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Autore: Saturn Hota    22/05/2012    0 recensioni
Due Principesse di due razze diverse. Amiche fin dalla nascita separate dal loro Destino. Questa è la loro storia. La storia di un'amicizia sconvolta da azioni più grandi di loro. Un'amicizia che potrebbe sconvolgere il normale equilibrio del mondo.
Spero vi piaccia :)
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Dopo aver passato tutto il giorno in Biblioteca trovammo tutte le informazioni che ci servivano. Il Consiglio di Anziani si trovava nella foresta e c’erano le indicazioni per arrivarci. Il problema era che non poteva andarci Meneldor, ma dovevo andarci io, perché il libro diceva che “solo al richiedente era permesso l’accesso al sapere”. La richiedente ero io! Avrò fatto questa cosa. Per quanto riguarda le prove, sarebbero stati i saggi a darmi un insegnante adeguato.

-“ Sei sicura? Questa situazione non mi piace!”- Belthil mi guardava dal divano, mentre io camminavo avanti e indietro per la stanza pensierosa. Gli sorrisi benevola.

-“Tranquillo fratellone. Andrà tutto bene!”-

Meneldor, seduto dietro la scrivania, leggeva con espressione corrucciata. Mi avvicinai a lui.
-“ Cosa ti avrebbe turbato?”-.

Lui sospirò e senza guardarmi cominciò a parlare.

-“ Questi anziani si trova nella foresta e sono protetti dagli elfi silvani. Loro non sono come noi, loro non hanno regole. Non si fanno scrupoli ad uccidere chiunque invada il loro territorio. Loro ti impediranno di raggiungere i saggi. Ogni stirpe elfica ha la sua regina e te sei la nostra futura regina, ma i Nandor considerano solo la loro regnante e fanno ciò che lei gli ordina. Dama Nerwen è nota per il suo carattere orgoglioso e ho paura che ti veda come una minaccia.”-.

Il suo sguardo era angosciato.

-“ Farò quello che deve essere fatto Meneldor. Sta pure tranquillo, so difendermi da sola. Dimostrerò di essere degno.”- cercavo di mantenere un tono tranquillo per rassicurarli, ma anche io ero preoccupata. Su Nerwen, la Dama della foresta di Brethil avevo sentito molte storie. Una guerriera regina di una bellezza e forza incredibile, famosa per il modo in cui regnava con saggezza e caparbietà.

Convinsi i miei fratelli a lasciarmi partire, la mattina seguente e mi ritirai nella mia stanza per preparare tutto quello di cui avevo bisogno.

Nella mia borsa, una borsa intrisa di magia elfica, che potevo mettere in tasca e poteva contenere numerosi oggetti, misi per prima cosa unguenti curativi. Io conoscevo le erbe della foresta, ma nessuno di noi si era spinto oltre i nostri confini, quindi non sapevo che aspettarmi. Meglio prevenire che curare. Poi misi parecchie scorte di Lembas. Non erano un gran che, ma avrei dovuto mangiare e non ero abituata a cibarmi di bacche. Non sapevo quanto sarebbe durato il mio viaggio e tendevo ad esagerare. Per quanto riguardava il riparo notturno, avrei usato la mia magia per costruirmi giaciglio sicuro. L’acqua anche non era un problema perché nella foresta era pieno di ruscelli. Per il cambio presi alcuni vestiti semplici ma resistenti. Mentre preparavo la borsa, qualcuno bussò alla porta ed entrò Kya.

Kya era l’unica figlia di Galdor, il mio insegnante. Aveva corti capelli biondo cenere e gli stessi occhi verdi del padre. Non avevamo mai parlato e le poche volte che la vedevo era in compagnia del padre. Mi sorrise e sprofondò in un inchino che sciolse ad un mio ordine. Essendo la figlia di un mio educatore non era mia pari e la sua visita doveva essere giustificata.
-“ Hearim!”- Mi disse a capo chino. A nessuno di inferiore a me, nella scala sociale, era permesso di guardarmi negli occhi. Odiavo quella stupida prassi e non appena fossi diventata regina l’avrei abolita.

-“ Guardami pure Kya.”- le dissi prendendole la mano.
Lei arrossì e timidamente volse lo sguardo sul mio viso.

-“ Hearim, le ho portato questi. Mio padre ritiene che le possano essere utili nel suo viaggio!”- Mi porse uno zainetto, e alle sue parole per poco non scoppiai a ridere. Belthil doveva aver detto a Galdor della novità. D’altronde Belthil si fidava di lui, praticamente c’aveva cresciuto.

-“ Ringrazia Galdor da parte mia!”- Lo zaino pesava leggermente. Lo posai sul letto.

Prima che potessi chiedere a Kya di restare lei si congedò.

Di nuovo solo. Nessuno stava con me. Sospirando apri lo zaino portato da Kya, dentro c’erano un po’ di cose. Un libro, con il titolo in rune, ma sfogliandolo ne scorgevo formule magiche e pozioni. Era stupendo. L’avrei letto più tardi, con più calma. Oltre al libro c’era una mappa del regno di Calien e del bosco di Brethil, dove erano segnati i vari percorsi e le zone principali. Mi sarebbe stata molto utile non appena mi sarei addentrata al di fuori del nostro territorio. Poi c’era un sacchettino di stoffa blu. Dentro c’era una collana con uno zaffiro incastonato nello stemma della nostra casata. Dentro al sacchetto c’era anche un messaggio per me.

“ Hearim, questa collana è appartenuta a sua madre e ora appartiene a voi. Possa donarvi speranza e fortuna”.

Strinsi la collana fra le mani. Era di mia madre. La indossai e corsi nella stanza dei ritratti. Ed eccola lì, la mia mamma. La Regina Ledia, mia madre morì sacrificandosi per il suo regno. Senza il suo sacrificio il regno di Calien non sarebbe sopravvissuto all’attacco del male. Io stavo rischiando di far perdere l’Equilibrio e avevo perso mia madre per colpa di una stupida. Avevo fatto bene a troncare ogni rapporto. Era necessario.

Tornai nella mia stanza e lì vi trovai mio fratello Meneldor, che mi porgeva delle armi: una spada elfica, né troppo lunga e né troppo corta, e un pugnale dal fodero d’argento. Con la spada ero brava, l’unica cosa che non mi riusciva era il tiro con l’arco. Cosa che mandava Belthil su tutte le furie. Mi diceva sempre che era impossibile che un elfo non sapesse usare l’arco, ma io ero l’esempio vivente.

-“Grazie fratellone!”-

Mi sorrise e si sedette sul letto, prendendo il libro di magia.

-“Vedo che hai tutto ciò di cui hai bisogno per partire!”-

-“ Si! “- Strinsi la collana e lo abbracciai.

-“ Grazie Meneldor!”-

Lui ricambiò l’abbraccio, poi mi lasciò sola per prepararmi per la cena.

   
 
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