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Autore: dreamcatcher___    21/05/2012    1 recensioni
“Porca puttana Harry, è possibile che non ne fai una giusta?” “Mi dispiace, rimedierò.” “Ti conviene.” Aggiunse Matt.
“Hai altri dieci giorni Styles, capito?”
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La sveglia sul mio comodino suonò puntuale alle sette.
Restai avvolta nelle coperte un altro po’, perché come ogni mattina non avevo la minima voglia di alzarmi.
Evidentemente mi riaddormentai senza accorgermene perché quando riaprii gli occhi, Jenny la cameriera, era al fianco del letto che mi chiamava costantemente.
“Amber, Amber, svegliati è tardi! La colazione è pronta.”
Mi stropicciai gli occhi e feci un enorme sbadiglio, finezza zero. “Mh, ancora cinque minuti, ho sonno.” “Alzati pigrona, o farai tardi a scuola.” Mi alzai sbuffando, infilai i piedi nelle mie ciabatte viola pelose e scesi in cucina, dove sul tavolo mi aspettava una colazione fumante a base di frittelle.
Mangiai con calma, il tempo di gustarmi quelle ottime frittelle, poi corsi in camera a prendere i vestiti.
Troppo vecchio, troppo estivo, troppo colorato, troppo elegante…Troppo, troppo, troppo.
Era questo il problema di quando avevi una specie di boutique nel tuo armadio; non sapevi mai cosa indossare. Alla fine scelsi: una maglietta dell’Abercrombie, e i jeans attillati della Guess andavano più che bene.
Quel giorno avrei avuto ginnastica, ma scelsi di non farla, odiavo sudare. E poi avevo appena piastrato i capelli.
Andai in bagno, mi vestii, portai i capelli da un lato e mi truccai con del mascara e un po’ di ombretto dello stesso colore della maglietta.
Infilai le Vans grigie, presi la borsa e uscii di casa.
No, non è un’impressione…La mia vita è estremamente pallosa.

Entro dal portone principale e cammino per quell’odioso corridoio che non sopporto, dove puntualmente, alle otto sono tutti lì fermi ai loro armadietti.
Sento i loro sguardi addosso a me, come spilli appuntiti che si insinuano dentro la mia pelle e pungono ogni mio passo.
Mi sento come se fossi sotto un riflettore, intorno a me buio e avanti a me il corridoio che aspetta di essere percorso, come fosse un tappeto rosso.
Nascondo la faccia a metà dietro i libri e cerco di ignorare le parole che sottovoce passano di ragazzo in ragazzo.
Non ero vittima di bullismo, ma tutta questa indifferenza a volte feriva più di un pugno nello stomaco, almeno chi ti picchiava ti dava attenzioni.
Mia nonna ogni volta che ci vedevamo mi viziava con i suoi soliti complimenti, del tipo ‘Non ascoltarli, loro non capiscono niente.’ ‘Sei bellissima, hai un bel fisico.’ Etc…
Tutto questo aveva sempre influito su di me e sulla mia personalità, ecco forse perché non mi parlavano, ma è difficile cambiare idea con una famiglia che ti ripete le stesse cose dopo quasi diciassette anni.

“Ehi Amb, come ti è andata la verifica di storia?” “Credo bene, a te Ally?” “Non so, non sapevo due risposte. Se prendo l’insufficienza i miei mi ammazzano.” Risi. “Domani ti và di studiare biologia insieme?” “Si. Facciamo da me?” “Ok, allora a domani, ciao Ally!”
Girai l’angolo del marciapiede ma una musica in sottofondo a tutte le voci degli studenti all’uscita, attirò la mia attenzione.
Mi voltai, ma un paio di ragazze mi bloccavano la visuale. Mi feci spazio tra di loro e passai.
Seduto in un angolino del marciapiede, c’era un ragazzo che suonava con una chitarra in mano e il cappuccio in testa. Mi guardai intorno e vedendo che non c’era più nessuno, mi sedetti accanto a lui e continuai a sentirlo suonare. Poggiai i gomiti sulle ginocchia e lo osservai come muoveva la mano sulle corde della chitarra; non nego che mi sarebbe piaciuto imparare a suonarla, ma i miei preferivano facessi danza. Non si accorse di me, per via del cappuccio che gli copriva la faccia, così restai lì finche non smise di suonare. Quando terminò, ne approfittai per tirare fuori dalla borsa i soldi e darglieli; infondo era là per quello, no?
Mi alzai quando vidi che lui era già in piedi, feci per allungare la mano ma lui mi bloccò il polso. Mi spaventai e spalancai gli occhi a quella reazione.
“No.” Portai la mano sulla sua, cercando di toglierla dal mio polso ma lui lo fece prima di me. “Non lo faccio per soldi.” Disse mentre si tolse il cappuccio, dal quale spuntarono una massa di ricci castani e due occhi color ghiaccio da far mancare il fiato, che mi squadrarono bene dalla testa ai piedi e tornare su.
Indietreggiai di un passo, ancora spaventata e mi massaggiai il polso per via della stretta troppo forte. “Ehi, non mangio mica!” Restai ferma sul mio posto a guardarlo, come se avesse qualcosa disegnato sulla faccia. “Hai perso la parola?” Sorrise.
Che sorriso.
Un altro motivo per restarsene a mangiarlo vivo con gli occhi.
“Ehm, no, scusa.” “Non volevo spaventarti, mi dispiace.” “Di niente. Credevo suonassi per…” “Soldi? No, non lo faccio per quello.” “E allora perché lo fai?” “Credevi davvero che ero qui per soldi?” “Beh, si. Sennò perché ti sei seduto sul marciapiede?” Si sistemò il colletto della felpa e mi guardò con un sorrisetto sghembo. “Ho capito, sei la solita ragazza ricca fuori dal mondo.” Disse mentre mi riguardò dall’alto al basso.
Apparivo così anche agli estranei?
Lo guardai male, aggrottando le sopracciglia. “Come ti permetti?” “Appunto.” Stavo per rispondere ma la voce di Ally mi richiamò. “Amb, dai muoviti!” “Arrivo!” Mi voltai di nuovo, ma il ragazzo già non c’era più. Andai da Ally.
“Che c’è?” “Ho fame, sbrighiamoci!”



Da quà la storia prende vita. Già in due che la seguono, grazie. *-* Spero vi piaccia.
-Vitto.
  
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