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Autore: Neruda    21/05/2012    9 recensioni
Una song-fic ispirata nottetempo da uno dei miei video preferiti su Oscar e André.
Ho riportato la traduzione della canzone a due voci in sottofondo come se fossero André e Oscar, alternati e assieme, a cantare del loro amore.
Mi piace pensare che Oscar, abile musicista, se avesse anche cantato avrebbe rivelato una bellissima voce.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Io credo non spunterebbe una foglia

In primavera, non fosse per le labbra degli amanti

Che baciano. Non fosse per le labbra dei poeti

Che cantano.

(OSCAR WILDE)

 

http://www.youtube.com/watch?v=oa3RvB1fg7o

 

Il bambino, smarrito, vorrebbe tanto scappare via. Sembra ancora più piccolo mentre si muove in quei saloni immensi; non ne ha mai visti prima e nemmeno immaginava  potessero esistere. Gli pare di essere nella casa più grande del mondo, fredda, vuota e triste…proprio come il suo animo in quel momento. I suoi miti occhi verdi stanno per riempirsi di lacrime quando nota un’esile figura che, scendendo l’imponente scalinata, lo fissa incuriosita attraverso uno sguardo dolcemente azzurro.

“Tu sei André?”.

“Sì…”.

“Sei arrivato, finalmente!”.

“Già…”.

“Credevo non venissi più, ormai”.

Il bimbo abbassa il viso per qualche istante. Il giorno precedente ha pianto e supplicato sua nonna di non portarlo lì, non voleva saperne di diventare il compagno di giochi di una bambina che si chiama e si veste come un maschio… Sarà matta, pensava… Ma la donna, non sentendo ragioni, gli aveva più e più volte ripetuto che era per il suo bene, una vera fortuna per lui. Il bambino alza di nuovo la testa per guardare la gracile bimba; ora che se la ritrova vicina non le appare più così terribile però, e riesce a farsi un po’ coraggio.

“La nonna è venuta a prendermi, mi ha detto che devo giocare con te… Non mi farai vestire da femmina, vero?”.

La bambina spalanca gli occhi stupita e prorompe in una vivace risata che fa sorridere anche il bimbo, per la prima volta da quando ha messo piede in quel palazzo.

“Che c’è, cos’ho detto di strano? Siccome tu ti vesti da maschio, non vorrei dover portare io gli abiti da femmina che non vuoi indossare tu!”.

La bimba ride ancora divertita, finché la sua ilarità non si acquieta.

“Sei buffo, lo sai? Sta’ tranquillo, nessuno ti metterà addosso delle gonne… Vieni…”, gli dice afferrandolo per un braccio e iniziando a correre, ”Andiamo nelle scuderie, ti faccio vedere il bel cavallino bianco che è nato stanotte, mio padre ha detto che quando sarà cresciuto mi insegnerà a cavalcarlo e sarà solo mio! Ma se vuoi farò montare in sella anche te…”.

Il bambino la segue correndo, rasserenato da quei limpidi occhi celesti, sentendo dissolversi i suoi timori. Forse, lei non è quella bambina tanto antipatica che si aspettava.

 

Non avrei mai immaginato di potermi sentire così,

come se non avessi mai visto il cielo prima d’ora.

Voglio scomparire in un tuo bacio,

ogni giorno ti amo sempre di più.

Ascolta il mio cuore,

puoi sentirlo cantare

dicendomi di donarti ogni cosa.

Le stagioni possono cambiare

dall’inverno alla primavera,

ma io ti amerò fino alla fine dei tempi.

Qualunque cosa accada… Qualunque cosa accada,

io ti amerò fino al mio ultimo giorno.

Improvvisamente il mondo sembra un luogo perfetto,

improvvisamente si muove con una così assoluta grazia,

improvvisamente la mia vita non appare così sprecata…

Tutto ruota attorno a te.

E non ci sono montagne troppo alte,

non ci sono fiumi troppo selvaggi;

canta questa canzone e sarò lì al tuo fianco.

Le nuvole in tempesta possono coprire il cielo

e le stelle possono collidere,

ma io ti amerò, io ti amerò fino alla fine dei tempi.

Qualunque cosa accada… Qualunque cosa accada,

io ti amerò fino al mio ultimo giorno.

Oh, qualunque cosa accada, qualunque cosa accada

io ti amerò…

Io ti amerò… Improvvisamente, il mondo sembra un luogo così perfetto…

Qualunque cosa accada… Qualunque cosa accada,

io ti amerò fino al mio ultimo giorno.

 

“Fuoco!”.

Il rombo dei cannoni è seguito dal fragoroso crollo di una parte della torre, che apre una breccia nella Bastiglia.

“Fuoco!”.

La donna, furente di rabbia e di dolore, impartisce l’ordine di sparare non arretrando di un passo dalla prima linea, incurante di mostrarsi un facile bersaglio per l’esercito opposto. Quanto aveva di più caro le è stato strappato al tramonto della precedente sera, mentre il sole si spegneva nell’ombra, quando una lacrima, scendendo brillante dall’occhio di lui, ha trascinato via la luce dallo sguardo del suo uomo, ferito da uno sparo durante la lotta nella quale ha scelto di affiancarlo per affrancare dall’oppressione il popolo francese, inseguendo entrambi il sogno di poter vivere liberamente il loro amore in una società egualitaria e fraterna.

Quante volte lei ha chiamato il suo nome, vagando nella notte in balia della disperazione e della solitudine, implorandolo di tornare per portarla con sé, senza udire nel vento alcuna risposta… Ma ora il cielo del mattino le appare così terso, sembra placare un poco la sua indicibile sofferenza. Lo osserva di nuovo, seguendo il volo di una candida colomba, ammirandolo sovrastare quieto le tumultuose polveri delle miserie umane; non si accorge dei fucili che i soldati nemici, dall’alto della roccaforte assediata, puntano verso di lei. I colpi la raggiungono violentemente al petto, smorzando il suo respiro già incerto e facendola cadere inerme al suolo.

 

 

Sente immersa la sua anima in una silenziosa oscurità che si va lievemente rischiarando, similmente alla tenebra irradiata dall’aurora. Avverte la vicinanza di una presenza amorevole, come l’ha sempre percepita nella vita.

“Sei tu, André?”.

“Sì, Oscar”.

“Sei arrivato, finalmente…”.

  
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