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Autore: Francy_92    23/05/2012    3 recensioni
[Dal capitolo 11]
«Sei una pessima attrice, lo sai?» disse Nicholas ridendo. Era comunque una risata stanca.
«Perché?»
«“Stamattina mi sono svegliata con una brutta tosse”? Non avevi una scusa migliore?»
«Ehi, non prendermi in giro. È la prima cosa che mi è venuta in mente»
«E il colpo di tosse poi. Sei proprio pessima come attrice, lasciatelo dire»
«Grazie mille. Quasi quasi telefono di nuovo e dico che sto meglio»
«No, scherzavo» disse Nicholas uscendo la testa da sotto il cuscino e prendendo Brianna per i fianchi.
«Grazie per aver mentito»
«Figurati. Tutto per te!»
«Ti amo» le disse Nicholas.
Spero che vi abbia incuriosito almeno un pò... Per scoprire il resto... prego... entrate xD
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve gente! Ecco il primo capitolo di "Love and pain". Chissà se pomeriggio non mi ritrovo con voi che mi tirate pomodori alle finestre! Oddio! Non ci voglio pensare, quindi se il capitolo fa schifo o vi sembra banale, ditelo soltanto... Vorrei evitare di pulire i vetri xD Comunque, a parte gli scherzi, spero che comincerete ad apprezzare questa storia!
Un bacio e buona lettura.
Francy

 

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CAPITOLO 1

 
Milano: capitale dell’alta moda italiana. Non vedeva  l’ora di iniziare a imparare tutto quello che potevano avere gli altri da insegnarle; era un sogno che diventava realtà, e lo sarebbe stato di più quando sarebbe andata a New York.
Sapeva che sarebbe stato difficile lavorare e vivere a Milano. Però doveva riuscirci! In un primo momento aveva deciso di fare piccoli lavori modesti, che le permettessero di pagare l’affitto e di trovare una casa di moda dove poter imparare e lavorare in un secondo momento, se glielo avessero permesso. Con se aveva i disegni che aveva fatto nel corso degli anni: alcuni erano davvero belli, altri erano solo dei disegni e non facevano molta figura; Brianna sperava che qualcuno li accettasse per farsi strada attraverso i suoi vestiti.
Le brillavano gli occhi al solo pensiero che passato un anno, si sarebbe dovuta trasferire a Parigi; anche lì avrebbe fatto la stessa cosa che aveva fatto a Milano, solo che sarebbe stato più difficile, soprattutto con la lingua, nonostante avesse studiato lingue al liceo. Avrebbe imparato, oltre a saper fare i vestiti, anche la lingua. Cominciava a gustare appieno quello che le stava succedendo, anche se era ancora molto incredula per tutto ciò. 
Le prime settimane, e lei lo sapeva bene, sarebbero state difficili, sia a Milano che nelle altre due città, ma ce l’avrebbe messa tutta!
Per prima cosa bisognava trovare un lavoro. Cercando in giro aveva trovato lavoro in una libreria. La ragazza che doveva sostituire era in luna di miele e non sarebbe tornata prima di qualche mese, il tempo necessario che serviva a Brianna per organizzarsi.
«Allora» disse la commessa, «Inizi lunedì. Alle 8. PUNTUALE» Sul viso di Brianna apparve un sorriso. Non era necessario che le dicessero di essere puntuale; lei lo era sempre. 
«Certo. Lunedì. Alle 8. Puntuale. Grazie per il lavoro. Arrivederci» Brianna era elettrizzata di iniziare a lavorare per potersi permettere di affittare una casa, anche perché il bred&breakfast in cui alloggiava, cominciava a starle un po’ stretto. Uscita dalla libreria, si diresse all’agenzia immobiliare, ma in pochi minuti di confusione, fece l’incontro che mai si sarebbe aspettata di fare.
«Sam…» sussurrò lei.
«Ehm, scusa, ci conosciamo?» Cavolo!! Non l’aveva nemmeno riconosciuta. Allora tutti i suoi presentimenti sul suo disinteressamento era del tutto fondati. Fitta allo stomaco.
«Si, direi di si. Ci siamo tenuti in contatto per quasi cinque anni»
«Ah» Forse non se l’aspettava.
«Già… Beh mi dispiace per la tua bicicletta, prometto di ripagartela»
Sam volse uno sguardo al suo mezzo e alzò le spalle «No, non preoccuparti. Era vecchia andava buttata comunque»
«Capisco. Posso almeno offrirti il pranzo?» Brianna non voleva andare a pranzo con lui, non credeva fosse giusto, ma doveva sdebitarsi in qualche modo.
«O-ok, certo»
Entrambi pranzarono in un ristorante lì vicino. Era la prima volta che si vedevano dopo tanto tempo e gli argomenti, anche se con un po’ di imbarazzo, arrivavano da soli.
Brianna non era particolarmente entusiasta di trascorrere il suo tempo con lui, ma adesso cominciava a stare un po’ meglio, almeno fino a quando Sam non se ne uscì con «…io e la mia ragazza stiamo cercando una sistemazione, prima di iniziare di nuovo l’università»
Brianna sgranò gli occhi, ma si costrinse ad assumere un’espressione normale «Stai bene?» le chiese Sam.
«Si, certo. Beh, Sam, io adesso devo proprio andare. Ho delle cose da fare e non posso trattenermi oltre. Grazie per la compagnia e buona fortuna per l’università»
Sam non capiva. Lei era stata sulla difensiva per tutto il tempo, ma adesso? Che le prendeva?! «No, aspetta… devi proprio andare?»
«Si, mi dispiace. Ciao Sam»
«Aspetta, lascia che ti dia il mio numero»
«Ce l’ho già»
«No, quello non è più… attivo»
Seconda fitta allo stomaco. L’aveva presa in giro per tutto quel tempo e adesso se ne usciva con “Ti lascio il mio numero perché quello che avevo prima non è più attivo”.
Puoi anche tenertelo il tuo nuovo numero!!” pensò Brianna.
«Grazie» disse invece, ma quando uscì dal ristorante, dopo aver pagato, gettò il tovagliolino con il suo numero.
Quell’incontro le aveva rovinato la giornata, perché si sentiva presa in giro per tutti quegli anni e per di più umiliata perché non aveva neanche smesso di pensare a lui, quando proprio lui si era già trovato la compagnia.
Bene, non l’avrebbe vista mai più.
Sperò solo che i suoi impegni a Milano, la tenessero il più occupata possibile.
Sam aveva visto un cambiamento nello sguardo di Brianna, ma non ne era sicuro. Ne ebbe la conferma quando vide che la ragazza buttò nel cestino il suo numero di telefono.
Sam aveva capito di averla ferita. Le aveva detto che stava con un’altra ragazza e per di più che aveva cambiato numero senza farglielo sapere. Aveva un po’ esagerato, ma pensava che lei lo avesse dimenticato, che fosse andata oltre, ma a quanto pareva non era proprio così. Stava male per lei, ma proprio lei lo aveva rifiutato un milione di volte, lo aveva respinto e illuso, cosa che, almeno su quest’ultimo punto, Brianna aveva sempre negato. Ma Sam non poteva farci nulla, l’unica cosa che poteva fare era sperare che lei lo chiamasse, ma ricordandosi di quanto fosse orgogliosa Brianna, capì subito che non lo avrebbe fatto. Doveva chiamarla lui, ma che poteva dirle?! “Mi dispiace?!”, “Ho visto che qualcosa oggi ti ha turbata?!” No no, dovevano incontrarsi di nuovo e parlare. L’unico modo per farlo era andare all’appuntamento che Brianna aveva con l’agente immobiliare, doveva solo ricordare l’ora!
Erano ancora le due e mezzo del pomeriggio e Brianna stava vagando per il centro di Milano, notando che il tempo sembrava non passare mai!! Era arrabbiata con Sam si, ma lo era ancora di più con se stessa, per aver creduto che quel ragazzo potesse ancora aspettarla. Aveva tirato la corda troppo a lungo, e prima o poi questa doveva spezzarsi. Si sentiva così strana. Innamorata e allo stesso tempo umiliata. Forse stava esagerando, però era in quel modo che si sentiva. Non vedeva l’ora di concludere quell’affare e rintanarsi a casa sua.
Quando andò all’appuntamento con l’agente immobiliare riuscì a risollevare un po’ il suo morale. La casa che aveva affittato era deliziosa e cercò di fissarla il più a lungo possibile per cercare qualcosa di positivo in quelle quattro mura che le dessero la forza di non deprimersi per un semplice ragazzo.
Stava prendendo le valigie dal taxi, quando si trovò davanti Sam con uno dei suoi bagagli. Le parole le uscirono con un tocco di acidità «Che ci fa qui?!»
«Ti aiuto!»
«Grazie, ma non ne ho bisogno!» Ok, era un po’ scortese, se n’erano accorti entrambi.
«Ok… Scusa» Sam cominciava a sentirsi di troppo, ma volle continuare la sua “missione”.
«Figurati»
«In realtà, Brianna, ero venuto per parlarti» disse mettendosi tra la ragazza e la porta.
«Io non credo proprio, quindi se vuoi scusarmi, avrei un po’ da fare. Ciao» Ma Sam le bloccò la porta ed entrò e fu in quel momento che si trovarono a 5 centimetri di distanza. Gli occhi di lei sul mento di lui. Sam non riuscì a trattenersi e inalò il dolce profumo che emanavano i capelli di lei. Brianna se ne accorse e si allontanò velocemente, prendendo i bagagli e andando verso la camera da letto. Sam la seguì e aprendo le valigie iniziò a parlare «Senti Brianna, c’è qualcosa che ti ha turbata oggi a pranzo?»
«No per niente, tutto bene!» Cominciava ad essere nervosa. Non sapeva nemmeno dove posava i suoi vestiti.
«Dimmi la verità» disse lui e in quel momento i loro occhi si incrociarono. Sam scoprì che gli occhi di lei erano più verdi di quello che appariva di solito. Lei le era sempre piaciuta.
«Perché non me la dici tu, così fai risparmiare tempo ad entrambi?!» Brianna sentiva le lacrime, di rabbia certo, ma non poteva negare che quelle che stavano per sgorgare dai suoi occhi erano anche lacrime di dolore. Stranamente Sam non se ne accorse. Quasi ringraziò il cielo che lui stesse sistemando una camicia in uno dei cassetti aperti, per questo non se n’era accorto.
«Ok, parlerò io»  Sam cominciava a toccarsi le mani, segno evidente di quanto fosse nervoso e in imbarazzo. Forse stava pensando alla sua ragazza. Brianna si rifiutò di immaginarseli mano nella mano a scambiarsi teneri baci. Quasi le venne la nausea.
«Oggi ho visto la tua espressione cambiare radicalmente, quando ti ho detto di me e della mia ragazza…» Cavolo!! Davvero Brianna era così facile da interpretare?! Si maledì. «Mi dispiace che tu l’abbia saputo in questo modo…» Sam stava ancora parlando quando Brianna cominciò quasi a gridare.
«Si ti dispiace, ok, ma non è che tu abbia voluto mai farmelo sapere, visto che hai cambiato numero»
«Questa era l’altra cosa di cui volevo parlarti»
«No, basta! Non voglio sapere più nulla. È la tua vita e puoi farci quello che vuoi. A me non interessa» Ecco quella maledetta lacrima. Questa volta Sam se ne accorse e si avvicinò subito da lei. «No no…» Sam era evidentemente molto dispiaciuto. «L’ultima cosa che voglio è farti piangere, ti prego» disse e si sedettero sul letto. La situazione stava degenerando. Maledetta crisi di pianto. «Mi dispiace, posso dirti solo questo, perché non so il motivo per cui non ti abbia chiamata. Mi dispiace così tanto. Che posso fare per migliorare la situazione?!»
In quel momento Brianna era davvero molto arrabbiata, prima di tutto con se stessa, perché si stava rendendo davvero ridicola davanti all’uomo che aveva sempre amato, ma, singhiozzando, non poté far a meno di dire «Và via!» Sam le accarezzò i capelli, ma lei lo spinse via con le mani «La tua ragazza non sarebbe per niente contenta di quello che stai facendo, quindi per favore VA VIA!!» Sam, non potendo fare nulla, prese un foglio che aveva trovato nei paraggi e la penna dal taschino interno della giacca e scrisse, di nuovo, il suo numero di telefono.
«So quello che stai facendo e posso dirti che è del tutto inutile. Smettila e vattene via, per favore!»
Sam finì di scrivere, le mise il foglio sul letto e in silenzio se ne andò.
Non poteva credere che dopo cinque anni il loro primo incontro era andato in quel modo!
 
Sam era andato via e Brianna trovò il coraggio di prendere, strappare e buttare quel biglietto. Ora che Sam era lì, non vedeva l’ora o che se lui se ne andasse a Bologna o che il suo lavoro la tenesse così tanto impegnata da non avere tempo nemmeno per lei stessa.
Immersa nei suoi pensieri, non sentì nemmeno il cellulare squillare e quando se ne accorse, dentro di se sperava fosse proprio Sam, ma quando vide sul display il numero di casa, provò un certo sollievo. Non doveva far capire a sua madre che le cose avevano preso una brutta piega, altrimenti si sarebbe presentata con il primo volo diretto a Milano e l’avrebbe costretta a ritornare in paese e rinunciare ai tre viaggi. Ma Brianna non voleva ritornare alla vita di prima, quindi rispose in maniera più allegra e tranquilla possibile. «Ciao mamma!!»
«Tesoro, come stai?! Com’è la vita lì a Milano?! Ti trovi bene?! La casa? Il lavoro?» Sua mamma era in pensiero lo percepiva dal fatto che la stava tempestando di domande.
«Sto bene mamma, lunedì inizio a lavorare in una libreria, la casa è un bijou e sarò in grado di pagare l’affitto. Va tutto bene» Ma non andava proprio tutto bene. Era felice per la sua nuova vita, ma aveva il cuore spezzato e addirittura si sentiva come se non avesse il diritto di stare così male per Sam.
«E la casa di moda?! Ne hai trovata una?!»
«No ancora no, ma vorrei che passasse una settimana, così da sentirmi più sicura con questo lavoro nuovo. Poi appena mi sarò ambientata, potrò andare alla ricerca della casa di moda» Finalmente sua madre iniziò a rilassarsi. Anche Brianna sembrava più rilassata. Aveva appena messo a punto un piano per le prossime due settimane e si sentiva in apparenza bene.
«Ok, bene sono contenta. Qui ti salutano tutti. Fatti sentire non appena avrai tempo»
«Ok mamma, ti voglio bene. Salutami tutti quanti» Cominciava a sentire la mancanza di tutti in effetti… Il cuore le si strinse in una morsa, ma ormai era tardi per  tornare indietro e poi lei non voleva farlo.
«Ciao amore. Un bacio» disse sua madre e riappesero.
 
Quella sera Brianna la trascorse davanti la tv con un cartone di pizza. Aveva personalizzato la sua nuova casa, in modo da sentirsi meno lontana da casa sua. Non vedeva l’ora di andare a dormire e che passasse in fretta il giorno dopo. La domenica. Il giorno che in assoluto odiava più di tutti.
 
Venne domenica e durante le prime ore del pomeriggio aveva pensato di andare a fare una passeggiata, ma preferì rimanere a casa per evitare anche di incontrare persone che non voleva vedere, perché con ogni probabilità Sam e la sua ragazza potevano essere in giro, a meno che… Brianna distolse subito il pensiero da quello che stava prendendo forma nella sua mente.
Diede un’occhiata a quello che aveva disegnato. Passò poi a fare una lista di cose da comprare. Aveva ancora un po’ di soldi che le avevano dato i suoi genitori e quelli potevano bastarle fino a quando non avrebbe preso il suo primo assegno dello stipendio. A quel punto avrebbe dovuto organizzarsi. Aveva bisogno di organizzare le cose. Era sempre così che aveva fatto. Razionale e ordinata. La sua vita doveva essere così. Era ottimista e un pensiero le occupò la mente: ce la poteva fare!!

Allora... primo capitolo: ANDATO!!
Che ne pensate?! Vi è piaciuto? Spero di si. ^_^
Al prossimo! :* :*
Ci si "vede" venerdì!! :*

   
 
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