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Autore: Amy Dickinson    18/05/2012    8 recensioni
Ma ciao ^^
quella che vi apprestate a leggere è una raccolta di brevi componimenti dedicati ai personaggi di questa serie, ogni capitolo tratterà un personaggio (o una coppia, se si legge con attenzione) e sarà a sé, generalmente slegato rispetto agli altri, pertanto andrebbero recensiti singolarmente. Spero che li leggerete e mi lascerete le vostre opinioni in merito, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, davvero ^^
Eccovi l'elenco dei capitoli e fra perentesi trovate il personaggio trattato così vi sarà più facile trovare il riferimento alle vostre coppie preferite:
* Friends or enemies? * (Tart)
* Why can't you see? * (Lory)
* Memories * (Kyle)
* Broken * (Mina)
* A nice game * (Paddy)
* Birthday party * (Ryan)
* Frozen * (Pie)
* Howling at the moon * (Pam)
* Sympathy for the devil * (Strawberry)
* Secretly staring at you * (Ghish)
* How we met * (Mark)
* Darling, she's no longer a baby * (Sakura & Shintaro)
* Friends will be friends * (Mimi & Megan)
* What's friendship? * (Mash)
Grazie dell'attenzione e buona lettura!
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sympathy for the devil

“Eccoti qui. Ero curioso di vedere chi ci sta mettendo i bastoni fra le ruote e la mia curiosità è stata appagata. Ti confesso che mi piaci”
A quel punto chi aveva pronunciato quelle parole le era letteralmente piombato addosso e l’aveva baciata. Uno sconosciuto l’aveva baciata! Strawberry si coprì la bocca, incredibilmente imbarazzata.
“Ciao!”
“E tu… chi sei?” gli aveva domandato.
“Mi presento: il mio nome è Ghish. Mmm, grazie per il bacio, tesoro” e dicendo ciò si leccò sfacciatamente le labbra. “Per oggi è tutto, sono passato solo a salutarti”
Quindi se ne volò via, svanendo nel cielo. Lei rimase lì, immobile e rossissima in volto, mentre il piccolo Mash le svolazzava intorno ripetendo il suo nome.
 

“Maledetto Ghish!” gridò Strawberry, svegliandosi di soprassalto e colpendo l’aria con i pugni stretti. Aprendo gli occhi si rese conto che si trattava solo di un sogno – ‘Un incubo’ pensò.
“Strawberry, vuoi deciderti a scendere? Sono quasi le otto!” le fece notare sua madre, chiamandola dal piano inferiore.
“Le otto” ripeté meccanicamente prendendo in mano la sveglia, ancora assonnata. “Le otto?! Ma è tardissimo!”    
Lanciò in aria la sveglia, saltò giù dal letto e si vestì in fretta e furia. Corse a lavarsi, afferrò il cellulare e la cartella e scese in cucina.
“Sei stata un fulmine, tesoro” si complimentò Sakura, col sorriso sempre dipinto sulle labbra. “Questo è per la colazione e non dimenticarti il pranzo”
“Grazie mamma, ci vediamo più tardi” rispose, afferrando il porta pranzo e andando a mettersi le scarpe, per poi uscire di corsa, sperando di non arrivare in ritardo a scuola. 
La giornata scolastica passò in fretta ma Strawberry si ritrovò a tornare a casa da sola – Mark aveva degli impegni con la sua famiglia, Megan era di turno per le pulizie e Mimi doveva urgentemente andare in biblioteca.
‘Uffa, che razza di giornata…’ si lamentò mentalmente. ‘Prima sono arrivata in ritardo e il prof. di Storia mi ha messo in punizione in corridoio, poi ho preso quel brutto voto in Inglese e adesso sono rimasta sola. La mia unica fortuna è che oggi non devo andare al Cafè. Però a cosa serve avere il pomeriggio libero se non posso uscire con Mark? Sono proprio sfortunata!’
Oltrepassò il parco deserto con aria depressa.
‘Tutta colpa di quello stupido di un alieno! Se quel giorno non mi avesse baciata non lo sognerei così spesso e, quindi non rischierei di arrivare in ritardo a scuola!’ seguitò a pensare, stabilendo una volta per tutte la causa dei suoi frequenti ritardi.
“E’ solo colpa sua, se non se ne andasse in giro a baciare la gente non creerebbe loro dei problemi! Ma perché accidenti mi ha baciata?!”
“Ehm… e io che ne so?”
Strawberry alzò la testa e notò un ragazzino che la guardava. Non si era resa conto di aver esternato i propri pensieri ad alta voce.
“Oh, scusa, ero distratta e ho pensato a voce alta” disse, un po’ imbarazzata.
“Spero che quando sarò vecchio come te non impazzirò anch’io” rispose il ragazzino con impertinenza.
“Come ti permetti di darmi della vecchia e della pazza insieme, eh moccioso?” gli gridò dietro mentre quello correva via. “Nemmeno quel nanetto di Tart è mai arrivato a tanto!”
Al pensiero di Tart, nella sua mente figurò ancora una volta Ghish. Scosse insistentemente la testa, costringendosi a scacciar via quel pensiero. Tornò a casa, salutò sua madre e andò in camera sua.
“Non ho molti compiti per domani” constatò mentre sfogliava il diario. “Meglio così”
Si sedette alla scrivania e in una ventina di minuti sbrigò gli esercizi di Chimica e Giapponese, poi scese di sotto e andò a prendersi un budino dal frigorifero per la merenda.
“Quasi quasi chiamo le ragazze, chissà cosa stanno facendo” si sdraiò sul letto e prese il cellulare. “Ciao Mina, hai da fare? Pensavo di andare a fare un giro e… ah, capisco. Va bene, ciao”
Non si perse d’animo davanti all’impegno dell’amica, così provò con le altre, ma senza successo – Lory doveva studiare, Paddy non era in casa e Pam si stava preparando per un servizio fotografico.
“Uffa, mi sto proprio annoiando. Cosa potrei fare?” espresse a parole i suoi pensieri.
“Io un’idea ce l’avrei” disse improvvisamente una voce alle sue spalle.
Strawberry si tirò su a sedere e guardò verso la finestra. Seduto sul davanzale c’era l’ultima persona che avesse voglia di vedere: Ghish.
“Tu!” esclamò. “Che diavolo ci fai qui?”
“Ciao micetta, anch’io sono felice di vederti” cinguettò allegramente, volando verso di lei.
“Ma dove accidenti è Mash quando serve?” si domandò, guardandosi attorno.
“Dai tuoi amici umani per un aggiornamento, no?”
“Ah, già. Un momento, come fai a saperlo?”
“So molte cose, soprattutto su di te”
“Allora saprai anche che sono di pessimo umore e non ho assolutamente voglia di passare il mio tempo in compagnia di un pervertito come te, perciò vattene via”
“Nervosetti, eh?” sfotté, per nulla offeso dalle sue parole, tanta era l’abitudine.
“Mi hai sentito? Ti ho detto di andartene!”
“Okay, me ne andrò se è quello che vuoi”
“Certo che è quello che voglio!”
“Ne sei sicura?”
Si fermò a pochi centimetri dal suo viso e la fissò con aria di sfida.
“Che razza di domande, è ovvio”
“Secondo me, no” fece. “Vuoi che resti”
“Ah, davvero? E sentiamo, cosa te lo fa pensare?”
“Credi che non sappia che è tutta la giornata che mi pensi?”
La ragazza sussultò.
“Non è vero…”
“Oh, sì, invece. E so anche che a volte, anzi, spesso – molto spesso – mi sogni”
“No”
“Fai sempre quel sogno, rivivendo il nostro primo incontro e il momento in cui ti ho baciata”
“Bugiardo! Tu… non sai un bel niente di me!” arrossì.
“Ah, no? E allora guardami negli occhi e dimmi che non sono io quello che sogni quasi ogni notte, dimmi che è Mark. Avanti, dimmelo”
‘Dio, che occhi…’ pensò, ma rispose: “Senti, non devo dirti proprio niente!”
“Dimmi la verità e me ne andrò”
Lei si morse le labbra e lo guardò in cagnesco. Come poteva dargli ragione?
“Vedi? Non riesci a dirmelo, punto per me”
“Ma che importanza ha? Siamo nemici e se non esci subito da questa stanza mi trasformo e ti caccio via con la forza”
“Non cambiare discorso”
“Non c’è proprio nessun discorso, va’ fuori di qui”
“Minacciami pure quanto vuoi, micetta, non me ne andrò comunque”
“Se ti rispondo te ne andrai davvero?”
“Forse”
“Sapevo che di te non ci si può fidare!”
“E allora perché me lo chiedi?” ridacchiò divertito.
Strawberry stava cominciando ad innervosirsi sul serio, non sopportava la sua presenza, non sopportava essere presa in giro e, soprattutto, non sopportava quella – troppa – vicinanza.  
“Perché fai tante storie? Ti è così difficile rispondere a una semplice domanda?”
“No ma non vedo perché dovrei darti retta”
“Ogni scusa è buona pur di non dire la verità, eh?”
“D’accordo, a volte, come è successo stanotte, mi capita di sognarti. Contento ora?”
“E quando mi sogni mi pensi per tutta la giornata seguente, non è così?”
“Sì ma solo perché maledico il giorno in cui ti ho incontrato!” sbuffò.
“Sempre così negativa… andiamo, cosa faresti se non ci fossi io a portare un po’ di scompiglio nella tua vita?”
“Potrei finalmente stare in pace con Mark, pensare solo a lui!”
Un sorrisetto malefico si fece strada sulle labbra di Ghish.
“Vuoi dire che pensi a qualcun altro oltre a quel tuo umano?”
“Non è quello che volevo dire e comunque… non sono affari tuoi! Hai avuto la risposta che volevi, adesso vattene via”
“Spiacente, non ancora”
La ragazza sbuffò ancora una volta, non era proprio giornata.
“Che altro vuoi?” chiese.
“Sapere a chi pensi” insisté.
“Senti è stato un lapsus e…”
“Non ti credo. Avanti, Strawberry, rispondi”
Le si avvicinò ancora un po’ e fu costretta a indietreggiare, toccando la parete con la schiena. Non poteva andare oltre, era così vicino che se si fosse spinto anche solo di un paio di centimetri in avanti avrebbe potuto… cercò di convincersi che non voleva ma al solo pensiero il suo cuore cominciò a battere all’impazzata.
“Penso a te…” rispose, come ipnotizzata da quegli occhi d’ambra.
Il sorriso si estese.
“Ne ero sicuro” commentò mostrando, invece, meraviglia.
“Strawberry, stai ancora studiando?” la voce si Sakura proveniva dalle scale. “Devo sistemare nell’armadio i vestiti appena ritirati”
“Mamma sta arrivando e non deve trovarti qui! Vattene via!” bisbigliò, ripresasi dalla momentanea trance in cui era piombata.
“Eh no, qui ci vuole un bacio” fece con ovvietà.
“Che cosa?!” esclamò.
“Strawberry, ti sei addormentata?” chiese Sakura, ormai quasi alla porta.
“Non vuoi che tua madre mi trovi qui, vero?”
“Sei… sei un…”
“Se non mi baci adesso non mi vedrai mai più”
“Non hai ancora capito che è proprio quello che voglio? Sparisci una volta per tutte!”
“Sto entrando”
Ghish assunse un’espressione triste.
“Come vuoi. Addio, Strawberry”
E proprio nel momento in cui Sakura fece il suo ingresso nella stanza, l’alieno scomparve.
“Non mi hai sentito?”
“No, mamma” mentì la ragazza.
“Faccio in un attimo”
Infatti poco dopo era già tornata al piano inferiore. Strawberry tirò un sospiro di sollievo. “Per un pelo” disse. “Finalmente quello si è tolto di torno”
Ma il suo tono non era del tutto convinto. C’era qualcosa nei suoi occhi che l’aveva fatta agitare, un’espressione triste che prima di quel momento non gli aveva mai visto assumere.

Addio, Strawberry.
Quelle parole rimbombarono nella sua testa e nella stanza improvvisamente troppo silenziosa, troppo vuota. Scosse la testa, lui non se ne era andato, stava solo scherzando. Sarebbe spuntato fuori da un momento all’altro.
“Vieni fuori, so che ci sei” disse in tono tremante, mentre le si appannava la vista. “Non è divertente, fatti vedere”  Niente. “Ti prego, Ghish…”
Qualcuno apparve e la spinse sul letto, facendole appoggiare la testa sul cuscino, bloccandola in posizione supina col peso del proprio corpo.
“Ghish!” esclamò, sussultando.
Lui sorrise e si avvicinò a Strawberry, i nasi poterono sfiorarsi.
‘Quanto è bello…’ pensò quasi incoscientemente.  
L’alieno si chinò ancora un po’. “Non agitarti, piccola, non serve. Sappi che non ti libererai di me così facilmente” sussurrò al suo orecchio, prima di tornare a guardarla negli occhi e baciarla. Una sensazione di benessere si impossessò di lei, chiuse gli occhi e accolse quelle labbra morbide e avide. Per un momento aveva davvero avuto paura che se ne andasse ma no, lui era lì e sarebbe rimasto fino alla fine della guerra. Quando Ghish si staccò da lei e la guardò con sorpresa, la ragazza sembrò come risvegliarsi da un sogno, rivivendo quello della notte precedente ma sentendosi molto più coinvolta in quelle calde sensazioni. Arrossì violentemente e lo allontanò con una spinta facendolo arrivare a piè del letto, poi, rimettendosi seduta, gli tirò uno schiaffo. Si era ricordata che erano nemici, niente di più.  
“Non ti permetto di prenderti gioco di me!” esclamò, evitando il suo sguardo.
Ghish scoppiò a ridere.
“Che hai da ridere tanto?”
“Sei un vero spasso, la migliore” sghignazzò. “Sei unica”
“Adesso sparisci dalla mia vista e in futuro non ti azzardare a baciarmi ancora!”
Per tutta risposta si alzò dal letto, le fece l’occhiolino e si leccò vistosamente le labbra.   
“Mmm… è sempre un piacere”
“Non per me!”
“Io non direi…” rise. “Adesso vado. A presto, mio dolce tesoro”
Detto ciò volò fuori dalla finestra e svanì nel cielo serale. Strawberry aveva ancora il cuore che martellava nel suo petto e le guance in fiamme. Possibile che lui le facesse quell’effetto? Era colpa sua, non doveva dargli corda. Più si convinceva di doverlo odiare in quanto suo nemico e meno ci riusciva. ‘Ma come potrei non farlo?’ fece una vocina remota nella sua testa ma lei scosse subito il capo.
“Ti… ti odio, diabolico alieno!” gridò, afferrando il cuscino e tirandolo contro le ante della finestra, frustrata, immaginando di colpire l’alieno. Ma in cuor suo sapeva che non era così.

      

L’angolo di Amy
Ciao gente,
finalmente è toccato anche a Strawberry, non si è salvata nemmeno lei, che cosa ve ne pare? Ghish è o non è adorabile? Per me sì ma la mia opinione non conta, sono di parte ^///^
Allora, giusto a titolo informativo, il prossimo capitolo non sarà l’ultimo, ce ne saranno ancora un paio dopo e, quindi, starò davanti ancora per un po’, siete contente? : ) Grazie mille a chi ha recensito il capitolo 8!
Un abbraccio,

Amy

   

  

 

 

    

    

 

 

 

  
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