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Autore: sonyx1992    21/05/2012    1 recensioni
Dal capitolo 12:"I sogni sono come i bicchieri: si rompono facilmente.
Vengono chiusi in una scatola su cui viene scritto “fragile” come ammonimento, per ricordarci di quanto sia facile perderli.
Tu prendi la scatola tra le mani, stai attenta ad ogni passo, stai attenta alla stretta sul contenitore, lo appoggi al petto, giusto sotto al mento, per poter cogliere le trappole sul cammino.
Ma stai attenta!
Anche quando mancano pochi gradini i pericoli sono lì, in agguato, nascosti dietro l'angolo, celato dentro due bambini che giocano sulle scale.
Ti incontrano, vi scontrate, cadete; e cadono i sogni.
E quella scatola con la scritta “fragile” ti dimostra la sua fragilità lasciando che i tuoi sogni si frantumino.
GAME OVER.
I tuoi sogni sono distrutti, non vedi? Sono lì, a terra, spezzati in miliardi di pezzi, ormai inutili se non per ferire e tagliare chi posa un piede sopra di loro.
Ed ora cosa fai?
Ti siedi, li osservi, pensi a come andare avanti.
È inutile piangere sul latte versato e sui sogni infranti.
Ti alzi, ti tiri su con le braccia e ricominci, raccogli la scatola, rimetti insieme i pezzi di vetro e vai avanti; cammini fino alla tua destinazione, poi ti fermi e ti siedi di nuovo, vicino ad un cumulo di neve, e con le mani rosse ed infreddolite, inizi a modellarla, a schiacciarla, a toglierla.
Cosa fai?
“Voglio costruire un pupazzo di neve”, mi rispondi.
Ed io osservo la scatola accanto a te, con dentro i tuoi sogni infranti.
Ci guardo dentro e mi accorgo che tra i cocci di vetro un bicchiere è ancora intero; si, te lo giuro, non lo vedi? È ancora lì, si è salvato!
Sorrido perché i tuoi sogni ci sono ancora, nascosti tra i pezzi di quelli infranti, ma ci sono ancora.
Quindi, ti aiuto a costruire il pupazzo di neve."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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18- SOGNI ASSURDI INTERROTTI DA UN BACIO

 

Lea”

 

 

La mia C3 viaggia tranquilla, come sempre.

Le mie mani sono strette sul volante e la guidano sulle strade innevate.

Guardo nello specchietto retrovisore e Simona è lì, che si fa stringere da Michele. Ha paura la mia amica, ha paura di cadere.

La musica inizia a riempire l'aria; non distinguo le parole, non riconosco la canzone ma riesce a calmarmi, a tranquillizzarmi.

Mi volto verso Fabio e lui mi sorride.

Dove andiamo, Lea?”, Simona si sporge verso di me, appoggiandosi al sedile del dj e mi chiede della nostra destinazione.

Fabio mi precede e risponde al mio posto: “Ma che domande fai? Stiamo andando a prendere Nicola, no?”
Nicola?

Simona torna da Michele e si appoggia alla sua spalla.

La neve cade copiosa, ma la mia C3 non se ne preoccupa e continua a viaggiare tranquilla.

La radio canta ma a Fabio la canzone non piace; cambia stazione e le sue mani tremano.

 

---------------------

Apro gli occhi ed uno sfondo bianco mi sovrasta.

Accanto a me, Federica mi dà le spalle e continua a dormire serenamente.

È strano ritrovarmi avvolta dalle sue lenzuola, appoggiare la testa su uno dei suoi cuscini, restare sdraiata nel suo letto a due piazze.

Mi ricorda i tempi del liceo, quando mi fermavo da lei per la notte e, insieme, ci infilavamo sotto le coperte con la compagnia di due torce che illuminavano le nostre risate ed i nostri pettegolezzi.

Bei tempi. L'ultima volta che l'abbiamo fatto era la Vigilia di Natale.

Mi faccio forza con le braccia e mi metto seduta.

Butto fuori le gambe dal letto, scoprendole da sotto le lenzuola bianche.

Una manca. Non mi ci abituerò mai.

Mi metto a cercare la protesi che è diventata la sua sostituta. Lei giace a terra, vicino al comodino; durante la notte deve aver perso l'equilibrio e quindi è caduta.

È così lontana, così irraggiungibile.

Allungo il braccio ma riesco solo a diminuire di un poco le distanze tra me e lei.

Ho troppa fiducia in me stessa, nella gamba che mi è rimasta, nella mano che è ancora appoggiata sul letto perché mi sporgo troppo e perdo l'equilibrio, cadendo come la mia protesi questa notte.

E nulla mi sostiene dalla parte destra cosicché la mia fronte si scontra con il comodino e poi tutto il mio corpo scivola giù, cade a terra, sdraiandosi, a faccia in su, accanto alla protesi di alluminio.

Appoggio una mano sulla fronte, chiudo gli occhi, dischiudo la bocca in un lamento di dolore soffocato.

Lea!”, il rumore sveglia Federica che mi cerca.

Quando apro gli occhi, la mia amica è inginocchiata sul bordo del letto e si sporge verso di me.

Lei non lo perde l'equilibrio. Lei non cade.

Scende dal letto, appoggiando i suoi due piedi per terra e mi aiuta a rialzarmi.

Ritorno sulle sue lenzuola e mi ci sdraio a faccia in giù, con le gamb...la gamba che penzola dal bordo. Non mi ci abituerò mai.

Cerco di soffocare il dolore alla fronte schiacciandolo contro le coperte ma l'unica che non respira più sono io.

Mi allontano di qualche centimetro per riprendere fiato ed una macchia rossa sporca le lenzuola.

Mi giro, guardo ancora verso il soffitto, mentre il liquido caldo continua a scivolare dalla mia fronte.

Oddio.”

Fede si spaventa, il sangue l'ha sempre impressionata.

Scompare dalla mia visuale e prende un fazzoletto, che mi appoggia sulla testa, per tamponare la ferita.

La guardo ed i suoi occhi scuri sono tristi, preoccupati.

Il loro nero diventa liquido, sembra sul punto di sciogliersi; ma si trattiene.

Sto bene...”, cerco di tranquillizzarla, ma non devo essere molto convincente: gli occhi della mia migliore amica non si trattengono più ed iniziano a gocciolare, rigando le sue guance.

E, per creare contrasto, la sua bocca sorride, tendendo leggermente le labbra per contrastare le lacrime; ma è un sorriso strano, leggero, malinconico ed è probabile che sia più triste degli occhi di Federica.

Sei la solita”, mi dice lei ed io non la capisco ma sorrido lo stesso, per ricambiare.

Fingo di comprendere le sue parole quando, invece, proprio non trovo loro un significato. “Sei la solita”, mi dice...Ma ha visto bene il mio corpo? L'ha guardato? Ha dimenticato, forse, di ciò che ho perso?
Perché a me non sembra proprio di essere la solita.

 

---------------------

“Ma perché dobbiamo andare a prendere Nicola?”

Simona è la solita curiosa e non riesce a frenarsi nel pormi le sue domande, appoggiandosi sempre al sedile di Fabio.

Perché a Lea manca.”

E' Michele, questa volta, che risponde al posto mio ed ora mi guarda con un sorriso complice attraverso il vetro dello specchietto.

Simona lo guarda, prima seria, poi sorridendo furbescamente si appoggia di nuovo al sedile di Fabio: “Sbagli, mia cara Lea: in amore vince chi fugge!”, dice ad occhi chiusi, agitando l'indice davanti a sé.

Resto zitta, muta ma in fondo so che ha ragione.

Tuttavia, sono stanca di fuggire; per una volta, una sola, correrò il rischio di perdere.

 

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Federica apre la porta ad un Davide che è veramente cresciuto in questi ultimi anni; sembra proprio un uomo, ormai, anche se gli occhi da bambino li ha sempre luminosi sul suo volto.

Mio fratello si avvicina, sedendosi accanto al divano nel quale sono sdraiata.
“Cos'hai fatto alla fronte?”

Mi tocco con una mano lo strano spessore formato dal cerotto.

Niente”, sbuffo io, mettendo il broncio e guardando da un'altra parte.

Lui sorride; ormai è abituato al mio atteggiamento infantile.

Federica si appoggia allo schienale del divano e porge un bicchiere d'acqua a Davide, che la ringrazia.

Si guardano e si sorridono. Nulla di strano; se non fosse per il volto di Federica, che sembra liberarsi da ogni stress e distendersi in un velo di felicità.

Non dovresti essere a lavorare?”

Torno a concentrarmi su Davide, che sembra non aver notato affatto il cambiamento della mia amica ed ora beve a sorsi il suo bicchiere d'acqua.

Lui non mi risponde ma mi si avvicina e, guardandomi serio, mi colpisce sulla fronte con l'indice.

Ahia!”, mi lamento portandomi le mani sul punto colpito, fortunatamente scelto abbastanza lontano dal taglio.

E' domenica, sciocca”, mi dice lui, guardandomi amareggiato.

Accidenti, sto perdendo la cognizione del tempo qui dentro.

Però, non posso darla vinta a colui che mi ha tormentato per tutta la mia infanzia, che non ha mai esitato nel rimproverarmi con quei suoi fastidiosi buffetti sulla fronte, che mi ha sempre considerato sempre e solo una bambina.

Non sono sciocca!!”, ribatto sicura di me.

Si, invece!”, risponde lui.

No!”

Si!”
“No!!”

Federica ci interrompe nel cercare di nascondere una risata divertita: “Siete proprio buffi.”

La guardo scocciata, pronta a ribattere, in quanto io non sono affatto buffa, massimo è Davide ad esserlo!

Ma mi trattengo, di nuovo: gli occhi della mia amica sono concentrati su Davide e sembrano studiarlo in ogni particolare, dalla punta dei capelli alle labbra rosee.

Mi lascio andare in un sospiro amareggiato: per quanto ancora dovrò continuare a distrarre mio fratello per liberarlo degli occhi della mia migliore amica?

Ormai mi resta solo una carta da giocare.

 

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“Guardate che Nicola è partito.”

Finalmente, riesco anch'io ad aprire bocca in questo assurdo viaggio sulla mia C3.

Lo sguardo dei tre si sposta su di me ma è Simona la prima ad esporre i suoi dubbi con delle parole: “E dove è andato?”
“Non lo so”, le rispondo io, “è stata Fede a dirmelo. E' andato all'estero.”
“Oh, no! Quindi ci tocca viaggiare così tanto?! Ma io sono stanca e poi tu, Lea, lo sai, a me non piace andare in macchina!”

Simona si lascia andare in una confessione inaspettata. Guardo allarmata nello specchietto, ma Michele è sempre lì, a guardarla con occhi sognanti, come se non avesse sentito bene le sue parole. Meglio così.

Ma qualcos'altro attira la mia attenzione, qualcosa di strano e che non capisco.

Vorrei voltarmi ma sono costretta a tenere lo sguardo sulla strada, così mi limito ad osservare nel vetro riflettente e ad esporre i miei dubbi con la mia voce: “Michele, quand'è che ti sei rotto il braccio?”.

 

--------------------

L'officina di papà è nel centro della città, vicino ad un piccolo parco verde, quasi per creare un contrasto con la natura.

Fede parcheggia la macchina vicino all'entrata e scende, imitata da Davide e da me, che ancora ho bisogno che mio fratello mi sostenga.

Appoggio le stampelle a terra e mi tengo in piedi con quelle: la gamba nuova non è ancora abbastanza forte per reggermi da sola.

Mio padre ci vede e ci viene incontro con un abbraccio; quello che dà a me è più insicuro: ha paura di farmi cadere, lui, per la sua troppa forza.

Si pulisce le mani su uno straccio che è ancora più sporco e che lascia solo altro olio nero sulla sua pelle ruvida.

Sono belle quelle mani, sono la cosa più bella che ha; mi ricordo ancora quando, da piccola, mi stringevano protettive e mi alzavano forti come nient'altro; ora, invece, sono solo ruvide e stanche come tutto il corpo di mio padre.

Lui si scopre, apre il suo guscio e mi dice che gli manco; ma la sorpresa non fa in tempo a colpirmi che lo strato di ghiaccio torna a rivestirlo e lo obbliga ad aggiungere: “c'è tanto lavoro da quando non sei più qui ad aiutarmi”.

Spera che ci creda a quel suo disperato salvataggio, quindi sorrido.

Tuttavia non sono venuta qui per lui.

Davide e Federica mi guardano, come in attesa che dica qualcosa.

Vuoi andare, allora?”

Davide è il solito coraggioso e non vuole perdere tempo.

Annuisco.

Allora vengo con te”, continua lui, per poi guardare Federica, aspettando, forse, un suo consenso.

Lei non dice niente, resta immobile ad immergersi nei suoi occhi; non è sicura di riuscire a restare lì da sola, ad aspettarci; è molto apprensiva.

Però io mi stanco di stare in piedi immobile e il ginocchio tagliato inizia a farmi male con quella protesi infilata su di lui.

Senza aspettare oltre, alzo le stampelle ed inizio a zoppicare malamente.

Davide mi raggiunge e mi sostiene, camminando al mio fianco.

Ce la posso fare, la strada non è lunga: la casa di Nicola è praticamente attaccata all'officina di mio padre.

 

-------------------

Il campanello suona a vuoto.

Se ne dev'essere proprio andato”, commenta Davide, forse solo per far smettere il mio dito di appoggiarsi sul pulsante situato sotto la scritta: “Capretti Nicola”.

No, non è possibile, Nicola non può avermi fatto questo, non può essersene andato dopo tutto quello che abbiamo passato.

Mio fratello non lo conosce bene, ecco perché dice queste cose. E Federica...bé, Federica si è sbagliata, ha letto male il suo messaggio, l'ha decifrato senza attenzione. Capita, a volte.

Il ginocchio mi fa troppo male, inizio a cedere.

Raggiungo il muretto accanto al cancello in tempo e mi ci siedo per riprendere fiato e per avere un po' di sollievo.

Davide mi imita, sedendosi accanto a me.

Cosa sta succedendo tra te e Federica?”.

Lui mi guarda sorpreso, gli occhi blu fissi nei miei.

Dai, non fare il finto tonto! Non dirmi che non hai mai notato gli sguardi che ti rivolge!”.

Le sue sopracciglia si piegano, corrucciando la sua fronte.

Non è possibile, ma quanto sono stupidi i fratelli maggiori?!
“Davvero non ti sei accorto di niente??”, gli domando incredula e lui distoglie lo sguardo, ancora confuso e colpevole senza capirne veramente il motivo.

Chiudo la mano a pugno e gliela picchio sulla testa, provocando un finto lamento da parte sua.

Sei proprio uno sciocco!”, lo accuso io, in parte anche per vendicarmi di quando aveva chiamato me in quel modo.

Lui si strofina con una mano il punto colpito, spettinandosi i capelli biondi e resta in silenzio, senza rispondermi, ancora incredulo per le mie parole.

Fede...prova qualcosa per me?”, mi domanda con una voce dubbiosa ed insicura.

Io sospiro, amareggiata sempre più, per poi abbassare lo sguardo sulla mie gambe che penzolano dal muretto: “Temo proprio di si”, rispondo tristemente.

Ho sempre pensato che Mattia fosse il solo nei pensieri della mia amica ma la rottura con lui ha provocato qualcosa in lei, qualcosa che l'ha spinta a cercare l'affetto di qualcun altro; e, a quanto pare, il suo cuore ha scelto mio fratello come riparatore dei suoi pezzi rotti.

Davide non dice più niente, resta con lo sguardo basso e con la mano a massaggiarsi la testa.

Infine alza gli occhi al cielo e sospira.

 

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“Lea, ma che domande fai?”.

Simona si intromette, mettendo la sua faccia tra lo specchietto e Michele.

Non ricordi? Michele si è fatto male nell'incidente!”
“Incidente?”

Ma si, l'incidente, quello in cui io e Fabio siamo morti, no?”

Non capisco, cosa sta succedendo? Cosa sta dicendo Simona? Perché Fabio non dice niente, perché non cambia più la stazione della radio?
Mi volto verso di lui ma non c'è più; al suo posto, qualcun altro, qualcuno che non avrei mai immaginato.

Nicola, cosa ci fai qui?”.

Lui mi guarda e sorride, i suoi occhi neri come la pece che si riflettono nei miei.

Sono qui per te”, mi risponde lui.

Torno a guardare nello specchietto retrovisore e anche Simona e Michele sono scomparsi; al loro posto, Federica si appoggia a Mattia, spargendo i suoi ricci scuri sulla sua spalla.

Cosa sta succedendo?!

Nicola continua a guardarmi, nota la mia confusione e cerca di darmi una spiegazione: ”Non ricordi? Siete venuti a prendermi”.

Io non capisco, lo guardo con un'aria sempre più confusa: “E dove sono Simona, Michele e Fabio?”

Lui non mi risponde, mi guarda e sta zitto, con quel sorriso che gli colora il viso.

Devi stare attenta alla strada”.

Mi volto e due fari illuminano il paesaggio.

Si ingrandiscono, ci stanno per avvolgere.

Il cuore mi batte forte ed il fiato si fa corto; abbasso il piede destro sul freno ma non sento niente, la mia gamba non schiaccia niente.

Guardo giù e il ginocchio destro si interrompe, dopo di lui non c'è più nulla.

Nicola, non posso fermarmi!! Nicola!”

Moriremo. Moriremo tutti.

Ed io, ancora una volta, non sono in grado di fare niente.

Una mano si appoggia sul mio ginocchio malato; è calda, forte, morbida...è la mano di Nicola.

Alzo lo sguardo per parlare, per gridare ai miei amici di scendere, di salvarsi: Federica e Mattia ancora non si sono accorti di nulla e continuano ad abbracciarsi l'un l'altro.

Ma le labbra di Nicola zittiscono ogni mio suono: si appoggiano sulle mie e le fanno stare zitte con un bacio.

I fari ci avvolgono completamente, ci accecano.

Ma noi chiudiamo gli occhi, ci lasciamo trascinare in quel bacio e niente ci può più ferire.

Quando li riapro sono nel letto di Federica ed un soffitto bianco mi fa da sfondo; la protesi di alluminio giace a terra, probabilmente durante la notte è caduta e, fra poco, farà cadere anche me, facendo scontrare la mia fronte contro il comodino.

 

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“Ho fatto un sogno strano stanotte.”

Imito lo sguardo di Davide e mi perdo nel cielo blu.

Era bello?”, mi chiede lui ed io penso alla mia C3, a Simona, Michele, Fabio, alla neve che cadeva copiosa, a Nicola, Federica, Mattia, ai due fari e a quel bacio che ha zittito tutto.

Non lo so”, concludo appoggiando la schiena contro la ringhiera.

Davide capisce, appoggia una mano sulla mia e poi la stringe; ha le mani di papà, lui, forti e sicure come quando ero bambina.

Ti va di raccontarmelo?”

 

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Buonasera!!!!!!!!! :)
Eh, si! Capitolo un pò lungo, anche se mi sembra meno pesante rispetto a quello precedente di Fede.
Mmm...allora, più che essere concetrato su Lea\Nicola come avevo precedentemente detto, questo è un capitolo dedicato anche a Davide\Federica...più che altro fa vedere la stupidità di Davide...ahhh...i fratelli maggiori...davvero un caso disperato! ù.ù
Comunque, ebbene si, signore e signori, Davide non si era accorto di nulla dei sentimenti di Federica e sentirselo dire da Lea lo sconvolge un poco...ma quindi che significa?? Cioè, lui non dice niente, non dice se ricambia, se non ricambia...sta solo zitto lasciando tutto nel mistero!!! Mah, questo Davide...ù.ù
Nel prossimo capitolo la loro storia non potrà continuare, in quanto sarà Nicola a parlare e a continuare le sue avventure...sarà ancora con la sua Chiara dalla pelle scura? L'avrà abbandonata? Sarà in Tunisia a vagabondare? Oppure deciderà subito di tornare da Lea??
Bah...sempre un mucchio di domande.
Vi lascio, amati lettori.
A presto!
Un bacio.
=Sony=

 

   
 
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