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Autore: SkillBeast    21/05/2012    0 recensioni
Mise il primo piede in salotto. Il suo nuovo salotto della sua nuova dannata e orribile casa. Non che la struttura cadesse a pezzi o le tubature avessero problemi, anzi era una bellissima villetta su due piani dai muri azzurro pastello, il tetto color mattone e un giardino bel verde e fiorito anche troppo perfetto. Ma era già consapevole che in quella casa si sarebbe consumato il suo peggiore incubo.

Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 02 – Mom, it's not for me, Jack


Era stanco, veramente stanco. Suo padre lo aveva cercato piú volte al telefono, ma l'allenamento si era prolungato piú del previsto, e il cellulare nella sacca sulla panchina dello spogliatoio avrebbe potuto suonare quanto voleva ma nessuno dei giocatori in campo lo avrebbe sentito. Jack si accorse delle chiamate perse solo dopo aver fatto una doccia rinfrescante ed essersi cambiato.

-Papà sono tornato...-

Disse varcando la soglia di casa. Lasció cadere la borsa appena poco distante nell'atrio e avvanzó verso la cucina.

Quando varcò la soglia della cucina si ritrovò ben tre paia di occhi a fissarlo. Si bloccò, cercando lo sguardo del padre che andò immediatamente verso di lui.

-Finalmente Jack! Dove eri finito?-

L'uomo affiancò suo figlio, spingendolo delicatamente all'interno della stanza continuando a sorridere.

-Agli allenamenti, come ogni venerdì sera.-

Rispose il ragazzo osservando le due figure sconosciute nella sua cucina. "Un momento, il trasferimento era questo weekend?" Pensò mentre suo padre continuavo a sorridere ebete e agitato come una bambino che vuole fare vedere il suo prezioso e appena composto disegno ai genitori.

-Ti presero Klare. E questo è suo figlio Timothy.-

Adesso Jack capiva perché suo padre si era rimbambito così. Osservò la donna in tutta la sua più che provocante figura, se Klare avesse avuto qualche anno in meno, su questo si poteva anche chiudere un occhio, e se non fosse stata la nuova fidanzata e compagna di suo padre, non avrebbe esitato a non provarci spudoratamente.

-Ah, così tu sei il famoso Jack. Tuo padre mi ha parlato molto di te.-

La sua nuova matrigna si avvicinò abbracciandolo.

"Non male come inizio..." Pensò. ma rimanendo sempre rigido sotto l'abbraccio della donna. Infondo, a differenza di suo padre, lui non si sarebbe lasciato abbindolare da Klare. Sapeva a cosa miravano donne come lei.

-Piacere di fare la sua conoscenza.-

Si... conoscenza. Perchè quei due non avevano nemmeno avuto la decenza di presentarsi ai corrispondenti figli degli altri prima di decidere di andare a vivere insieme.
E per giunta aveva scoperto dell'esistenza del figlio di Klare solo il giorno precedente.

-Oh, cosa è questa tutta formalità? Dammi pure del tu e chiamami Klare.-

La donna si staccò regalandogli uno splendido sorriso.

-Avanti Tim! Non stare lì in un angolo vieni.-

La donna fece qualche passo verso il figlio prendendolo per una mano e, praticamente tirandolo, lo portò verso di loro.
Jack lo osservò. Sicuramente tra lui e sua madre c'era un assomiglianza spudorata: stessa pelle chiara e liscia di porcellana, capelli neri e lucidi; anche se la madre era di una bellezza provocatoria, a differenza il figlio aveva qualcosa di diverso, forse dovuto al verde chiaro degli occhi che lo facevano risultare di una straordinaria bellezza elegante e androgena. Bello quanto poteva essere un ragazzino di 14 o 15 anni.

-Piacere, io sono Jack.-

Sorrise allungando la mano verso il ragazzo, il quale esitò un attimo prima di stringerla e di proferire un sordo "Ciao".

-Su, avanti! La cena si raffredderà mettiamoci a tavola!-

Orlando gli esortò tutti a sedersi al tavolo e a cenare.
Non fu praticamente uno cena molto normale. Si susseguivano momenti di lungo silenzio dove si sentivano amplificati i tintinnii delle posate, o gli inutili tentativi di socializzare di Klare che cercava di far parlare suo figlio.

 

La cena per fortuna non durò molto, così Jack si congedò con la scusa che l'indomani ci sarebbe stata scuola e aveva bisogno di fare una bella dormita dopo i faticosi allenamenti.
Quando entrò nella sua stanza non erano nemmeno le 9 e mezza, e non aveva alcuna intenzione di dormire. Era abituato a piazzarsi sul suo comodo divano in salotto e guardarsi film di ogni genere sullo spazioso schermo di 46 pollici della sua meravigliosa televisione in alta definizione e con un impianto audio coi bassi da far tremare i vetri delle finestre in cucina. Non si sarebbe messo al piccolo schermo del computer a vedersi un film.
Si gettò sul letto sbuffando. "Questa è casa mia, non me ne devo stare rintanato in camera. Posso fare ciò che voglio!" Pensando così si alzò di scatto uscendo dalla stanza. Non aveva in mente qualcosa da fare, o dove andare; la scusa di prendere un bicchiere d'acqua si prestava alla sua situazione. Deciso di andare al piano di sotto si bloccò a metà scale sentendo una voce ferma e decisa provenire della cucina.

-Sei una stronza mamma! Potevi dirmelo che aveva un figlio, almeno questo me lo dovevi!-

Riconobbe la voce di Timothy, almeno doveva essere la sua, non poteva essere altrimenti.

-Tim! Porta rispetto a tua madre! Non ho avuto tempo per dirtelo, c'era troppe cose a cui pensare.-

La voce di Klare era tranquilla, anche troppo delicata, ma forse non si voleva far sentire.

-Tempo per dirmelo? Ma ti prego mamma!-

Il ragazzo si mise a ridere. Una risata isterica e esausta. Jack nel frattempo non si era mosso, non sapendo bene che fare. Non era da lui impicciarsi negli affari degli altri.

-Tim non sapevo come dirtelo. Ti sono capitate così tante cose nuove insieme che non sapevo come...-

La voce di Klare era singhiozzante come se da lì a poco sarebbe scoppiata a piangere.

-Ma lo sai Tim che tutto questo lo sto facendo per te, per il tuo futuro...-

-Mamma! Per favore non dire queste cazzate! Lo sappiamo benissimo entrambi che tutto questo non lo stai facendo per me. Almeno sii sincera con tuo figlio!-

 

Jack non fece in tempo a muoversi che il ragazzo sbucò fuori dalla cucina con l’intenzione di risalire le scale per correre nella sua nuova camera. 

Tim si fermò al primo gradino trovando con sorpresa il suo nuovo “fratello maggiore” qualche gradino più su. Al piccolo si arrossarono un poco le guance, consapevole che Jack volontariamente o involontariamente aveva ascoltato la piccola discussione avuta con sua madre. I due si guardarono per qualche istante, ma poi Timothy si ricompose abbassando lo sguardo e risalendo le scale. Ormai era al penultimo gradino quando Jack gli afferrò un polso. 

 

-E’ sempre tua madre non dovresti parlarle così.-

 

Tim non si voltò a guardarlo, e non disse nulla limitandosi a rimanere immobile. Jack infondo non sapeva come biasimarlo. Lo capiva perfettamente, anche lui si era arrabbiato con suo padre quando lo aveva informato dell’imminente trasferimento della sua fidanza con in aggiunta il figlio. Il padre aveva messo in tavola tutte le carte scoperte, o quasi. Orlando non gli aveva mai detto chiaramente come lui e la sua provocante nuovo compagna si erano incontrati, ma Jack non era stupido e comprendeva che il padre non fosse stato solo da quando sua madre era morta. Era abbastanza grande da capire che oltre l’affetto puramente platonico suo padre aveva anche bisogni fisiologici. 

 

-Non è facile dire certe cose. Non sto giustificando tua madre, ma mio padre me lo ha detto solo ieri della tua esistenza.-

Jack teneva stretto il polso di Tim che iniziava a pulsare sotto la sua mano. Si riconosceva un po’ in lui, poco anni prima avrebbe reagito in modo anche peggiore di quello di Timothy.

 

-Non ti preoccupare, non ti abituare proprio alla mia esistenza… durerà poco in questa casa.-

 

Strattonò il braccio liberandosi e se ne andò velocemente verso la sua stanza, lasciando Jack imbambolato in mezzo la scala senza parole. 

 

-Senti ragazzino…-

 

Lo seguì immediatamente a passa affrettato ma raggiungendolo ormai quando si era già chiuso nella sua stanza. 

 

-Non te ne puoi andare così mentre ti sto parlando. Puoi trattare come vuoi tua madre, ma me no… hai capito?!- 

 

Bussava alla porta, senza esagerare troppo nel volumi della voce o se no avrebbe fatto arrivare di corsa suo padre; non aveva voglia di sentirsi una paternale.

 

-Fa come ti pare….-

 

Se ne andò tornando nella sua camera, si buttò sul letto sbuffando. Odiava quei tipi di comportamenti. Perché uno doveva andarsene mentre qualcuno gli stava parlando? Era una cosa che lo irritava parecchio. E odiava ancora di più i ragazzini che pensavano di sapere tutto della vita quando non sapevano nemmeno pulirsi il mucchio del naso da soli. 

 

-Oh, Jack! Fregatene,  te lo ha detto anche lui che questa cosa durerà poco.-

 

Si dissi da solo e si alzò dal letto iniziando a spogliarsi gettando a malo modo i vestiti sulla scrivania poco distante. 

 

-Tutto tornerà come prima.- 

 

Si infilò sotto le coperte buttando la testa sotto il cuscino; infondo una dormita più lunga del solito non gli avrebbe fatto male. 

  
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