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Autore: Hagne    20/05/2012    2 recensioni
"Quando un Re senza trono, ridotto in schiavitù, torna alla ribalta.
Quando degli dei, infrangendo le regole, compiono una blasfemia.
Quando ciò che non dovrebbe esistere nasce, cresce e uccide.
Allora nasce questa storia.
Una storia di amore, odio, rancore, e crescita.
Perchè il confine tra bene e male è labile, precario, e non sempre ciò che sembra giusto, lo è davvero"
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Heart Of Everything '
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“We've been seeing what you want, 
You've got us cornered right now 
Falling asleep from our vanity 
May cost us our lives 
I hear them getting closer 
Their howls are sending chills down my spine 
Time is running out now, 
They're coming down the hills from behind” 

[…]



“When we start killing 
It all will be falling down 
From the hell that we're in 
All we are is fading away 
When we start killing”


( The Howling – Within Temptation ) 










L’imprevedibilità del destino era un qualcosa al di fuori della sua comprensione di bambina, un dogma universale che solo lei, nata dal caso e da un errore divino non poteva in alcun modo comprendere,
 prevenire. 
Eppure,  il sentore del disastro era nato in lei anche senza averne coscienza, anche senza sapere che il dolore poteva giungere all’improvviso, senza un giusto preavviso.
 
Il suo ritorno alla cella di Loki aveva richiesto tre notti fatte di pensieri, dubbi, incertezze che lei non era riuscita in alcun modo a smorzare.
 
Non con un’incertezza come la sua.
 
Non con una conoscenza effimera del mondo e del suo ciclo di fortuna e sfortuna, dolore e morte.
 
Per questo, quando i punti luminosi della creatura con lei tanto silente continuarono a rimanere chiusi, celati dalle palpebre, anche dopo il suo arrivo, quella sensazione di pericolo cominciò a pungerle il petto.
 
Si sfiorò inconsciamente il ventre che aveva preso a dolerle, come se qualcuno avesse cominciato a prenderlo a morsi, una sensazione sgradevole che la portò a serrare le braccia attorno al proprio busto.
 
Forse dormiva, ma la linea rigida degli occhi rendeva evidente lo sforzo dell’uomo nel mentire uno stato di dormiveglia in sua presenza, una falsa pretesa che la colpì con forza, tanto da farla indietreggiare inconsciamente.
 
- Loki ? – chiamò  con quella voce che con il tempo si era ammorbidita, perdendo il tono acuto di quando era bambina.
Persino i suoi capelli erano cresciuti con una velocità che lei, inconsapevolmente, riteneva normale, a
nche se il passaggio da infante ad adolescente richiedesse in realtà  più di due lune, ma lei questo non poteva saperlo.  
Lui non rispose, continuando  con ostinata fermezza a fingere di riposare, incurante dei suoi occhi che senza un perché cominciavano ad inumidirsi .
 E a lei, quella sensazione non piaceva. 
- Loki ? – tornò a chiamare, questa volta con la voce incrinata da quella sensazione di soffocamento che la sua mente etichettò come
 “pianto” . 
Una lieve contrazione delle labbra, non ebbe più di quello.
 
Non uno sguardo indifferente ma presente.
 
Non una qualche forma di attenzione.
 
Era come se lui non la vedesse, come se tutt’un tratto fosse divenuta invisibile agli occhi e al cuore.
 
E quella sensazione di
 “pianto” cominciò a chiedere uno sfogo, una via di fuga. 
Quando
 “qualcosa” di freddo e viscido prese a bagnarle le guance, lei potè percepire quasi sollievo, una sensazione di liberazione che le concesse un po’ di respiro da quel “pianto” che tentava in tutti i modi di scacciare. 
Ma nessuno le aveva insegnato che il dolore non è preda della compassione.
 
Nessuno l’aveva avvisata di come l’indifferenza altrui potesse fare male.
 
Nessuno aveva potuto avvertirla, consolarla, capirla.
Perché era nata da un errore, e gli errori si pagano, non si giustificano.
 
Ma lei questo non poteva saperlo.
 
- Loki – singhiozzò esasperata, avanzando di un passo senza sapere cos’altro dire, fare.
 
Perché quella era l’unica parola che aveva mai imparato a ripetere,
 solo quella. 
- Vattene. E non tornare.
 
Non capì il significato di quelle parole, non le comprese.
 
Non perché il suo cervello si rifiutasse di accettarle, ma perché, semplicemente,  non ne conosceva il significato, l’intenzione.
 
Eppure riuscì ugualmente a giungere ad una conclusione.
Non la voleva lì, non la voleva vedere.
 
Il
 “pianto” cessò di esistere quando un’altra sensazione, ancora più opprimente, ancora più straziante la portò a correre via con gli occhi che dolevano. 
Ciò che la sua mente definì
 “strazio” ma che il ritmico tum-tum nel suo petto catalogò come “paura”.
Paura di essere tornata nel buio.
Paura di essere di nuovo da sola.
 
Perché l’inganno era una capacità umana e divina che lei non poteva comprendere, capire, men che meno da un  Re senza trono che delle bugie ne era artefice e dio.
Un dio che tutti avevano sempre temuto, odiato, maledetto, ma un dio che per una volta nella vita  aveva adoperato la sua tanto disprezzata arte per fare qualcosa di buono,
 di giusto. 
Allontanare da sé l’unica creatura che avesse avuto  pietà e compassione di lui.
 
Forzare il proprio essere a dimenticare l’unica carezza che, in quel mondo crudele e ingiusto, avesse mai ricevuto.






°°°







“Infinità”
 fu il primo aggettivo che riuscì ad imparare per esperienza, più che per reminescenza del passato. 
Come l’infinità di lacrime che non le lasciavano respiro.
 
Era tornata nella sua prigione di buio ed ombra, nella piccola gabbia senza né luce, né voci.
 
Un piccolo angolo di silenzio che solo il suo singhiozzare storpiava.
 
E le doleva tutto.
 
In particolar modo quella
 “cosa”che  emetteva quell’incessante e rumoroso tum-tum. 
Sentiva le dita tremare, la gola bruciare e una strana
 “paura” alla testa. 
Perché
 “paura” per lei significava dolore. 
E nel suo caso aveva paura,
 terribilmente paura. 
Non le piaceva sentire il viso caldo per la paura.
 
Non le piaceva sentire le mani bagnate per quelle strane gocce d’acqua che fuoriuscivano dalle sue palpebre serrate.
 
Non le piaceva più nulla, neanche imparare cose nuove.
 
Perché poche erano state le cose che l’avevano fatta sentire bene,
 “felice” . 
Solo la parola
 “Calore”, “abbraccio”, “ amico “ e “Loki".
“Loki”
 . 
“Loki” che non voleva più guardarla.
 
“Loki
  che non voleva più sentirla. 
“Loki”
 che era tornato a farle paura, tanta paura. 
Si lasciò scappare un suono strano, come un respiro forzato, doloroso, che le faceva male al petto, ma non ebbe più modo di elencare cosa non le piacesse, cosa le facesse paura.
 
Perché udì passi  e voci fuori dalla porta.
 
Ma non erano le voci delle creature parlanti che ogni giorno sostavano per un po’ davanti alla sua porta prima di andare via.
 
C’era
 quella voce, e ne fu spaventata, specialmente quando vide la porta aprirsi di scatto e una figura imponente illuminarla completamente. 
La luce dorata dei
 “capelli” di quella creatura con gambe e braccia come le sue era fastidiosa per i suoi occhi, così abituati al buio, ma i suoi punti luminosi non erano freddi come quelli di “Loki” . 
Non erano indifferenti  ma gentili come i suoi.
 
Erano grandi, luminosi, ma accesi dall’orrore, dal rifiuto, dalla rabbia.
 
Dal disgusto per una simile blasfemia.
 
Ancor prima che Thor potesse agguantarla, lei fu lesta a saltare di lato e attraversare una parete con un urlo spaventato, sorpassando i corridoi che portavano alle scale a chiocciola e alle prigioni.
 
Ma ancor prima di discenderli, le parole del suo amico tornarono a ricordarle che lei non era più ben accetta lì, che lui non l’aveva voluta prima, non l’avrebbe voluta ora.
 
Con un salto decise allora di risalire in superficie, aggrappandosi alle varie sporgenze delle pareti d’oro che, tutte uguali tra loro, sfilavano davanti ai suoi occhi.
 
Stava giusto per svanire al di là dell’ennesima parete quando
 “qualcosa” la afferrò dalle spalle, sbattendola a terra con una forza che le strappò un gemito di dolore. 
La vista divenne un po’ traballante, ma riuscì a scorgere i tratti rudi di un viso largo  e un corpo massiccio, grande come quello di un
 “orso” paragonò la sua mente, ma non furono le caratteristiche fisiche di quella creatura a gettarla nel panico, quanto più la consapevolezza di essere incastrata sotto di lui. 
Il terrore la assalì subito.
Scalciò con forza, graffiandogli il volto e sentendo alle spalle i numerosi passi di altre creature come quella che la imprigionava a terra.
 
Altri esseri che volevano farle del male.
L’orrore le riempì lo sguardo, il petto, riversandosi nelle sue vene  fino ai polpastrelli, e qualcosa si strappò nel suo petto .
 
Quella  specie di laccio che l’aveva tenuta integra fino a quel momento, unita, compatta.
 
L’onda d’urto scaraventò Volstagg contro una colonna, accecando Lady Sif e Fandral, accorsi in aiuto del compagno.
 
E quando la nube elettrica si diradò,  entrambe le divinità videro la fuggitiva guardarsi con sorpresa i palmi evanescenti delle mani prima di puntare lo sguardo su di loro.
 
Occhi grandi come galassie, puntellate di stelle ed energia pura che vorticava furiosamente attorno al corpo sottile della strana creatura, della ladra del cubo .
 
Lei però non diede loro tempo di intervenire.
 
Con un movimento impercettibile del braccio scaraventò contro di loro una scarica di energia tale da far crollare su di loro l’intero corridoio, dandole così la possibilità di fuggire indisturbata verso i cancelli di Asgard.
 
E mentre Lady Sif, uscita dalle macerie con un taglio al sopracciglio avvisava Thor della direzione della fuggitiva, il dio del tuono non dava segno di averla udita.
 
Strinse solamente le mani attorno al proprio martello, ordinando loro di avvisare Heimdall di bloccarla ad ogni costo.
 
Ma la mente del dio era volta più che al cielo di Asgard  ai suoi sotterranei, lì, nei bassi fondi dove un fratello rinnegato aveva protetto il frutto di un errore che andava riscattato.
 
Il traditore che, ancora una volta, avrebbe pagato per  le sue continue scorrettezze.
Perchè, con o senza il  permesso di Odino, Loki avrebbe pagato.
 
Per tutte le vite che aveva crudelmente strappato, e per l’unica che invece, nell’ennesimo atto scellerato e incoerente, aveva deciso di proteggere.









°°°







I Rinnegati non avevano un futuro.
 
I Traditori non provavano pietà.
Il Re senza trono non avrebbe dovuto curarsi di una creatura senza passato, eppure Loki sentiva le palpebre prudere dal bisogno di schiudersi e assicurarsi di trovare la sottile figura   lì,  di fronte a lui.

Lì dove era  stata, dove sarebbe stata sempre  se non fosse stato per lui e per le sue parole.
 
Ma Thor aveva capito, aveva
 visto, e lei non sarebbe stata al sicuro nelle prigioni, non con un dio incatenato, senza possibilità di difendere se stesso, men che meno una creatura di un altro mondo. 
Perché lui lo aveva capito che la strana bambina non era nativa di Asgard, non avrebbe mai potuto esserlo.
 
Il biondo che era simbolo del popolo di quel mondo avrebbe stonato sulla pelle acquamarina della sconosciuta, e gli occhi chiari degli dei avrebbero sfigurato davanti alle iridi baluginanti della strana fuggitiva.
 
Sola, come lui.
 
Senza un passato, come lui.
 
Diversa, come era stato lui,  un tempo.
- La tua follia non fa che sorprendermi, fratello!
 
Loki vibrò appena nell’udire l’odiata voce del dio, ma anni di perfetta indifferenza lo avevano reso immune alle critiche, agli  sguardi impietositi che nel dio degli inganni non generavano che altro odio, altro rancore, altro desiderio di rivalsa.
- Cosa  porta qui te invece? Il tuo patetico tentativo di farmi tornare sulla retta via ? O è semplicemente il tuo egocentrismo a farti scendere ogni giorno  gli scalini delle prigioni ?
 
Non aveva mai avuto pietà per nessuno, perché nessuno l’aveva mai avuta per lui.  
Non lo avevano mai concesso i suoi occhi .
 
Non l’aveva concesso la sua bocca.
 
Non l’avrebbe concesso il  suo stesso essere.
 
Perché, benché erede di un popolo di demoni sanguinari e crudeli, Loki sapeva di essere migliore di quegli ipocriti che si sollazzavano nelle loro nuvole d’oro e gemme, incuranti delle atrocità degli umani.
 
Perché  lui lo aveva compreso, accettato.
 
Gli uomini amavano la morte, la bramavano, e lui aveva tentato di  soddisfarli.
Aveva tentato di  dare loro la libertà dalle catene che li inchiodavano all’asservimento, aveva provato a portarli in una nuova era, ma  Thor e quei patetici Vendicatori lo avevano fermato, imprigionato.
 
- E cosa porta te, Loki, a fare sempre la cosa sbagliata ? – il tono del dio dei tuoni si alzò di due ottave, raggiungendo il fragore dei fulmini, suoi servi – Cosa ti ha portato a proteggere una simile creatura ? Dovresti essere punito solo per non aver detto nulla al riguardo!
Bastò quell’ultima frase ad attirare l’attenzione del dio incatenato, quell’unica e rabbiosa
 ‘creatura che portò alla mente della divinità un paio d’occhi lucidi lacrime. 
Le manette tremarono quando le sue mani cominciarono ad agitarsi nervosamente  mentre il suo respiro andava a condensarsi nella maschera d’oro che gli opprimeva il viso.

- Cosa stai dicendo?
 
Thor si lasciò sfuggire uno sguardo sorpreso quando gli parve di  percepire una nota di panico nella voce sempre canzonatoria del fratello, ma attribuì quel suono ad una semplice allucinazione .
 
- Sto dicendo che verrai punito a tempo debito per averla lasciata  vagare indisturbata per il regno. Per quanto riguarda la
 ‘creatura, Heimdall si sta già occupando di lei.
A confermare le parole del dio dei tuoni si udì giungere dal cielo un grido femminile che squarciò il silenzio delle prigioni  e l’imperturbabilità che permaneva negli occhi increduli del dio.
 
E il terrore gli ghermì il cuore, le ossa, la voce,  nell’immaginare l’imponente fratello di Sif accanirsi contro di lei, così piccola, fragile.
- Tu, come puoi…
- È compito di un dio proteggere il proprio popolo dai pericoli, e lei è troppo pericolosa per rimanere in vita.
 
Parole che sapevano di giustizia, ma che giuste non erano.
Parole che inneggiavano alla vita di molti, ma condannavano la vita di un essere vivente.
 
Quando Thor gli diede le spalle, Loki lanciò un grido disumano, agitandosi nelle sue catene, schiumando rabbia e provando a liberarsi.
Poi il rumore di un tuono, e il dio comprese che lei era accerchiata oramai da troppi uomini che ambivano la sua morte, troppi oppressori per sopravvivere da sola, senza qualcuno a difenderla.
 
E benché lo spirito di solidarietà non lo avesse mai animato.
 
Sebbene Loki fosse conosciuto come un essere crudele, meschino, senza cuore, il pensiero di vedere
 lei, senza vita, al suolo, ebbe il potere di fargli male, di dolere ad un cuore che, secondo le leggende, lui non avrebbe dovuto possedere.
E non ci fu posto neanche per la ragione.
 
Come dio degli inganni Loki si comportò .
 
Spregiudicato.
 
Folle.
 
Ma giusto.
E quando il sangue cominciò a colare dal suo volto, il dio potè liberarsi dalle manette e dalla maschera fumante con la quale aveva provato a riflettere i raggi di energia che componevano le sbarre.
 
Sfigurato, sanguinante, cominciò a salire i primi scalini, reggendosi al suo scettro con entrambe le mani, sebbene il sangue rendesse scivoloso il proprio cammino, ma continuò ad avanzare.

Incurante di una ferita che oltre a Dio degli inganni, gli avrebbe garantito il titolo di Dio sfigurato.
 
Un titolo che avrebbe accettato con un sorriso cattivo e superbo.
 
Come aveva fatto dalla sua nascita.
Come avrebbe continuato a fare fino alla fine dei suoi giorni.
 








°°°









“Combattere”
  era una parola che non aveva mai imparato, perché il pensiero di fare del male ad altri non le aveva mai sfiorato la  mente.
Non era giusto.
Era sbagliato.
Eppure quelle creature non sembravano rammaricarsi delle sue ferite, o di come ansimasse in preda al dolore.
 
Quando la donna a lei di fronte provò ancora ad affondare la spada nel suo ventre, lei fu abbastanza lesta da rotolare indietro e scansarla con quelle scintille bluastre che i suoi palmi emettevano ad intervalli regolari.

Non sapeva cos’erano, o perché l’alone colorato non smettesse di cingerla.

Non ne capiva il motivo, anche se il suo cervello  continuava a rimandarle alla mente la parola
 “istinto di sopravvivenza” .
Ma lei non sapeva cos’era l’istinto, né la sopravvivenza.
 
Tutto ciò che conosceva erano sei parole, ma nessuna di quelle le sarebbe stata utile.
Neanche ripetere l’unica che avesse mai imparato a dire a voce l’avrebbe aiutata.
 
Perché quelle creature sembravano avere
 “paura” di Loki, e a lei la cosa non piaceva. 
Perché lui le aveva urlato parole crudeli, parole che non aveva capito bene, ma non le aveva mai fatto del male, e non aveva mai osato alzare una  mano su di lei .
 
- Cerca di stare ferma! Dannazione! – latrò Fandral, provando un affondo che andò a vuoto quando la creatura ruotò su se stessa, colpendo con un pugno luminescente Hogun.
- Heimdall! – gridò Sif, pregando il fratello di intervenire, e quando il guardiano del portale caricò la sua immensa arma per colpirla, lei fu troppo lenta nel parare il colpo.
 
Fu scaraventata al limitare della piattaforma, dolorante e con un rivolo di sangue blu che le colava giù dal naso, ma la ferita, così come le precedenti,  si rimarginò velocemente sotto lo sguardo stizzito delle divinità.
 
- Continua a rimarginarsi ! – lamentò Hogun, tornando in piedi con un grugnito di fastidio.

- Allora potremo…
- Lasciate fare a me.
Quando Thor fece la sua comparsa in una tempesta di fulmini e saette, i quattro guerrieri fecero un passo indietro, lasciando avanzare il loro leader con occhi colmi di rispetto.
 
Ma lei lo fissava con rabbia, non con rispetto, ed anche se avesse saputo il suo significato, avrebbe continuato a negarglielo.
 
Perché quella creatura era cattiva.

Aveva provato a farle del male, a lei e a Loki, e lei non poteva perdonarglielo.
 
- Perché quello sguardo,  creatura? Credi davvero di intimorirmi?
Non lo capiva, non capiva nessuno di loro, ma di una cosa era sicura.
 
Volevano farle del male,
 “ucciderla” come continuava a ripetere  la sua mente. 
Una brutta parola che la portò a stringere le labbra con un piccolo lamento basso.
- Pagherai per il solo fatto di esistere ! – sibilò feroce, caricando il martello di tutta la sua potenza.
 
Lei potè solo stringere le dita e prepararsi a parare il colpo con l’ausilio dei suoi palmi,  ma ancor prima di poter scaricare l’energia delle sue mani, un lampo accecante rimandò indietro il fulmine di Thor.
 
E quando Loki sorrise al fratello con i denti sporchi di sangue e l’occhio destro rosso per le vene scoppiate, le divinità a lui di fronte lanciarono un gemito di orrore.

- Tu!
Fu una maledizione la loro.
 
Uno scongiuro contro una calamità che tornava a piombare su di loro come la peggiore delle piaghe.
 
Ma ciò che lei vedeva era
 "Loki" sanguinare, respirare con difficoltà, premere la mano su un viso sfigurato dalla sua stessa  follia. 
Un gemito di sorpresa,  mista a dolore le sfuggì dalle labbra prima che qualcosa dentro di lei implodesse.
 
Un orrore, una rabbia che le incendiò il viso e il cuore.
 
Quando l’energia la avvolse completamente in una nube di elettricità Thor si lasciò andare ad un ansito incredulo.
 
Perché quella luce evanescente poteva appartenere ad un'unica fonte, a
l manufatto che avrebbe dovuto giacere nelle fondamenta di Asagard.
Eppure non ci fu più dubbio, né paura.
 
Persino Loki riuscì a riconoscere nel vortice d’energia la potenza del Tesseract incanalata in quel piccolo corpicino che lo tirò assieme a sé indietro,  gettando entrambi nel vuoto.
 
E quando un portale si aprì loro innanzi, Loki non potè che esserne risucchiato, perdendo la presa per colpa del sangue  dalla mano che lei gli aveva teso fiduciosa, e che, nel venire separato da lei, vide venir risucchiata da un cielo azzurro e un prato verde.
 
L’unico mondo che lo avesse battuto.
 
Il primo pianeta ad averlo visto come il Re senza trono.
 





Continua…  




Sembra che oggi sia stata particolarmente prolifera, e sono contenta di aver avuto in me così tanta ispirazione, perciò spero che il capiotolo sia venuto bene.

Ringrazio tutti per la lettura.
 

- Lady of the sea :
 Grazie per il commento, e se non sono risultata abbastanza chiara sulla trama, chiedo scusa,  tenterò di chiarificare adesso la bozza sulla quale ho tratto questa storia. 
In generale, riprendo la storia da dopo che Thor ha ripreso Loki e il Tesseract, tornando a casa, ovvero, dalla fine del film .
 
Da lì ho immaginato Loki prigioniero, e penso che la nascita di lei sia stata abbastanza chiara dal primo capitolo .
 
Nel caso vi siano ancora delle incertezze, invito tutti a chiedere spiegazioni.
 
Un saluto, Gold Eyes.

  
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