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. Bully Boys
Entrai
in casa seguita da tutti gli altri. Cominciarono a parlare e parlare,
io non
dissi nulla. Non che non mi avessero chiesto nulla, solo che non mi
andava di
parlare. Louis, Zayn ed… Harry erano a casa mia.
Avevo
bisogno di respirare. “Vado in bagno” Mormorai, poi
salii di soppiatto in
camera mia.
Quando
aprii la porta la riconobbi subito. Ricordavo i miei soliti nascondigli
a
memoria. Non c’era tempo. Controllai di avere il cellulare in
tasca e mi
precipitai ad aprire la finestra. Vidi se c’era ancora
l’albero che era
cresciuto lì accanto e poi mi aggrappai con cautela a un
ramo. Respiravo
lievemente. Mi calai sempre più giù cercando
punti di appoggio e buchi per
incastrare i piedi. Mancava poco meno di due metri a terra. Mi feci
coraggio.
Allungai una gamba verso il vuoto e poi mi buttai. Caddi sul prato
procurandomi
una semplice sbucciatura. Non sapevo come coprirla dato che avevo i
miei
pantaloncini corti. Non importava, non avevo tempo.
Presi
a correre noncurante del dolore al ginocchio. Sentivo che stavo
leggermente
trascinando la gamba. Il sangue mi gocciolava giù per la
gamba, mi sentivo
appiccicosa.
Non
me ne accorsi subito, ma avevo già superato due isolati.
Cominciavo a cedere. Mi
trovavo in un vicolo cieco. Mi sedetti a terra e cercai nelle mie
tasche un
fazzoletto.
“Valentine?”
Domandò una voce fredda, familiare. Non alzai lo sguardo.
Sapevo che era lui ma non volevo
affrontarlo.
La
sua mano si avvicinò a me. Teneva un fazzoletto. Lo
poggiò sulla ferita, poi
cominciò a tamponarla. Cominciò a bruciarmi.
“Ahi! Basta!” Esclamai. Non smise.
Dovetti
guardarlo. Il riccio mi fissava con gli occhi che non facevano capire
cosa
pensasse. Prima lo percepivo. Il suo sguardo era pieno di gelo. Mi
sentivo
morire.
“Harry
lasciami!” Gli urlai contro alzandomi. Mi appoggiai al muro
per non cadere.
“Dove
vai?” Chiese Zayn arrivando davanti a me. Respiravo
affannosamente. “Non come
prima!” Urlai cominciando a correre. “Era
lei?” Sentii domandare Louis.
Arrivai
due isolati più in giù e andai a suonare alla
persona che mi curava segretamente
le ferite quando subivo il bullismo: Amanda Pierce, la cosiddetta
‘ochetta’
dalle sfigate (un po’ lo era) e ‘Salvatrice
Vanitosa’ da me. In passato era la
ragazza di Louis.
Non
le avevo detto chi c’era nel gruppo. Aveva scoperto da sola
che ne faceva parte
Harry. Scampanellai più forte che potei.
“Chi
è?” Chiese lei aprendo la porta. Appena mi vide
sbarrò gli occhi. “S-sei
tornata?”
Mi
aveva messo una benda sulla ferita e le avevo spiegato tutto quello che
potevo.
Sapere che Louis ne faceva parte non la scosse. L’aveva
lasciato per quello.
Mi
salutò con un abbraccio e mi regalò un invito per
il ballo di fine anno. Era cambiata.
Al
ritorno a casa non li incontrai. Percorsi i marciapiedi in santa pace.
Di tanto
in tanto qualcuno mi riconosceva e mi chiedeva cosa avessi fatto. Era
tutto
diverso. Chi non mi voleva frequentare prima mi salutava addirittura e
mi
chiedeva come stavo.
Era
passato troppo tempo dalla mia assenza.
Mi
squillò il cellulare. “Sarah?”
“WoW
tesoro come stai?” Parlava in italiano. Sorrisi risentendo la
sua voce. “Bene,
sono solo caduta da un albero” Risposi nella medesima lingua.
Mi sentivo
osservata. Mi guardai attorno, ma nulla.
“Cominciamo
bene, eh?”
“Si.
Era per scappare da casa mia.” Spiegai. La sentii sospirare.
Divenni seria.
“Com’è
Londra?”
“Diversa,
tranne per i bulli”
“Quei
bulli?” Sapeva di cosa parlassi. Annuii, ma capii che non
poteva vedermi e lo
dissi a voce. “Vorrei un tuo abbraccio.” Sentivo il
suo respiro che si
alternava col mio fiatone. “Anche io voglio il
tuo.” La mia espressione felice
si allargò per poi restringersi alla visione di casa mia.
“Sono arrivata, vado.
Ti voglio bene.” Dissi e riagganciai senza farla rispondere.
La conversazione
diventava troppo dolorosa.
Misi
l’aggeggio in tasca. “Che lingua era?”
Una voce profonda e roca mi sorprese. Proveniva
da un’ombra che era davanti all’entrata.
Rabbrividii.
“Indovina,
sono stata in Italia…” Risposi secca, fredda.
Venne fuori dal buio e ciò mi
fece ancora più male. La sua immagine mi
terrorizzò ancora di più. Indietreggiai
di scatto e persi l’equilibrio. Caddi all’indietro,
ma venni afferrata qua
qualcosa, qualcuno.
Mi
rimisi su e lo riconobbi dalla solita felpa e anche dal colore dei
capelli,
nero come la pece, anche più. Zayn mi guardava con degli
occhi quasi
imploranti. Cosa voleva?
“Valentine”
Sussurrò Louis. Mi arrivò davanti con la sua
solita maglietta a righe ed i
pantaloni rossi. Non dico di non aver pensato che quei ragazzi fossero
attraenti, ma alla fine era stato tutto offuscato dal bullismo.
“Che
volete?” Domandai e successivamente deglutii. Sorrise
lievemente. “Siamo
cambiati.”
“A
me sembrate gli stessi bastardi di sempre” Ribattei andando
velocemente verso
la porta. La grande mano di Zayn mi afferrò il braccio. Mi
bloccai. Il cuore mi
batteva velocemente. Avevo ancora paura.
“Ti
prego…” Mormorò.
“Perché
io?”
“Perché
sei l’unica, sei sempre stata l’unica.”
Sussurrò Harry. “L’unica per cosa?
L’unica
che avete quasi mandato in coma quella volta al mare, se non vi siete
dimenticati.” Ricordai loro.
Mi
avevano presa a pugni e calci. Ero tornata a casa con entrambi gli
occhi neri e
molti, troppi lividi per il corpo. Mi reggevo a malapena in piedi.
Erano stati
la mia rovina.
Mi
liberai dalla presa di Malik e corsi in casa, poi salii le scale di
corsa
entrando in camera. Sbattei violentemente la porta e mi misi a piangere
sul
letto.
Non potevo
soffrire in quel modo per ciò che mi avevano
fatto…
Corner…
Ringrazio di cuore per le
recensioni ‘itsvalerie’
e ‘Ali Love jelena’ .
Un grande ringraziamento anche a
chi segue
la storia.
So che i capitoli sono corti ma mi
servono
per non perdere la pazienza a scriverli. Sono strana, lo so.
Questa volta 3
recensioni e
continuo. Un salutone. Michy
P.S. Dal prossimo capitolo la
storia si
chiamerà solo ‘Mirror’.