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Autore: taemotional    19/05/2012    2 recensioni
[Nakanishi] [JunDa] [KoKame]
"Guardò i compagni del suo tavolo. Non li conosceva molto bene, ma tutti li consideravano i più belli della scuola, e in effetti avevano attorno a loro una strana aura, che sapeva molto di autocompiacimento.
Vedendolo mangiare da solo, lo avevano invitato al loro tavolo e lui, perché no, aveva accettato."
Genere: Erotico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Tsuki no HIKARI

 
“Ora credici, Ora sta diventando incontenibile..
Sicuramente ce n’è solo uno di mondo, il tuo..
Non è falso, io sono qui con te.”

 
Kame trascinava Tanaka giù per i gradini degli spalti fino ad arrivare ai primi posti.
Poi lo videro.
“Ah! Koki Koki!! Il capitano è in possesso della palla!”
“Go!! Maru-kun!!” urlò Tanaka.
Nakamaru correva e dribblava gli avversari sgusciando tra loro senza difficoltà e senza nemmeno guardare la palla.
Davanti a lui c’era la porta, e solo un ultimo ostacolo ne impediva il raggiungimento.
Era la finale del campionato tra scuole, e il risultato era pari. 2 a 2.
Non aveva nessuno a cui poter passare la palla, era solo, come durante i suoi allenamenti.
Anzi no, c’era Akanishi con lui, che gli avrebbe messo una mano sulla spalla dicendogli ‘bel tiro, Yuichi ’.
Sorrise e colpì la palla, non guardò la porta. E segnò.
L’arbitro fischiò la fine. Avevano vinto ma sopra di loro il cielo si incupiva. Era proprio Febbraio.
 
Ueda ebbe un brivido e alzò la testa dal libro che stava studiando.
“Forse dovevamo andare a vedere almeno la finale” disse Taguchi guardando verso il campo nascosto dagli alberi.
Ueda si accostò un po’ di più al suo ragazzo domandandosi perché aveva deciso di leggere fuori con questo freddo.
Poi si sentì un forte grido di esultanza.
Taguchi tese le orecchie.
“Tranquillo, Junno” disse Ueda, “Abbiamo vinto noi”
Taguchi era un po’ più scettico ma si ritrovò a cambiare idea nel momento in cui un lungo corteo portava Nakamaru in trionfo. Decine di ragazzi sfilarono davanti ai loro occhi ostentando i colori della loro scuola.
“Visto?”
 Taguchi si mise a ridere.
“Ora non ci restano che gli esami” Ueda fece una smorfia e tirò su col naso.
 
“Kanpai!!” gridò Akanishi-sensei superando di gran lunga quelle festanti del proprio club di calcio.
Il gruppo si era radunato in un karaoke per festeggiare e solo Maru sembrava avere l’aria un po’ afflitta.
Gli altri, forse troppo impegnati ad ubriacarsi, non se ne accorsero e solo Akanishi a un certo punto gli si avvicinò.
Lo prese per mano.
“Ragazzi!” urlò il sensei,“Vado col capitano ad appartarmi, fate i bravi, d’accordo?”
“Yooossssshhhh!!” gridarono in coro.
Nakamaru lo guardò scioccato e mentre uscivano Akanishi si mise a ridere.
“Sono già ubriachi fradici, non ricorderanno niente domani” disse.
Si avviarono per delle scale e in lontananza si sentì una chitarra strimpellare una melodia adatta a un anime televisivo.
Maru si strinse nel cappotto e uscì sul tetto. Il cielo era nero come la pece.
Akanishi gli strinse più forte la mano e lo portò in un angolo.
Nella penombra Maru vide quel suo solito sorriso malizioso e per un momento sembrò dimenticarsi di ogni preoccupazione.
Decise che, almeno quel giorno, non avrebbe pensato al diploma.
“Yuichi...” sussurrò Akanishi avvicinandosi al ragazzo, “Sei stato bravissimo oggi” poi prese a mordicchiargli l’orecchio.
Nakamaru gli passò una mano tra i capelli legati e li sciolse.
Come quel giorno di tanti mesi fa, l’elastico era sempre blu.
Come il cielo, che quella estate li aveva continuamente protetti e scaldati.
Gli sembrò passata un eternità... aveva veramente vissuto in un tempo distorto, come in un sogno.
Strinse più forte a sé il corpo di Akanishi e ricordò a stento la luce del sole. All’inizio aveva avuto paura di quel biancore che li aveva avvolti, ma poi ci aveva fatto l’abitudine, e alla fine gli era piaciuto pure.
Sorrise a quel ricordo e fece mente locale. Mancavano pochi mesi alla prossima luce del sole.
Quella sera, quando Akanishi lo baciò, non chiuse gli occhi. Avrebbe guardato il suo viso e il suo corpo il più a lungo possibile, perché dopo il diploma non ce ne sarebbe stata più la possibilità. Ecco, tornava a pensare a quel giorno.
Si lasciò trascinare a terra ma questa volta prese l’iniziativa e baciò le labbra del suo sensei per primo.
“Accipicchia... sarai ubriaco anche te?” chiese contro la bocca di Maru.
Akanishi si lasciò sfuggire un piccolo gemito e il giovane sorrise.
“Yuichi, quando ti sentirai pronto potrai parlarmi di quello che ti affligge questi giorni, d’accordo?” disse gentile.
Maru restò interdetto, non pensava che se ne fosse accorto.
Poi Akanishi alzò gli occhi al cielo e Maru si fermò a contemplare il suo profilo.
“Chiudi gli occhi” gli disse tornando a posare lo sguardo su di lui.
Nakamaru ebbe paura di quel buio e esitò. Poi notò quello stesso colore tanto odiato nelle iridi del suo compagno.
Chiuse le palpebre sorridendo.
“Lasciati guidare” gli disse piano mentre iniziava a tirargli giù i calzoni. La sua pelle incontrò l’aria notturna.
Eppure non sentiva freddo, c’era il corpo di Akanishi a scaldarlo.
Il sensei gli stava sfiorando le cosce e piano iniziava a scendere. Arrivò alla sua apertura. Maru trattenne il fiato.
“Ricordi la luce e il calore dell’estate scorsa?” gli chiese Akanishi.
Nakamaru percepì che in quel momento lo aveva penetrato e gridò piano. Non resisteva più, voleva vederlo.
“Se hai paura di questo buio,” gli disse Akanishi “ Ora puoi tornare a guardare”
Maru socchiuse gli occhi. Le nubi si erano diradate e la luna illuminava col suo chiarore i loro visi sudati.
In quel momento Akanishi eiaculò dentro di lui.
Trattenne il fiato. C’era tutto. Era tutto come prima.
La luce e il calore. E Akanishi.
“Jin” disse in quel momento senza fiato, “Ho paura di non poterti più vedere dopo il diploma”
L’altro lo guardò e uscì dal suo corpo. Poi poggiò la testa sul suo petto scoprendolo un po’ e si fermò ad ascoltare.
“Dopo il diploma...” disse, “Resta in questa scuola, con me... diverrai il mio aiutante col club di calcio?”
Ebbe la visione di quel cielo luminoso che avevano condiviso.
Annuì. Era questo quello che gli riservava il destino. Era quella la persona all’altro capo del filo rosso.
 
Kame e Tanaka restarono gli unici sulle tribune fino a notte inoltrata.
Infine decisero di scendere sul prato. C’era un po’ di vento e Kame si strinse verso l’altro, che lo abbracciò.
Si sedettero a guardare il cielo.
“Quella volta... eravamo seduti proprio qua, vero?” chiese Kamenashi .
“Già... dopo quel giorno ho iniziato a studiare sul serio”
Kame ricordò le preoccupazioni del suo ragazzo.
“Andrà tutto bene, e noi resteremo insieme per sempre”
Kame sorrise e Tanaka lo baciò dolcemente.
“Ti ricordi anche dove eravamo rimasti quel giorno?” chiese col sorrisetto.
Kame arrossì. Certo era proprio buio e lì non li avrebbe visti nessuno, ma improvvisamente non gli importava più.
La luna apparve.
Si mise cavalcioni su di Tanaka pur sentendo quella luce proprio sopra di loro.
“Ehi!” protestò l’altro, “Non erano mica queste le posizioni in cui eravamo rimasti!”
“Baka”disse Kame e iniziò a spogliarlo.
 
Taguchi trascinò via Ueda verso il lato est della scuola. E lui non si oppose.
Guardò l’ora con un po’ di batticuore. Mancava mezzora e quel giorno sarebbe finito. Si rattristò. Ma non lo incolpò per essersene dimenticato, del suo diciottesimo compleanno.
Poteva succedere, no? Alzò lo sguardo verso Taguchi che correva spedito, le gambe più lunghe non lo affaticavano.
Si avvicinarono alla foresta che delimitava il perimetro. Di notte però faceva più paura.
Taguchi si addentrò un po’ e Ueda gli strinse più forte il braccio.
Arrivarono a quella radura.
“Tatsuya,” disse Taguchi voltandosi di scatto, dopo aver raggiunto il centro, “Ti ricordi di questo posto?”
L’altro annuì. Ma per quanto guardasse in alto, non vedeva altro che nero.
Taguchi si avvicinò e lo baciò.
“Mi dispiace di averti fatto aspettare...” iniziò a dire. “Speravo che luna sarebbe apparsa prima o poi, ma il tempo stringe”
“Tatsuya, buon compleanno”  concluse dandogli un pacchetto.
Ueda lo guardava, riusciva forse a vedere meglio il suo viso? Un piccolo cerchio bianco iniziava a farsi largo tra quella pece.
Ueda guardò il pacchetto e lo aprì. Dentro brillò per un secondo una chiave di metallo.
“Andiamo a vivere insieme, dopo il diploma” gli disse Taguchi col sorriso. Ueda lo abbracciò con tutte le sue forze.
La luce della luna disegnò per terra le loro ombre intrecciate.
 
“Ti amo” gli disse infine.
“Anche io”
 
“Il Futuro ci trae in inganno, ogni giorno..
Ma io voglio restare al tuo fianco..

Anche quando saremo feriti, brilleremo comunque.
Rush of light...”

 

07.07.2010

   
 
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