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Autore: ECJG    09/12/2006    0 recensioni

Cosa succederà incontrando Sebastian? Alexien troverà il coraggio di rivelare al suo maestro la verità? Sebastian riuscirà a raccontare tutto? Cosa accadrà quando Nhel incontrerà i suoi amici? Rubin, il drago di Nhel, che fine avrà fatto? Cosa accadde esattamente il giorno della morte di Alis? Che fine avranno fatto i figli di Soffio? Come si comporterà Rain nel momento della sua entrata in scena? E infine, cosa accadrà nel momento in cui Ivan incontrerà Rage? Tutti questi interrogativi troveranno risposta nella seconda serie di Ivan The Seventh Lord.
Vi auguro buona lettura!

Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Ivan

The Seventh Lord II Serie

Capitolo VII-2: La fine ha inizio.

“Nhel…! Sei tu… sei viva! Nhel!” disse Ivan felice correndo verso la ragazza, la quale non nascose le sue lacrime di gioia.
“Ivan…! Sono così contenta di rivederti. Non sai quante volte ti ho sognato, non sai quanta paura ho provato, credevo che non ci saremmo mai più rivisti…!” disse la ragazza abbracciando Ivan.
“Credevo che Soffio ti avesse uccisa, non puoi immaginare quanto ero disperato, il solo pensiero di non rivederti più mi attanagliava il cuore! Ma dimmi come stai? Come hai fatto a salvarti? Noi tutti ti abbiamo seppellita credendoti morta, raccontami!” disse Ivan.
“Non so cosa sia successo, ricordo solo il potente colpo di Soffio, poi più nulla. So solo che mi sono risvegliata dentro la torre di Dark… dove… dove mi ha detto delle cose terribili!” rispose Nhel.
“Quali cose?” domandò il ragazzo.
“Cose riguardanti me, Keiko, Alexien e Sebastian…. Ho provato molta paura, credevo che mi avrebbe uccisa. Quel posto è così tetro e sinistro… ma ora sono qui con te e non ho niente da temere, non è così?” disse la ragazza.
“Hai perfettamente ragione, ora raccontami tutto strada facendo, dobbiamo raggiungere gli altri. A quest’ora saranno quasi arrivati a destinazione…” affermò Ivan.

Nel frattempo Darik era sempre più nella morsa di ghiaccio, Geo esortava Idra a porre fine alla sua ira, ma tutto era inutile. Le intenzioni della dea erano più forti di qualsiasi ragione, ed ora più che mai voleva dare sfogo alla sua rabbia da tempo celata dentro di sé.
“Finalmente sei mio… Darik! Ti pentirai di avermi trattata come uno straccio, la mia ira è grande ed è grande anche la voglia spargere il tuo lurido, schifoso e aberrante sangue su questa torre!” affermò la donna mentre di accingeva ad attaccare.
La sfera di ghiaccio si stringeva di più aumentando di molto le possibilità di vittoria di Idra. D’improvviso però, Geo creò intorno al ragazzo uno scudo di roccia che frenò l’attacco di Idra, poi frustrato affermò: “Non posso permettere che tu uccida Darik, se vuoi combattere con qualcuno lotta con me sono pronto!” .
“Non ho tempo da perdere con te, lasciami continuare! Sei suolo uno psicopatico, non sai neanche qual è il tuo scopo. Quando deciderai da che parte stare, allora sarò disposta a darti ascolto, ora però abbandona la torre prima che decida di ucciderti!” fu la risposta della donna.
“Non mi lasci altra scelta: “Demoni, a raccolta!” affermò Geo, mentre fuori dalla torre l’orda di mostri si univano in un unico potente essere.
“Cosa credi di fare? Pendi che quei demoni possano fare qualcosa contro di me?” chiese la dea.
“Spero solo che loro possano calmarti. “All’attacco demoni!”” concluse Geo, prima di vedere il suo ordine esaudito. L’enorme mostro fece un salto colossale sino a raggiungere la vetta della torre, egli in seguito con un calcio distrusse lo spesso muro, aprendo quindi una voragine, poi con forza e audacia si accinse ad attaccare Idra, la quale fu costretta a pararsi dai potenti colpi inflittale.
Nel frattempo, Geo raggiunse la sfera di ghiaccio e con moderate onde sismiche iniziò a rompere la sfera. Le onde erano avvertite da Darik, e nonostante il suo corpo fosse congelato, apri lievemente gli occhi e poi sussurrò: “Che co-cosa intendevi per vi-vittima?”.
“Cosa?” disse Geo sorpreso, poi pensò: “Ha sentito tutto, dannazione….!”.
“Avanti rispondi! Questo ABOMINIO vuole una risposta!” infine urlò il ragazzo rompendo la sfera, i cui piccoli pezzi causarono uno sfregio al braccio di Geo.
Nonostante fosse indebolito dalla morsa di ghiaccio, il ragazzo era avvolto da una potente aura malvagia che, come al solito, gli permetteva di compiere incredibili azioni, Il suo corpo intorpidito dal freddo sembrava non aver avuto alcun danno e la ferita da cui poco prima fuoriusciva del sangue era scomparsa. Ora Darik sembrava una persona diversa, più cupa, più sinistra, più malvagia.
Idra si stupì. Non si sarebbe mai immaginata che qualcuno potesse rompere la sua sfera di ghiaccio, per non parlare del fatto che sembrava non aver avuto effetto sul ragazzo, e mentre lo stupore prendeva possesso della sua mente, il demone attaccava con furia e ferocia non lasciando un attimo di respiro alla donna.
Proprio mentre questi avvenimenti accadevano sulla torre, non molto lontano da lì, Sarah e Sebastian davano conforto ad Alexien, svenuto pochi minuti prima senza spiegazione.
Essi erano arrivati in un villaggio molto ospitale e speciale. La gente del luogo, come tante altre persone, avevano avvertito le calamità scatenatesi, ma non ne avevano sofferto alcuna causa, e nonostante questo mettesse dei dubbi all’intero gruppo, l’unica ad avvertire la particolarità del posto fu Keiko. Quest’ultima non capiva cosa accadesse in quel villaggio, e non trovava alcuna spiegazione al fatto che qualcosa strano accadesse.
Mentre questa strana sensazione preoccupava la ragazza, il gruppo venne ospitato da due signori anziani, e mentre tutti cercavano di capire le motivazioni, il malore dell’amico peggiorò. Mille congetture prendevano forma nelle loro menti e mentre Sarah si accingeva ad asciugare la fronte dell’amico, ecco che d’improvviso aprì gli occhi, che parevano vuoti, spenti, senza vita. Alexien si alzò di scatto, camminò verso la porta della capanna e disse: “Il mio padrone ha bisogno di me…”.
“Come? Dove stai andando?” chiese il maestro.
“Dove, finalmente, la mia vita avrà un senso!” rispose Alexien lanciandosi in una folle corsa in direzione del bosco.

Nel frattempo Aura avvertiva la grande forza di Ivan avanzare verso la dimora di Darik e, proprio per capirne di più, inviò Phoenix a spiare le mosse del suo avversario ed attaccarlo.
Anche Aura aveva avuto posizioni distaccate, non aveva mai attaccato Ivan a sproposito e non lo avrebbe fatto di persona tanto meno ora che la sua forza distruttiva aumentava, ma adesso qualcosa le diceva di agire.
“Qualcosa sta accadendo, e non ne sono al corrente…” pensò, e mentre usciva dalla sua tana posta sotto ad un vulcano attivo, l’immagine di Zefiro, figlio di Soffio, padrone del vento dell’ovest, le apparve di fronte dicendole: “Aura, aprite i vostri occhi. Le figlie di Keirin sono protagoniste di un gioco più grande di loro, proprio come lo siete voi e noi… Se tenete almeno alla vostra vita, assecondate le verità di vostro fratello Geo, egli è nel giusto…”.
“Co-cosa? Zefiro? Hm, ti credevo morto… dimmi per quale motivo siete scomparsi? Non mi vorrai dire che Ivan vi ha spaventati?” chiese la donna, e dopo una brevissima pausa riprese: “Ad ogni modo, non ho tempo per restare a chiacchierare con te, devo andare da Darik. Porta i miei saluti ai tuoi fratelli, sono lieta che siate vivi… almeno abbiamo ancora il vento dalla nostra parte…” disse la dea.
“Perdonate la mia insistenza, ma non posso lasciarvi andare. Se tenete alla vostra vita, state alla larga da quella torre. Da quando Ivan ha sconfitto nostro padre, io non ho rivisto più i miei fratelli, sono sempre rimasto nascosto nelle vicinanze di questo vulcano. Sapevo che non avrei dovuto temere niente se fossi rimasto qui, anche perché voi avete un grande potere, ma da quando vi conosco so che non possedete grandi doti percettive. Proprio per queste ragioni sono rimasto qui, in quella caverna laggiù…” affermò Zefiro indicando una caverna nascosta da delle rocce.
“Cosa intendi dire? E poi per quale motivo eri qui sotto la mia protezione?” chiese la dea.
“Vi siete accorta troppo tardi che qualcosa non andava. Dovevate prevedere sin dall’inizio che Ivan sarebbe diventato molto più forte di noi, in fondo mio padre, il maggiore dei sette, è stato sconfitto da un semplice ragazzino! Proprio a causa di quel semplice ragazzino so qui, per proteggermi!” disse Zefiro sorridendo cautamente.
“Insomma, non farmi innervosire! Parla chiaramente, esprimiti!” disse la dea alzando la voce.
“Cos’è che non vi è chiaro? Cos’è che un semplice semidio può comprendere e una dea no? In fondo voi tutti avete continuamente affermato di essere degli esseri onnipotenti ed immortali! Allora ditemi come mai Zordian, mio padre e poi Rain sono morti? Per quale motivo degli dei muoiono? Sapete rispondere alle mie domande? No? Beh… forse perché neanche voi sapete come rispondere! Perché in realtà non siete così immuni da tutto!” concluse Zefiro cercando di stimolare la curiosità di Aura.
Ts.. sono solo sciocchezze, adesso è meglio che mi rechi da Darik…” fu la risposta della dea.
“D’accordo andate, ma quando Darik vi attaccherà a morte, ricordatevi di me e, prima di morire, ponetevi le domande che vi ho chiesto, forse allora capirete…” disse il ragazzo.
Aura, uscita dalla tana, si alzò in volo su di un letto di fiamme ad altissima velocità, poi rallentò il passo e cercò di comprendere le parole del ragazzo. “Che avesse ragione? Che quelle domande, al contrario di quello che pensavo, avessero un senso? Che Zefiro avesse capito cosa stia accadendo?” si chiedeva, e poi ricordò una parte del discorso del ragazzo, “… voi avete un grande potere, ma da quando vi conosco so che non possedete grandi doti percettive… come mai Zordian, mio padre e poi Rain sono morti? Per quale motivo degli dei muoiono?”. Improvvisamene, la sua testa venne attanagliata da forte mal di testa, e poi uno stano ricordo:

...La bellissima dea del fuoco si presentò davanti a Zordian mentre era sul dorso del suo animale leggendario e si rivolse a lui dicendogli: “Cosa stai combinando, si può sapere?”
“Non azzardarti a fermarmi, oppure farai la stessa fine di Idra!” rispose Zordian.
“Dunque è vero... Idra l'ha uccisa lui...” penso la donna, mentre un vento freddo le scuoteva i suoi lunghi capelli rossi. “Sono spiacente, ma non posso permetterti di fare ciò che vuoi. Perciò ho deciso di porre fine a questo delirio...” disse Aura con un'espressione fredda sul volto.
“Hai dunque intenzione di morire? Perfetto!” disse Zordian brandendo una lancia di tenebra, “Preparati ad assaggiare il mio sconfinato potere!” gridò gettandosi a capofitto su Aura. La sua velocità era smisurata e ciò colse di sorpresa la dea che nel frattempo si parò dal colpo con due spade di fuoco...
...Aura era impietrita, notava il suo occhio destro di Zordian, tuttavia l'altro sinistro la rapiva e la costringeva sempre più ad avere timore. “La potenza delle tenebre, si scaglierà su di te... SFERA D'OMBRA!” gridò Zordian alzando la sua mano sinistra, dalla quale emanò una piccola sfera nera che diresse in direzione di Aura. La sfera le sembrava innocua ma quando essa si insinuò nell’occhio sinistro della donna, capì realmente quale fosse la potenza dell'attacco sferratole.
La pelle della Dea da liscia e rosa candido divenne grigia raggrinzita e i suoi capelli pian piano caddero. La splendida donna che Aura era, si stava trasformando in un essere mostruoso e disgustoso. Phoenix cercò di aiutare la sua padrona, ma Zordian lo colpì dritto sul petto con la sua lancia di tenebra.
“Assorbimento!” urlò Zordian, in pochi istanti il corpo della Dea venne assorbito dall'occhio sinistro del ragazzino e ad atto compiuto Zordian acquisì i poteri del fuoco...

La mente di Aura incredibilmente fu capace di ricordare il momento in cui combatté contro Zordian. Ella non capiva da dove emergessero simili ricordi, e più si sforzava di comprendere più il dolore della sua testa aumentava, poi ricordò ancora Zefiro: “...Le figlie di Keirin sono protagoniste di un gioco più grande di loro, proprio come lo siete voi e noi…”.
“Di quale gioco parlava? E perché ora ho questi improvvisi ricordi?” si chiese Aura, poi un ennesimo ricordo: Keirin e le sue figlie.

In quel preciso istante Ivan e Nhel attraversavano le montagne parlando di ciò che era accaduto dal momento della loro separazione. Entrambi furono scioccati nel sentire l’una le storie dell’altro, ma ciò che veramente sconvolse Ivan fu la scoperta delle origine di Keiko e Nhel, figlie di Keirin, eredi della stirpe di Aura.
Seguendo il percorso di montagna, i due giunsero ad una altura tale da osservare gran parte dei villaggi visitati sin dall’inizio di questa storia, ed in lontananza un’oscura costruzione si alzava al cielo prepotentemente. Quello era la destinazione e l’obbiettivo: abbatterla assieme a chi da diciassette anni vi ci abitava.
Mentre i due guardavano in lontananza, una grande esplosione distrusse la cima della torre. Ivan e Nhel confusi, si chiesero cosa stesse accadendo, ma non dovettero sforzarsi troppo prima di realizzare che una battaglia stava appena iniziando e quando si accinsero ad raggiungere la costruzione i due vennero attaccati dal fedele alleato di Aura.
Fiamme e raggi vennero emanati dall’uccello, mentre i due indietreggiavano evitando lo scontro. Phoenix, tuttavia, impedì loro di fuggire creando forte ondate di vento, le quali fecero staccare dalle pareti rocciose giganteschi sassi. Nhel fu la prima ad attaccare. La ragazza, agilmente, salì sul dorso del nemico e con potenti calci lo costrinse a battere la testa contro uno dei sassi. Ivan, invece, estrasse la sua spada, colpì Phoenix in pieno petto causandogli un grande squarcio ed infine usò l’attacco segreto della spada. La potenza del colpo fece crollare altri massi, i quali pericolosamente caddero sul nemico travolgendolo.
I due tirarono un sospiro di sollievo, tuttavia ciò non era sufficiente ad abbatterlo. I due ragazzi attaccarono di nuovo, ma Phoenix colpì Nhel efficacemente facendola cadere nel dirupo.
Ivan guardò la scena allibito, aveva appena ritrovato la sua amica ed ora la stava di nuovo perdendo e proprio mentre si stava per gettare anche lui nel vuoto per salvarla, ecco che imprevedibilmente spunta un loro prezioso amico: Rubin, il drago bianco dalle ali argentee.
“Rubin!” urlò Nhel felicemente stupita.
“Rubin!” la segui Ivan mentre alle spalle Phoenix si accingeva a bruciarlo con una fiammata. Il drago prontamente intervenne con le sue robuste ali spegnendo l’attacco, poi appena atterrò accanto ad Ivan attaccò con le zanne e gli artigli.
Il leggendario uccello emise urla inquietanti, dal suono simile alle urla umane e mentre si accasciava a terra sanguinate, Ivan concluse la lotta con un colpo di spada.
I resti di Phoenix sparsi su tutto il campo di battaglia si dissolsero in pochi istanti, una leggera brezza le sparse qua e là e quando infine i due ragazzi decisero di partire la loro attenzione venne catturata di nuovo dalla torre, la cui struttura iniziava a crollare, in lontananza però uno stormo di uccelli si alzò in volo spaventati da qualcosa che attraversava la foresta molto velocemente in direzione della torre.
“Cosa sta succedendo?” chiese Nhel.
“Non lo so, ma dobbiamo andare là!” rispose Ivan indicando l’oscura costruzione.
“Rubin, puoi portarci laggiù?” continuò la ragazza accarezzando la testa dell’amico drago, il quale emise un ruggito d’approvazione spiegando le sue lunghe ali. Così i due si diressero dal nemico, che proprio in quel istante causava ingenti esplosioni ai danni di Idra e Geo.
Nonostante i duri colpi ricevuti, anche il demone creato da Geo insisteva con l’attacco. Pugni, calci, morsi e velenosi getti di liquidi furono le sue continue mosse, le quali, pur essendo inefficaci, portavano la dea dell’acqua a spendere energia, che di lì a pochi istanti sarebbe servita per contrastare la potente e smisurata potenza di Darik.
Al contempo Sarah preoccupata per l’amico, corso in direzione del nemico, cercava di convincere gli altri a seguirlo.
“Dobbiamo fermarlo, potrebbe cacciarsi nei guai. Se ora non lo fermiamo Darik potrebbe anche ucciderlo!” affermo la ragazza con espressione turbata.
“Ha ragione Sarah! Presto voi raggiungete Rage, io e Sarah seguiremo Alexien e lo fermeremo, fate in fretta!” concluse Sebastian uscendo di corsa dalla capanna in compagnia di Sarah.
“Siamo spiacenti per il trambusto signori, ma come avete ben capito siamo impegnati a riportare l’ordine perduto molti anni or sono…” disse Adal alzandosi in piedi.
“La ringraziamo per averci ospitati, le prometto che un giorno la ricompenserò ora, però, dobbiamo andare, un duro scontro ci aspetta!” concluse Keiko.
I due signori anziani videro le due alzarsi e dirigersi verso la porta, ma quando la attraversarono le fermarono dicendo: “Aspettate, se non abbiamo capito male state cercando il venerando Rage?, “Noi sappiamo dove lo potrete trovare. Egli non è più nel villaggio montano…”.
“Cosa? Voi conoscete Rage?” chiese Adal.
“Egli è il nostro venerando maestro, ha lasciato le montagne dopo che la sua amata moglie è morta…” disse l’anziano uomo.
“Diteci, vi prego, dov’è ora? Lo stiamo cercando con molta urgenza!” affermò Keiko aspettando nervosamente la risposta.
“Egli è nel tempio sacro dei maestri del villaggio. Sin dai tempi della fondazione della nostra cittadina, uomini illustri hanno portato sapienza, tecniche guaritrici, cultura e arte portando lustro ed onore a noi ed al nostro amato capo villaggio Octavius…” rispose l’anziana donna. Poi indicando una collina non molto distante disse: “… in quella collina si trova il tempio”.
La collina appariva agli occhi di tutti verdeggiante e ricolma di vita, tuttavia non vi si scorgeva alcuna costruzione.
“Perdonate, ma io non vedo niente!” disse Adal, sforzando i suoi occhi.
“Avete ragione sacerdotessa, neanche noi vediamo niente, tuttavia il tempio è lì. Da sempre noi viviamo in questo villaggio e ci è sempre stato permesso di visitare il tempio, ma da quando è arrivato il venerando Rage tutto è cambiato. Non ci è dato di conoscere il perché non possiamo entrare e vedere il tempio, però una cosa è certa, sin da quando c’è lui il nostro villaggio è più tranquillo, e nonostante siamo in vicinanza di quella maledetta torre, la nostra serenità non è mai stata turbata in alcun modo…” diceva l’uomo, quando venne interrotto da sua moglie che disse: “Noi tutti lo abbiamo incontrato, è una persona buona, saggia, affabile e non ci ha mai dato ragione di dubitare di lui. Ogni anno, in occasione delle nostre festività, è il primo a proporre nuove idee, per non parlare del fatto che concede ai bambini di andare al tempio per studiare medicina, lettere, arti e mestieri di vario genere, con lui qui siamo davvero felici, il nostro villaggio e sempre fiorente e pieno di vitalità, anche sé nei dintorni accadono spiacevoli catastrofi. Egli è molto cordiale, tuttavia credo che faticherete molto per incontralo. L’accesso al tempio è protetto dal nostro capo villaggio, il quale non permette a nessuno straniero di visitarlo, credo proprio per ordine dello stesso Rage. Ad ogni modo andate dal capo Octavius, se esprimerete il vostro desidero e l’urgenza che vi spinge ad incontrarlo, forse vi lascerà andare”.
“Diteci dunque, dove possiamo trovare il capo Octavius?” chiese Adal.
“La sua casa si trova al centro del villaggio, dovrete camminare molto per arrivare….” disse la donna prima di indicare una strada, “… prendete questa strada, vi condurrà alla bottega della signora Tiara, lì girate a destra ed attraversate il ponte, proseguite dritto ed alla prima statua girate a sinistra, la strada che troverete vi condurrà a casa di Octavius. Se il capo vi lascerà incontrare il venerando maestro, ringraziatelo da parte nostra, è merito suo se il nostro villaggio è diventato così grande!”.
“Vi ringraziamo gentili signori, perdonateci però, quale sono i vostri nomi? Io sono Adal, sacerdotessa di un rigoglioso villaggio più a sud, lei è invece Keiko, i nostri amici che sono andati via sono Alexien, Sarah e Sebastian” disse la sacerdotessa.
“Molto piacere, io mi chiamo Frederich, mia moglie invece si chiama Serenity. Se voleste ritornare a trovarci un giorno sarete i benvenuti!” affermò l’anziano, seguito dalla moglie che disse: “Che la sapienza del nostro venerando maestro sia con voi, andate e siate prudenti!”.
Poi Keiko li abbracciò entrambi, ed infine le due si allontanarono intraprendendo la strada a loro segnalata. Appena le due furono abbastanza lontane Keiko chiese: “L’avete notata anche voi la barriera protettiva?”. “Quale barriera?” chiese Adal confusa.
“La barriera che protegge il tempio e la città! Com’è possibile che non ve ne siate accorta?” chiese Keiko, ancora una volta.
“In effetti, mentre i due signori ci parlavano del tempio, qualcosa di magico la percepivo, insomma il tempio non si vede ma è sempre stato lì, e poi all’apparenza questo è un villaggio, ma se dobbiamo camminare molto per arrivare da Octavius, allora non è un villaggio, è una città!” rispose Adal.
“Giusto. Rage ha pensato a tutto in maniera magistrale, non solo è venuto qui per tenere d’occhio la torre, ma ha protetto il villaggio concedendo ai suoi abitanti di ampliarlo e migliorarlo. Quello che mi chiedo è come mai nessuno si è accorto che Rage si è rintanato qui?” affermo la ragazza.
“Quello che mi chiedo io è, invece, come hai fatto ad accorgerti della barriera? Io stessa che sono sacerdotessa praticamente da quando sono nata, non mi sono accorta di niente! C’è qualcosa che non mi convince…” concluse Adal mentre, finalmente, videro in fondo alla strada la bottega segnalata dagli anziani signori.

  
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