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Autore: ryukichan    22/05/2012    0 recensioni
avevo già postato i primi due capitoli di questa storia un po di tempo fa solo che poi non ho più avuto tempo di continuare... ora l' ho revisionato e sono andata avanti quindi lo riposto da capo... la storia parla della nascita di un mondo, in una visione un pò artistica... poi be... non mi piace dire troppo quindi sta a voi leggerla..
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2: dove soffiano i venti
 
 
Solo nel deserto; solo in mezzo al nulla
Solo nella mia testa;
                             solo.
 
Adamm era traumatizzato.
Un mostro, che pareva il diavolo in persona (diciamo noi il diavolo, ma in verità da loro non esisteva il diavolo vero e proprio), era apparso dal nulla.
Aveva portato con sé una scia di gelo e tristezza, ma Adamm non aveva dato troppo peso a ciò, concentrato com’ era solo sulla strana scena che aveva dinnanzi; così non capì che era a causa di quella strana apparizione se più tardi avrebbe trovato le nocche tutte screpolate dal gelo.
Comunque sia; quell’ essere, quella cosa, aveva risucchiato l’ anziano capovillagio.
Non ne aveva, però risucchiato il corpo. No. Quello era ancora lì. Ne aveva rubato l’ essenza. Era come se si fosse preso tutti i colori di qui fosse composto fino a lasciare un involucro vuoto, grigio e freddo. Ed è infatti proprio per questo motivo che i morti diventano tutti bianchi e grigi.
Adamm avrebbe voluto gridare. Avrebbe voluto correre e fuggire lontano da quell’ abominio; ma nessuna delle due azioni gli era possibile. E in fondo il suo comportamento era più che comprensibile.
Non era invece comprensibile perché non appena ebbe nuovamente il controllo sul proprio corpo, invece di andare ad avvertire il villaggio si volse e cominciò a correre verso il fiume quasi ad inciampare nella fanghiglia.
Facendosi largo tra le canne che gli graffiavano il viso e le braccia; si immerse nell’acqua gelata e  nonostante il freddo gli ungesse le gambe, non si fermò. Per fortuna il fiume in quel punto era basso e attraversarlo non era difficile.
Ma ahimè! Non avendolo mai traversato in precedenza non sapeva che l’ alveo del fiume non era rettilineo ma finiva in una depressione sull’ altra sponda, ed era lì che la corrente scorreva più forte. Tuttavia era un spazio troppo esiguo per rappresentare un vero problema… ma non si sa mai!
Infatti il problema era un altro di cui Adamm, annebbiato dallo shock del momento, non aveva preso nota. Non era stato attento alle postazioni dei padroni del fiume ed un sonoro “pluff” risuonò alle sue spalle, mentre qualcosa si lasciava scivolare dolcemente in acqua.
Mentre Adamm avanzava spedito, alzando le gambe per contrastare le indomite acque che gli arrivavano al processo xifoideo dello sterno; i versi gutturali degli enormi rettili dietro di lui lo risvegliarono dallo stato di tranche in cui era entrato, portandolo da un incubo ad un altro ancora peggiore.
Mancavano ancora una ventina di spanne prima della riva e presto la depressione lo avrebbe lasciato senza un terreno su cui correre.
Mentre arrancava osò voltarsi indietro. Tre enormi alligatori (ognuno grande almeno tre volte lui disteso) strisciavano verso di lui. Fortunatamente il letto basso del fiume procurava alle bestie qualche problema; i loro ventri toccavano il suolo che faceva loro da attrito e la zona stretta li fece ben presto scontrare l’ uno con l’ altro. Il più grosso dei tre si erse al di sopra dell’ acqua mostrando tutta la sua imponente mole. Il corpo più massiccio e la testa appiattita non lasciavano dubbi che quello fosse un coccodrillo e non un alligatore.
Tenendo fede alla sua indole maggiormente aggressiva, il coccodrillo si lasciò ricadere con tutto il peso sull’ alligatore che l’ aveva importunato ringhiando la sua minaccia. D’ altro canto l’ avversario temerario non si tirò indietro e fece schioccare a sua volta le possenti mandibole.
Adamm aveva quasi raggiunto la riva che i suoi piedi non trovarono più un appoggiò e si ritrovò a nuotare come un cagnolino con l’ acqua alla gola.
Alle sue spalle infuriava una feroce lotta annunciata dalle onde che increspavano la superficie del fiume e dal rombo dell’ acqua che schizzava ovunque.
Cercò allora di afferrare qualcosa per issarsi su più velocemente, ma tutte le piante venivano via; figlie di un terreno troppo mutabile.
Finalmente una liana caduta, ancora parzialmente aggrappata al suo albero, resse al suo strattone.
Facendo leva sulla liana si tirò su con tutte le sue forze affondando i piedi nella riva fangosa.
Era ormai esausto, ma con un ultimo sforzo riuscì ad uscire dall’ acqua.
Fece qualche passo prima di voltarsi; ritrovandosi di fronte l’altro coccodrillo rimasto, che prese a galoppare nel goffo modo tipico della sua razza quando si muove sulla terra ferma.
Adamm fece due svelti saltelli indietro per allontanarsi dal rettile e questi si fermò un attimo a fissarlo; per poi riprendere l’ inseguimento a passetti veloci, costringendo il ragazzo a fare altri saltelli per uscire dal suo raggio d’ azione.
Se non avesse appena assistito alla morte del suo amato nonno (per mano poi di un orribile mostro) avrebbe sicuramente trovato la scena esilarante.
Il goffo animale rinunciò infine alla preda troppo veloce e, affranto, fece ritorno al suo elemento naturale: l’ acqua.
Esausto Adamm si piegò sulle ginocchia ansimando per riprendere fiato.
Sentiva il sole libero dalla prigionia degli alberi che picchiava forte sulla sua schiena gobba, coperta solo di uno straccio fradicio.
Quando infine decise di voltarsi dovette socchiudere gli occhi per non rimanere accecato dai raggi.
Li dove gli arbusti terminavano; minuscoli granelli di sabbia rilucevano come polvere d’ oro. 
O almeno questo avrebbe pensato se avesse saputo cos’era l’ oro.
Il deserto si estendeva sconfinato per chilometri e chilometri invisibili agli occhi del ragazzo.
Al di là di quello sconfinato mare giallo, sull’ orizzonte, si ergeva imponente un montagna che sembrava giungere sino al cielo. Era interamente composta di roccia solida che si arrotolava su se stessa in un ciclo infinito di cui non si vedeva la fine. Anche da quella distanza si poteva vedere che il vento non aveva avuto alcun potere su quel titano, che appariva perfettamente liscio e levigato in ogni suo fascio di roccia.
Se solo Adamm avesse saputo come giungere fin lì… avrebbe potuto svelare la coltre di mistero che gli abitanti del villaggio avevano eretto su di essa. O almeno avrebbe avuto qualcosa da fare, ora che di tornare indietro non se ne parlava.
Al ricordo di ciò che lo aveva costretto ad attraversare il fiume, una lacrimuccia solitaria gli segnò il contorno del volto.
Provò a poggiare un piede sulla sabbia incandescente, ma dovette subito ritrarlo dolorante.
Attraversarlo così era impossibile.
Forse continuando lungo il fiume troverò una soluzione… un sentiero, una strada… pensò
Un fastidioso prurito al naso lo avvertì poco prima di lanciare uno starnuto portentoso.
Dovrò asciugarmi prima.
Con le braccia incrociate prese gli angoli della maglia pronto a sollevarla, rimanendo però sgomento nel costatare che era già asciutto. Guardandosi intorno si accorse addirittura che un alone di vapore lo avvolgeva. Il sole lì era molto più violento e crudele del suo gemello che splendeva placido sopra il villaggio.
Dopo un attimo di esitazione reverenziale, decise di seguire il corso del fiume.
Su quel lato del fiume gli alberi erano assai rari, giusto qualcuno aggrappato per miracolo alla riva, forse più in acqua che in terra. Ma lui cercò di passare sotto ognuno di essi per restare all’ ombra il più possibile.
Mentre camminava guardava il deserto cercando un segno di vita. Quel mondo a lui sconosciuto sembrava immobilizzato nel tempo. Ogni tanto lo confrontava con il verde rigoglioso e colmo di creature scorrazzanti situate sulla riva opposta del fiume.
Ogni tanto qualche pianta onagracea si alternava con gli arbusti secchi tra cui il ragazzo faticava a camminare, ma a parte quelle piccole note di colore il paesaggio rimase sempre uguale; fino a quando esausto non decise di riposare. Si accasciò contro un tronco morto.
Solo allora si accorse che il suo stomaco si lamentava come un animale in gabbia. Si guardò intorno, ma non vide altro che sporchi arbusti e qualche pianta erbacea. Alzò un sasso inumidito e da sotto sbucarono decine di piccole larvette bianche, che strisciarono via a velocità impressionante. Non sapeva che cosa fossero e di certo non avevano un aspetto appetitoso così le lasciò perdere.
Non sono messo ancora così male pensò
Ci volle poco perché il sonno prendesse il sopravvento e presto Adamm si addormentò.
 
 
 
 
 
Non era più seduto per terra; appoggiato all’ albero morto. Si trovava in piedi in un posto buio.
Allungò le braccia tentando di capire dove fosse e qualcosa di liscio e freddo gli sfiorò la mano provocandogli un ampio taglio. Eppure Adamm non sentiva male.
Mentre silenziose goccioline di sangue si facevano strada per uscire in superficie dall’ apertura nel palmo del ragazzo; davanti a lui si accese una luce. Ciò che l’ aveva tagliato ora risplendeva di una moltitudine di luci. Queste venivano riflesse dalla lastra di ghiaccio ad un'altra e un'altra ancora; finché Adamm poté vedere finalmente dov’era. Si trattava di una grotta. Una grotta piena di stalattiti e stalagmiti ma che rilucevano come fossero diamanti. Probabilmente perché erano totalmente coperte di ghiaccio. Eppure non riusciva a capire da dove provenisse quella luce. Sembrava essere tutt’ intorno a lui e anche se continua a girare su se stesso non riusciva ad individuarne la fonte. Poi all’ unisono tutta la luce si concentrò in un unico punto. Anzi due. E due occhi di arcobaleno lo fissarono.
Poi la grotta fu scossa da un terremoto accompagnato da possenti ruggiti. Sembrava che tutta la terra si stesse muovendo. E poi un altro ruggito ed un altro ancora.
Ma non era un sogno.
Adamm si sentì bruciare. Aprì gli occhi, ma fu un grave errore poiché milioni di granellini di sabbia gli si infilarono negli occhi. Un dolore atroce lo pervase ed ogni millimetro del suo corpo parve prendere fuoco. Urlò e altra sabbia gli entrò in gola.
Mentre dormiva doveva essersi infuriata una tempesta così forte da aver raggiunto il limitare del deserto.
Ed ora il vento lo sballottava di qua e di là come fa un cane con il suo giocattolo preferito. Mentre rimescolava la sabbia ululava come un branco di lupi affamati che hanno ormai la preda in pugno.
Adamm si ritrovò ben presto sommerso. I polmoni gli bruciavano e non gli arrivava più aria.
Stava soffocando… sarebbe finito tutto così… che vita miserabile aveva avuto… che fine miserabile stata per avere…
Mentre si perdeva nella sua autocommiserazione si ritrovò nuovamente in superficie, ma era inutile. L’ aria non riusciva comunque a raggiungere i suoi polmoni insabbiati. Perciò Adamm si lasciò andare. Si lasciò trasportare dal vento che divenne come il dolce dondolio di una culla, mentre la vista gli si riempiva di nero.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Quando riaprì gli occhi- perché riaprì gli occhi- la situazione non cambiò molto. Era ancora tutto nero, però non sentiva più male da nessuna parte.
Sono dunque morto? Si chiese.
Qualcosa di ruvido gli tocco la fronte e Adamm spaventato cercò si scostarsi, ma si rese conto di essere legato. Tentò di aprire gli occhi, ma non ci riusciva e davanti a lui rimaneva tutto nero, finché non capì che i suoi occhi erano già spalancati. Il cuore nel petto gli martellava così forte che era sicuro che presto gli sarebbe sbalzato fuori dalla bocca.
Sentì delle voci intorno a se… anzi no, non era voci, ma dei sibili… sibili e ringhi.
In balia di quale mostruosità era finito?
La cosa ruvida si appoggiò nuovamente su una guancia e dopo averla ritratta gli sibilò qualcosa contro e il fetore del suo alito per poco non lo fece vomitare.
Ringhiò chiaramente spazientito, ma Adamm non capiva cosa volesse, e ciò che è peggio, non riusciva a vedere cosa fosse. Un altro essere più distante ringhiò a sua volta ottenendo in risposta una serie di sibili minacciosi dal primo mostro-ruvido. Continuarono così in quella che parve un battibecco fatto di botte e risposte. Ogni tanto qualche altro essere rispondeva ai lati di Adamm. Spazientito e rassegnato Adamm chiese  chi siete? O almeno cercò di chiederlo poiché dalla sua bocca non uscì alcun suono concreto, ma solo un silenziosissimo brontolio. Probabilmente i mostri-ruvidi lo udirono lo stesso poiché tacquero all’ istante.
Si udirono una serie di frusci e tonfi, che il ragazzo interpretò come passi.
Dopo qualche secondo un ruggito squarciò l’ aria. La terrà tremò sotto i piedi di Adamm solo con la forza del suono. Un secondo ruggito ancor più forte di prima riecheggiò chiaramente più vicino.
In un attimo il giovane ebbe una visione di suo padre che gli insegna ad attirare in trappola piccoli animaletti.
Ora si sentiva esattamente come quelle piccole creature, ma per lo meno loro potevano vedere ciò che le aveva catturate. Prima che ciò le mangiasse.
Un improvviso tonfo lo fece sobbalzare nonostante avesse le caviglie legate.
I mostri-ruvidi non avevano emesso più nemmeno un sibilo, ma Adamm sospettava che fossero ancora tutti li.
Qualcosa di chiaramente enorme si trascinò sulla sabbia con una serie di pesanti tonfi. Si avvicinava proprio al luogo dov’era legato il giovane.
Luì tentò di divincolarsi, ma era inutile; le corde erano troppo strette e troppo robuste.
Quando la creatura fu a pochi passi da lui si fermò. Adamm sentì un alito caldo sulla faccia, e poi il mostrò parlò << cucciolo umano!>> la sua voce era grave e grossolana. Non sembrava abituato a parlare e Adamm non lo metteva di certo in dubbio, dato che sicuramente quella cosa non era umana.
<< cucciolo d’uomo!>> ripeté con un sibilo, quasi fosse un accusa.
c-chi siete? Dove sono? Riprovò a chiedere Adamm, ma ancora una volta non gli uscì altro che uno strano borbottio.
La creatura sembrò leggergli nel pensiero poiché sbuffò un soffio d’ aria calda e disse <>
Adamm era frastornato. Gli sembrava di essere precipitato in una di quelle storie che gli raccontava suo nonno, riguardo ad un tempo in cui il sole non c’era sempre, creature parlanti popolavano la terra e il cielo e camminavano fianco a fianco con una divinità.
Un rapido spostamento d’ aria avvertì Adamm che la creatura si era voltata. La sentì emettere un cupo brontolio, ricevendo subito risposta da una serie di sibili aspri.
Un altro spostamento d’aria riportò il suo respiro umido sul viso del ragazzo.
<> fece una pausa e poi riprese << Tu sei… all’ altezza diciamo…devi venire con me. Ti porterò alla montagna. Tu sei abbastanza piccolo per entrare. Devi aiutarla.>>
Adamm proprio non capiva il senso di ciò che gli veniva detto, ma capì che non avrebbero accettato un no come risposta. Non riuscendo ancora a rispondere chiaramente fece un cenno d’ assenso con la testa.
Senza dire nient’ altro l’ enorme creatura si voltò sollevando un mare di sabbia. Lanciò un ruggito secco ed una serie di mostri-ruvidi cominciarono a slegargli mani e piedi.
Il giovane non tentò nemmeno di fuggire. Sapeva che era inutile, e voleva evitare di farli infuriare inutilmente.
I mostri-ruvidi lo trascinarono dopo averlo poggiato su uno straccio umido per evitare che si procurasse altre ferite sulla sabbia. Ecco: la sabbia. Perlomeno sapeva di essere ancora nel deserto. Maledetto il momento in cui aveva deciso di attraversare quel fiume!
Quando lo sollevarono, Adamm fu preso dal panico (si, ancora più di prima).
Lo stavano legando su qualcosa di ancora più ruvido di loro, su qualcosa pieno di piccole spine che pizzicavano, su qualcosa che respirava. Lo stavano legando a qualcosa di vivo. Capì che doveva essere lo stesso enorme mostro che gli aveva parlato poco prima.
Sentendosi mancare una terra salda sotto i piedi gli vennero le vertigini, mentre il corpo dell’ essere pulsava a ritmo costante; scosso ogni tanto da vibrazioni che lasciavano intendere tutta la forza dei suoi muscoli tesi… ma tesi per cosa?
Ruggì nuovamente. Un ruggito potente ed antico. Tutto il suo essere fu scosso da un tremito e Adamm vibrò con lui. Poi fece un balzo. Ecco perché i muscoli erano tesi. Si stavano scaldando per quel lancio improvviso. Adamm udì il suono di due possenti ali che battevano con forza. Il vento gli sferzò il corpo sbigottendolo. Per un attimo gli mancò l’ aria. E mentre il rumore delle ali acquistava sempre più un ritmo costante Adamm ritrovò improvvisamente il suono della sua voce lanciando un grido di terrore che poteva dar filo da torcere al ruggito del guardiano.
  
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