Fanfic su attori > Orlando Bloom
Segui la storia  |       
Autore: Moon    04/05/2004    3 recensioni
Se qualcuno si trovasse in una situazione a dir poco inaspettata e molto imbarazzante che reazione avrebbe? Ma soprattutto se scoprisse che ....
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questa storia è stata scritta per divertimento

● CAPITOLO TRENTACINQUE ●

 

 

Aylén non appena rientrò, aprì la porta della sua camera e slacciatesi le scarpe le fece volare distrattamente sul pavimento sospirando, si passò una mano tra i capelli con un gesto distratto. Decisamente quella, per lei, non era una sera tra le più felici. Anzi a dire il vero era proprio una serata funesta, anche se in cuor suo la speranza non era proprio morta del tutto. Non sapeva bene perché, ma questo era ciò che avvertiva. Poggiò le chiavi di casa sul cassettone e accese la luce. Si girò e cacciò un urlo.

“Se volevi farmi prendere un infarto ci sei quasi riuscito!” disse col fiato corto ad Orlando, che se ne stava appoggiato dietro lo stipite della porta e che le era apparso all’improvviso, riflesso nello specchio davanti a lei.

“Cena veloce eh? Siete andati in un fast food per caso?” chiese ironico alzando un sopracciglio, visto che lei era stata fuori solo tre quarti d'ora.

“E tu? Non dovevi andartene?” rispose lei alzando un sopracciglio sua volta.

Rimasero un secondo ad osservarsi, entrambi con un espressione vagamente ironica dipinta sul viso, poi improvvisamente scoppiarono tutti e due a ridere.

“Rido, ma sono incazzata” puntualizzò lei cercando di essere seria.

“Oh, ma anche io sono incazzato nero” gli fece eco lui ridacchiando.

Ci fu una breve pausa.

“Ma perché ci comportiamo così? Non è un tantino infantile?” chiese improvvisamente Orlando sempre sorridendo.

Lei non rispose. Si diresse spedita verso il letto e aprì il cassetto del comodino. Tirò fuori alcune riviste, le sparpagliò sul letto e sfogliandone una puntò il dito su una fotografia nella quale Orlando era ad un party, davanti a due ragazze abbastanza discinte, e si era alzato la maglietta per mostrare il suo tatuaggio, una delle ragazze stava appunto toccandolo con un dito.

“Dato che hai introdotto l'argomento vogliamo parlare di cose un tantino infantili? Dimmi questo come lo classificheresti? Comportamento adulto forse?” gli chiese con tono polemico.

Lui rimase un attimo in silenzio, poi disse “Ma che hai fatto la collezione?” poi tentò di giustificarsi “Vabbè via… dai è una cazzata, si rideva si scherzava, avevamo bevuto un po’ tutti… che male c'è?” ma vedendo che lei continuava a guardarlo storto continuò “Ammetto che sono un pochino egocentrico, del resto è normale, se non lo fossi non farei questo lavoro. Stare al centro dell'attenzione è una delle peculiarità di questo mestiere ma…” disse lui cercando di spiegarsi come meglio poteva.

“Ma che?” chiese lei per niente convinta dalla tesi di lui.

“La prendi troppo sul serio” rispose Orlando dolcemente.

“Può darsi” disse lei “Ma purtroppo certe cose mi fanno stare male e io non ci posso fare niente” rispose piuttosto asciutta.

Orlando si grattò la testa, non era facile, non era mai stato facile e neanche questa volta era diverso.

“Penso che a volte si fanno delle cose senza rendersi conto di far soffrire le persone a cui vogliamo bene. Io sono fatto così, agisco d’impulso, senza pensarci troppo e non mi rendo conto che in certi frangenti esagero. Portare avanti questa storia è dura, a volte è così dura che mi viene voglia di mollare, ma poi penso che in realtà tu sei tutto quello che inconsciamente ho sempre voluto. Sei bella, intelligente, indipendente, determinata, aggressiva ma dolce, dispettosa, provocante, permalosa amabile e detestabile, insomma: perfetta proprio con tutti i tuoi pregi e difetti. Non posso ancora separami da te perché nonostante tutto il rapporto con te arricchisce la qualità della mia vita, mi stimola e in un certo senso mi migliora e fino a che sarà così io non potrò fare a meno di te.” Orlando fece una pausa, tutto questo discorso era stato davvero molto difficile da tirare fuori.

Aylén fece per parlare ma lui le fece segno di no, “Non ho ancora finito” disse. “Per quanto concerne la segretezza riguardo la nostra relazione non è un capriccio, ma una necessità. Non intendo condividere col resto del mondo la mia vita privata e soprattutto i miei sentimenti! Sono cose mie, strettamente personali, di cui sono estremamente geloso. Oltre questo non ti rendi neanche minimamente conto che saresti tu stessa oggetto d’inseguimenti, tartassamenti vari che ti assicuro a volte sono davvero spiacevoli. Capisco che è dura ma lo sapevamo fin dall’inizio tutti e due, credo che potresti fare anche un piccolo sforzo per cercare di capire. E poi non temere, sarà solo questione di tempo, prima o poi ci beccheranno e la cosa diventerà inevitabilmente di dominio pubblico” concluse infine sospirando rassegnato.

Aylén lo guardò di sottecchi, certo che era davvero bravo, pensò, trovava sempre il modo di aggiustare le situazioni. Però era anche vero che nonostante tutto, lei lo amava e non riusciva a non giustificarlo anche quando sbagliava.

“In quanto ad imperfezioni, o difetti come dir si voglia, anche tu non sei da meno mio caro!” gli disse con aria  di chi a voglia di sfottere ben benino.

“Ah sì!” disse lui incrociando di nuovo le braccia al petto, “Sentiamo, che poi ti rispondo a tono!” concluse sornione, dato che aveva mangiato la foglia.

Così era partita nuovamente quella sorta di sfida bonaria, che comunque caratterizzava il loro rapporto, ma anche e soprattutto che faceva parte del loro personale e rispettivo carattere.

Lei si batté l'indice sul mento e alzando gli occhi con fare pensoso e diede il via al duello verbale.

“Dunque direi innanzi tutto : vanesio!” disse senza poter trattenere un sorrisino.

Lui alzò ancora una volta il sopracciglio e per niente smontato rispose a tono “Tu invece sei esageratamente polemica”.

“Sei testardo” disse lei.

“Senti chi parla!” ridacchiò lui.

“Io sono più malleabile!” si difese lei.

Lui rise forte “Ma quando mai! Ma se sono sempre io che faccio il primo passo!”.

“Però io ti assecondo sempre non puoi negarlo” rispose lei puntandogli l'indice contro.

Orlando allora si cimentò in una delle sue solite uscite da faccia da schiaffi che gli riuscivano sempre particolarmente bene, del resto era una sua dote innata.

Si strusciò le unghie sulla maglia e poi si soffermò a guardarle, quindi con aria di chi la sa molto lunga le disse: “Per forza! E' praticamente impossibile resistere al mio fascino magnetico e carismatico”.

Lei aprì la bocca e corrugò la fronte, con un espressione simile a quella di qualcuno che riceve un'illuminazione divina, poi gli disse fingendosi contrariata “Ma che presuntuoso, egocentrico e fanatico!”.

“Naaaaaa, diciamo che sono solo consapevole… delle mie doti naturali” disse lui molto divertito. “Ma dimmi una cosa” riprese a dire con tono lievemente più serio di quello che aveva usato fino ad allora “Ma dove cacchio sei stata vestita di tutto punto per…” controllò l'orologio “Quarantasette minuti esatti? A consumare una cena liofilizzata?”.

Lei sorrise soddisfatta, era molto contenta di aver fatto centro.

“Ti piacerebbe che te lo dicessi eh?” rispose con tono provocatorio.

“Non usare il condizionale, lo voglio sapere e sul serio!” rispose lui senza scherzare tanto.

Lei rimase un attimo in silenzio, del resto farlo friggere un pochino non sarebbe stata una cattiva idea e infondo se lo meritava.

“Non mi muoverò da qui fino a che non me lo dici, del resto sono rimasto apposta” puntualizzò lui deciso.

“Sono stata a casa di un'amica” cominciò a dire lei “Non avevo nessun appuntamento con nessun collega, volevo solo farti sentire che cosa si prova… in certi frangenti” confessò candidamente lei guardandolo con aria tra il divertito e il dispettoso.

Lui si sentì decisamente meglio anche se a dire il vero aveva immaginato qualcosa di simile, visto il suo tempestivo rientro, ma una punta di rabbia lo investì suo malgrado.

“Posso anche capire questa tua reazione, ma quello che proprio invece non capisco, è perché te ne sei andata, io ti avevo detto che se te andavi era finita…” disse lui molto seriamente.

“Ma sei qui però” gli fece notare lei con una punta di soddisfazione nella voce.

Decisamente una pessima risposta quella di Aylén. L'orgoglio di Orlando ebbe un'impennata improvvisa.

“Hai ragione, mi ha appena ricordato che sto facendo per l'ennesima volta la figura del coglione!” rispose lui abbastanza contrariato e punto sul vivo. Si girò di scatto e afferrò il giubbotto con un gesto di stizza. Va bene essere innamorati, va bene ingoiare l'orgoglio e rimangiarsi le frasi, ma a tutto c'era un limite e lui sentiva di averlo ampliamente superato.

Aylén fu colta all'improvviso dal panico.

“Ma che fai?” gli chiese con voce quasi flebile e preoccupata.

“Quello che avrei dovuto fare prima: me ne vado!” rispose lui accigliato e deciso, gli era presa proprio male.

“Non dirai sul serio?” aveva risposto lei allibita. Del resto non capiva come quella conversazione decisamente ironica e piuttosto tranquilla, fosse passata da un tono quasi conciliante e sicuramente goliardico, ad tono decisamente negativo e pericolosamente definitivo.

“Ti sembra che stia ridendo?” aveva risposto lui sarcasticamente “Tu devi sempre e comunque andare oltre vero? Non riesci a fermati, non riesci a piegarti neanche una volta, io faccio un passo avanti e tu non mi tendi la mano, no signora, ne fai due indietro! Bene questa volta hai davvero colmato la misura!”.

Aylén si sentì all'improvviso smarrita, com'è che erano arrivati a quel punto? Erano davvero ad un passo dal classico non ritorno bastava un soffio e tutto sarebbe finito lì. Deglutì a fatica e sentì il sudore nei palmi delle mani. Doveva assolutamente fare qualcosa, così decise improvvisamente di fare ciò che lui faceva spesso con lei. Gli prese la mano e intrecciò le sue dita con quelle di lui, poi poggiò la fronte sulla sua spalla e disse: “Ma io non voglio che tu vada via” poi aveva continuato “Io posso anche ammettere che sono forse... e ribadisco forse, un po’ troppo gelosa, ma è più forte di me, tutte le volte che passo davanti all’edicola mi prendono i cinque minuti e… finisco per chiedermi chi me lo fa fare, ecco! Magari sbaglio, però anche tu cerca di capire non è affatto facile per me”.

Lui era rimasto fermo senza dare alcun segnale né negativo, né positivo.

“Anche io mi chiedo la stessa identica cosa e vorrei per l'appunto una risposta chiara da te: chi te lo fare di stare con me?” aveva infine detto molto serio.

Lei alzò la testa e lo guardò.

“Ma lo sai benissimo il perché!” rispose.

“Lo voglio sentire detto  a chiari toni” disse lui quasi piccato.

Lei era così restia a dirgli ti amo, lo aveva fatto solo un paio di volte o poco più, e questa cosa a lui pesava. A lui piaceva sentirselo dire, ma lei era del parere che le parole contano poco e quindi, sempre secondo lei, glielo dimostrava con i fatti e non c'era bisogno che glielo ripetesse in continuazione. Lui continuava a non essere d’accordo e quella sera s'era impuntato di brutto.

“Va bene” disse lei che aveva perfettamente capito che cosa volesse lui “Tu sei una persona speciale. Imprevedibile e solare. Sei intelligente e sensibile, hai un dono: sai come prendere le persone. O almeno sai come prendere me, sai farmi ragionare, sai tenermi testa e mi fai sentire importante. Certo quando fai il cretino ti tirerei volentieri il collo, ma questo solo perché ho paura di perderti. Anche tu hai migliorato e migliori la qualità della mia vita e…”.

“E…?” gli fece eco lui non ancora del tutto soddisfatto.

Lei lo guardò non potendo trattenere un sorriso, quella sua forma di fragile insicurezza la inteneriva e glielo rendeva ancora più vicino.

“E ti amo moltissimo, più di quanto le parole potrebbero mai spiegare” gli disse finalmente lei.

Orlando si sentì sciogliere come il burro in padella.

Era strano non aveva mai dato peso a quelle cose prima d'ora, ma da lei voleva decisamente tutto: anima e corpo, senza mezze misure. In quel momento lei gli aveva dato l'anima, ora era giunto il momento di avere anche il corpo.

“Baciami!” le aveva ordinato.

Eccolo lì, il solito Orlando, aveva pensato Aylén vagamente divertita. Decise di accontentarlo, anche perché lo desiderava anche lei, ma non senza rinunciare ad una piccola forma di simpatica e personale vendetta.

Allungò un braccio e con le dita prese a sfioragli i capelli dietro la nuca, appoggiò le labbra dietro l’incavo del suo orecchio e cominciò a tempestargli il collo di piccoli baci, poi passò tormentarlo con la lingua. Molto lentamente e con molto metodo, del resto conosceva assai bene i suoi punti deboli. Quando si accorse che lui era quasi partito del tutto all’improvviso gli dette un morso piuttosto forte.

“AHI! Ma sei matta?” disse lui staccandosi all’improvviso e portandosi la mano sul collo, guardandola allibito.

“Una piccola punizione per le tue intemperanze!” ridacchiò lei lanciandogli uno sguardo birichino.

“TU…” le disse Orlando riducendo gli occhi a due fessure e puntandole l'indice contro “Tu sei pericolosa!” concluse con un mezzo sorriso a fior di labbra.

Lei gli circondò il collo con le braccia e gli disse “Oh si! Sono estremamente pericolosa… attento a quello che fai o potresti ritrovarti con qualche accessorio in meno …quando proprio non te lo aspetti, caro mio!”.

Orlando decise di non indagare a quale tipo di accessorio si potesse mai riferire lei.

“Sono sempre stato attratto dalle cose pericolose e non mi fanno certo paura!” aveva risposto con aria sicura “Ma a dirla tutta mi sarei rotto di stare parlare” concluse perentorio. In maniere fulminea passò direttamente ai fatti. Scostò con delicatezza le fini spalline del vestito di Aylén che scivolò morbidamente sul pavimento, formando una specie di nuvola ai piedi della ragazza. Cominciò a baciarla e le sue mani presero a vagare sulla pelle di quel corpo conosciuto che gli apparteneva. Lei non era certo rimasta passiva, aveva spostato entrambe le mani sui bottoni della sua camicia e con una rapidità quasi febbrile, lo aveva liberato da quell'indumento, lasciando che i loro corpi si potessero finalmente sfiorare senza alcuna barriera. Si diressero veloci sul letto, dove in con un gesto rapido e impaziente le riviste che erano state sparpagliate poco prima, volarono a terra e…

come si suol dire: Tutti i salmi finirono in Gloria!

 

***

 

 

Qualche tempo dopo….

 

“Stai scherzando vero?” chiese Orlando ad Aylén seriamente preoccupato.

Aylén lo guardò con aria vagamente smarrita e con sorpresa del ragazzo anche piuttosto impaurita.

“Il fatto è… cioè… insomma… ecco… io” farfugliava lei come a voler prendere tempo.

“Sì? Dai parla, non mi tenere sulle spine” le chiese lui agitato.

“Non so come dirtelo… ma io… io non mi sento ancora pronta ecco” era riuscita a dire lei alla fine, non senza fatica e con una punta di vergogna.

“Come? E me lo dici ORA? Ora che siamo qui, sulla soglia? Cazzo non lo potevi dire prima! Al limite bastava anche ieri sera, un'ora fa, ma ora…” rispose lui sconcertato e allibito.

Lei si sentiva in colpa ed era parecchio agitata, ma porca miseria non poteva farlo per forza.

“Lo so è vero hai ragione… vuoi la verità?” disse Aylén.

“Certo che voglio la verità… Cristo Santo ci stanno guardando tutti!” Orlando era davvero sconsolato.

Lei prese fiato per cercare le parole giuste.

“Insomma, quando mi hai chiesto di fare questo passo insieme, mi sembrava una bella cosa, anche se a dire il vero, mi sono agitata subito. Però l'avevi messa così bene. Mi sembrava davvero così romantica, ma ora… beh ora … se proprio lo vuoi sapere io ho paura e proprio non me la sento, io non ce la faccio proprio!”.

“PAURA?” le chiese lui sbigottito “TU hai paura? Non ci posso credere!”.

“Che c'è di strano eh? Sono un essere umano come tutti io! Non posso avere le mie paure?” rispose risentita lei.

“Non avrei mai creduto che tu avessi paura di farlo, scusa ma perché non me ne hai parlato, potevamo ripensarci, farlo più avanti… magari quando ti sentivi davvero pronta… non ti capisco” aveva detto lui costernato.

“Ci tenevi così tanto, e io non sapevo come dirti che non volevo proprio farlo…” provò a giustificarsi lei.

“Ho capito! Mica era un obbligo! Così mi fai fare la figura del cretino!” s'era risentito lui.

“Ma quante storie! Non saremo mica i primi che rinunciano all’ultimo momento!” disse lei spazientita.

“E chi se ne frega degli altri scusa! Ora qui ci siamo io e te!” aveva risposto lui contrariato. “Dovevo dare retta alla tua amica Reina, mi aveva avvertito mi aveva detto che non eri pronta e che sei sempre stata contraria, ma non ci potevo credere…” concluse lui sconsolato.

“Via non può esser così tragico, magari possiamo farlo… la prossima volta che vieni?” provò a proporre lei speranzosa.

“No, guarda non ci penso proprio, se lo facciamo lo facciamo ora, altrimenti non credo che mi azzarderò mai più a riproportelo” aveva detto lui deciso.

“Però sei un pochino stronzo! Praticamente se mi dici così mi obblighi!” si era risentita lei.

“Certe cose o si fanno subito o non si fanno più! Fidati ormai lo so per esperienza!” aveva detto lui serafico.

Lei aveva sospirato forte, mamma mia in che situazione incresciosa s'era andata infilare e tutto perché? Perché non aveva avuto il coraggio di ammettere con lui che aveva paura. Aylén maledì mentalmente la sua testaccia dura e il suo orgoglio maledetto. Fece nuovamente un sospirone, chiuse gli occhi e disse tutto d'un fiato “Via, facciamolo e non ci pensiamo più!”.

“Sicura?” aveva chiesto lui per accertarsi che fosse veramente decisa.

“Orlando per favore non me lo chiedere più sennò domani mattina siamo ancora qui, ho detto facciamolo e non ci torniamo sopra!” concluse lei sperando che il tutto finisse il prima possibile.

Lui le prese entrambi le mani le sfiorò le labbra con un bacio e poi le disse “Tranquilla amore, al massimo ci sfracelliamo insieme!”.

Tipico umorismo del cazzo inglese pensò lei irritata. “Che culo!” gli aveva risposto con una smorfia sarcastica dipinta sul viso.

“Ma come non lo trovi romantico? Morire come Giulietta e Romeo?” aveva detto lui ridacchiando.

“Con tutto il rispetto per Shakespeare, trovo che Giulietta e Romeo siano stati due emeriti imbecilli, poi se non la fai finita di dire stronzate, mi fai incazzare e non lo faccio più per davvero!” aveva risposto Aylén costernata e anche un po’ stizzita.

“Va bene, va bene, allora al tre okay?” aveva detto Orlando soddisfatto.

Aylén non rispose, era davvero terrorizzata, gli strinse le mani piantogli le unghie nella carne come per artigliarlo e giurò a se stessa che quella era davvero l'ultima volta che gliela dava vinta a priori, quindi al suo tre, come deciso  si lanciò nel vuoto insieme a lui.

 

“Vergine Santissima di Guadalupe! Non si possono guardare! Che cosa idiota!” aveva commentato Reina quando li aveva visti lanciarsi dalla piattaforma legati a quell'elastico che da laggiù sembrava estremamente fine.

“Perché secondo te di solito fanno cose parecchio intelligenti quei due?” aveva detto Alejo poi aveva aggiunto “Ma, toglimi una curiosità, com'è possibile che una come Aylén abbia paura a fare il bunjie jumping?”.

“L'elastico! Lo trova uno strumento precario e inaffidabile, diverso dalla vela del deltaplano, da un canotto e via discorrendo, lo ha sempre detestato e non ha mai voluto provare a farlo, anche se suo cugino glielo ha proposto molte volte” poi s'interruppe un attimo, guardò Alejo molto preoccupata e con una punta di terrore nella voce  gli chiese “Tu non mi chiederesti mai di fare una cosa del genere vero?”.

“No guarda al massimo ti posso chiedere di fare lo scivolo ai giardini!” aveva ridacchiato lui e poi l'aveva baciata.

Intanto Orlando e Aylén con continuavano a rimbalzare a testa in giù.

Strano ma quello sport sembrava essere proprio l'essenza del loro rapporto, un vero e proprio salto nel buio:

 

…Un salto e via
sento la scia
sono il centro
dall'universo…

 

…Salto nel blu
a testa in giù
evitando di toccare
il fondo.
Poi di colpo su
nel cielo blu
legato dalla vita
lancio la mia sfida
con un grande
salto…

 

Ma sarebbe durata? E quanto?

 

… E chi lo sa!

 

Del resto il futuro è un incognita per tutti!

 

 

* FINE *

 

Note:

 

Alcune curiosità su questa Fic

 

E’ stata una specie di sfida per me scrivere questa storia, perché come ho spiegato non credo molto nell’amore ecc… ecc... Non so se sono riuscita nell’intento, ma questa voleva essere più che altro una storia d’amore ^_^

Le location da me citate sono realmente quelle del film The Kingdom of the Eaven. Leggi qui

Per quanto riguarda il rafting sul fiume Guadalquivir che si trova realmente a Cordoba probabilmente ho detto una scemenza, come se avessi fatto fare rafting nel Tevere. Purtroppo mi sono smazzata una giornata intera su internet per trovare un posto più reale, ma avrei dovuto farli spostare sulla Sierra Nevada e mi si allungava troppo la trama, quindi prendetela come una “licenza” da fic ^_^

I nomi dei personaggi spagnoli non sono inventati ma li ho trovati su questo sito in particolar modo quello di Aylén ha un significato particolare se volte potete leggerlo qui.

Il testo finale sono due strofe della canzone Il grande salto di Raf.

 

Ringrazio davvero tutti quelli che si sono fermati a leggere questa mia nuova divagazione sia chi ha recensito, sia chi non lo ha fatto!

 

Ringrazio in particolar modo Mandy supporto insostituibile senza la quale forse non ce l’avrei fatta ad arrivare in fondo GRAZIE!

 

Grazie ad Anjulie che con le sue parole anche troppo belle che forse non merito neanche, mi ha dato un grosso aiuto e una grossa spinta.

Grazie 1000 a Conty, Gal, Kiria, Sara, JulyAneko, Frodina, Carolina, Dolcemaia e a mami che ha sopportato le mie paranoie talvolta eccessive.

Un particolare grazie a Roy che con i suoi interventi mi ha aiutata tantissimo senza saperlo in dei brutti momenti.

E naturalmente GRAZIE Orlando! Grazie di esistere ciccio! Senza di te la vita sarebbe un pò più grigia e io sarei costretta a dire molte meno bischerate!!! ^_^

 

A questo proposito vorrei precisare, perché ci tengo molto, che non sono una persona presuntuosa e piena di sé, accetto critiche se vorrete farmele, a patto che siano costruttive e che mi aiutino veramente a capire le mie lacune, come ha fatto Albachiara che ringrazio. Tutto ciò per spiegare che alcune polemiche che si sono innescate potevano essere evitate, se chi non ha gradito questa fic avesse avuto la maturità di spiegarne il motivo, perché come dice la stessa Erika nelle spiegazioni del sito dire “Questa fic è brutta” o “ Questa fic non mi piace” non serve a nessuno, né a chi la legge né a chi la scrive. Ho fatto questa piccola precisazione perché MAI vorrei passare per una che si sente brava o che se la tira, chi mi conosce sa che niente è più lontano dalla realtà.

 

Vi saluto e vi ringrazio nuovamente tutti con affetto, dicendovi che è molto probabile che tra un po’ di tempo (ma non so quando)  è possibile che leggerete un’altra storia incentrata su questa coppia!

Se volete potete considerala una promessa o una minaccia, prendetela come più vi aggrada! ^_______^

Un abbraccio Moon

 

 

 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Orlando Bloom / Vai alla pagina dell'autore: Moon