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Autore: krinolampra    06/12/2006    2 recensioni
Draco scosse la testa, indicando il calderone. “La pozione… non riesco a farla.”
“Non è per quello che sei così nervoso.” Disse però lei, senza spostare il suo sguardo dorato da lui.
“No, è vero… ho solo… qualche casino per la testa.” Cedette lui
“Ancora per quella storia?” Chiese lei, dispiaciuta.
“Ancora per quella storia… ne parli quasi come fosse una sciocchezza. – sbottò il biondo, allontanandosi e iniziando a camminare nervosamente per la stanza - Sì, ancora per quella storia Granger… perché quella storia, come dici tu, è tutta la mia vita… e non è poi così facile levarsela dalla testa.”
Genere: Dark, Drammatico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Wendy, io sono scappato via il giorno in cui nacqui
Peter Pan
 
1. Arriva Peter 
 
 
 
"Bambino, ” chiese gentilmente “perché piangi?”
Peter, che all’occasione sapeva comportarsi molto educatamente (avendo imparato le maniere dell’alta società alle feste delle fate), si alzò e le fece un bell’inchino. Wendy ne fu molto lusingata e rispose, dal letto, con un altro bell’inchino.
"Come ti chiami?" chiese Peter.
"Wendy Moira Angela Darling." Rispose lei con una certa compiacenza.  "E tu?”
"Peter Pan."
Era già sicura, lei, che quel ragazzo era Peter, ma il suo nome, in confronto al suo, le parve molto corto.
"Tutto lì?"
"Già." rispose lui piuttostoseccamente. Si accorgeva per la prima volta che il suo nome era un po’ corto
"Mi dispiace." disse Wendy Moira Angela.
"Non fa nulla." Disse Peter con sforzo.
“Dove abiti?”
“Seconda strada a destra e poi dritto fino al mattino.”
“Che buffo indirizzo!”
Peter si senti depresso; si accorgeva per la prima volta che quello era forse un buffo indirizzo.
“Non, che non è buffo.”
“Voglio dire,” aggiunse gentilmente Wendy, ricordando i suoi doveri di ospite “Voglio dire: è così che bisogna scrivere sulle lettere?”
Peter avrebbe preferito che lei non tirasse in ballo le lettere.
“Non ricevo lettere.” Disse con tono sprezzante.
“Ma neanche la tua mamma ne riceve?”
“Non ho mamma.” Rispose.
Non solo non aveva mamma, ma neanche il minimo desiderio di averne una. Le mamme gli sembravano esseri sopravvalutati. Wendy invece ebbe subito la sensazione di trovarsi davanti ad una tragedia.
“Oh Peter, ora capisco perché piangevi!” disse, saltando fuori dal letto e correndo acacnto a lui.
“Non piangevo a proposito di mamme!” Rispose Peter piuttosto indignato “Piangevo perché non posso appiccicarmi l’ombra. E poi non piangevo nemmeno!”
 
 
 (Tratto da Peter Pan nell’Isola che non c’é , di James M. Barrie, nella traduzione di Elda Bossi, GIUNTI Junior edizione, pagg.220)

 

 

 

Draco era nato alla fine di Luglio. La madre una volta gli aveva raccontato che le doglie erano iniziate una settimana prima del parto, e che il giorno in cui quel tormento era finito –quello in cui dunque lui era venuto al mondo- il sole era rimasto coperto dalle nuvole fino al mattino seguente. Dopo di che era iniziata la pioggia: l’estate più brutta che mai Inghilterra avesse vissuto. Glielo aveva detto per spiegargli come mai durante il periodo estivo tendeva sempre a mandarlo in posti lontani da quelli dove stava lei: secondo la signora Malfoy, infatti, il figlio rovinava le sue vacanze. Era un terribile porta sfortuna da tenere al largo.

Come mai pensasse a questo mentre faceva i compiti di pozioni rinchiuso in Biblioteca da solo, nelle ore tarde del pomeriggio, era molto semplice: si avvicinavano le vacanze di Natale, e lui, secondo la lettera appena ricevuta dal padre, sarebbe dovuto tornare a casa.

Era strano, come detto in precedenza, che i genitori gli permettessero di trascorrere le vacanze assieme. Ed infatti, nella lettera c’era scritto che lo attendeva una grande sorpresa.

E lui non aveva dubbi su che sorpresa fosse: sicuramente sarebbe stato marchiato. Aveva passato la scorsa estate a seguire un duro allenamento per divenire mangiamorte, e, inutile dirlo era risultato il migliore.

 

In uno scatto d’ira irrefrenabile, lanciò con violenza il mestolo di legno davanti a se, dando poi un calcio al calderone in cui bolliva la pozione che aveva sbagliato per l’ennesima volta, riversandone il contenuto sul pavimento di pietra.

“Dannazione a questo intruglio!” Sbottò, passandosi poi con rabbia le mani fra i capelli e scompigliandoseli tutti.

 

Sei troppo nervoso, Draco. Come torno in stanza inizio a prepararti un calmante, non puoi continuare così.

 

Non appena sentì quella voce, sì voltò di scatto, fissando i suoi occhi sbarrati su di lei.

Hermione gli si avvicinò col suo passo svelto e preciso, fermandosi a poca distanza da lui, e scrutandolo attentamente.

Lo stava studiando.

Quella benedetta ragazza non riusciva proprio a fare a meno di studiare qualsiasi cosa.

“Che cosa c’è?” Chiese, a fine esame, sorridendo comprensiva.

 

Draco scosse la testa, indicando il calderone. “La pozione… non riesco a farla.”

“Non è per quello che sei così nervoso.” Disse però lei, senza spostare il suo sguardo dorato da lui.

“No, è vero… ho solo… qualche casino per la testa. Cedette lui

“Ancora per quella storia?” Chiese lei, dispiaciuta.

“Ancora per quella storia… ne parli quasi come fosse una sciocchezza. – sbottò il biondo, allontanandosi e iniziando a camminare nervosamente per la stanza - Sì, ancora per quella storia Granger… perché quella storia, come dici tu, è tutta la mia vita… e non è poi così facile levarsela dalla testa.

“Silente è stato chiaro, Malfoy: se vuoi, puoi entrare sotto la protezione dell’Ordine. Replicò lei, con voce dura.

“Non è così facile come sembra.”

“Lo sarebbe se avessi le idee ben chiare riguardo sul per chi combattere!”

Draco si voltò di scatto, andandole velocemente incontro e prendendola poi con violenza per le spalle. “Io sono nato da una famiglia Mangiamorte, cresciuto fra di loro, educato come loro… non puoi chiedere ad una serpe di volare… le serpi non hanno le ali come i grifoni, Granger.” Le gridò quasi, con gli occhi che lanciavano fiamme.

Lei non si lasciò minimamente intimidire. “Ma tu non sai ancora quello che sei. Scommetto che neanche il cappello parlante sapeva chi fossi. Ricordo che rimase più di cinque minuti a pensare a dove metterti… aveva qualche dubbio, non è vero? Come tutti noi del resto.

E se ci sono i dubbi, significa che ci sono più possibilità fra cui scegliere. Non c’è solo il male dentro te, Malfoy.”

 

Quelle parole, seppur pronunciate con forza, ebbero la capacità di entrargli dentro il petto e scuoterlo tutto. Staccò lentamente le mani dalla ragazza, accorgendosi che probabilmente l’aveva stretta con troppa brutalità, ma non si allontanò da lei. Rimase a fissarla, gli occhi grigi sbarrati dallo stupore di quella realtà che lei gli aveva messo davanti, molto più chiara ed evidente di come fosse prima.

Lei però, poco dopo, forse sentendosi in imbarazzo per quello sguardo troppo profondo che non voleva lasciarla, abbassò il capo, sorridendo appena.

“Comunque, ero venuta per chiederti se verrai stasera al Circolo di Lettura. Tre giorni fa ai preso un libro che mi servirebbe, e se mi facessi il piacere di portarmelo… te ne sarei grata.”

 

Draco sorrise. Era grazie al Circolo di lettura di Hogwarts, di cui era membro da quell’anno, che aveva avuto la possibilità di conoscere davvero la leonessa Gryffindor.

Sì, ormai lui e Hermione erano diventati amici. Tanto amici che lui era arrivato perfino a rivelarle i suoi dubbi, e lei aveva tentato in tutti i modi di aiutarlo, spesso litigando con Ron e Harry e con tutti coloro che, fino ad allora, le erano stati vicini. Ma, si sa, quando Hermione Granger si fissa in testa qualcosa, è difficile farle cambiare idea, non c’è nessuno testardo come lei: sapeva sempre ottenere ciò che voleva, senza perdere niente. E, se anche all’inizio a causa della sua scelta il magico trio si era disfatto, ora tutto era tornato al proprio posto.

“Te lo porterò. Ma… stasera non c’era la ‘serata galante’?” Chiese allora, ricordandosi di quel particolare.

“Sì! Verranno serviti dolciumi e liquori pregiati per gli alunni del sesto e del settimo anno, e ogni invitato è pregato di presentarsi in abito elegante e accompagnato da un partner di propria scelta! – disse, ripetendo a memoria le frasi del volantino che era stato fatto volare per l’intera scuola quella mattina, scoppiando poi subito a ridere - Che sciocchezza!”

“Tu, dunque, non vai con nessuno?” Chiese, tanto interessato da scordarsi in pochi attimi tutti i problemi che prima l’avevano afflitto.

“Mah, non capisco perché mi sarei dovuta cercare un cavaliere quando il solo motivo per cui vado in quel posto è leggere libri, e non flirtare coi ragazzi! Insomma, è ridicolo! Non vedo il senso di una tale serata! Non siamo noi il club dei Les Invitâtes à le Gala!” Replicò semplicemente lei, storcendo poi il naso al nome del gruppo creato da Pansy Parkinson in persona

Il biondo Slytherin scosse la testa, divertito dal carattere semplice e spesso rigoroso di lei. “Bene Granger, allora passo a prenderti alle otto.

 

“Come scusa?” Chiese subito lei, spiazzata.

Lui alzò un sopracciglio, ghignando lievemente nella sua direzione. “Ho detto: passo a prenderti alle otto.”

“Sì, avevo capito quello che avevi detto…”

“E allora, non vedo dove sia il problema.”
“No, in effetti non c’è nessun problema, ma…”

“Benissimo. Sii puntuale, e… eri venuta per dirmi qualcos’altro, per caso?” Disse lui, accompagnandola – o per meglio dire spingendola - all’uscita.

“No, nient’altro, ma perché…”

“Perfetto allora! A stasera!”

“Mah… Malfoy!” Esclamò lei con stizza, già fuori della Biblioteca, impedendogli di chiuderle la porta in faccia.

“Granger, ho da fare adesso!” Replicò lui, in tono annoiato.

“Sì, lo so! Ti sei scordato la panacea!” Fece lei, come se fosse ovvio.

“Cosa?”

“Nella pozione. Hai scordato la panacea, ecco perché ti è venuta di quel colore.”

Draco le sorrise, come mai aveva fatto. Quella ragazza era un vero tesoro… e lui non aveva più alcuna intenzione di starsene a guardarlo brillare da lontano. “Grazie, Hermione.”

“Prego. Ma adesso…” Insistette lei. Ma, questa volta, si vide proprio chiudere la porta in faccia.

 

La giovane Gryffindor strinse i pugni al fianco, camminando con rabbia verso la torre della sua Casa. Odiava essere trattata così, come… come una ficcanaso. Certo, in certi casi effettivamente lo era, ma non questa volta. Voleva solo sapere perché diamine l’avesse invitata. Insomma, il fatto la riguardava da vicino, non si stava impicciando di affari altrui.

E invece lui, come reagiva? La trascinava via di peso dall’aula e poi le chiudeva la porta in faccia.

Dopo che lei gli aveva perfino detto cosa sbagliava nel compito.

Grazie, Hermione!” Gli fece il verso, irritata.

 

Un momento.

 

“Grazie… Hermione?” Effettivamente, quelle erano due parole che, fino ad allora, pensava non esistessero nel dizionario del bel Serpeverde. Specialmente l’ultima.

Lui l’aveva chiamata per nome. Non l’aveva mai fatto, neanche durante tutto il lungo periodo della loro amicizia.

L’aveva chiamata Hermione, le aveva detto grazie… l’aveva invitata ad una festa….

Il suo bel Peter Pan le aveva appena dato un appuntamento.

 

 

 

 

 

 

 

Ringraziamenti

 

 

 

Ringrazio davvero tanto tutti coloro che stanno seguendo questa mia pazza storia. Vi faccio una sola richiesta… me lo lasciate un pensierino piccinino piccinino per farmi capire se vi piace o meno!!!! Per favooore!!!!! A me diverte troppo leggere le recensioni…. :D !!!

Ok, la finisco qua con la mia lagna!!!

Ai ringraziamenti, coraggio!!!!

 

 

Anya: grazie, grazie e ancora grazie!!! Sì, Dracuccio è un vero amore, e con hermione secondo me forma uan coppia bellissima!!! Peccato.. beh… che la sua infanzia non sia stata delel migliori (non dal punto affettivo, almeno!!). Spero che ti sia piaciuto il nuovo capitolo… anche se devo stare attenta a non far diventare la storia troppo sdolcinata, eh eh!!!! Ciauuu!!! E grazie ancora!! :D

 

 

  
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