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Autore: LaliX    22/05/2012    1 recensioni
"Sette chiavi per sette portali,
Sette portali per sette valori
Sette guardiani, o più?, ma speciali:
Saranno pronti, nei loro cuori?
Avran conoscenza, avranno il sapere
Per affrontare ogni ostacolo, tutto?
Avranno il coraggio che li stia a sostenere
Quando ogni frammento sarà stato distrutto?
Saranno sensibili, sapranno capire
I sentimenti degli altri, come fossero propri?
Saranno perseveranti nell'inseguire
Ogni loro sogno, e per buoni scopi?
Avranno la fede che li porti avanti
Anche in mezzo alla disperazione?
Risolveranno problemi importanti,
Arriveranno alla redenzione?
Ma, soprattutto, sarà a guidarli
La forza buona che domina il mondo?
O forse l'odio potrà abbindolarli,
Corrompendoli fin nel profondo?"
Storia scritta a due mani, da _Milla3 e LaliX, principalmente per divertirsi xD Speriamo davvero che vi piaccia!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Osservo, soddisfatto, la costruzione che è adesso la Fondazione B.B.: il tetto in ardesia, le finestre tonde del secondo piano, l’orologio...
Da fuori sembra sempre lo stesso posto lugubre che era prima, mentre tutti noi sappiamo benissimo che è invece un luogo parecchio diverso.
-Oh, amore, non è meraviglioso?-
Al mio fianco, Malvina è supereccitata. Oggi c'è l'inaugurazione ufficiale, e nonostante i ragazzi vivano nella Casa Magica - così abbiamo ribattezzato la fondazione - già da un po', il resto del mondo non la conosce ancora.
-Certo, Malvina, è meraviglioso.-
Do un bacio sulla fronte a lei, ed uno alla bambina che tiene in braccio, la nostra piccola Esperanza, nata pochissimo tempo fa. La luce dei miei occhi. Mi sto giusto godendo la relativa tranquillità che si è venuta a creare, che un grido mi giunge dall'interno dell’edificio, nell'ingresso evidentemente, dato che riesco a sentirlo anche da fuori.
-Che succede qui dentro?-, sbraito, irrompendo nella casa, giusto in tempo per bloccare sul nascere una lite tra le due sorelle Rinaldi, Marianella ed Estefania. Sospiro. Nonostante l'indole aggressiva di Mar, non me la sento di incolparla. In fondo, da quando è arrivata qui da noi, Tefi non ha fatto altro che litigare con chiunque le desse anche il minimo fastidio. E se nessuno le dava fastidio, lei trovava comunque un motivo per attaccar briga.
Le due sbuffano, evitando di rispondermi, e se ne vanno in due direzioni opposte, dopo essersi lanciate un'occhiata di fuoco.
Come se i problemi non fossero abbastanza, mi si avvicina Luca. Questo ragazzo è strano, entra ed esce dalla casa come se nulla fosse, nonostante io lo abbia vietato esplicitamente, senza mio previo consenso. Inoltre, non ho avuto modo di conoscerlo; almeno non prima che quell'angioletto biondo che è Jazmìn - Giuro che se mi capita sotto tiro la uccido - lo invitasse a vivere con noi senza nessun preavviso.
Insomma, il nuovo inquilino, senza nemmeno rivolgermi un cenno di saluto, si precipita fuori la porta, con quella sacca in spalla che non lascia nemmeno quando dorme e Dio solo sa cosa contiene.
-Luca! Dove vai, senza permesso?-
Ma lui è già lontano. Faccio per seguirlo, quando la bambina di casa, che poi sarebbe Alelì, arriva bagnata ed urlante, inseguita da Monito e Cristobal con due fucili ad acqua in mano. Ormai all'esasperazione, esplodo.
-BASTAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!-


'Lat..te, ok, fatto. Fa... Far... Ah! Farina. Sì, a posto... E qui, cosa diamine c'è scritto?'
Mi maledico una volta di più per aver chiesto proprio a Tacho di fare la lista della spesa: lui, che praticamente scrive con i piedi! Non potevo far scelta peggiore.
Inclino il foglietto di una ventina di gradi, tentando invano di decifrare quell'oscuro linguaggio... I geroglifici egizi sono decisamente più semplici da interpretare di questo strano alfabeto dove le 'a' sembrano 'e', le 'e' delle 'l' e le 'l' sono praticamente identiche alle 't'.
Sospiro, sono stato punito per l'ingenuità della mia decisione... Ci metterò come minimo due ore a comprare tutto ciò che serve a sfamare quei ragazzi che mangiano più di un branco di lupi affamati.
E io che credevo che mi sarei riposato facendo una passeggiata, dopo la mattinata estenuante alla Casa Magica... Neanche per sogno, anche perché il mercato è un posto labirintico, per me che non ci vengo mai, e tutt'altro che riposante. Ebbene sì: il famoso archeologo Nicolas Bauer, che esplora piramidi e non teme la jungla, si perde tra le bancarelle di cibo e vestiti... Se lo sapessero quelli della comunità archeologica, riderebbero di me anche più di quanto non facciano già.
Mentre ruoto nuovamente il biglietto, nutrendo ancora la vaga speranza che visto da un'altra prospettiva diventi leggibile, sento di essere andato a sbattere contro qualcosa; infatti, non appena alzo gli occhi, mi ritrovo davanti una signora sulla settantina che mi fissa con aria di rimprovero, mentre mi indica la busta che probabilmente contiene la sua spesa, ormai a terra.
-Voi giovani!-, commenta, mentre con fare ammonitore mi agita un dito davanti alla faccia.
-Sempre con la testa per aria!-
Fa per chinarsi per raccogliere la busta, ma io la precedo: fortunatamente, il contenuto sembra ancora intatto.
-A lei, signora...-, le dico, porgendogliela.
-E mi perdoni se l'ho urtata... Stavo cercando di capire cosa dice la mia lista della spesa.-
Lo sguardo di rimprovero è svanito, con mio sollievo, dal volto della vecchina, lasciando il posto ad un sorriso che ne accentua le rughe.
-Lei è proprio un giovanotto ammodo come ce n'erano una volta... Per ringraziarla dell'aiuto, leggerò io.-
Inforcati un paio di occhiali da vista terribilmente grandi, stile anni settanta, che ha prontamente estratto dalla borsetta, tende la mano verso di me, come a chiedermi di darle il foglietto.
Eseguo, obbediente, senza osare contraddirla: non voglio offenderla, è armata di borsetta.
Via via che il suo sguardo scorre sulla pagina, le pupille sembrano allargarsi sempre di più, così come la bocca, aperta in una smorfia di stupore.
-Ma... Quante cose le servono?- commenta infine, rendendomi la lista.
-Gestisce forse un ristorante?-
'Beh, quasi', penso, mentre mi vengono in mente Monito e la sua fame sproporzionata, Tefi e le sue diete e i momenti di follia culinaria che prendono Feli di quando in quando.
-In verità, dirigo un istituto per minori-, rispondo, vagamente infastidito dal suono del termine, troppo burocratico per i miei gusti. Mentre mi spiego meglio, lo sostituisco con uno a me più familiare:
-La Casa Magica... L'inaugurazione ufficiale è oggi.-
La signora mi posa una mano sulla spalla, dichiarando, con suprema serietà:
-Non mi ero sbagliata... E' proprio una brava persona, signor Bauer. Si chiama così, no? La signora Agatha, che ha sentito parlare del vostro istituto, così mi ha detto. Ho visto che le servono delle uova; venga con me, la porto al banco di Caridad, è qui vicino.-
Pur ignorando chi sia questa Caridad, e un tantino stupito dal fatto che la donna conosca il mio nome, la seguo senza protestare: sempre meglio che continuare a vagare senza meta, con i ragazzi che mi aspettano alla Casa. Dopo un minuto circa di cammino, la mia insolita guida si blocca, indicandomi un banchetto stracolmo di prodotti tipici della campagna, dietro al quale sta una ragazza sulla quindicina, sola, che si affanna per accontentare tutti i clienti.
-Non è un po' troppo giovane per lavorare?-, domando alla signora, chinandomi perché mi senta anche se parlo a bassa voce.
Lei scuote la testa con un sospiro, poi, mettendo una mano vicino alla bocca, mi si avvicina con aria da cospiratrice:
-Lei ha ragione, sa. Ma la poverina è sola al mondo: suo padre, il signor Cuesta, è passato da poco a miglior vita, e prima di lui la signora Cuesta, buonanima-, spiega, facendosi frettolosamente il segno della croce.
Osservo la ragazza: sorride a tutti, anche a quelli che la trattano piuttosto male, chiedendole di sbrigarsi o lamentandosi per qualche suo errore... Mi è appena venuta un'idea, la spesa può aspettare.
So che è puro masochismo, e che i ragazzi ai quali mi ritrovo a dover badare bastano e avanzano; eppure mi si stringe il cuore alla vista di Caridad, e capisco benissimo qual è la cosa giusta da fare.
Ancora tallonato dall'informata vecchina, mi avvicino al banco, attendendo pazientemente il mio turno. La mia compagna di avventure, che ormai mi ha schedato come un 'bravo ragazzo' e non sembra avere alcuna intenzione di lasciarmi sfuggire, mi martella i timpani con tutti i pettegolezzi del quartiere, qualcuno anche riguardante Bartolomeo, ai quali non presto troppa attenzione.
Non appena tocca a me chiedere, rivolgo un sorriso d'incoraggiamento alla ragazza, che, un po' stupita, ricambia, domandandomi:
-Cosa le serve, signore?-
Poi, apparentemente riconoscendo la vecchina, aggiunge, calorosa:
-Signora Alvarez! Come sta? Ho qui della verdura che piacerà anche ai suoi nipotini!-
Lei ricambia, stringendo la mano della ragazza tra le sue, e le risponde con dolcezza:
-Sei un tesoro, Caridad, come sempre... E credo che dovresti ascoltare questo signore.-
Si volta verso di me, con un'espressione che mi fa capire tutto: però, acuta, la nonnina! Sembra essere perfettamente al corrente delle mie intenzioni, ed ha anche l'aria di approvare.
-Buongiorno, Caridad-, saluto, porgendole la destra, che lei stringe non senza un certo stupore.
-Io sono Nicolas Bauer. Vedi, ho saputo dalla signora che... I tuoi genitori...-
Mi interrompo a metà della frase, incerto: non sono bravo con queste cose. In ogni caso, pare aver capito, ed abbassa lo sguardo, imbarazzata:
-Ah.-
Non so bene come continuare, e fortunatamente la Alvarez mi viene in aiuto:
-Tesoro, il dottor Bauer gestisce un istituto per ragazzi come te. E, siccome è davvero un giovane ammodo, te lo posso garantire, mi farebbe piacere che tu andassi con lui.-
-Soltanto per vedere-, preciso io, non volendo spaventarla né metterle pressione.
-Se ti piace, c'è un posto anche per te. Cosa ne pensi?-
Caridad si torce le mani nervosamente, riuscendo soltanto a mormorare qualcosa che suona come'Papà diceva di non andare con gli sconosciuti'.
La signora Alvarez, sorridendo, circonda le spalle della ragazza con una delle sue esili braccia, domandandole con dolcezza:
-E io, sono una sconosciuta?-
Caridad alza nuovamente gli occhi, che brillano quasi mentre risponde:
-Certo che no. Era una cara amica di mia nonna materna.-
-Bene, tesoro mio, fidati di me: segui il signore, starai bene.-

Sciolta dal mezzo abbraccio della donna, la ragazza lascia il banco, abbandonando i clienti un po' spaesati e dirigendosi verso di me, dopo aver mormorato un 'Sì'.
Inizio ad avviarmi insieme a lei, quando mi rendo conto di non aver salutato la mia guida.
-Aspetta qui-, chiedo a Caridad, mentre ripercorro in fretta i miei passi per tornare dalla signora Alvarez, che saluto con simpatia:
-Grazie mille, anche se alla fine la spesa non l'ho fatta.-
Lei ridacchia, divertita. Ed è la sua replica a lasciarmi perplesso:
-Abbia cura di Caridad, e... Benvenuto nel nostro sistema, Bauer.-
-Cosa intende, scusi?-

In tutta risposta, mi tende la mano, presentandosi, finalmente, in maniera completa, facendomi rendere conto tutto d'un tratto di aver superato un esame senza accorgermene:
-Lucilla Alvarez, del tribunale dei minori. Sono certa che farà un lavoro egregio, con la Casa Magica.-


Ancora sconvolto per il modo che ha avuto quella donna di testarmi, e leggermente scombussolato, mi dirigo verso la Casa Magica. La ragazzina accanto a me, durante il tragitto, non ha fatto altro che chiacchierare.
Prima di lasciare definitivamente il mercato, la signora Alvarez mi ha detto non non preoccuparmi, che farà recapitare le cose di Caridad domani, nel caso alla ragazza piaccia il posto. Ma io sono sicuro le piacerà, quindi il problema non si presenta minimamente.
Nell'entrare in casa, però, la mia certezza vacilla.
Prima ancora di rendermi conto di quello che succede, sento un dolore lancinante al viso. Abbasso lo sguardo, mentre una sostanza liquida - sangue, probabilmente - inizia a colarmi dal naso. Sul pavimento, dov'è finito appena un secondo dopo aver distrutto la mia faccia, c'è un oggetto rosso, che identifico immediatamente come scarpa e avanti a me, con sguardo a metà tra il mortificato e il divertito, un ragazzo biondo e robusto.
-IGNACIO PEREZ ALZAMENDI- Urlo, riconoscendo nella figura che ho di fronte uno degli amici di Tefi e Thiago, il figlio del giudice -VUOLE SPIEGARMI COME MAI QUI VOLANO SCARPE?-
-Non era diretta a te, Nicolas..-, balbetta Thiago, rispondendo al posto dell'amico, come se questo spiegasse tutto. Sto per chiedere chiarimenti più approfonditi al ragazzo, quando mi rendo conto che tutta la casa è nel caos più totale.
Jazmìn e Tacho sono in un angolo a litigare. Ormai li conosco bene, e so che questo può voler dire due cose: O che si erano lasciati, ed ora stanno facendo pace, o che stavano insieme, ed ora stanno litigando. Mi prometto di indagare, e continuo a far correre lo sguardo.
Marianella litiga con una ragazza alta e bionda, che non conosco ancora, e con Tefi, che spalleggia la sconosciuta. Il motivo sembrerebbe Thiago, ma non sono sicuro di aver capito bene.
Thiago, Nacho ed un ragazzo con i capelli castani stanno giocando con le loro scarpe, e questo spiega come mai io me ne sia trovata una in pieno volto. Rama cerca di separare Alelì da Monito e Cristobal, che ancora litigano come prima che io uscissi.
La porta, alle mie spalle, si apre per far entrare Luca, appena tornato. Girandomi verso di lui, ho l'opportunità di notare lo sguardo spaesato di Caridad, e la sua bocca spalancata che forma una O.
-C'è un po' di confusione qui, vero?-
Mi chiede Luca, sarcastico, guadagnandosi un'occhiataccia che lui fa diplomaticamente finta di non vedere.
-Qui è peggio di una stalla al momento del pranzo!-, dice la ragazza accanto a me, non esattamente a bassa voce, facendo girare molti dei litiganti verso di noi, e ottenendo quasi lo stesso effetto dei miei ‘BASTA'. Sono impressionato. Tefi si avvicina, forse troppo, e si gira, con sguardo scettico, verso di me.
-E questa? Sarebbe nuova, Nicolas?-
Annuisco ma, notando lo sguardo spaesato di Caridad, mi affretto a specificare:
-Cioè, forse. Dipende da come si troverà.-
In un modo che è totalmente estraneo al carattere di Tefi, considerato anche che 'La nuova' ha appena detto la parola 'stalla', la ragazzina sorride, e tende la mano a Caridad.
-Piacere io sono Tefi. Spero ti troverai bene, e che tu non faccia amicizia con quelle due-.
Parlando, indica Jazmìn e Mar, che nel frattempo si stanno avvicinando a loro volta.
Beh, ora capisco il trucco. Estefania sta cercando di ottenere alleati nella guerra interna della Casa Magica. Sospiro. Almeno l'ha accolta con simpatia, e se è quello che serve per rendere felice la nuova arrivata, mi sta bene. Le metto una mano dietro la schiena e mi giro verso i ragazzi.
Anche quelli che ancora chiacchieravano, mentre mi schiarisco la voce, fanno silenzio.
-Ragazzi. Lei è Caridad. Spero la tratterete bene, perché da oggi starà qui con noi-.
In pochi secondi, la nuova viene attorniata dalle ragazze, e mi sento davvero soddisfatto di me stesso.
'Bravo, Nico', mi permetto di pensare, mentre estraggo un fazzoletto per asciugarmi quel po' di sangue che sento ancora sotto il naso dopo lo scontro con la calzatura di Nacho.
'Hai fatto un bel lavoro, sì. In fondo, come primo giorno ufficiale non c'è male...'
Potrei continuare ad auto-elogiarmi, se soltanto le grida non fossero diventate talmente forti da coprire anche i miei pensieri. E adesso, cosa succede?
Rassegnato, tento di mettere a fuoco la scena: spero per i ragazzi che non se la stiano prendendo con la nuova, o dovranno vedersela con me.
Ma no, sarebbe troppo anche per loro; infatti, a quanto vedo Caridad si trova nel vivo della discussione, che al momento infuria particolarmente tra Nacho e Mar, ma nel ruolo di paciere: questa ragazza mi piace sempre di più.
-Avanti, su, non vale la pena litigare...-
Mar le poggia una mano sulla spalla, con l'aria di chi sta per dire qualcosa di davvero importante:
-Certo che no, hai ragione, litigare è sbagliato... Cosa ne dici di spaccargli la faccia, invece?-
E salta su come un grillo, mentre a me si rizzano i capelli al solo pensiero di quale potrebbe essere la reazione del giudice se qualcuno osasse toccare suo figlio.
Lui, d'altra parte, sembra mettercela tutta per prenderle, lo devo ammettere; ha appena infilato sono una serie di battute davvero fuori luogo sul conto dei ragazzi (i MIEI ragazzi), e Mar non è tipo da lasciargliela passare liscia.
Fortunatamente, interviene anche Tefi:
-Su, finitela... E date il benvenuto come si deve a Caridad!-
Davvero queste parole sono state pronunciate da Estefania Elordi Rinaldi? Oggi sta decisamente accadendo un miracolo; deve aver proprio bisogno di alleati, non c'è che dire.
Mar sembra un po' riluttante, sbuffa, ma poi si rassegna al fatto che per una volta sua sorella ha ragione. Dopo aver rivolto l'ultimo sguardo minaccioso a Nacho, si rivolge alla nuova arrivata, con un largo sorriso:
-Io sono Marianella, ma puoi chiamarmi Mar. Molto piacere!-
Questo dà il via alle presentazioni, e in meno di un minuto tutti hanno stretto la mano a Caridad, dicendo nomi, cognomi, eventuali soprannomi (ho così appreso che la ragazza alta e bionda si chiama Melody).
Tutti, tranne il ragazzo moro che giocava con le scarpe insieme a Thiago e a Nacho; se ne sta in un angolo, visibilmente imbarazzato, e fissa i lacci delle sue Converse come se fossero la cosa più interessante del mondo.
Noto che Caridad, pur rispondendo a tutti con sorrisi e parole gentili, negli ultimi minuti è rimasta concentrata proprio su di lui. I suoi occhi lo osservano, la fronte si corruga appena.
-Scusatemi-, sussurra quasi agli altri, sottraendosi alle attenzioni generali tra la curiosità di tutti, per avvicinarsi al giovane eremita.
-Ciao...-, saluta, timida, facendo un cenno appena percettibile con la mano.
Lui si decide ad alzare lo sguardo; se non ho visto male, accenna anche un sorriso.
-Ciao. Scusa se... Non mi sono presentato.-
Parla piano e separa le parole, tipico dei timidi. Strano, non si sarebbe detto, prima, mentre lanciava scarpe.
-Mi chiamo Simon. Simon Arrechavaleta... Sono un amico di Thiago.-
Vedo quell'angelo che è appena giunto alla mia fondazione sorridergli ancora, e accovacciarsi di fronte a lui.
- Io sono Caridad. Caridad Martina Cuesta. Va tutto bene? -
Inclina la testa, chiedendosi cos'abbia il ragazzo. E, sinceramente, sto iniziando a chiedermelo anche io, nonostante non sia sotto la mia tutela.
- Sì, tutto bene... -, dice lui, decisamente poco convinto, ma almeno sciogliendosi un po'. Lei non sembra crederci, ma si lascia cadere sul pavimento, e parla con lui.
Mi fa piacere che abbia fatto amicizia.
Sono convinto che Caridad porterà molta luce in questa casa.

Ehilà, salve a tutti!
Eccoci tornate (forse con un po' di ritardo)
con un nuovo capitolo...
Che, chiaramente, speriamo vi piaccia :)
Se siete arrivati fin qui, vi ringraziamo per aver letto! ;D
_Milla3 e LaliX

  
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