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Autore: Mabelle    16/05/2012    8 recensioni
Gli astrofisici le definiscono "stelle gemelle".
Le stelle gemelle sono fisicamente legate tra loro, non si possono separare con nessuno strumento. La stella più luminosa della coppia è chiamata Primaria, mentre la più debole, Secondaria. Queste due stelle si girano intorno in un movimento orbitale, la loro luce è 70 volte superiore a quella del Sole. Si illuminano a vicenda, ma la stella più forte tenderà piano piano a prendersi la luce dell'altra stella, portandola così a "morire".
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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8. Capitolo otto.
 

I’m out of touch, i’m out of love;
i’ll pick you up when you’re getting down.
And out of all these things i’ve done i think i love you better now. -
{Lego House - Ed Sheeran.

 

Se solo ti fermassi per un attimo, per sempre.

 

La lezione di chimica era stata più interessante del previsto, Amélie si era annotata sul quaderno le parole riguardanti le “stelle gemelle”. Aveva sempre ritenuto l’astronomia una scienza troppo complessa e il decifrare la posizione delle stelle per ricavarne l’oroscopo una vera stupidata. Ma ora, dopo quella lezione, stava paragonando quelle “stelle gemelle” alla sua situazione. Lei era la stella Secondaria, quella più debole, quella che brillava di meno. E si domandava chi fosse quella stella Primaria, quella che l’avrebbe portata a morire. Scosse la testa, sorridendo. Si stava facendo troppi problemi e non era di certo il momento più adatto. 

Era ora di pranzo e i ragazzi si stavano dirigendo verso la mensa, e così fece anche Amélie, nonostante non avesse molta fame, come sempre. Avrebbe dovuto aspettare il pomeriggio per farsi una dose, sarebbe stato troppo rischioso farlo a scuola, avrebbero potuta scoprirla.

Oltrepassò l’ingresso della mensa. Stette per prendere un vassoio quando la vista del cibo le provocò un conato di vomito, si limitò a prendere una mela. Diede un’occhiata in giro e notò che c’era un tavolo libero, si affrettò ad occuparlo. E fu in quel momento che incontrò nuovamente quegli occhi verdi. Si scontrarono bruscamente, molto probabilmente perchè Harry stava correndo per prendere posto. Gli amici del ragazzo lo raggiunsero e solo allora si videro da vicino, poterono scrutarsi attentamente. Amélie sostenne i loro sguardi seppur imbarazzata, voleva andarsene, ma era l’unico tavolo libero.

«E quindi sei tu la ragazza che ha fatto innamorare Harry.» la schiettezza di Louis aprì il discorso. La bionda sobbalzò a quelle parole, la ferivano. 

«Mangiamo tutti insieme?» propose Liam, che nel frattempo si era seduto. Amélie stette per obiettare, ma si rese conto che era meglio tacere.

Prese la mela e la morse. Tutti la guardavano, tranne Harry.

«Che c’è? Non avete mai visto nessuno mangiare una mela?» la ragazza si difese a suo modo, inacidendosi. Niall mangiò tutto ciò che si trovava nel vassoio, senza lasciare avanzi. 

Quel silenzio, tra lei e lui, le metteva ansia. Era circondata dalle voci, dal chiasso eppure lei non udiva nulla, era assorta in qualcosa, in qualcuno. 

Finì la mela e scaraventò il torsolo sul tavolo, non curandosi del cestino che aveva di fianco. Si alzò di scatto ed uscì.

 

Se solo ti fermassi per un attimo, per sempre.

 

Il fumo della sigaretta le usciva dalla bocca ogni volta che espirava. Quando la droga non la soddisfaceva c’erano le sigarette. 

«Possiamo smetterla di ignorarci, ne ho abbastanza. Se questa era una gara per chi mostrasse più indifferenza, hai vinto. Non posso più sopportare tutto questo.» la sua voce la colse all’improvviso, facendola tossire. Si voltò nella sua direzione e lo trovò a pochi passi da lei, le mani infilate nella tasche e le spalle ricurve, forse per proteggersi dalle parole della ragazza che lo ferivano, lo logoravano. Harry lanciò qualche sassolino, aspettando una sua risposta, un suo cenno.

«Che vuoi?» gli domandò, dopo aver aspirato dalla sigaretta.

«Te.» rispose, mentre si avvicinava sempre di più fino a sedersi di fianco a lei. La ragazza spense la sigaretta, sapendo che al riccio desse fastidio il fumo, premendola sull’asfalto.

«Non dire stronzate, Styles.» lo rimproverò, tuttavia rise. Rise perchè quella parola, pronunciata da lui, le faceva uno strano effetto.

«Non credermi, non sono qui per importelo.»

«E allora perchè?» si voltò verso di lui, e finalmente Harry poté rivedere il suo viso.

La pelle era bianchissima e contornava quegli occhi che tanto amava. Dio, che occhi. Ci si perdeva dentro ogni volta che incontrava il suo sguardo. Le labbra erano di un rosa più accesso, quasi lampone. Gli venne l’istinto di baciarle, di morderle, ma si trattenne. Anche se la droga la corrodeva, lei era sempre bella. Gli occhi stanchi si chiusero per qualche secondo e le labbra si strinsero, come per contenere quel dolore. Già, quel dolore che la dissipava. Finalmente si decise a rispondere.

«Sono qua perchè voglio aiutarti.» 

«Le solite frasi fatte, Harry. Io sto bene, senza di te.» e in quel momento un groppo si formò nella gola del ragazzo, strinse i pugni. Se solo avesse avuto più esperienza, se fosse stato più maturo molto probabilmente l’avrebbe abbracciata, l’avrebbe rassicurata, ma ora era l’orgoglio a decidere. E il suo era troppo per non dare importanza a quelle parole. Non disse niente, non voleva peggiorare la situazione. Si alzò e se ne andò

 

Se solo ti fermassi per un attimo, per sempre.

 

 

 

 

 

 

 

Si svegliò a causa del raggi di sole che filtravano dalla finestra. Voltò lo sguardo e vide la siringa appoggiata sul comodino, poi lo spostò sul suo braccio destro e notò essere gonfio. In quegli ultimi giorni aveva fatto troppo uso di droga e quella che le aveva dato Jason era finita, esaurita, scomparsa, dissolta nelle sue vene. Era sabato e non sarebbe andata a scuola. Voleva farsi una doccia, rinfrescarsi. Quella sera sarebbe uscita con Jason. 

Spogliò il suo corpo magro dal pigiama turchese e lo scaraventò per terra. 

Entrò in doccia, rabbrividendo per il cambio di temperatura. Tuttavia, regolò il getto sull’acqua fredda, doveva svegliarsi. Lasciò che l’acqua le percorresse il corpo, delineandolo. Fece scivolare la spugna, imbevuta di bagnoschiuma alla fragola, sulle braccia, sfregando, facendosi del male. Voleva che le restassero i segni di quella doccia liberatoria. Il braccio destro le prudeva, iniziò a grattarselo sempre più velocemente, infilando le unghie nella carne e raschiandola. Si formarono dei piccoli graffi da cui uscivano gocce di sangue, mentre la zona dove pochi ore prima si era bucata divenne leggermente viola. Si sciacquò da quel dolore, sperando che l’abbandonasse. Fino a che punto era arrivata, si stava facendo del male, si stava punendo per qualcosa di cui non aveva colpa, forse. Uscì dalla doccia e avvolse il suo corpo nell’accappatoio, per un attimo posò il suo sguardo sulle lamette del rasoio, ma lo distolse immediatamente. Si legò i capelli con una molletta, non curandosi di alcuni ciuffi che erano sfuggiti dalla presa. Guardò ancora una volta quel braccio e fu contenta di quei segni che, tuttavia, nel giro di qualche giorno sarebbero scomparsi. 

Decise di vestirsi, di coprirsi, di nascondersi. Di nascondersi da quel mondo che la intimoriva, che aveva capito fosse meglio non sfidare per non perdere, a prescindere. 

Indossò una semplice maglietta nera, che la rendeva più magra. Voleva che la gente vedesse i suoi segni, che capisse quanto le persone possano soffrire e stare male quando sono sole. Quando non c’è nessuno che ti tende una mano, ma ti abbandona lì, non rendendosi conto che hanno firmato la tua condanna a morte. E, a volte, la salvezza la trovi nelle cose più orribili e, molto probabilmente, per Amélie era la droga. Una via d’uscita da quella vita che le stava troppo stretta, da quella voglia di urlare che non aveva, dall’amore che non aveva mai conosciuto. E se sei da sola ad affrontare tutto, spesso, non riesci a vincere.

Era una bella giornata e aveva voglia di fare una passeggiata, di sgranchirsi quelle gambe che da tanto tempo non correvano, non ricorrevano. Chiuse dietro di sé la porta, si lasciò alle spalle il mondo, il suo mondo. Si mise una mano davanti agli occhi per quel sole che li feriva, li costringeva ad abbassarsi, a sottomettersi. 

Si diresse verso il parco e si sedette sulla panchina, sulla loro panchina.

Si portò le gambe al petto - un’azione infantile - per proteggersi, per racchiudersi.

«Alla fine ci si ritrova sempre al punto di partenza.» alzò lo sguardo e, ancora una volta, c’era lui. 

«Come mai sei qua?» gli domandò, non curandosi delle parole poco prima pronunciate.

«Per lo stesso motivo per cui ci sei tu.» rispose, sedendosi di fianco a lei come quel giorno che, molto probabilmente, ricordavano bene entrambi.

Harry abbassò lo sguardo e vide il suo braccio pieno di graffi, cicatrici. Non le domandò nulla, sapeva che non gli avrebbe risposto oppure gli avrebbe mentito.

 

Rimasero così, immobili ad osservare il mondo che si muoveva mentre loro stavano fermi.

 

Era da tanto tempo che le loro labbra non si incontravano e gli mancava quel contatto così famigliare. Le prese la mano e la strinse, Amélie lo lasciò fare. Il suo orgoglio era sparito, l’aveva messo da parte per lei. 

 

Rimasero così, immobili ad osservare il mondo che si muoveva mentre loro stavano fermi.

 

«Se solo ti fermassi per un attimo, per sempre.» le disse a bassa voce, guardandola nei suoi grandi occhi azzurri e lei sorrise, dopo molto tempo. 

 

E rimasero così, immobili ad osservare il mondo che si muoveva mentre loro stavano fermi.








Scusatemi per la lunghissima assenza, ma i compiti mi hanno presa in ostaggio. (?) 
Da ora sarà anche peggio, dato che tra circa un mese inizieranno gli esami. çwç SALVATEMI D:
Torniamo a noi, yoh. (?)
In questo capitolo c'è quasi sempre Amélie, e si è scoperto qualcosa in più sul suo carattere. E' una ragazza fragile, insicura. 
Be', ergnrtjghntrh, non dico più niente. Giudicate voi. uu
Vi ringrazio per le bellissime recensioni che mi lasciate, veramente. Ogni volta che le leggo, sorrido e mi chiedo se non sto sognando. :D
Mi rende felice il fatto che voi apprezziate le mie FF. ERJKGNERKJG *^*
Ora vi lascio. c:
Recensite, mi raccomando. c:
Un bacio. xxx

Love isn't for me: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1056271



Amélie.

 

  
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