§ Cap. XII – Distant Memory §
Harry si ritrovò
a rotolare per uno dei dolci declivi del giardino che circondava il castello di
Hogwarts. Quando finalmente si fermò, gli ci vollero diversi minuti per
ritrovare abbastanza lucidità mentale da capire dove fosse e come ci fosse
arrivato, passati i quali puntò i suoi occhi verde smeraldo verso il cielo
sopra di lui che, da morbida coperta di velluto blu si era trasformato in un
velo scuro carico di nuvole.
Neanche il tempo
di soffermarsi sul cambiamento, che le prime gocce di una pioggia violenta
iniziarono a cadergli addosso. Una potente risata gli venne dal cuore e lui
vi si abbandonò completamente.
Ma la cosa non
durò che qualche secondo, perché qualcuno gli si scagliò addosso, bloccandolo a
terra con il proprio peso, mentre urlandogli contro gli stringeva il colletto
fino quasi a farlo soffocare. Tra l’aggressione e la pioggia che aveva preso a
battere violentemente, Harry non riuscì a capire cosa gli stesse succedendo.
Pensò subito che qualche Mangiamorte avesse trovato il modo di smaterializzarsi
ad Hogwarts eludendo la protezione contro il Marchio Nero. E in effetti la
figura che lo sovrastava era completamente vestita di nero. Ne sentiva i lunghi
capelli neri bagnati strofinargli sul viso mentre le mani serrate a pugno
attorno al colletto della sua camicia gli comprimevano la trachea scuotendolo
violentemente contro il terreno.
Ad
un certo
punto gli parve di udire la voce di Hermione che, allarmata, strillava
qualcosa che però non riusciva a comprendere. E poi la stretta
attorno al collo si attenuò, così come la violenza degli
scossoni che il misterioso aggressore
gli infliggeva.
Aprì
completamente gli occhi, deciso a capire cosa stesse succedendo, per difendere
Hermione con tutte le sue forze, anche a costo della sua vita, e quello che
vide lo spiazzò completamente.
Bryan era a
cavalcioni su di lui, schiacciandogli il torace con il suo peso. Le mani ancora
serrate a pugno gli rendevano difficile la respirazione, anche se la presa si
era allentata, e gli occhi erano due tizzoni ardenti, pronti ad incenerirlo al
minimo tentativo di fare qualunque cosa.
“Tu, bastardo
decerebrato!” gli ringhiò contro con i denti così serrati che quasi non si
comprendevano le sue parole. E per dare vigore alle sue parole lo scosse di
nuovo.
“Ti avevo detto
di non coinvolgere più gli altri per le tue idee!”
“Ma io…” tentò
di dire Harry con l’ultima aria ancora presente
nei suoi polmoni che iniziavano a bruciare per la lunga apnea.
“Sta zitto!” gli
urlò contro Bryan, con il fiatone dovuto alla rabbia che gli trasfigurava il volto.
“Bryan ti prego
lascialo andare!” tentò di dire Hermione tirandolo per le spalle nel tentativo
di allontanarlo dal suo migliore amico.
La pioggia
intanto continuava a battere incessantemente ed aveva inzuppato completamente i
due ragazzi, ancora a terra avvinghiati. Cadeva sulla testa di Bryan e ne
percorreva i lunghi capelli corvini fino a sgocciolare sul viso di Harry,
accaldato dalla corsa prima e poi dall’aggressione e che ora era colpito dalle
gocce gelide che cadevano dal cielo.
“Quando la
smetterai di pensare solo a te?!?” urlò ancora fuori di sé Bryan, che non
accennava a mollare la presa.
“Bryan per
favore!” urlò Hermione per farsi sentire dal ragazzo, mentre tentava in tutti i
modi di scostarlo da Harry, ma non era un’impresa facile. Bryan non era
muscoloso, ma era alto ed era comunque più forte di lei. Ed in quel momento
l’adrenalina che gli scorreva nelle vene sembrava avergli trasformato i muscoli
in corde d’acciaio.
Eppure anche lui
alla fine ritrovò la lucidità, e pur rimanendo a cavalcioni di Harry, tolse le
mani dal suo collo. Hermione, ancora sulle spalle di Bryan cadde in ginocchio
ed iniziò a piangere poggiandogli la fronte sulla schiena. Il ragazzo si girò
lentamente fino ad abbracciarla con delicatezza, come se fosse una cosa
preziosa. Quelle stesse braccia che stavano per uccidere il suo migliore amico,
adesso erano il suo rifugio e le stavano trasmettendo un calore inimmaginabile.
Con una mano le carezzò la guancia, andando ad asciugare le lacrime che si
confondevano con la pioggia, inutile tentativo di placare i singhiozzi della
ragazza.
“Ho avuto paura…
- riuscì a dire Hermione – Paura che non ti fermassi, e che lo uccidessi”
“Se lo sarebbe meritato”
sibilò Bryan che con un’occhiata gelò Harry sul posto.
Si alzò
lentamente in piedi, aiutando Hermione a fare altrettanto, per racchiuderla poi
in un abbraccio completo, come a proteggerla da
tutto e da tutti.
“Gli avevo detto
di non coinvolgere più nessuno nelle sue idee assurde. Poteva finire male.
Potevate morire. Potevi morire” disse Bryan tutto d’un fiato, pronunciando le
ultime parole mentre la fissava negli occhi con uno sguardo estremamente serio,
tenendole le guance tra le mani.
“Sono stata io
ad insistere… - sussurrò Hermione chinando la testa – Harry non mi voleva con
sé. Sono io che ho insistito. Ha cercato in tutti i modi di lasciarmi qui al
castello. Ma sapevo che senza di me non ce l’avrebbe fatta…”
Gli
occhi di
Bryan ebbero di nuovo un guizzo di rabbia che rasentava la follia, ma
stavolta
riuscì a trattenersi dagli istinti omicidi che lo avevano colto
prima. Solo la
presa delle sue mani si fece più rude e meno delicata mentre
afferrava la ragazza per le spalle e la scostava da sé in modo
da poterla guardare in faccia.
“Che cosa?!? –
disse sconvolto con la voce di un’ottava più alta del solito – Sei impazzita
anche tu?!? Ti ha dato di volta il cervello? Ma che è, un attacco di Potterite
acuta? Oppure nella vostra torre è scoppiata un’epidemia di virus della stupidità? Perché
sinceramente non vi capisco. Sembra che non vediate l’ora di crepare! E fanculo
a tutti quelli che si preoccupano per voi!” terminò Bryan abbassando
bruscamente le braccia lungo il corpo, i pugni stretti, e girandosi per non
guardare i due ragazzi che erano lì su quella collinetta insieme a lui sotto la
pioggia incessante.
“Bryan – lo
richiamò gentilmente Hermione posandogli una mano sulla spalla – tu non puoi
capire…”
“Non posso
capire?!? Cosa non posso capire?” si girò di scatto a fissarla negli occhi come
se volesse divorarle l’anima con il solo sguardo.
“Che vogliate in
tutti i modi immolarvi in nome dei vostri ideali? Beh sai che ti dico? Hai
ragione! Perché io ho fatto sempre di tutto per salvarmi il culo! Sono scappato
dalla mia vita, dalla mia famiglia, dalla mia casa, pur di restare vivo! Ho
abbandonato tutto! Anche il mio nome! Tutto!”
Bryan si girò di
nuovo di spalle, a guardare il cielo che a quel punto sembrava piangere per lui
quelle lacrime che non erano mai uscite dai suoi occhi ma che erano scorse in
lui per tanto tempo.
“Non sopporterei
di perdere altre persone…” sussurrò rivolto al cielo.
Hermione lo
abbracciò da dietro, appoggiando la guancia alla schiena del ragazzo.
“Non le
perderai, te lo prometto” poi sciolse l’abbraccio e gli prese delicatamente la
mano. “ E adesso vieni, è il momento di rientrare, abbiamo tutti bisogno di
riposo e di asciugarci”gli disse mentre iniziava a muovere i primi passi verso
il castello, seguita docilmente da Bryan che sembrava spossato e più indietro
da Harry che ripensava febbrilmente a quanto era successo quella sera.
A Malfoy Manor e
ad Hogwarts.
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Il
giorno seguente Bryan, Hermione e Blaise stavano seduti sulle rive del Lago
Nero, a godersi il tiepido sole di un pomeriggio autunnale.
Avevano steso
una grande coperta sull’erba, per evitare che l’umidità della soffice distesa
verde gli penetrasse fin nelle ossa. E d’altronde Hermione e Bryan ne avevano
avuta abbastanza di umidità nelle ultime ore, anche se Blaise questo non poteva
saperlo. I tre ragazzi si erano incontrato quasi per caso fuori del portone
d’ingresso del castello e avevano deciso di passare un po’ di tempo insieme a
chiacchierare. Bryan e Blaise avevano legato molto negli ultimi tempi, tanto da
sembrare amici di vecchia data, cosa che ovviamente non poteva essere, ma i
molteplici interessi in comune li avevano avvicinati moltissimo. E anche con
Hermione le cose andavano bene. I due ragazzi avevano trovato in lei un’amica
leale, ma anche una persona molto intelligente e stimolante, con cui intavolare
interessanti conversazioni e dai molteplici interessi.
E così
chiacchierando avevano raggiunto la riva del Lago ed avevano deciso di passare
lì un po’ di tempo. Blaise stava già per sedersi sull’erba quando Hermione
ricordando la pioggia della notte precedente pensò che il terreno fosse troppo
bagnato per potercisi sedere. Così trattenne il suo amico ed estrasse da una
tasca il fazzoletto.
“Engorgio!” esclamò decisa dopo avergli
puntato contro la bacchetta, ed il pezzo di stoffa iniziò a crescere fino ad
assumere le dimensioni e la consistenza di una morbida trapunta su cui si
potessero sedere comodamente tutti e tre.
Ed infatti una
volta stesa a terra, Hermione elegantemente ci si mise a sedere, ma non fu imitata
dagli altri. Incuriosita levò lo sguardo e scoprì una smorfia di disgusto sui
loro volti.
“Ehi guardate
che non mi ci sono mica soffiata il naso!” esclamò piccata, non riuscendo a
comprendere il problema.
“Non è quello il
punto Hermione” le rispose Blaise.
“E allora qual
è?” chiese la ragazza evidentemente confusa.
“I colori”
mormorò Blaise, la cui affermazione si rispecchiava nel sopracciglio inarcato
di Bryan che lentamente fece un cenno d’assenso.
Hermione abbassò
gli occhi sulla trapunta, notando che era bordeaux, con un orlo ricamato in oro
ed al centro vi era l’immagine di un leone rampante incantato perché
silenziosamente ruggisse tutto il proprio orgoglio. La ragazza scoppiò in una
risata cristallina.
“Davvero ragazza
– intervenne Bryan – non pretenderai spero che posiamo le nostre regali terga
proprio là sopra!”
“Ovvio che no,
il leone potrebbe strapparvele a morsi!” continuò a ridere Hermione, che si
alzò e puntò di nuovo la bacchetta contro la trapunta, che dapprima divenne
completamente bianca. Poi, come se la ragazza la stesse dipingendo, apparvero
lungo il bordo tre cornici concentriche, una bordeaux con ricami oro, una verde
smeraldo con intarsi argentati, ed infine una azzurra con inserti neri. Al
centro, rimasto bianco, apparvero un grifone dorato, un serpente verde smeraldo
ed un corvo nero, che si muovevano liberamente all’interno della cornice
multicolore.
“Lorsignori sono
soddisfatti ora?” chiese con un sorriso gentile la ragazza facendo anche un
lieve inchino.
Bryan alzò gli
occhi al cielo e scuotendo leggermente la testa si buttò a sedere di
malagrazia, atterrando di peso chissà quanto casualmente proprio nel punto dove
si trovava il grifone.
“Bryan!” lo
riprese subito Hermione.
“Che c’è?”
chiese Bryan con la faccia più angelica che riuscisse ad esibire.
Hermione decise
di lasciar correre e si mise a sedere sulla trapunta, seguita subito dopo da
Blaise. Iniziarono a parlare piacevolmente del più e del meno, ma qualunque
discorso iniziassero si andava inesorabilmente a finire a parlare di Draco
Malfoy. Ed ogni volta che succedeva lo sguardo di Blaise si velava di
tristezza.
“Ma perché
volevi tanto bene a Draco Malfoy? Da quello che ho sentito in giro era solo un
bastardo viziato, egocentrico…”
“Non
ti azzardare a parlare così di
lui! – saltò su Blaise – Lui era così solo
con gli estranei! Con chi gli era più vicino era tutta
un’altra persona. Per me è stato un fratello. Quando avevo
bisogno di lui c’è sempre stato, mi ha aiutato e
consolato. Solo che non era
facile avvicinarglisi, manteneva sempre le distanze. In passato aveva
sofferto
parecchio per colpa del padre e non voleva che la cosa si potesse
ripetere,
che qualcun altro lo potesse ferire.”
“Sai - intervenne Hermione - anche io
comincio a credere di aver sbagliato tutto con lui. Conoscendo Blaise e
sentendolo parlare di Draco, mi sono accorta che lui era tutta un'altra persona
rispetto a quella che si mostrava. Ed adesso mi dispiace di non averlo
conosciuto davvero. E' stato così bravo a nascondersi dietro al personaggio che
gli ha imposto il padre, che nessuno si è mai chiesto chi si nascondesse
dietro.
Perchè nessuno ha mai pensato che ci
fosse qualcuno nascosto dietro.”
Bryan rimase molto colpito dalle
parole della ragazza. Proprio lei che senza motivo apparente era stata quella
sferzata maggiormente dalla cattiveria di quel ragazzo morto qualche mese
prima.
Ed un pensiero lo colpì per la sua
intensità e la profondità.
Se Draco si fosse mostrato a lei per
quello che era veramente, aprendole il suo cuore e mostrandole la sua anima,
lei lo avrebbe capito e lo avrebbe aiutato. Senza giudicarlo. Non avrebbe
potuto mai fargli del male.
Ma Draco ormai era morto, e tutto
questo non aveva più importanza.
“Scusate, avete ragione, non avrei
dovuto parlarne così – disse alzando le mani come in segno di resa – ma era
quella l’idea che mi ero fatto di lui sentendone parlare in giro e..”
“Sono tutte bugie! – esplose Blaise,
lasciando basiti gli altri due – Sentenze sputate lì per invidia e
superficialità. Nessuno si è mai preoccupato di conoscerlo veramente, il nome
Malfoy bastava per etichettarlo.”
“E tu? Sei sicuro di averlo capito
fino in fondo? Pensi che meritasse veramente tutto il tuo affetto? Magari era
un abile manipolatore ed è riuscito a raggirarti, a farti credere cose non
vere. Sei sicuro di averlo conosciuto davvero?”
Blaise parve turbato dalla domanda e
rimase qualche secondo a riflettere. “Non lo so, Draco aveva una personalità
molto complessa, quello che ti posso dire con sicurezza è che ho cercato di
rimanergli sempre vicino e di essere un buon amico per lui.”
“Sono sicuro che lui ti considerasse
un buon amico – gli disse Bryan posandogli una mano su una spalla e guardandolo
negli occhi con un’intensità disarmante – anzi che ti considerasse un fratello.
Non può che essere così vista la persona speciale che sei.”
Gli occhi di Blaise luccicarono per
un brevissimo istante, poi prese un profondo respiro e mormorò: “Draco era un
ragazzo molto strano, dalle mille sfaccettature, che difficilmente qualcuno
riusciva a cogliere. Tutti hanno visto il suo lato bastardo, egoistico,
arrogante, quello che in Grifondoro hanno imparato ad odiare per intenderci.
Pochi hanno visto il suo lato responsabile e protettivo, quello che usava con
Pansy ad esempio, a cui era profondamente affezionato anche se non lo dava a
vedere e cercava sempre di proteggerla ma con discrezione. Nessuno ha avuto il piacere
di vedere il lato più vero e profondo di Draco. Nessuno tranne me, che lo
consideravo un fratello, perché sapevo leggere oltre quello che mostrava a
tutti e vedevo che persona fantastica fosse, costantemente diviso tra quello
che il mondo esterno gli imponeva, il volere della sua famiglia, gli obblighi
del sangue puro, gli ordini del Lord Oscuro, e la voce della sua anima che
urlava dentro di lui oppressa e nascosta in fondo al suo cuore.”
“Si vede che lo hai osservato con
attenzione e che gli hai voluto davvero bene” gli rispose Bryan.
“Te l’ho detto, l’ho sempre
considerato un fratello… Ed ora se fosse qui mi pesterebbe fino ad ammazzarmi
di botte per averne parlato in questo modo così sdolcinato – disse Blaise
tentando di alleggerire il magone che stava facendo lo scoobidoo con le sue
budella – ed ora scusate, ma è meglio se rientro” terminò alzandosi e
dirigendosi poi verso il castello per nascondere quanto più possibile ai suoi amici tutte le emozioni che
quei ricordi gli avevano riportato e che stava lottando con tutte le sue forze
perché non si tramutassero in lacrime salate ed amare allo stesso tempo.
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Bryan ed Hermione rimasero da soli, ognuno perso nei propri pensieri, a
guardare la distesa piatta del Lago Nero. Fu Hermione la prima a rompere il
silenzio. “Sai, sto scoprendo in Malfoy una persona che mai mi sarei aspettata,
e trovo che a volte tu gli assomigli in una maniera impressionante.”
Bryan si irrigidì improvvisamente. “Che
cosa?!? Ma che diavolo stai dicendo?” le chiese con gli occhi fuori dalle
orbite.
“Ehi calmati, non volevo mica
offenderti! – si difese subito la ragazza – E’ solo che a volte sei così
enigmatico, riesci ad isolarti anche in mezzo ad una folla di gente, insomma
per certi versi mi ricordi il Draco di cui parla sempre Blaise. Poi però
dimostri di tenere alla gente, di tenere a me... – disse con un sussurro
guardandolo intensamente negli occhi – e vedo una persona totalmente diversa.”
Bryan ricambiò il suo sguardo e stese
un braccio invitandola ad accoccolarsi contro di lui. Era davvero da tanto che
non permetteva a qualcuno di avvicinarglisi fisicamente in un contatto così
intimo come può essere un abbraccio. Ma con lei gli veniva naturale. Non aveva
provato nessun fastidio tutte le volte che l’aveva abbracciata o che i loro
corpi erano venuti in contatto.
Hermione subito gli fu al fianco e
si rannicchiò contro di lui, beandosi del suo calore e anche del suo affetto.
“Grazie” mormorò semplicemente lei
ancora attaccata al suo fianco, con il viso nascosto nell’incavo del suo collo,
racchiudendo in quella semplice parola tutto ciò che aveva nel cuore. Alzò il
suo sguardo e si perse negli occhi grigi di Bryan che sembravano lo specchio
del mare di emozioni che riempiva i suoi e che le martellava nel cuore.
Lentamente il ragazzo avvicinò il
viso a quello di Hermione e le sfiorò le labbra in un bacio delicatissimo, che
entrambi da tempo bramavano.
Passarono il resto del pomeriggio
così, in riva al lago su quella trapunta a scambiarsi baci e tacite promesse.