite agli occhiali da vista.
Dopo una buona mezz’ora riusciamo ad entrare in auto e decido di dare un po’ di fiducia a Ron, che solo qualche giorno fa è riuscito ad ottenere la patente. Non che non mi fidi, ma ho un ricordo ancora piuttosto vivido della Ford Anglia azzurra del signor Weasley malmenata dal leggendario Platano Picchiatore: una cosa simili è difficile da dimenticare.
Nonostante qualche stop mancato e qualche inchiodata da brividi, arriviamo sani e salvi al parcheggio della stazione di King’s Cross, che pullula di persone sempre di corsa, di taxi parcheggiati in doppia fila e clacson sempre pigiati. Guardo distrattamente l’orologio al mio polso sinistro. Ore 10.45. Vivi ed in tempo. Direi che è un buon risultato per Ronald Bilius Weasley e la sua fresca patente di guida.
Attraversiamo il parcheggio una volta recuperato tutto l’indispensabile e una volta controllato se era rimasto qualcosa nel portabagagli; di certo in caso l’avremmo mandato a Rose via gufo nel giro di qualche ora, ma credo che questo accentuerebbe l’idea di non sentirsi ‘abbastanza’ che preoccupa così tanto mia figlia.
La chiacchierata ai piedi del letto deve averle dato forza e coraggio, nonché una buona dose di ottimismo, perché è raggiante nella sua divisa nuova e non smette di sorridere emozionata.
Arriviamo al pilastro tra il binario nove e dieci e, con grande eccitazione di Hugo che si era issato sul carrello di Rose,  l’attraversiamo tutti e quattro di corsa, giungendo alla banchina dove l’Espresso di Hogwarts è fermo, rosso fiammante come lo ricordo. Mi sento investita da un turbinio di ricordi, finchè non sento una voce femminile familiare.

“Credo che siano loro, Al.”

Ginny.
Sento il cuore stretto da una morsa dolorosa, ma ci sono ormai abituata. Poco dopo riesco a scorgerla, assieme al piccolo Albus, James, Lily e Harry.
Harry.
Harry ed i suoi occhi chiari che cercano di non guardare nella mia direzione, che sfuggono al mio sguardo.
Quegli occhi che ogni giorno vedo, limpidi, penetranti che sanno guardarmi dentro, scavare.
Che sappia? Che abbia capito finalmente?
Perché è vero, Rose mi assomiglia, come è sempre stata simile a me, fin dai primi giorni nel nido dell’ospedale, quando ancora i suoi occhi erano chiusi, ma una volta aperti non hanno smesso per un solo attimo di farmi pensare a quella sera, all’alcol e al profumo di quel divano di pelle.
Mia figlia si gira a guardarmi prima di correre da Albus, il suo cugino preferito, come dice sempre.
Uno sguardo chiaro, verde.
Il suo verde.

 


 

E siamo arrivati al penultimo capitolo!
Grazie a quanti sono arrivati sin qui
e hanno sopportato i miei scleri
e le mie idee balzane.
Grazie a tutti coloro che hanno letto
e recensito ogni capitolo,
o che ne hanno recensiti solo alcuni
o nessuno,
ma hanno comunque deciso di dedicare un po' del loro tempo
alla mia storia.
E grazie al mio Harry,
che si sorbisce SEMPRE 
le mie troppe paranoie e i capitoli
prima che io li pubblichi ;)

Fatemi sapere che ve ne pare di questo capitolo :)
Baci,
HermyLily89

   
 
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