Mentre
lo tirava verso di sé sentiva il suo stupore. Invece di parlare lo aveva
semplicemente baciato, senza dire una parola, le pareva più giusto
così.
Si
appoggiò sui cuscini, sempre tenendolo stretto, senza volerlo
lasciare.
“Lo sai che se continui così rischi che io poi non mi
fermi?” le domandò, sospirando.
“Non ho mai detto che volevo il contrario”
rispose.
“Ah, ma se ti piace giocare col demone basta dirlo”
disse Rin, sorridendo. Iniziò a muovere le mani
scendendo verso i fianchi e attirandola verso di sé. Il fatto di avere addosso
solo i boxer, adesso, non gli dava più così noia.
Fece
scorrere le dita sotto la maglietta, arrivando al reggiseno di pizzo. Rea poteva
anche odiarlo, ma lui doveva ammettere che gli faceva un certo effetto, per non
parlare degli slip coordinati.
Giocò
un po’ col davanti, facendola sussultare.
“Posso?” le chiese, facendo passare le mani
sull’apertura.
“Sì” annuì l’altra. Lo sganciò, stando attendo a non
farle male. Le tolse la maglietta, lasciandola nuda dalla vita in su. Trattenne una risata.
“Che succede?” s’incuriosì la
ragazza.
“Niente, tranquilla” la
rassicurò.
“Ma…” provò a controbattere.
“Shh” la zittì lui,
baciandola.
Vedendo
che non riusciva a stare zitta, abbassò una mano sugli slip. Rea sobbalzò, presa
alla sprovvista.
“Te l’avevo detto” la prese in giro lui, scendendo a
baciarle il collo. Sentiva la pelle calda sotto le labbra e si accorse che la
voleva, la desiderava con tutto sé stesso.
Mentre
formulava quei pensieri si accorse che la ragazza aveva iniziato a toccargli il
petto. Era una sensazione indescrivibile. Allungò una mano per spengere la luce
sul comodino.
Intanto,
Rea si sentiva andare a fuoco, era come essere sotto il sole di mezzogiorno. Non
ci voleva credere.
Era
sotto un ragazzo (il SUO ragazzo, finalmente), praticamente nuda. Era
sbagliato?
“Rin, siamo sicuri… di voler…” non riusciva a formulare
una frase, la ragione era andata a dormire.
“Di voler?”
“Andare… fino in fondo” disse, tra un sussulto e un
altro.
La
lingua del ragazzo tracciò i contorni dei suoi seni, togliendole il
respiro.
“Io sì, più che certo.
Tu?” le
rispose. Fece
scorrere le mani sul suo petto, arrivando ai boxer.
“Non lo so” disse, insicura.
Lui sorrise.
“Allora mi stai mandando dei segnali contrastanti” le
fece presente. Razionalmente era sbagliato: lui era un demone! “Ma ti fai questi problemi dopo tre mesi di amicizia?”
sentì dire dalla sua vocina interiore.
“Lasciati andare” le suggerì. Non era una brutta
idea.
Chiuse
gli occhi e annullò completamente la sua forza di volontà.
Il
mattino dopo fu svegliata dal suono del cellulare.
“Ma chi diavolo è a quest’ora?” si chiese, mettendosi
a sedere. Era nuda. Ci mise un po’ a ricordarsi il perché. “Ah… già” pensò imbarazzata.
Rin
dormiva beatamente accanto a lei. Era il secondo giorno consecutivo che apriva
gli occhi e lui le era vicino, addormentato.
“Dove sarà il mio telefono?” disse ad alta voce,
alzandosi. Lo trovò buttato in malo modo in borsa.
“Pronto?”
“Pronto, Rea? Sono Yukio. Mio
fratello è con te, vero?”
“Più o meno” rispose lei, guardando il ragazzo nel
mondo dei sogni.
“Potresti dirgli che stasera, quando torna, dobbiamo andare
in campeggio con il gruppo di esorcismo?
Si parte alle sette, e che faccia in modo di esserci. Grazie” le
disse.
Attaccò senza aspettare risposta.
“Ma figurati” sussurrò lei, immobile. Sospirò:
quell’idillio era finito.
“Rin?
Rin!” lo chiamò dolcemente.
“Ancora cinque minuti” biascicò lui, in
risposta.
“Forza, svegliati!
Devo dirti una cosa importante!” lo avvertì.
“Che c’è?” disse, aprendo un
occhio.
“Ti ha cercato Yukio, vuole che tu
vada in campeggio o una cosa simile, stasera” lo informò. Quando lui
riuscì a metterla a fuoco e si accorse che era nuda, ci mise un secondo in più a
rispondere.
“Ehm… o-ok” balbettò.
Rea si
stese vicino a lui, circondandolo con le braccia.
“Buongiorno!” lo salutò. Si sporse a baciarlo con
trasporto.
“Tu mi vuoi male?” le chiese, guardandola
torvo.
“Perché?”
“Perché sapere che devo tornare a casa tra poco dove c’è mio
fratello a rompere le scatole mi mette di malumore.
Sapere che tu sei qui, davanti a me, nuda, e che non posso
approfittarne, invece, mi fa stare male” le
rispose. La
ragazza lo tirò a sé.
“Perché? Abbiamo ancora un po’ di
tempo”