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Autore: Nami91    07/12/2006    2 recensioni
Irlanda, nome di una terra verde, fertile e rigogliosa. Nome di un Paese nobile e semplice, quasi un angolo di mondo sperduto agli occhi dell’ “altra gente”. Irlanda. Nome di un popolo coraggioso e fiero, sottomesso suo malgrado all’autorità dei Grandi proprietari terrieri di un tempo. Tuttavia, mai alcuna difficoltà costrinse questa indomita gente ad arretrare, ma anzi, le difficoltà, i sorprusi, gli abusi di potere, avevano forgiato tale carattere; “se non hai la terra, non hai nulla”: questa la massima alla quale era molto più che un dovere obbedire. Verso la fine del 1800, i popolani forti e caparbi nutrivano già un antico odio per tutto ciò che la nobiltà rappresentava; il ricco sopravviveva, acquistando terreni su terreni, sfrattando senza mezze misure anche qualche poveraccio che si trovasse innocuamente di mezzo, se fosse stato il caso; ed il povero covava rancori su rancori, rabbia su rabbia, odio che si andava ad aggiungere ad altro odio, in una catena innaturale che sembrava non avere fine. Fino a quando qualcuno non decise di ribellarsi, e porre fine a questo lento ma inesorabile decadimento… Sì, lo so ke vi starete kiedendo "mo' ke c'entra questo cn Dragon Ball?". E' molto semplice: la mia storia è liberamente e ampiamente ispirata ad 1 dei miei film preferiti, "Cuori Ribelli"...nn so quanti di voi l'abbiano visto, ma in certi punti lo trovo xfetto x narrare la storia di Goku e Chichi! Voi potrete essere d'accordo cn me oppure no..ma prendete questa fanficiton x quello ke è: 1 modo diverso ed originale di vedere 1 universo ke io adoro..quello di Dragon Ball! Buona lettura (spero!) e..vi prego, nn massacratemi! XD
Genere: Romantico, Drammatico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Chichi, Goku
Note: Alternate Universe (AU), OOC, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

 

Quella sera, nessun passante vide accendersi i lumi in casa Son; solo un nutrito corteo d= i uomini in nero e donne con i fazzoletti in testa che accompagnavano in processione= una piccola bara in legno di quercia. Goku, suo fra= tello ed altri due giovani sulla ventina, la trasportavano piano, amareggiati e commossi. Goku era visibilmente scosso; la sua espressione vuota avrebbe intenerito anche le pietre.=

Mentr= e, tra singhiozzi e lacrime a stento trattenuti, = il funerale si avviava verso il cimitero, un galoppare di cavalli distolse l’attenzione dei presenti. Si voltarono tutti; dei gentiluomini disti= nti e altezzosi cavalcavano verso di loro. Goku e s= uo fratello non conoscevano quelle facce arcigne e tutt’altro che amichevoli; ma di sicuro non erano venuti per partecip= are al loro dolore.

Quello che sembrava il “capo” avanzò a un palmo dal piccolo corteo; Goku notò gli occhi neri= ed i capelli corvini: così simili ai suoi. Ma realizzò nello stesso istante che lui e quell’uomo non avevano proprio nulla da spartire: i suoi occhi infatti erano piccoli e feroci, i lineamenti del suo viso tesi e marcati, il suo sorriso duro e di scherno. N= o, decisamente non avevano assolutamente nulla in comune.= .però..però Goku avvertiva qualcosa..qualcosa dentro di sé= ;, che gli diceva di stare molto lontano da quel tizio.<= /p>

 

-Questa &egrav= e; casa Son, dico bene?- esordì lo sconosciuto.=

 

-Sì, è casa Son. Cos= a volete?- prese la parola Goku.

 

-Si da il caso, giovanotto, che io sia l’addetto all’imposizione delle tasse e = al pagamento di esse. E si da il caso che in questa= casa non vengano pagati i debiti da un mese!- disse l’uomo con aria di superiorità.

 

Goku<= /span> si sentì ribollire il sangue. Quel tizio= non si era mai fatto vedere lì prima di allora, e adesso aveva il coragg= io di presentarsi nella loro proprietà (ma e= ra davvero la loro? A questo punto no), piombandoci all’improvviso senza essere stato invitato, a parlare di tasse e di debiti durante un funerale. “Gli pare forse che io stia qui a preoccuparmi dei soldi che non ho mai avuto, mentre do l’ultimo salut= o a mio padre?” pensava il ragazzo.

 

-Io ho sempre vissuto qui con mio = padre e mio fratello. E SI DA IL CASO- disse rimarcand= o bene le parole –che io sia qui a celebrare il funerale di mio padre che è venuto a mancare.<= /b>

 

-Quin= di era ovviamente tuo padre ad occuparsi delle que= stioni legali in casa vostra- ribattè l’u= omo noncurante.

 

-Sì signore, era mio padre- si sforzò di rispondere normalmente Goku.

 

L’uomo lanciò un’occhiata di profondo disprezzo alla bara in legno, poi, con altrettanto disgusto, guardò Go= ku.

 

-A me non importa proprio niente se questo signor Son è deceduto. Quello che è certo è che= non ha pagato da un mese, quindi, adesso dovrete essere voi figli a pagare per = lui, e lo farete immediatamente- affermò l’uomo estraendo dalla tasca della giacca un taccuino e una penna.

 

-MA NOI NON ABBIAMO SOLDI!- esclamò Goku con veemenza. Cominciava ad averne abbastanza di= quel nobile con la puzza sotto il naso.

 

-Molto bene- rispose questo dopo q= ualche secondo –vorrà dire che prenderemo i giusti provvedimenti. Condoglianze, signori.- E oltrepassò il funera= le.

 

Lo stuolo di persone che si erano fermate continuò quindi a camminare, quando Gok= u si sentì trattenere per una manica della giacca.

 

-GOKU! GUARDA!- urlò il fratello.

 

I presenti si fermarono.

 

-Cosa c’= è?- fece il ragazzo preoccupato.

 

-LA CASA! CI STANNO BRUCIANDO LA C= ASA!

 

La folla si voltò indietro.= Gli occhi di Goku incontrarono il divampare delle f= iamme rosse sul tetto della casetta di legno. Non sepp= e cosa dire. Ma sentiva dentro di sé lo stesso f= uoco che tutti potevano vedere. Chiamò in disparte il parroco.=

 

-Lei mi deve promettere giustizia,= se giustizia c’è in questo paese- gli sussurrò piano all’orecchio.

 

Il prete alzò le spalle, co= me per dire “se c’è una giustizia, io me ne lavo le mani”= . E Goku capì che avr= ebbe dovuto farsi giustizia da solo.

 

 

***

 

 

Quella sera G= oku si rese conto di non avere più una casa d= ove tornare, e la cosa lo riempiva di rabbia. Non avrebbe f= atto come quel codardo di suo fratello, non avrebbe dormito sotto i ponti, aspettando in silenzio la fine dei suoi giorni. No, lui avrebbe avuto la sua giustizia. La sua e quella di suo padre. Aveva n= otato un distintivo lucente sulla giacca di quell’uomo che era venuto a sal= dare i debiti: un toro. Per quanto ignorante fosse in materia, Goku sapeva che i distintivi, qualunque immagine rappresentassero, li portavano solo i ricchi; erano affissi sui cancelli delle ville più importanti, come un marchio di riconoscimen= to. Lui avrebbe trovato quel toro. E avrebbe fatto fuori la famiglia che abitava in quella villa.

Si mise in cam= mino quando non era ancora completamente buio, abbandonò la campag= na ed arrivò in città. Chiunque lo vedesse lo scambiava per un comune barbone, quindi Goku realizzò che in quel momento non c’era alcun pericolo. Squadrò dall’alto in basso molti cancelli, prima di trovare quello giusto: apparteneva alla villa più grande e bella che= lui avesse mai visto. Ma non c’era tempo per soffermarsi in contemplazione: la sete di vendetta era più viva che = mai. Goku scavalcò senza difficoltà il cancello, ed avanzò carponi fino alla scuderia; decise che non era ancora il momento di far guerra: desiderava che quelle insulse persone vedessero con i loro occhi ciò che le aspettava, una ad una. E nel silenzio della stalla,=

abban= donandosi a terra sulla paglia morbida, attese.

Lo svegliò un rumore di zoc= coli di cavallo in lontananza. Era mattina, e il sole splendeva già alto. Alcune voci giunsero alle orecchie ancora assonnate del ragazzo.=

 

-Chic= hi, tesoro, quante volte ti ho detto che non bisogna cavalcare come un maschiaccio? Devi met= tere le gambe entrambe da una parte, lo sai! Anche a cavallo bisogna dimostrare di essere dignitose e rispettabili!

 

Goku<= /span> si accovacciò accanto ad una fessura ape= rta nella porta in legno. Quello che vide lo lasci&o= grave; stranito per qualche secondo. Una ragazza bruna stava entrando nella stalla= col suo cavallo; evidentemente tornava in quel momento da una passeggiata mattutina.

 

-“Anche a cavallo bisogna dimostrare di essere dignitose e rispettabili!&#= 8221;- fece Chichi imitando la voce superba della madr= e con una smorfia –Io cavalco come mi pare!

 

Goku<= /span> lasciò perdere per un momento i suoi piani di vendetta; si soffermò ad osservare la ragazza che scioglieva i suoi lunghi capelli ed apriva un bottone della sua camicet= ta bianca. Ma doveva essere davvero molto distratto, perché calpestò inavvertitamente un piccolo legnetto vicino ai suoi piedi, provocando un fastidioso “crac”. Chichi si voltò di scatto, ma non vide nessuno. Goku era protetto dal portone legnoso che li divideva. La ragazza prese un ferro= di cavallo e lo gettò al di là del po= rtone, mancando di qualche centimetro il piede di Goku= che tirò un sospiro di sollievo. Ma anche in = questo caso il ragazzo non si era curato di fare rumore, e si ritrovò tutto= ad un tratto un forcone ad un palmo dal suo naso. Spaventato aprì la po= rta per fuggire, ma davanti c’era lei, che lo fissava con occhi felini.

 

-Sta fermo! Non ti azzardare ad avvicinarti! Non fare un altro passo! Oppure io ti infilzo! Da parte a parte! Sì, hai capito bene!

 

Sembrava talmente determinata che = Goku non osò contraddirla. Indietreggiò= di qualche passo. Ma Chichi urlò, e, forse senza volerlo, conficcò il forcone nella gamba sinistra del ragazzo. Goku = vide tutte le stelle del firmamento girargli attorno per qualche minuto, mentre = la ragazza, inorridita, era corsa fuori urlando a squarciagola.

 

-PAPA= ’! PAPA’!

 

Un uomo in pigiama, alto e imponen= te, con un cappello a forma di corna di toro, uscì in cortile trafelato, seguito da quella che doveva essere sua moglie.

 

-Chic= hi, figliola, che succede? Per= ché urli?

 

-PAPA= ’! OH PAPA’! HO RISCHIA= TO DI ESSERE VIOLENTATA, C’E’ UN RAGAZZO NELLA STALLA, E’ UN VERO MOSTRO!

 

Nel frattempo, il povero Goku, azzoppato e tremante di freddo, era riuscito ad uscire dalla scuderia. I suoi propositi assassini avevano tutta l’ari= a di essere di nuovo lì, nella sua testa, pronti ad esplodere.=

 

-NON SO CHI LEI SIA SIGNORE!- gridò riferendosi all’anziano padre della ragazza –MA UNA COSA LA SO: CHI PER LEI HA BRUCIATO LA CASA DI MIO PADRE! IO VOGLIO VENDETTA!

 

L’anziano si voltò ve= rso di lui stravolto.

 

-NEAN= CH’IO SO CHI SEI TU RAGAZZO! MA= NESSUNO PUO’ PRESENTARSI IN CASA MIA IN QUESTO MODO, IMPORTUNARE MIA FIGLIA E SPERARE DI FARLA FRANCA! PORTATELO DI SOPRA, ADESSO!

 

Goku<= /span> cercò invano di divincolarsi dalla stret= ta di quattro uomini che lo trascinavano, finchè non sentì un forte pugno rimbombare sulla sua schiena. Chiude gli occhi e non capì pi&u= grave; nulla.

 

 

Fine 3° Capitolo

 

  
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