Sympathy for the
devil
A quel
punto chi aveva pronunciato quelle parole le era
letteralmente piombato addosso e l’aveva baciata. Uno
sconosciuto l’aveva
baciata! Strawberry si coprì la bocca, incredibilmente
imbarazzata.
“Ciao!”
“E
tu… chi sei?” gli aveva domandato.
“Mi
presento: il mio nome è Ghish. Mmm, grazie per il bacio,
tesoro” e dicendo ciò si leccò
sfacciatamente le labbra. “Per oggi è tutto,
sono passato solo a salutarti”
Quindi se
ne volò via, svanendo nel cielo. Lei rimase lì,
immobile
e rossissima in volto, mentre il piccolo Mash le svolazzava intorno
ripetendo
il suo nome.
“Maledetto
Ghish!” gridò Strawberry,
svegliandosi di soprassalto e colpendo l’aria con i pugni
stretti. Aprendo gli
occhi si rese conto che si trattava solo di un sogno –
‘Un incubo’ pensò.
“Strawberry, vuoi deciderti a scendere?
Sono quasi le otto!” le fece notare sua madre, chiamandola
dal piano inferiore.
“Le otto” ripeté meccanicamente
prendendo in mano la sveglia, ancora assonnata. “Le otto?! Ma è
tardissimo!”
Lanciò in aria la sveglia,
saltò giù dal letto e si vestì in
fretta e furia. Corse a lavarsi, afferrò il
cellulare e la cartella e scese in cucina.
“Sei stata un fulmine, tesoro”
si complimentò Sakura, col sorriso sempre dipinto sulle
labbra. “Questo è per
la colazione e non dimenticarti il pranzo”
“Grazie mamma, ci vediamo più
tardi” rispose, afferrando il porta pranzo e andando a
mettersi le scarpe, per
poi uscire di corsa, sperando di non arrivare in ritardo a scuola.
La giornata scolastica passò in
fretta ma Strawberry si ritrovò a tornare a casa da sola
– Mark aveva degli
impegni con la sua famiglia, Megan era di turno per le pulizie e Mimi
doveva
urgentemente andare in biblioteca.
‘Uffa, che razza di giornata…’
si lamentò mentalmente. ‘Prima sono arrivata in
ritardo e il prof. di Storia mi
ha messo in punizione in corridoio, poi ho preso quel brutto voto in
Inglese e
adesso sono rimasta sola. La mia unica fortuna è che oggi
non devo andare al Cafè.
Però a cosa serve avere il
pomeriggio libero se non posso uscire con Mark? Sono proprio
sfortunata!’
Oltrepassò il parco deserto con
aria depressa.
‘Tutta colpa di quello stupido
di un alieno! Se quel giorno non mi avesse baciata non lo sognerei
così spesso
e, quindi non rischierei di arrivare in ritardo a scuola!’
seguitò a pensare,
stabilendo una volta per tutte la causa dei suoi frequenti ritardi.
“E’ solo colpa sua, se non se
ne andasse in giro a baciare la gente non creerebbe loro dei problemi!
Ma
perché accidenti mi ha baciata?!”
“Ehm… e io che ne so?”
Strawberry alzò la testa e notò
un ragazzino che la guardava. Non si era resa conto di aver esternato i
propri
pensieri ad alta voce.
“Oh, scusa, ero
distratta e ho pensato a voce
alta” disse, un po’ imbarazzata.
“Spero che quando sarò vecchio
come te non impazzirò anch’io” rispose
il ragazzino con impertinenza.
“Come ti permetti di darmi
della vecchia e della pazza insieme, eh moccioso?” gli
gridò dietro mentre quello
correva via. “Nemmeno quel nanetto di Tart è mai
arrivato a tanto!”
Al pensiero di Tart, nella sua
mente figurò ancora una volta Ghish. Scosse insistentemente
la testa,
costringendosi a scacciar via quel pensiero. Tornò a casa,
salutò sua madre e
andò in camera sua.
“Non ho molti compiti per
domani” constatò mentre sfogliava il diario.
“Meglio così”
Si sedette alla scrivania e in
una ventina di minuti sbrigò gli esercizi di Chimica e
Giapponese, poi scese di
sotto e andò a prendersi un budino dal frigorifero per la
merenda.
“Quasi quasi chiamo le ragazze,
chissà cosa stanno facendo” si sdraiò
sul letto e prese il cellulare. “Ciao
Mina, hai da fare? Pensavo di andare a fare un giro e… ah,
capisco. Va bene,
ciao”
Non si perse d’animo davanti
all’impegno dell’amica, così
provò con le altre, ma senza successo – Lory
doveva studiare, Paddy non era in casa e Pam si stava preparando per un
servizio fotografico.
“Uffa, mi sto proprio
annoiando. Cosa potrei fare?” espresse a parole i suoi
pensieri.
“Io un’idea ce l’avrei” disse
improvvisamente una voce alle sue spalle.
Strawberry si tirò su a sedere
e guardò verso la finestra. Seduto sul davanzale
c’era l’ultima persona che
avesse voglia di vedere: Ghish.
“Tu!” esclamò. “Che diavolo ci
fai qui?”
“Ciao micetta, anch’io sono
felice di vederti” cinguettò allegramente, volando
verso di lei.
“Ma dove accidenti è Mash
quando serve?” si domandò, guardandosi attorno.
“Dai tuoi amici umani per un
aggiornamento, no?”
“Ah, già. Un momento, come fai
a saperlo?”
“So molte cose, soprattutto su
di te”
“Allora saprai anche che sono
di pessimo umore e non ho assolutamente voglia di passare il mio tempo
in
compagnia di un pervertito come te, perciò vattene
via”
“Nervosetti, eh?” sfotté, per
nulla offeso dalle sue parole, tanta era l’abitudine.
“Mi hai sentito? Ti ho detto di
andartene!”
“Okay, me ne andrò se è quello
che vuoi”
“Certo che è quello che
voglio!”
“Ne sei sicura?”
Si fermò a pochi centimetri dal
suo viso e la fissò con aria di sfida.
“Che razza di domande, è ovvio”
“Secondo me, no” fece. “Vuoi
che resti”
“Ah, davvero? E sentiamo, cosa
te lo fa pensare?”
“Credi che non sappia che è
tutta la giornata che mi pensi?”
La ragazza sussultò.
“Non è vero…”
“Oh, sì, invece. E so anche che
a volte, anzi, spesso – molto
spesso
– mi sogni”
“No”
“Fai sempre quel sogno,
rivivendo il nostro primo
incontro e il momento in cui ti ho baciata”
“Bugiardo! Tu… non sai un bel
niente di me!” arrossì.
“Ah, no? E allora guardami
negli occhi e dimmi che non sono io quello che sogni quasi ogni notte,
dimmi
che è Mark. Avanti, dimmelo”
‘Dio, che occhi…’ pensò, ma
rispose: “Senti, non devo dirti proprio niente!”
“Dimmi la verità e me ne
andrò”
Lei si morse le labbra e lo
guardò in cagnesco. Come poteva dargli ragione?
“Vedi? Non riesci a dirmelo,
punto per me”
“Ma che importanza ha? Siamo
nemici e se non esci subito da questa stanza mi trasformo e ti caccio
via con
la forza”
“Non cambiare discorso”
“Non c’è proprio nessun
discorso, va’ fuori di qui”
“Minacciami pure quanto vuoi,
micetta, non me ne andrò comunque”
“Se ti rispondo te ne andrai
davvero?”
“Forse”
“Sapevo che di te non ci si può
fidare!”
“E allora perché me lo chiedi?”
ridacchiò divertito.
Strawberry stava cominciando ad
innervosirsi sul serio, non sopportava la sua presenza, non sopportava
essere
presa in giro e, soprattutto, non sopportava quella – troppa – vicinanza.
“Perché fai tante storie? Ti è
così difficile rispondere a una semplice domanda?”
“No ma non vedo perché dovrei
darti retta”
“Ogni scusa è buona pur di non
dire la verità, eh?”
“D’accordo, a volte, come è
successo stanotte, mi capita di sognarti. Contento ora?”
“E quando mi sogni mi pensi per
tutta la giornata seguente, non è così?”
“Sì ma solo perché maledico il
giorno in cui ti ho incontrato!” sbuffò.
“Sempre così negativa… andiamo,
cosa faresti se non ci fossi io a portare un po’ di
scompiglio nella tua vita?”
“Potrei finalmente stare in
pace con Mark, pensare solo a lui!”
Un sorrisetto malefico si fece
strada sulle labbra di Ghish.
“Vuoi dire che pensi a qualcun
altro oltre a quel tuo umano?”
“Non è quello che volevo dire e
comunque… non sono affari tuoi! Hai avuto la risposta che
volevi, adesso
vattene via”
“Spiacente, non ancora”
La ragazza sbuffò ancora una
volta, non era proprio giornata.
“Che altro vuoi?” chiese.
“Sapere a chi pensi” insisté.
“Senti è stato un lapsus e…”
“Non ti credo. Avanti,
Strawberry, rispondi”
Le si avvicinò ancora un po’ e
fu costretta a indietreggiare, toccando la parete con la schiena. Non
poteva
andare oltre, era così vicino che se si fosse spinto anche
solo di un paio di
centimetri in avanti avrebbe potuto… cercò di
convincersi che non voleva ma al
solo pensiero il suo cuore cominciò a battere
all’impazzata.
“Penso a te…” rispose, come
ipnotizzata da quegli occhi d’ambra.
Il sorriso si estese.
“Ne ero sicuro” commentò
mostrando, invece, meraviglia.
“Strawberry, stai ancora
studiando?” la voce si Sakura proveniva dalle scale.
“Devo sistemare
nell’armadio i vestiti appena ritirati”
“Mamma sta arrivando e non deve
trovarti qui! Vattene via!” bisbigliò, ripresasi
dalla momentanea trance in cui
era piombata.
“Eh no, qui ci vuole un bacio”
fece con ovvietà.
“Che cosa?!” esclamò.
“Strawberry, ti sei
addormentata?” chiese Sakura, ormai quasi alla porta.
“Non vuoi che tua madre mi
trovi qui, vero?”
“Sei… sei un…”
“Se non mi baci adesso non mi
vedrai mai più”
“Non hai ancora capito che è
proprio quello che voglio? Sparisci una volta per tutte!”
“Sto entrando”
Ghish assunse un’espressione
triste.
“Come vuoi. Addio, Strawberry”
E proprio nel momento in cui
Sakura fece il suo ingresso nella stanza, l’alieno scomparve.
“Non mi hai sentito?”
“No, mamma” mentì la ragazza.
“Faccio in un attimo”
Infatti poco dopo era già
tornata al piano inferiore. Strawberry tirò un sospiro di
sollievo. “Per un
pelo” disse. “Finalmente quello si è
tolto di torno”
Ma il suo tono non era del
tutto convinto. C’era qualcosa nei suoi occhi che
l’aveva fatta agitare,
un’espressione triste che prima di quel momento non gli aveva
mai visto
assumere.
Addio,
Strawberry.
Quelle parole
rimbombarono
nella sua testa e nella stanza improvvisamente troppo silenziosa,
troppo vuota.
Scosse la testa, lui non se ne era andato, stava solo scherzando.
Sarebbe
spuntato fuori da un momento all’altro.
“Vieni fuori, so che ci sei” disse
in tono tremante, mentre le si appannava la vista. “Non
è divertente, fatti
vedere” Niente.
“Ti prego, Ghish…”
Qualcuno apparve e la spinse
sul letto, facendole appoggiare la testa sul cuscino, bloccandola in
posizione
supina col peso del proprio corpo.
“Ghish!” esclamò, sussultando.
Lui sorrise e si avvicinò a
Strawberry, i nasi poterono sfiorarsi.
‘Quanto è bello…’
pensò quasi
incoscientemente.
L’alieno si chinò ancora un
po’. “Non agitarti, piccola, non serve. Sappi che
non ti libererai di me così
facilmente” sussurrò al suo orecchio, prima di
tornare a guardarla negli occhi
e baciarla. Una sensazione di benessere si impossessò di
lei, chiuse gli occhi
e accolse quelle labbra morbide e avide. Per un momento aveva davvero
avuto
paura che se ne andasse ma no, lui era lì e sarebbe rimasto
fino alla fine
della guerra. Quando Ghish si staccò da lei e la
guardò con sorpresa, la
ragazza sembrò come risvegliarsi da un sogno, rivivendo
quello della notte precedente
ma sentendosi molto più coinvolta in quelle calde
sensazioni. Arrossì
violentemente e lo allontanò con una spinta facendolo
arrivare a piè del letto,
poi, rimettendosi seduta, gli tirò uno schiaffo. Si era
ricordata che erano
nemici, niente di più.
“Non ti permetto di prenderti
gioco di me!” esclamò, evitando il suo sguardo.
Ghish scoppiò a ridere.
“Che hai da ridere tanto?”
“Sei un vero spasso, la
migliore” sghignazzò. “Sei
unica”
“Adesso sparisci dalla mia
vista e in futuro non ti azzardare a baciarmi ancora!”
Per tutta risposta si alzò dal
letto, le fece l’occhiolino e si leccò
vistosamente le labbra.
“Mmm… è sempre un piacere”
“Non per me!”
“Io non direi…” rise. “Adesso
vado. A presto, mio dolce tesoro”
Detto ciò volò fuori dalla
finestra e svanì nel cielo serale. Strawberry aveva ancora
il cuore che
martellava nel suo petto e le guance in fiamme. Possibile che lui le
facesse
quell’effetto? Era colpa sua, non doveva dargli corda.
Più si convinceva di
doverlo odiare in quanto suo nemico e meno ci riusciva. ‘Ma
come potrei non
farlo?’ fece una vocina remota nella sua testa ma lei scosse
subito il capo.
“Ti… ti odio, diabolico
alieno!” gridò, afferrando il cuscino e tirandolo
contro le ante della finestra,
frustrata, immaginando di colpire l’alieno. Ma in cuor suo
sapeva che non era
così.
L’angolo
di Amy
Ciao
gente,
finalmente è toccato
anche a Strawberry, non si è salvata nemmeno lei, che cosa
ve ne pare? Ghish è
o non è adorabile? Per me sì ma la mia opinione
non conta, sono di parte ^///^
Allora, giusto a
titolo informativo, il prossimo capitolo non sarà
l’ultimo, ce ne saranno
ancora un paio dopo e, quindi, starò davanti ancora per un
po’, siete contente?
: ) Grazie mille a chi ha recensito il capitolo 8!
Un abbraccio,
Amy