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Autore: DA_translations    17/05/2012    3 recensioni
- Ci rivedremo nella prossima vita -
- Sì. Aspetterò -
Due giovani studenti, tormentati dallo stesso sogno fin da quando erano piccoli, si incontreranno. Ma sarà per caso o per destino? Come si comporteranno quando si incontreranno?
Per scoprirlo non vi resta che entrare e leggere.
ATTENZIONE: questa è una traduzione, non è farina del mio sacco. L'autrice è Saharen sul sito deviantART. Per chi volesse leggere la storia in lingua originale ho inserito un link nelle note finali del primo capitolo.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Axel, Roxas
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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ROXAS POV
Cos’avrei potuto dire? Con lui lì che mi fissava con quegli occhi che mi avevano perseguitato per anni. Sorrideva in modo lievemente arrogante perché sapeva chi ero.
Era tutto ciò che avessi sperato dal momento in cui avevo capito che non sarei mai stato felice fin quando non avessi incontrato l’amico dei miei sogni. Stavo per saltar su e dirgli che, sì!, quello era il mio nome. Io ero Roxas, quello che lui stava cercando. Io ero lui… io ero…
Dovevo solo dire quelle parole, dirgli esattamente ciò che avevamo bisogno di sentire entrambi.
- Non so di cosa stai parlando. Io… Io non conosco quel nome. Il mio è Corey, non Roxas. Non ho mai conosciuto nessuno che si chiamasse così –
Mi morsi subito il labbro inferiore, la parte della mia mente che si ostinava a rinnegare i sogni aveva avuto la meglio sulla mia facoltà di parola. Abbassai lo sguardo appena mi accorsi che l’evidente gioia di poco prima era sparita da quegli occhi incantevoli.
- Oh… er-errore mio. Scusa, Corey, mi hai solo ricordato qualcuno che mi sta molto a cuore
La sua voce era così triste che non potei fare a meno di guardarlo di nuovo. Si grattava nervosamente la nuca. Avvertii il dolore sordo del senso di colpa nel mio petto. Provai a nascondere il disagio che traspariva dal mio volto mentre lui cercava di sorridere e sembrare felice, fallendo miseramente.
Poi iniziammo a camminare. Fissai la sua schiena, una schiena magra e familiare, che ero abituato a vedere, anche se non era ricoperta dalla pelle nera di quella specie di uniforme. Mi aggrappai forte alla mia borsa mentre giravamo l’angolo, oltrepassando le enormi porte della biblioteca in cui mi aveva portato.
- Ehi –
Fui riscosso dai miei pensieri dalla sua mano che mi stringeva la spalla, scuotendomi appena. In qualche modo i nostri occhi si incrociarono e, con la sua mano ancora sulla mia spalla, nuovi pensieri affollarono la mia mente. Non so se fosse il parto della mia fervida immaginazione o il ricordo di alcuni miei sogni, ma vidi me stesso fra le sue braccia, e mi sentivo al sicuro e felice.
Seppi che la confusione che provavo era evidente dal modo in cui mi sorrise, ma dopo quello… Il viso di Axel era sicuramente più vicino e, prima di accorgermi di ciò che stava succedendo, l’altra sua mano mi aveva preso il mento e lo stava sollevando gentilmente. Tremai in risposta al dito che accarezzava il mio labbro inferiore e sentii uno strano calore che mi saliva al viso.
Perché non mi stavo ribellando? Non aveva importanza che avessi conosciuto questo ragazzo in un’altra vita, cosa gli dava il diritto di toccarmi la bocca con tanta confidenza? E perché mi stava piacendo? Sentii il mio corpo tremare più violentemente e credo che questo l’avesse fatto uscire dal suo stato di stordimento, perché si scusò immediatamente.
Perché lo fece? Non era colpa sua. Non era colpa sua se improvvisamente sentivo di desiderare quel bacio.
Ero abbastanza sicuro che le guance mi fossero diventate di un bel rosso pomodoro. Beh, era stato effettivamente imbarazzante. Così strano e familiare al tempo stesso.
Sentii solo vagamente ciò che mi diceva a proposito di come usare la biblioteca e la sua raccomandazione di chiedere al bibliotecario in caso di necessità. Il giro della scuola sembrò richiedere millenni. O millisecondi. Temevo che mi avrebbe di nuovo sfiorato il viso in quel modo, ma allo stesso tempo volevo che lo facesse.
Non ero mai stato baciato da nessuno, la mia vita segregata non l’aveva mai permesso e, anche se ero sempre stato curioso riguardo alla meccanica dell’evento, non ero particolarmente interessato al viverlo. Cosa che, a quanto pareva, era appena cambiata.
Guardai attentamente Axel mentre parlava con un amico, che l’aveva avvistato in corridoio e salutato. Osservai come gli occhi gli si illuminarono di divertimento a una battuta del ragazzo, il modo in cui rise, poi lo sguardo che mi lanciò e il modo in cui i suoi bellissimi occhi verdi si addolcirono mentre mi sorrideva.
Forse i sogni erano il frutto della mia fantasia e non ricordi di un’altra vita, ma una certezza l’avevo: mi avevano preparato per quel momento. Mi avevano detto che quel ragazzo era qualcuno che dovevo trovare, a cui dovevo stare vicino… Qualcuno che mi avrebbe voluto bene come io desideravo.
Ma come avrei fatto a dirglielo?

AXEL POV
Stare seduto di fronte a Roxas – no, Corey – mentre pranzava timidamente fu una tortura. Credevo che i miei voti alti e la buona condotta avrebbero portato il Karma a sorridermi, non a questo.
Speravo di ricevere una sorta di ricompensa per averlo guardato mangiare un hot dog senza farmi sfuggire neanche un commento, o per non aver provato a baciarlo più tardi, mentre gustava un ghiacciolo. Mi sentivo come se un essere superiore mi stesse testando o qualcosa del genere.
Non potevo dire di essere casto e puro, anche se non avevo rapporti di quel tipo da un bel po’. E forse era proprio per quel motivo che trovai quell’incontro insostenibile. Avevo bramato per così tanto tempo di stringerlo tra le braccia. O comunque di stringere la persona a cui lui assomigliava così tanto. Ci ero andato così vicino, poco prima. Avevo quasi scoperto che consistenza avessero quelle labbra, se fossero davvero dolci come sembravano.
Dovevo essermi estraniato per un po’, perché all’improvviso Corey stava sporgendo leggermente una mano per toccarmi e sembrava così confuso… era così carino.
Risi nervosamente e non potei fare a meno di pensare che se solo fossi rimasto perso nei miei pensieri un altro po’ avrei potuto sentire quella mano toccarmi. Doveva esserci qualcosa di strano, in me…
- Uhm, sì, hai finito? Immagino che sia ora di portarti in classe, giusto? Andiamo –
Alzandomi, aspettai che raccogliesse la sua roba prima di riattraversare il cortile in cui eravamo seduti, rispondendo ai cenni delle persone che mi salutavano.
Mi chiesi cosa Corey pensasse di me. Conoscevo un sacco di persone, probabilmente sembravo popolare… mi domandai se pensasse che fossi figo o forse arrogante, o addirittura superficiale per la mia popolarità.
Il momento di separarsi arrivò troppo in fretta e probabilmente sarebbe stato per non rivedersi più. Sapevo che dovevo procurarmi il suo numero di telefono, organizzare un incontro. Non potevo perdere un’occasione di quelle che veramente capitavano una volta nella vita. Non l’avrei mai lasciato andar via in quel modo.
Dopo un attimo di esitazione che probabilmente mi fece sembrare davvero stupido, gli afferrai una mano e tirai fuori una penna, scrivendo velocemente il mio numero di telefono sul suo palmo. Alzai lo sguardo e sorrisi alla sua confusione.
- Potresti aver bisogno di me per qualche motivo. La scuola superiore può spaventare, se non conosci nessuno. Ma tu conosci me, così puoi star certo che andrà tutto bene. Vediamoci di fronte al cancello principale alla fine delle lezioni, okay? E se non ci sono aspettami, voglio sapere tutto del tuo primo giorno. A dopo, Corey –
Gli feci l’occhiolino, giusto per vedere ancora una volta la confusione sul suo viso. Era semplicemente la cosa più perfetta che avessi mai visto. La sua voce era bella come nei miei sogni, se non addirittura meglio.
Il resto della giornata sembrò trascinarsi all’infinito. Non ricordo di cosa si parlò durante le lezioni, né le conversazioni con gli amici. Tutto ciò che ricordavo era limitato alla chiacchierata con Corey, al breve contatto con la sua pelle.
Quando finalmente suonò l’ultima campanella mi precipitai fuori dalla classe più in fretta possibile. Arrivai sul luogo dell’appuntamento almeno dieci minuti prima di Corey, ma non mi importava. Avrei aspettato per anni pur di parlargli solo per un momento. Come potevo essere sicuro che il ragazzo non sarebbe scomparso, l’indomani? Forse quello era solo un altro sogno da cui mi sarei svegliato…
Il mio stomaco ebbe un sobbalzo quando lo vidi uscire dall’edificio. Sembrò esitare leggermente quando uno dei suoi compagni si avvicinò per scambiare qualche battuta con lui. Vidi le loro labbra muoversi, le parole perse nel brusio degli altri studenti, che chiacchieravano allegramente di cosa avrebbero fatto di lì a poco.
Feci un largo sorriso quando si congedarono e il biondo mi vide. Mi sorrise e fece un piccolo cenno. Risposi immediatamente con calore, volevo che sapesse quanto fossi felice di vederlo.
- Allora, come torni a casa? –
- Beh… mia madre… -
- Hai un cellulare? –
- Non ancora –
- Ecco, tieni – gli tesi il mio – Chiamala, dille che un tuo amico ti porta a mangiare un boccone e poi ti riaccompagna a casa –
Sapevo che non avrei dovuto essere troppo intraprendente, ma che altro avrei potuto fare? Dopotutto avevo bisogno di stabilire un contatto con lui e assicurarmi che capisse che ero serio nei suoi confronti. Non riuscii a nascondere un sorriso quando aprì il telefono e digitò un numero. Immaginai che non avesse trovato nessuno in casa, dal momento che si limitò a lasciare un messaggio veloce. Mi restituì il telefono con un sorriso, questa volta sincero. L’esitazione sembrava svanita.
- Ora, andiamo via di qui, okay… Roxas? –
- … sì. Andiamo - 
  
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