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Autore: neme_    23/05/2012    10 recensioni
Dieci one shot in linea con la canzone che li accompagnano. Dieci storie autoconclusive su Lavi, personaggio di D.Gray-man, e su Rukia, personaggio di Bleach. Perché anche il crossover può dare grandi soddisfazioni.
01. Grace Kelly [ ~ perché non ti piaccio? ]
02. Minuetto [ ~ lo voglio non lo voglio ]
03. Oggi sono io [ ~ non voglio più nascondermi ]
04. Knocking on the mind [ ~ allora, ho indovinato? ]
05. S.E.X. [ ~ dovunque tu sia stata, mia metà ]
06. Shy [ ~ come la definiresti? ]
07. Dear God [ ~ ho bisogno di avere fede in te ]
08. Uso [ ~ perché la nostra promessa non diventi una bugia ]
09. Cirano [ ~ per sempre tuo, per sempre Lavi ]
10. To the end [ ~ perché a parte l'amore non posso offrirti altro ]
[raccolta][crossover][het][LaviRuki][song-fic]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kuchiki Rukia
Note: Cross-over, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Angolino: (è lunga e noiosa, se volete saltatela e leggetela alla fine. A proposito, ho cambiato il font, che ve ne pare? Più bello, vero? -discorso che non c'entra niente-) salve a tutti, qui è Neme. Con l'ultima one shot per la raccolta “Dieci volte tanto”. Proprio così, l'ultima. Oh, non piangete, miei cari! -supponendo che qualcuno lo stia facendo oppure anche no- è l'ultima, sì, ma solo della raccolta! Ci saranno altre occasioni, è del mio amato LaviRuki che si parla, ho scoperto che oltre a disegnarli è un piacere pure scrivere su di loro, e... ehm, basta rompere. Passiamo a questa benedetta one shot. Pepperepèèè, parliamo di ma-tri-mo-nio! Andiamo con ordine. In principio furono i My Chemical Romance e la canzone “To the end” che parla proprio di matrimonio, seppure alla maniera degli MCR. Perciò adattarlo è stato un po' difficile, anzi, a parte la frase citata mi sa che col resto della canzone non c'entra molto, ma tant'è, è venuto fuori questo. Ma-tri-mo-nio! Il matrimonio LaviRuki non è roba da niente. Anzi, in teoria non si potrebbero proprio sposare, e questo sarà motivo di non pochi assilli per Lavi. Avrei voluto fare un POV doppio ma non veniva bene, per cui ho adottato un POV di Lavi che mi esce più “naturale”. Spero che Rukia risalti bene anche se vista attraverso gli occhi di Lavi -anzi, sicché Lavi ne è innamorato dovrebbe risaltare ancora di più, no? Ah ah- e pure lei, quanti assilli. Rileggendo il volume 11 di Bleach ho notato quanto si faccia cogliere dai sensi di colpa -su, Rukia, pensa invece che Bleach è nato perché hai stravolto la vita a Ichigo facendolo quasi ammazzare al primo capitolo e tutto ti sembrerà migliore!- ehm, e quindi niente, spero che piaccia e di non aver stravolto troppo le cose. Anche perché non penso abbiano il matrimonio come priorità, ma già che c'ero... ho voluto approfittarne un po', scusate...
Padre Federico è un aitante prete -un bel figliolo, se permettete, coff coff- che compare nel numero 17 di D.Gray-man, compare poco, sì, ma ispira tanta simpatia e l'ho trovato adatto per l'occasione. Sono sicura che piacerà un sacco anche a voi!
Bè... eccoci alla fine. Bando alle ciance e ciancio alle bande, cosa dire dopo questo breve percorso? Mi sembra ieri da che è cominciata questa raccolta ed eccoci alla decima. Voglio ringraziare dal più profondo del cuore tutti coloro che hanno letto, magari apprezzato, trovato il tempo di recensire, di aggiungere la raccolta ai preferiti o seguite, di scherzare, delirare con me, grazie davvero. Leggere i vostri commenti ha reso la stesura di questa storia ancora più piacevole e stimolante. Quindi voglio rinnovare i ringraziamenti, uno ad uno, fosse per me vi abbraccerei e riempirei di baci, ah ah!
Quindi a Cassandra_Wolf, KayeJ, Haily, zombiecch -ti ho mai detto che ho una vera e propria fobia per gli zombie? Ma tu sei l'eccezione, sappilo!- Ookami san, M e g a m i, Athanate, Sidan, Kuchiki Chan, Giuu, Angy_Valentine, Nexys, Ucha, Eyes green un grazie enorme per le splendide recensioni che mi hanno lasciato, mi avete commossa, divertita, fatto pensare, insomma, vi ringrazio infinitamente!
Angy_Valentine, Cassandra_Wolf, Giuu, Kuchiki Chan, M e g a m i, matechan, Ookami san, Haily, grazie di cuore per aver inserito la raccolta tra le preferite!
Black_Sheep, Ichi25, JennyMatt, KayeJ, M e g a m i, matechan, RedCherryFresh, S h a i l a, Sarugaki145, Sidan, Tiamath, Ucha, zombiecch, grazie infinitamente per aver inserito la raccolta tra le seguite! Ringrazio tutti coloro che hanno letto e apprezzato, davvero! E si aggiungono anche persone che mi aggiungono -che odiosa ripetizione!- agli autori preferiti, quindi rinnovo anche i ringraziamenti per loro così non scordo nessuno: AgekessIce, Akisan, Athanate, bebouska, Blastvampire, dragon ball z, Dragon Girl13, Edhelwen, Eyes green, FediHime, Giuu, Hime89, Himepm, I r i s, JennyMatt, Jolien, Kia chan 93, Kuchiki Chan, Kumiko_Walker, Koroichan, LadyCharlotte, ladyshonen, LadyWolf_, M e g a m i, matechan, Mela94, NicknameNonNoioso, RikaScorpion, Rose1487, S h a i l a, Secret story, Seminy_53, shooting s t a r, Sky_Writer, Ucha, Valentyn, zombiecch, Haily, _hicchan, Miyuki987. Grazie di cuore davvero!
E dopo questa lunghissima nota, vi lascio alla lettura, sperando che vi piaccia e di leggere presto i commenti di tutti voi! Tranquilli, che ci rivediamo presto con qualche nuovo lavoro! -magari LaviRuki... :le lanciano pomodori in faccia:- (si sbraccia a furia di salutare)





[crossover Bleach/D.Gray-man][LaviRuki][Het][Fluff][POV Lavi][Introspettivo]





Dieci volte tanto





To the end





« If you marry me, would you bury me?
Would you carry me to the end? »
( Se tu mi sposassi, mi seppelliresti?
Mi terresti accanto fino alla fine? )

[ To the end – My Chemical Romance ]





È raro che all'Ordine Oscuro ci siano giorni lieti. Ad essere sinceri, quando succede ci sentiamo addirittura stravolti, specie in un'occasione importante come questa: un finder dell'Ordine si sposa.

In realtà avrebbe voluto aspettare un po' ma, dato che le missioni stanno diventando sempre più pericolose anche per un finder, ha deciso di velocizzare i tempi e dare alla sua amata il proprio cognome, “non si sa mai”. È una coppia molto giovane, volenterosa, simpatica, sono contento per loro. E poi da noi eventi come questi capitano così raramente che equivale a una festa nazionale.

Anche Ruki sembra emozionata, più che altro è curiosa di vedere come si sposano gli esseri umani. Anche da loro il matrimonio è sacro ma, come volevasi dimostrare, abbiamo culture diverse e di conseguenza modi diversi di celebrarlo. Mi racconta che per esempio loro non sempre si scambiano le fedi, che spesso si scambiano una semplice promessa. È interessante però vedere come anche loro ci tengano, e poi Ruki sembra addirittura una bambina, in quel vestitino blu che ha deciso di indossare per questo matrimonio, tutta scalpitante che mi chiede come funziona.

« Prima di iniziare il prete dice sempre “se qualcuno si oppone a questo matrimonio parli ora o taccia per sempre”. »

« E chi si dovrebbe opporre? »

« Bè, può capitare. Poi si scambiano le fedi, le promesse... è tradizione che, dopo la celebrazione, si lanci il riso agli sposi per augurare loro ricchezza e felicità. »

« Lanciate il riso? Ma questo è uno spreco di cibo! »

« Non dipende da me, Ruki... oh, e poi c'è il lancio del bouquet. »

« Bu cosa? »

Sembra proprio una bambina, del mio mondo sa poco e niente ed è un sacco curiosa, contrasta molto con il viso serio e posato che ha. Ma dopotutto ha anche lei i suoi sogni, le sue passioni, i suoi dubbi. Sono contento, felicissimo che abbia deciso di condividerle con me. Non starò a dire quanti mesi, giorni, minuti o secondi esatti stiamo insieme, ma cominciano a diventare davvero tanti e il mio sentimento per lei non si affievolisce un solo istante, anzi. La amo sempre di più. La sposerei. Ah ah, ma che scemo. Non potrei mai.

« Il bouquet, il mazzo di fiori della sposa. Una volta uscita dalla chiesa, la sposa si volta e lancia indietro il mazzo. La ragazza che lo prenderà sarà destinata a sposarsi di lì a poco. »

« E funziona? »

« Ma dai, ti pare? È solo una storiella che è entrata a far parte della nostra cultura, poi è divertente. Vedessi quante ragazze si buttano su quei fiori, sembra un incontro improvvisato di lotta. »

È stata davvero una bella giornata, come non ne passavamo da molto tempo all'Ordine Oscuro. Eravamo tutti invitati, anche gli shinigami che hanno partecipato volentieri. Siamo sempre in guerra, ovvio che viviamo feste come queste con un... ottimismo rinnovato. Non conosco così bene questo finder che si sposa, se non di vista con qualche “ciao” di circostanza, ma sono davvero contento per lui. Per uno come me, che è sempre cresciuto nella guerra e ha visto molte famiglie distrutte, è bello vedere che c'è qualcuno che ancora ci crede.

Ho perso il conto di quante donne ho incontrato che sono rimaste sole a causa della guerra. Alcune non erano nemmeno sposate e dicevano “ne parlavamo, se solo l'avessimo fatto prima”, altre avevano appena dato alla luce dei bambini e si straziavano nel pensare che sarebbero cresciuti senza un padre. È come se attraverso quelle confidenze io viva le loro vite e di conseguenza soffra per la loro situazione. Perché io non ho affetti, non dovrei averne. Non ho più un padre, né una madre eppure, che strano, solo quando parlo con questa gente mi rendo conto di quel che mi manca. Forse anche i miei genitori avevano creduto così ciecamente nel matrimonio, anche mia madre avrà lanciato il bouquet tutta contenta. Chissà com'erano felici quando si sono scambiati le fedi, o quando sono nato io. Chissà quanto mi volevano bene.

Ma sono affetti a cui ho rinunciato presto e ho dovuto imparare a farmene una ragione. Sì, le persone che si vedevano la propria famiglia distrutta mi facevano una gran pena, ma non dovevano riguardarmi più di tanto. Credevo di essere sulla buona strada, dopotutto se non si prova niente si sta meglio, nessuno ti ferisce e nessuno può spezzare una cosa che non hai neanche provato a creare.

Poi nella mia vita è piombata Rukia.

Così diversa da me, eppure così necessaria. Mi abbandonerei a ricordi nostalgici di come l'ho conosciuta e di come me ne sono innamorato, ma annoierei e basta. Con Rukia ho imparato a tener conto di più del presente, il che è ironico visto che io, in quanto Bookman, dovrei tenere più conto del passato, della storia. Ma quest'ultima è fatta anche di presente, che dovrà essere ricordato, e io sono giunto ad un punto decisivo della mia vita, non solo quella di Bookman, ma di Lavi: continuare a stare con lei, qualunque cosa accada, amarla, onorarla, rispettarla nella buona e nella cattiva sorte, in ricchezza e in povertà, in salute e in malattia finché morte non ci separi. E bla bla bla, lo sposo può baciare la sposa, alleluia e figli maschi.

Sarebbe bello se fosse così semplice. Certo, la amo, la rispetto, la onoro in qualunque circostanza. Ma più di questo non posso offrirle. Sì, ho solo diciannove anni ma secondo la legge alla mia età lo potrei fare. Potrei... sposarla. Ma non posso.

Innanzitutto io non ho un nome. Non posso presentarmi all'altare con un nome falso, pertanto non posso farla diventare, che ne so, “signora”. Signora di cosa? Poi ho percorso un'intera esistenza senza coltivare amicizie, senza parenti, non avrei nessuno a cui chiedere di farmi da testimone -chissà se Allen lo farebbe. Per Yu nemmeno mi azzardo a chiederglielo- per non parlare del vecchio, mica posso presentarmi da lui e dire “oh, sai che ho deciso di sposare Rukia?”, quello non sa nemmeno che la amo, che provo sentimenti umani. Non sono sbagliati, ma fuorvianti per persone come noi. Sono un fastidio, ecco perché conduciamo un'esistenza solitaria.

Però Ruki, lei, senza nessun preavviso, è diventata parte di me. Io la amo e lei ricambia ed entrambi, stravolti da questi sentimenti così umani, ci sentiamo come persi. Non sapremmo affrontare la cosa se non fossimo uniti. Per questo ogni tanto, anche se ho solo diciannove anni, anche se sono Bookman, sono arrivato a dirmi “eppure mi piacerebbe vederla con l'abito bianco”. Ma non posso, perché a parte l'amore non posso offrirle altro. Oltretutto sono pure squattrinato e lei è una nobile, sai che bello farla scendere dalle stelle alle stalle.

Eppure l'idea non mi pare malvagia. Questo sentimento che nutro per lei cresce ogni giorno di più. Viviamo una vita fatta di battaglie, sangue, vittorie e sconfitte, appesi ad un filo con la morte alle spalle pronta a spingerci. So bene che non sarebbero discorsi da fare ma, se dovessi morire, vorrei lasciarla sapendola come... bè... mia moglie.

Mi sono immaginato, certe volte, vestito in maniera sorprendentemente elegante che tutto emozionato metto la fede al suo dito e lei, bellissima, tutta bianca, sorridente, che ricambia e mi promette di stare sempre con me, di amarmi, onorarmi e rispettarmi nella buona e nella cattiva sorte eccetera eccetera. Anche il solo immaginare un vestito da sposa per lei mi rende nervoso, mi fa arrossire, mi fa venire voglia di inginocchiarmi a lei e dirle “sposami!”. Ma non posso. Perché a parte l'amore che ironicamente è il requisito fondamentale per un matrimonio, non ho altro da offrirle. Ad essere sincero in teoria non potrei garantirle nemmeno di stare con lei “finché morte non ci separi”, data la mia posizione. Io non starò all'Ordine per sempre, e lei prima o poi tornerà alla Soul Society. Non sembra un gran problema, abbiamo raggiunto un compromesso su questo punto. Se lei dovesse tornare là, potrebbe sempre venire a trovarmi di tanto in tanto, potrebbe sempre vedermi e raggiungermi. Anche se non dovrebbe, ma per me sarebbe disposta a farlo. Pur di stare con me. Sapere che tiene a me così tanto mi fa sentire strano, eccitato, frenetico. Mi rende ancora più follemente innamorato.

Eppure io voglio stare sempre al suo fianco. Svegliarmi la mattina accanto a lei, abbracciarla mentre prepara la colazione, baciarla e dirle che è ancora più splendida del giorno precedente, riempirla di complimenti scontati, farle dei regali anche quando non è il suo compleanno o l'anniversario, prepararle il bagno quando è stanca. Sarebbe una vita così normale, lontana dalle guerre. Così perfetta.

Ma non posso. Perché io non ho un nome, una casa sicura, uno stile di vita sicuro, a parte l'amore non posso offrirle altro.

E allora, tanto vale viverla così, giorno per giorno. Non siamo sposati, ma chi se ne importa, no? Tanto posso baciarla comunque, siamo felici lo stesso insieme. Ci amiamo.

A volte me lo dice, quando facciamo l'amore. Dio, è bellissimo sentirselo dire quando la persona che ami è un tutt'uno con te. In quel momento non puoi assolutamente mentire, devi essere un mostro per riuscire a dire un “ti amo” falso con il fiatone, con quelle spinte che non ti danno tregua, con quelle mani che ti tirano dolcemente i capelli, con quegli occhi, Dio, quegli occhi che ti guardano, come fai a dire un “ti amo” falso in una situazione del genere? Forse una volta ci sarei riuscito. Forse. Ma Ruki conta troppo per me.

Fare l'amore con lei in qualche modo compensa quelle cose che non posso darle: il nome, il futuro sicuro, la casa solida. Non abbiamo mai parlato esplicitamente di questo, nemmeno durante il matrimonio di questo finder, oh, lo invidio da matti, a lui è bastato uno schiocco di dita per rendere la sua amata la propria moglie. Ma forse Ruki nemmeno ci pensa a sposarsi. O forse sì, chissà. Ho quasi paura a chiederglielo. Se mi dicesse di punto in bianco “ma che ti salta in mente?!”, sai che vergogna. Non è nemmeno il tipo da fare minacce come “se davvero mi ami allora mi sposi, se no ciao”, per carità, non lo farebbe mai. È già tanto se persone come noi sono arrivate ad accettare questi sentimenti così umani, non sbagliati ma fastidiosi. Dicono che fare l'amore prima del matrimonio sia peccato. Io e Rukia lo facciamo spesso, peccare in quel senso, intendo. Ma perché non abbiamo altra scelta. Non abbiamo il diritto di sposarci, non qui, e mi sa nemmeno alla Soul Society. Ma non possono arrivare a chiedermi di astenermi dal toccarla e amarla in ogni forma. Non ho un nome, ma ho dei sentimenti, e li riservo a lei. Non è sufficiente?

Tant'è. Ce la viviamo così, ce ne facciamo una ragione. Siamo felici comunque, ci amiamo e sì, pecchiamo quando ci va, anche oggi, Dio, è bellissimo, Ruki, muoviti così, non trattenerti, non facciamo niente di male. Certo, è un po' diverso dal solito. Ci tocchiamo continuamente le mani, ce le baciamo a vicenda, ce le guardiamo, ce le stringiamo. Di solito non ci perdiamo così tanto tempo, di solito le mie mani vanno dappertutto senza meta, visto che Ruki è tutta da toccare, dalla testa ai piedi, anche se è minuta, piccolina, ma è così morbida, come faccio a soffermarmi su un solo particolare? Eppure adesso le nostre mani sono strette a vicenda, sono salde, calde, forti, potrebbe essere una cosa molto eccitante perché ti dà un senso di possessione incredibile ma no, per noi è diverso, lo percepiamo. Forse siamo solo più innamorati.

E in effetti ho notato che le nostre mani si incrociano spesso anche in missione, nei momenti più impensabili, quando un pericolo incombe e allora ci diamo forza così, “ti proteggo io”. Non siamo sposati, non ne abbiamo il diritto, ma è un po' come se lo fossimo. Siamo felici insieme, ci amiamo, ci onoriamo e ci rispettiamo, anche senza fede al dito. Nella buona e nella cattiva sorte, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, finché morte non ci separi. Fino alla fine.

Io non la lascio, non potrei mai. Specie in missione, specie quando si ferisce. Ha perso conoscenza durante lo scontro, non è grave ma devo farla riposare da qualche parte. Mi guardo attorno cercando qualcuno, ma forse la gente ha paura che facendo entrare un esorcista in casa si veda invadere dagli akuma, per cui non gira molta gente. Poi vedo la chiesa ed è una manna dal cielo, almeno lì mi aiuteranno. Dopotutto chiedo solo un letto su cui far stendere e riposare la mia non proprio moglie ma una specie. Cioè. Lo vorrei, non mi dispiacerebbe. Ma non posso.

« C'è qualcuno? » bussò con fare insistente. Sta anche cominciando a piovere. Meraviglioso. « Per favore, aprite! Sono un esorcista, ho bisogno d'aiuto, per favore! »

Chi mi apre è un prete dall'aria molto giovane, con dei lunghi capelli biondi e una pettinatura addirittura particolare per uno nella sua posizione. Stringe tra le mani un rosario, la presa aumenta quando mi vede, mi sa che tra pioggia e Ruki sulle spalle gli ho messo addosso molta paura.

« Santo cielo... entrate, entrate! »

Entro di corsa, scuoto la testa per levarmi di dosso alcune gocce di pioggia, mi guardo attorno e paradossalmente mi sento al sicuro. La chiesa è vuota, ma dato che è notte fonda non mi sorprende. Meno male che c'era ancora qualche anima pia che ti aiuta. Oh, ave, statua di Maria. Meno male che tu stai sempre qua al riparo, non hai idea del temporale che sta scoppiando fuori.

« Grazie infinite, padre. » meglio parlare a lui che ad una statua. « Mi scusi ancora per il disturbo, ma posso chiederle ospitalità finché non smette di piovere? O finché la mia compagna non si risveglia? »

« Ma certo! Casa mia fa parte di questa chiesa, basta attraversare questo corridoio. Falla stendere e riposati anche tu, hai un'aria così affaticata, figliolo. »

È molto gentile e premuroso anche. Offre acqua, pane e frutta, fa stendere Ruki sul suo letto e accende il fuoco. Finalmente possiamo riposarci, Ruki non ha ferite gravi, ma per colpa di una mia distrazione ha preso una bella botta in testa e ha perso i sensi durante lo scontro. Non è grave, mi dico, ma non riesco a non essere preoccupato. La guardo, spero che si risvegli presto. Sembra che stia facendo un lungo sogno, sembra tranquilla. Com'è bella, anche in un momento simile.

« Non mangi altro? » mi chiede il prete, appena rientrato con un altro cestino di frutta.

« La ringrazio, ma sono a posto. Il restò lo mangerà lei, quando si riprenderà. A proposito, lei è...? »

« Sono padre Federico. » mi fa un sorriso e io ricambio.

« Non so ancora come ringraziarla, se non ci fosse stato lei chissà come starei messo. A dire il vero, non speravo nemmeno di trovare qualcuno in chiesa, a quest'ora. »

« Io vivo qui, proprio accanto alla chiesa. E poi ho già aiutato l'Ordine Oscuro in passato, sarete sempre i benvenuti qui. »

Si siede accanto a me ed entrambi vegliamo su Rukia. A differenza di molti altri “colleghi”, padre Federico vive in una casetta semplice, di poche stanze, senza sfarzo. C'è solo un crocifisso appeso al muro, e una cassetta sul camino su cui c'è scritto “offerte”, ma si vede che non la usa per se stesso. Anche se gli anelli che indossa potrebbero far pensare il contrario, ma ad un'occhiata attenta forse scoprirei che non sono preziosi. È giovane, forse sulla trentina. Non smette per un solo attimo di stringere il rosario tra le mani, dev'essere molto devoto. Una bravissima persona, insomma.

« Se vuoi fare una telefonata... » esordisce dopo alcuni attimi.

« Oh, non si disturbi. Avvertirò dopo con il mio golem. Ora vorrei... aspettare che si riprenda. »

« Certo, come desideri. Dopotutto, immagino che la prima cosa che vorrà vedere questa ragazza al risveglio sia tu. »

« Bè, di certo si spaventerebbe, se si ritrovasse da sola in un posto che non conosce. » le accarezzo i capelli, nel frattempo. Per fortuna non ha perso calore e il respiro è regolare. Si sta, come dire, concedendo del meritato riposo. Sta bene, per fortuna.

« E gli altri nobili esorcisti stanno tutti bene? »

« Mh? Oh, sì. Ce la caviamo. Sa, pochi giorni fa uno di noi si è sposato. »

« Davvero? Felicitazioni, allora. »

« Adesso sono in luna di miele. Anche se siamo un po' a corto di personale, però il matrimonio è importante, no? Due persone che si amano hanno il diritto di vivere la loro vita senza preoccupazioni, immagino. »

« Di certo Dio veglierà su di loro. »

Annuisco, senza dir niente. Devo ammettere che quando dicono cose così non so mai che rispondere. Dio... ma esisterà davvero? Certo, è assurdo che io pensi questo visto che lavoro come esorcista. Ma se Dio esistesse davvero, perché permette all'uomo di far scoppiare tutte queste guerre? Libero arbitrio, certo. Eppure, quando l'uomo tentò di mangiare il frutto della conoscenza lo cacciò via senza pensarci due volte. Quando Lucifero tentò di spodestarlo lo scaraventò negli Inferi. Non capisco, ci sono un sacco di contraddizioni. Lascia che gli uomini si facciano la guerra ma, quando cercano di essere come lui, magari giusti, in grado di distinguere il bene dal male e smettere di combattere così, li punisce, perché? Permette che una cosa così orribile distrugga intere famiglie. Ma davvero veglierà su quella coppia appena sposata? Davvero ci osserva, davvero protegge sia me che Ruki? E perché se è tanto buono e misericordioso non permette che la sposi? È vero, sono giovane, ho solo diciannove anni, sono Bookman, ma amo così tanto Rukia, stiamo insieme da così tanto, che sono arrivato a pensare che non mi dispiacerebbe vederla in abito bianco e amarla e onorarla fino alla fine. Lo so che non è così necessario per noi, ma non mi dispiacerebbe considerarla mia moglie. E io suo marito. Ah, ma questo poi farebbe di me il cognato di Byakkun? Ah ah, che ridere.

Io... penso che non sarebbe male formare una famiglia. Una cosa normalissima, fare una vita quasi banale. Sembra un copione. Io mi inginocchio, le offro un anello comprato con sudatissimi risparmi, le chiedo “Rukia Kuchiki, vuoi sposarmi?”, lei commossa mi dice di sì, organizziamo tutto, compriamo i vestiti, per la luna di miele facciamo il giro del mondo, poi andiamo a casa, nella nostra casa, che è tappezzata di nostre fotografie, di nostri ricordi, e dormiamo nello stesso letto, facciamo l'amore lì, dove ci capita, mi sveglio accanto a lei sorridendo, aspetto con ansia quel profumino delizioso della colazione semplice, l'abbraccio, la riempio di complimenti scontati, le faccio regali anche se non è il suo compleanno o il nostro anniversario, così, perché mi va, la porto a cena fuori, a ballare, oppure cucino io per lei quando è troppo stanca, o le preparo un bagno caldo e le lavo la schiena, e poi magari la guardo negli occhi e le dico “sai, potremmo avere degli splendidi bambini” e allora proviamo ad averli, ogni giorno, senza stancarci perché ci proviamo con amore. Una vita banale, senza guerre, così perfetta. Ma non posso.

« Padre... secondo lei perché Dio permette così tante cose brutte nel nostro mondo? »

« Mh? »

« Ho visto tante donne rimaste sole a causa della guerra. Donne che magari si erano sposate da poco o avevano appena avuto dei bambini. Io penso che non dovrebbero esistere cose simili al mondo. Una famiglia sembra la cosa più naturale del mondo, la più insulsa, eppure è importante. Allora perché Dio permette che venga distrutta? »

Padre Federico mi guarda per qualche istante, per un po' si rabbuia, ha capito come mi sento. Un po' disgustato dalla natura umana. Che sciocchi, gli esseri umani. Non fanno altro che guerre e distruggono delle cose tanto semplici quanto splendide come le famiglie. Due persone che si amano e si giurano amore eterno sull'altare.

Poi mi sorride, rivolgendo per un attimo lo sguardo a Rukia. « È nei momenti peggiori che le persone nobili d'animo si fanno avanti. Dio osserva sempre il nostro operato e valuta da sé le persone che, per i propri cari, riescono a sacrificarsi e donare tutto l'amore di cui dispongono. La casa del Signore è fondata sul rispetto e sulla bontà d'animo, proprio quello che tu hai dimostrato salvando questa ragazza. Dio non abbandona persone così ammirevoli. »

Sorrido, un po' imbarazzato. Ammirevole? Io? Non mi sembra di fare niente di speciale. Anche Ruki lo fa, per me. Dopotutto ci amiamo.

« Posso intuire che questa ragazza sia per te qualcosa di più di una semplice compagna, dico bene? »

Oh, cavolo. Forse mi sono sbilanciato troppo. Non mi sembra il tipo che lo racconta in giro, ma ha un che di imbarazzante comunque per me che sono Bookman.

« Ehm, io... come dire... »

« Siete innamorati? »

La disinvoltura con cui me lo chiede mi spiazza completamente. Non mi sono mai sentito così in imbarazzo in vita mia, ma di fronte alla realtà dei fatti, non mi resta che rispondere sinceramente, per quanto questo vada contro i miei principi. « Sì. »

« Allora forse un giorno vi sposerete anche voi. »

« Oh, questo è impossibile. »

« Come mai? »

« Tanto per cominciare lei è un'aristocratica, io al confronto sono uno squattrinato. Ci sono alcune persone che si opporrebbero al nostro rapporto. E poi io non posso offrirle niente. Non ho una casa sicura, non posso garantirle nessuna sicurezza, non potrebbe prendere il mio cognome, perché non ce l'ho. Posso darle solo l'amore che provo per lei, ma questo per la legge non è sufficiente. »

Padre Federico continua a sorridermi. « Ma per Dio sì. »

Già, a lui basta poco. Magari fosse così facile.

Ruki riacquista conoscenza dopo circa un'ora da che siamo arrivati in chiesa. Com'era prevedibile, si sente disorientata, non riconosce il posto, si mette sulla difensiva ma poi mi vede, tira un sospiro di sollievo nel vedermi vivo e si scusa per essere “crollata come una pera cotta”. Ma non importa, sta bene, è questo ciò che conta. Ora non ci resta che avvertire l'Ordine, fare rapporto e poi tornare, anche col temporale.

Ruki ringrazia di cuore padre Federico per essersi preso cura di noi, mangia ciò che le è stato offerto, sta bene e io mi sento davvero, finalmente tranquillo. Non era niente di grave, ma ecco, non posso fare a meno di preoccuparmi per lei, ormai. Perché siamo tipo un tutt'uno e quindi percepiamo quasi le stesse cose.

Padre Federico però, che è giovane e in vena di chiacchierare anche a notte fonda, insiste perché restiamo, almeno finché non smette di piovere. È una bravissima persona. Solo un po' chiacchierona. Forse lo fa apposta.

« Il suo compagno mi stava giusto dicendo che siete innamorati. »

Lei si volta subito verso di me con uno sguardo fulminante. Oh, glielo leggo chiaramente negli occhi. “Perché glielo hai detto?”. Eh, Ruki, sai com'è, una chiacchiera tira l'altra e... e vabbè, scusa, non pensavo di far niente di male.

« Oh, non imbarazzatevi così, non c'è niente di male. Vi auguro ogni felicità. »

« Grazie... » è imbarazzata e si vede, ma per fortuna padre Federico è una brava persona e grazie a questo riesce a stare tranquilla. Dopotutto l'ha ospitata, mi ha aiutato a prendermi cura di lei.

« Oh, ma certo. Devo pur ringraziarvi in qualche modo. » detto questo si allontana da noi e va dietro la scrivania, a trafficare nei cassetti.

« Ma che dice, padre? È stato lei ad aiutarci. »

« Però voi eravate giunti qui per allontanare gli akuma, non è così? Avete dunque salvato questa città e la mia chiesa, e le vite di moltissime persone. Non posso non esservene grati. Perciò... ecco. »

Ci porge un foglio che odora ancora di carta appena stampata, ben curato. Lo prendo tra le mani, Ruki si avvicina a me per leggere ed entrambi rimaniamo a bocca aperta.

« Un certificato di matrimonio?! »

« Ma padre, le ho detto che io non... »

La faccia di Ruki è paonazza, mi guarda ed esige spiegazioni. Cioè, non ha tutti i torti, ma che ne potevo sapere io che avrebbe fatto una proposta simile? Ti giuro che non ho detto niente di compromettente, davvero! Ho solo esternato ciò che provo per te, non è sbagliato, no...?

« Come ho già detto prima che la ragazza si svegliasse, è giusto che delle persone pure come voi siano felici. E Dio accoglie chiunque nella sua chiesa, non importa da dove venga. Sarà ben felice di unire due persone che si aiutano e si amano in questo modo come voi. »

Davvero era così facile? Bastava presentarsi da un prete qualunque e dire che amo Ruki? Ah, forse sto sognando. E poi non abbiamo i vestiti, nessun invitato, non abbiamo organizzato niente e non abbiamo nemmeno le fedi. Cioè, no, non si può, semplicemente. Anche se non mi dispiacerebbe più di tanto. Poterla sposare. Magari.

« Padre, apprezzo quello che vuole fare, ma... capisce anche lei che per noi non è possibile. La situazione di Rukia è... particolare ed io... non ho un nome, non ho una famiglia. Non ho nessuna garanzia. »

« Ma vi amate. Non è una garanzia sufficiente? »

Guardo lei, Ruki, che è rimasta in silenzio ed è giusto sapere cosa ne pensa lei. Forse ho sbagliato tutto, lei in realtà al matrimonio non ci pensa nemmeno, non ne vuole sapere di abiti bianchi e scambi di fedi, anche se sembrava così elettrizzata di fronte ad un matrimonio stile “mondo terreno”. Quando quella coppia si è sposata, al lancio del bouquet, ora che ci penso è stata lei a prenderlo al volo. E dire che non ci avevo dato peso.

Però l'ho praticamente messa di fronte al fatto compiuto, tutto perché ho parlato troppo, tutto perché volevo la certezza che Dio, qualcuno, in qualche modo vegliasse sulla nostra felicità, fino alla fine.

Coprirmi con il foglio non servirà ad evitare l'imbarazzo. Bè, sono un uomo. Devo prendermi le mie responsabilità. Una volta sarei scappato a gambe levate. Forse. Ma Ruki, lei mi ha, come dire... stravolto. Migliorato? Perché no?

« Ti... ti piacerebbe, Ruki? » le chiedo, cercando di farmi forza. È rossa anche lei, siamo tutti e due così imbarazzati, lei addirittura non riesce a dire niente, confusa, disorientata. Mi schiarisco la voce e parlo chiaro.

« Mi vuoi sposare? »

Una cosa simile l'avevo solo immaginata, pure in maniera diversa, un po' più romantica. Pensavo che, se glielo avessi chiesto, sarebbe stato in ginocchio con un bell'anello e magari un mazzo di fiori, mica con un certificato di matrimonio stretto tra le mie mani tremolanti, con l'uniforme da esorcista, appena terminata una missione. Sono un inguaribile romantico che fa disastri, vero?

Vedo Ruki che si porta una mano al cuore. No, non svenire di nuovo! Guarda che non c'è fretta, a me va bene anche aspettare vent'anni, non è un problema! In effetti io sono ancora giovane e poi ci sono un sacco di problemi, va bene anche così, tanto ci amiamo comunque, ci proteggiamo a vicenda, cresciamo insieme, siamo felici, ecco, non importa, cioè, sarebbe bello ma... ma dì qualcosa, Ruki. Ti prego.

« Ma tu... non potresti, no? »

« Io... bè, in effetti non potrei. Più che altro, se ti sposassi, non varrebbe da nessuna parte. Di tanto in tanto pensavo che... mi sarebbe piaciuto vederti con un bel vestito da sposa e presentarti a tutti come mia moglie e cercare di offrirti quella vita piena di sicurezze che meriterebbe qualunque moglie. Ma se a te la cosa non interessa, dillo pure, senza complimenti. Mi rendo conto che non sia una cosa leggera. »

« Allora tu vorresti sposarmi? Mi sposeresti qui, adesso? »

Mi faccio forza. Posso farlo, per lei sì. Dopotutto, l'ho pensato davvero e ho deciso di non vergognarmi più di fronte a lei. « Sì. Ti sposerei subito. »

Di colpo il suo viso viene solcato dalle lacrime. Si trattiene, le asciuga subito, si copre il volto. È imbarazzata e si vede ma non capisco se sia felice o no. Oddio, che ho combinato? Cavolo, perché per gli altri sposarsi è così facile?

« Non importa se non vale... » comincia a dirmi. Mi stringe la mano, quella mano che ha stretto anche durante la missione, mentre facevamo l'amore, oh, me lo ricordo bene, in quell'istante me la stringeva tanto da farmi male, la baciava, l'ammirava e io ricambiavo, il perché forse lo stiamo capendo ora. Forse entrambi immaginavamo delle fedi intorno a quelle dita. Oh, ma forse solo io lo sto pensando.

« Non importa se agli occhi degli altri non cambierà niente. Nessuno... nessuno è mai arrivato a tanto per me. Spesso io mi sono sentita così in colpa per te, Lavi, che ho stravolto tutta la tua vita. Se non ci fossi stata io, tu adesso saresti il Bookman perfetto, non correresti pericoli inutili per proteggere me. Per colpa mia provi sentimenti che non dovresti avere e questo mi faceva sentire un po' in colpa. A volte ci pensavo, sai? Al matrimonio, intendo. Quando ho visto quella coppia sposarsi, era così felice, e lei così bella. In quel momento pensai che sarebbe stato bello se anche noi avessimo potuto farlo, ma sapevo che questo ti avrebbe causato guai, perciò... ah, scusa. Sto dicendo un mucchio di sciocchezze. »

« No, non sono sciocchezze. Mi rendi felice, invece! Insomma, stavamo pensando alla stessa cosa e non lo sapevamo, cos'è, siamo diventati telepatici? »

« Dai, smettila di scherzare... » accenna un sorriso. Dio, è incantevole.

« Allora, Rukia Kuchiki? Mi vuoi sposare? »

Sorride ancora. Non piange. È felice e basta. « Sì. »

Padre Federico sorride a sua volta, riprende il certificato e lo appoggia sul tavolo, mentre a me dà una penna e indica un punto bianco del foglio. Gli ho dato un'occhiata veloce ma grazie alla mia memoria ricordo con precisione ogni cosa scritta lì sopra. In pratica, i coniugi si impegnano a mantenere la promessa di amarsi fino alla fine, e io posso farlo. Questo requisito fondamentale ce l'ho, e anche Ruki, per fortuna.

« Non resta che mettere una firma qui. » ci dice padre Federico.

« Ma io... le ho già detto che io non ho un cognome. »

« Lo so, ma non ti preoccupare, solo il nome sarà sufficiente. Probabilmente in altri posti non avrà alcuna validità come dite voi, ma in questa città, nella mia chiesa, sarete marito e moglie a tutti gli effetti. »

Però io il mio cognome vorrei darglielo. Se solo ne avessi uno. Pensare a lei come alla signora... signora... uhm. Signora? Cavolo. Non posso nemmeno inventarmelo così di sana pianta. Bè, pazienza. Invece della “signorina”, sarà la “signora” Kuchiki. E io il signor Lavi qualcosa.

Allora scrivo. Lavi. Semplicemente, l'uomo che ama Rukia Kuchiki e che se la sposa.

Le passo la penna, ci guardiamo, lei mi sorride. Non tentenna come me, sa bene cosa scrivere e la sua mano è veloce, decisa. Rukia Kuchiki.

Alla fine l'ho fatto davvero. L'ho “sposata”, anche se in una maniera non proprio romantica, anche se ho solo diciannove anni e sono Bookman. Pensavo che sarebbe stato impossibile, che lei non avrebbe voluto, non così, almeno. Forse un giorno lo faremo in grande stile, magari lo chiederemo di nuovo a padre Federico, chissà. Comunque, l'ho sposata o quasi, alla fine. E ne sono felice, in questo momento delle eventuali complicazioni non mi frega niente.

« Allora, come si dice in questi casi... io vi dichiaro marito e moglie. »

Davvero? Siamo sposati veramente? Rukia è mia...?

Ci guardiamo, ancora una volta, e capiamo. Sì, è mia moglie. La cosa strana è che firmare quel foglio ha fatto sì che me ne rendessi conto, come se mi avesse fatto svegliare. Perché in fondo la nostra era già una vita tipo matrimoniale, anche senza fedi, senza bei vestiti e senza testimoni. Ci amiamo, ci onoriamo, ci rispettiamo, e così sarà nella buona e nella cattiva sorte, in ricchezza e in povertà, in salute e in malattia, finché morte non ci separi. Di questo ne eravamo consapevoli sin da prima. Non avevamo così bisogno di farlo, ma l'abbiamo fatto. Forse per esserne consapevoli e avere la prova, un qualche segno del nostro passaggio. Dio, guardaci, siamo due ragazzi che si amano, ci hai notati? Quindi vedi di augurarci ogni felicità, fino alla fine.

La stretta alla mano si fa più forte, lì dove dovrebbe esserci una fede. Ma non importa, è già tanto anche così. È comunque mia... mia moglie. E io suo marito. E cognato di Byakkun, ma lui non lo saprà mai -forse-, ah ah. Mi sa che gli verrebbe un colpo, poverino.

Non varrà da nessuna parte, ma non importa. Per noi conta tantissimo. Padre Federico sarà l'unico a custodire la prova che Bookman si è innamorato e si è pure sposato con una shinigami. È stato il matrimonio più semplice, breve e assurdo della storia, roba da registrare. E invece no. Sarà solo per me e per Ruki. Perché questa è la mia storia, non quella del mondo, che d'ora in poi percorrerò con mia moglie -più o meno- e anche se non avremo una casa modesta, anche se non potrò portarla a cena fuori o a ballare non importa, la proteggerò comunque, combatterò assieme a lei, le starò accanto finché non avrà esalato l'ultimo respiro e la seppellirò, in un posto che andrò a trovare tutti i giorni e quando morirò anch'io mi farò seppellire accanto a lei, uniti anche dopo la morte -oh, già, per gli shinigami la morte è un discorso un po' diverso, comunque si è capito che intendo, no?-

Ho sposato Rukia -più o meno- per cui mi impegnerò a fondo ad onorarla. La terrò accanto a me.

Fino alla fine.




P.s.: mia moglie non ha comunque digerito il fatto che abbia spiattellato i fatti nostri a sconosciuti mentre era addormentata. Le ho detto mille volte che padre Federico l'ha capito da solo e ha colto alla sprovvista anche me. Ha detto che per punizione forse mi lascia in bianco alla prima notte di nozze, ahia.


P.p.s: fortuna che era un “forse”!


E per ultimo, ma non meno importante: amo follemente mia moglie.

   
 
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