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Autore: Hi Ban    22/05/2012    2 recensioni
Konan piegò la testa di lato: «Cosa c’è che non va?» le chiese con calma, attenendo che la bambina riportasse la sua attenzione su di lei.
Tentennò un attimo prima di rispondere, poi si morse il labbro inferiore. Infine parlò.
«Un... un mostro mi ha spaventato» confessò come se la cosa fosse fonte di grande timore e imbarazzo insieme.
«Chi?» si informò, conscia che forse la bambina esagerava e sicuramente non era stato un ‘mostro’ a metterle paura.
«Un… era verde. Aveva le antenne!» piagnucolò.
Un attimo dopo la vide fissare un punto dietro di lei e spalancare gli occhi; le si lanciò addosso, schiacciandosi contro di lei. La ragazza fu sorpresa da quella reazione e fu per un attimo sbilanciata, facendo quasi cadere il fiore di carta.
La bambina mormorò un «lui» e Konan si voltò, per vedere quello che la bambina aveva trovato tanto brutto e terrificante da definire mostro.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Konan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Kami no hana




Konan scoccò l’ennesima occhiata scettica al piccolo specchietto che rifletteva parte della sua immagine. I capelli blu erano in ordine, con un chignon perfetto al lato della testa.
Spostandolo notò che anche il piercing era a posto, ma quello lo era sempre, non lo aveva messo per scena. Lo aveva fatto anni prima e da allora era un simbolo che la contraddistingueva.
Il costume che si era infilata addosso quel mattino le stava perfettamente, la taglia era quella giusta, anche se non ne era stata certa fino al giorno prima.
Yahiko l’aveva convinta a prenderlo su ebay, visto che nei vari negozi in cui avevano provato a cercare non lo avevano trovato; solo che, appunto, la taglia era un’incognita che non aveva potuto scoprire fino a quando non le era stato recapitato tra le mani.
Yahiko aveva blaterato per tutto il giorno, dandosi grandi meriti di preveggenza: infatti lui asseriva di sapere sin da subito che le sarebbe andato bene.
Konan sorrise leggermente, ma quando la sua attenzione tornò al piccolo dettaglio che stonava e rendeva vani i suoi sforzi non poté trattenersi dallo sbuffare infastidita.
Era il suo primo cosplay, quello – aveva deciso di vestirsi come una ninja di un manga poco conosciuto –, ci aveva messo un anno a decidere quale personaggio interpretare ed ora che si trovava lì, a quel comics organizzato nella città in cui viveva, c’era solo un piccolo dettaglio a rendere inutili tutti i suoi sforzi e i suoi preparativi.
Osservò il piccolo oggetto bianco che teneva in bilico sul palmo della mano e si chiese a cosa stesse pensando quando, davanti allo specchio a casa sua, poche ore prima, aveva pensato davvero che potesse andare bene.
C’era un grande vociare confuso intorno a lei, l’enorme luogo in cui si trovava raccoglieva davvero un gran numero di persone e lo testimoniava la coda infinita che aveva fatto con Yahiko e Nagato per entrare.
Nonostante la confusione, comunque, sentì chiaramente la voce di Nagato che la chiamava, insieme a quella di Yahiko che le chiedeva implorante di darsi una mossa.
Ripose il piccolo specchietto in una tasca del costume.
«Oh, dai Konan! Muoviti! Ci sono un sacco di cose da vedere, quanto hai intenzione di stare a guardarti allo specchio?» si lamentò, occhieggiandosi tutt’intorno con fare emozionato.
Tutti e tre erano appassionati di manga, ma ogni anno, per un motivo o per un altro, non erano mai potuti andare a quella manifestazione. Quella volta, però, si erano organizzati per bene ed erano riusciti ad andarci. Rimanere fermi ad osservare tutto da lontano, perciò, non rientrava minimamente tra i loro progetti.
Solo che Konan si stava ancora preparando.
«Non è colpa mia, questo… coso non va bene» disse, dando l’ennesima occhiata a ciò che teneva in mano.
«A casa ti stava bene» le fece presente Nagato, con un sorriso incoraggiante.
Non le voleva mettere fretta direttamente, ma anche lui aveva già occhieggiato un paio di stand a cui avrebbe voluto dare un’occhiata.
Yahiko sorrise ma sbuffò, conoscendo bene la ragazza, e Nagato fece lo stesso: ormai si conoscevano tanto bene da sapere che Konan non si sarebbe mossa di lì fino a che lei stessa non si fosse convinta che andava bene anche quello e non aveva nulla di che lamentarsi, il suo cosplay era perfetto.
«Oh, guarda quello! È Aizen! Nagato vieni, devo farmi una foto con lui! Ma è uguale!» esclamò all’improvviso Yahiko e così dicendo si trascinò l’amico con sé; Konan rimase di nuovo in quell’angolo a crucciarsi su quel grande problema.
Lei era sempre stata piuttosto brava a fare origami; faceva cigni, gru e, appunto, fiori di carta. Eppure, quello che teneva in mano era davvero brutto.
Raramente considerava le sue creazioni poco belle, ma in quel caso non poteva fare altrimenti. A casa le era piaciuto, lo aveva messo tra i capelli come il personaggio che interpretava, ma per arrivare lì era stata costretta a toglierlo, poiché pioveva.
Ora che riprovava a metterlo non le piaceva per niente. Era riuscita a non farlo bagnare, ma semplicemente non la soddisfaceva nemmeno un po’. Lo trovava senza forma, con i petali troppo piccoli da un lato e storti dall’altro.
E pensare che i fiori di carta erano la prima cosa che aveva imparato a fare. Il primo lo aveva regalato al maestro Jiraya. Poi ne aveva fatto uno per Yahiko, uno per Nagato e uno da attaccare al collare del loro cane. Sapeva che non avrebbe avuto vita lunga, ma anche lui faceva parte della famiglia, perciò anche lui ne meritava uno.
Socchiuse gli occhi e si concentrò sul piccolo fiore. Mancava solo quello per rendere identico il suo costume, poi sarebbe stata la stessa ninja di un’organizzazione criminale come quella del manga a cui si era ispirata. Non poteva di certo andare senza quella parte essenziale.
Lei voleva davvero che fosse tutto perfetto.
Ad un tratto, mentre continuava a crogiolarsi su quel problema, sentì che qualcosa le andò a sbattere contro.
Sì voltò e dietro di lei trovò una bambina con gli occhi rossi e sembrava anche parecchio spaventata.
La piccola ricambiò il suo sguardo confuso con uno stupito e poi abbassò lo sguardo.
Konan piegò la testa di lato: «Cosa c’è che non va?» le chiese con calma, attenendo che la bambina riportasse la sua attenzione su di lei.
Tentennò un attimo prima di rispondere, poi si morse il labbro inferiore. Infine parlò.
«Un… un mostro mi ha spaventato» confessò come se la cosa fosse fonte di grande timore e imbarazzo insieme.
«Chi?» si informò, conscia che forse la bambina esagerava e sicuramente non era stato un ‘mostro’ a metterle paura.
«Un… era verde. Aveva le antenne!» piagnucolò.
Un attimo dopo la vide fissare un punto dietro di lei e spalancare gli occhi; le si lanciò addosso, schiacciandosi contro di lei. La ragazza fu sorpresa da quella reazione e fu per un attimo sbilanciata, facendo quasi cadere il fiore di carta.
La bambina mormorò un «lui» e Konan si voltò, per vedere quello che la bambina aveva trovato tanto brutto e terrificante da definire mostro.
Era verde, con le antenne ed effettivamente anche un po’ brutto. Era un cosplay venuto un po’ male, nell’immaginario della bambina quel Junior poteva davvero essere una creatura orribile.
Konan sorrise, mentre l’emulatore di Junior – decisamente più rotondetto e tarchiato di quello vero – scompariva tra la folla di gente.
«Se n’è andato» le disse e dopo aver controllato lei stessa, sporgendosi di lato, si staccò da Konan.
«Come ti chiami?» chiese ancora e la bambina, rincuorata del fatto che il brutto mostro verde fosse andato via, rispose con un sorriso: «Hana».
Poi le si illuminarono letteralmente gli occhi quando vide il piccolo fiore di carta che teneva in mano la giovane che si trovava dinnanzi a lei.
«Bello!» commentò estasiata e anche Konan concesse l’ennesimo sguardo alla sua creazione. Come poteva piacerle?
Glielo porse con un gesto lento, osservandola mentre cambiava espressione, da meravigliata a stupita ed infine a felice.
«Tieni» mormorò e Hana non se lo fece ripetere due volte.
«Hana! Finalmente ti ho trovato! Vieni, dai!» e così dicendo la piccola si voltò verso quella che probabilmente era la sorella.
Mentre se ne andava si girò un’ultima volta verso Konan, gridandole un ‘grazie’ pieno di gratitudine. La vide metterselo tra i capelli e in quel momento anche lei ritenne che forse il suo fiore non era venuto poi così male.
Tra i capelli castani di Hana stava davvero bene.
«Konan! Sei ancora lì?» gli urlò Yahiko, comparendole davanti. Sventolò quello che doveva essere l’ultimo manga uscito di Bleach che non era riuscito a trovare da nessun altra parte.
«Che ne hai fatto del fiore?» chiese stupito, notando che effettivamente non c’era più. Nello sguardo incuriosito di Nagato lesse la stessa identica domanda.
«L’ho regalato» ribatté semplicemente, come se fosse una cosa ovvia.
«Stai bene anche senza, Konan» aggiunse Nagato, sorridendole.
Lei ricambiò il gesto e fece cenno ai due di incamminarsi.
Yahiko si mostrò esultante all’idea e si mise al capo del solito gruppo da tre che loro formavano da anni ormai.
«Non ho capito, poi… da chi ti stai vestendo?» chiese Yahiko.
«Da Konan, una ninja dell’Akatsuki» spiegò per quella che doveva essere l’ennesima volta da settimane. Aveva mostrato più e più foto del personaggio scelto, ma non gli entrava proprio in testa.
«Ah…» disse, come se avesse avuto un’illuminazione. «Lì vendono manga a due euro ciascuno! Andiamo!» e la loro giornata iniziò a muoversi per il verso giusto.
Konan li seguì, mentre da lontano Hana la salutava, indicandola alla sorella come la regina dei fiori di carta.



True story, my dear!
È la prima volta anche scrivo su Konan, Nagato e Yahiko e, in verità, non so nemmeno quanto mi sia venuto bene l’esperimento, ma provate a capirmi, questa storia andava scritta!
Nah, non sono schizzata, potete anche non allontanarvi, ora vi spiego come stanno le cose: c’era il cosplay a Torino. E io ci sono andata!*O* Ma questo è ovvio, lo so. A questo cosplay, comunque, mi è venuta l’illuminazione.
In pratica Nihal faceva il cosplay di Konan e… e se ne andava in giro con questo cacchio di fiore di carta in mano come fosse il santo graal, tutto pur di non farlo bagnare, visto che diluviava. Io tenevo l’ombrello per ‘sto fazzoletto appallottolato – no, dai, dopo aver fatto andare l’intera scorta nazionale di fazzoletti era venuto bene <3 – e semplicemente non potevo lasciare che quel glorioso momento andasse dimenticato, senza lasciare il segno.
Comunque, qui c’è Konan, una normale ragazza giapponese, che fa Konan, una ninja dell’Akatsuki; e poi ci sono Nagato e Yahiko che sono i suoi migliori amici e non ci sono tutti i deliri di onnipotenza e non che ci sono nel manga. Spiego con i piedi, I know, ma abbiate pietà di me, sono taaaanto stanca!XDXD
Kami no hana vuol dire fiore di carta; titolo scemo, so pure questo, ma riassumeva bene la questione!
L’ho scritta da un bel po’, la posto adesso qui perché devo festeggiare la mia demenza provvidenziale: sto combattendo per riacciuffare la mia media dell’otto, che è appesa alla finestra e tira davvero un sacco di vento fuori, fidatevi. Se vola via sono screwed up, non so se rendo l’idea!ç___ç Comunque, me la auto dedico per gli sforzi immani che sto facendo; per me studiare è un grande sforzo, di solito non lo faccio, ma reputo di dover fare sacrifici anche io ogni tanto!u__u’
Statemi bene!
  
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