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Autore: VeraGens    19/05/2012    1 recensioni
-«Chi ti aiuterà, Valerie?»
«Nessuno, non mi aiuterà nessuno, farò tutto da sola, come sempre, e ci riuscirò, puoi starne certo!»-
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Sono tornato!» furono le uniche due parole che dissi prima di essere assalito dall’interrogatorio di mia madre.
«Dove sei stato? Con chi sei stato? Che avete fatto? Non portarmi guai a casa!» urlò, senza neanche darmi il tempo di rispondere.
«Sono stato sul lungomare, con una mia amica e quello che abbiamo fatto non sono fatti tuoi. Ho diciott’anni e faccio ciò che voglio!» urlai, sovrastando la voce di mia madre che continuava a ripetere «Rispondi, ora mi rispondi!».
Ci era rimasta male, lo sapevo, ma ero troppo arrabbiato.
«Samuel, dove sei stato?» mi chiese Max, una volta arrivato in camera mia.
«Sam, mi chiamo Sam, non Samuel!» dissi innervosito. Samuel era il mio nome di battesimo ma all’anagrafe mi chiamavo Sam e Sam dovevano chiamarmi tutti.
«Ok, Sam, dove sei stato?» ripetè, sorridendo. «Al lungomare» risposi, posando la borsa e iniziando a prendere i libri. «Con chi?» mi chiese, incuriosito. «Non sono cazzi tuoi» risposi, facendomi spazio sulla scrivania per poggiare i pochi libri che avevo preso.
«Ora vattene, devo studiare» gli dissi, arrabbiato.
«Magari … solare … piaceresti … a Valeria» borbottò, mentre usciva.
«Cosa hai detto?» urlai, ripensando alle poche parole che avevo sentito.
«Magari, se fossi un po’ più solare, piaceresti molto probabilmente a Valeria!» mi rispose alzando il tono della voce.
«Calma i toni, bello!» gli dissi, chinandomi sul libro di spagnolo. «Non è colpa mia se sei sordo!» ribattè, sbattendo la porta della mia camera.
‘Ma tu vedi questo scemo!’ pensai ma subito mi concentrai sui compiti, dovevo finirli in tempo, non volevo un’altra nota.

18:30, erano le 18:30 e ancora dovevo finire!
Posai spagnolo che avevo completato a metà e iniziai matematica che, arrivate le 19, posai, senza neanche finire.
Presi il cellulare ed inviai un messaggio a Valeria -Alle 8 ti vengo a prendere, fatti trovare pronta-
Aprii l’armadio e presi una T-shirt e un jeans dopodichè mi feci una doccia e mi vestii.
«Dove vai?» chiese mio fratello ed io non risposi ma quando mia madre me lo chiese dovetti rispondere «Ad un appuntamento».
«Va bene» mi disse, come se la discussione di prima non fosse mai avvenuta.
«Posso prendere l'auto?» chiesi, indicando le chiavi della Smart. «Certo» mi rispose, intenta a guardare il telegiornale.
Presi le chiavi ed uscii, ormai erano le 19:30.
Mentre andavo verso casa di Valeria mi fermai da un fioraio e le comprai un mazzo di fiori, mi sembrava una cosa carina agli occhi di una ragazza.
Posai i fiori in macchina e mi squillò il telefono: era Max.
«Cosa è successo Max?» chiesi, dopo aver portato il telefono all'orecchio.
«Volevo sapere una cosa. Sei arrabbiato con me?» mi disse.
Rimasi pietrificato. Per quanto potesse sembrare stupido mio fratello ci teneva molto e io lo sapevo, ma nonostante tutto continuavo a trattarlo uno schifo. «Certo che no, fratellino, sono solo stressato» gli risposi e lui mi chiese «Quindi se ti faccio una domanda non ti arrabbi?» e risposi «Sputa il rospo!»
«Visto che stai uscendo con Valeria, potresti, non so...» stava diventando timido, strano.
«Max non ho tutta la giornata!» gli dissi per farlo arrivare al dunque.
«Mi chiedevo se potessi farti dare per me il numero di Sarah!». Lo disse tutto d'un fiato, come se si dovesse liberare di un grandissimo peso. «Va bene, ma ora devo proprio attaccare che devo sbrigarmi» gli risposi e lui, veloce come un ghepardo mi disse «Ti voglio bene Sam, ci vediamo stasera».
«Non mi aspettare che faccio tardi!» esclamai e lui attaccò. Si era innamorato.
Erano le 19:45, dovevo sbrigarmi. Arrivai presto e presi i fiori così mi posizionai davanti la porta e, preso coraggio, bussai. «Allora, sei pronta?» dissi, porgendole i fiori.
«Si!» mi rispose sorridente, era così bella!
Subito mi strappò i fiori di mano e mi tirò dentro per il braccio dicendo «Ma prima devi entrare un attimo, devo fare una cosa».
Mi fece sedere e prese una busta.
«Cos'è?», chiesi, incuriosito. «Non lo so neanche io» mi rispose. «Me l'ha data mio fratello 10 minuti fa, è venuto a trovarmi» disse con il suo bellissimo sorriso stampato sulla faccia. «Tuo fratello?!» chiesi, confuso. «Non te ne ho mai parlato, hai ragione.» rispose.
«Beh, eravamo molto uniti, fino a due anni fa', quando se e andò e fino ad ora non si era mai fatto sentire». «Ah» non avevo capito nulla ma a me interessava solo di lei.
«Vabbè, aprila!» dissi, fingendo curiosità, volevo solo fare presto.
Lei aprì quella busta con molta delicatezza e iniziò a leggere ad alta voce, ero quasi curioso…
  
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