Dark
Paradise
Capitolo II
[Everytime I close my eyes
It’s like a dark paradise]
Qualche
giorno dopo alla sera in cui Bulma aveva realizzato i suoi veri sentimenti, la
scienziata aveva finalmente deciso che era arrivato il motivo di confessare
tutto a Yamcha.
Indecisa
su come affrontare la questione dato che non c’era modo che lui non ne uscisse
ferito non sapeva quando e come agire.
Seduta
sul letto a rimuginare, alla fine decise che lo avrebbe invitato a cena e gli
avrebbe spiegato tutto con calma a fine serata.
Si
armò di coraggio e prese il telefono, componendo il numero del fidanzato che
rispose dopo qualche squillo.
«Ehi
Yamcha!»
«Bulma!
Ma che coincidenza, stavo per chiamarti io!»
«Ah
sì? Come mai?»
«Volevo
proporti un invito a cena.» disse lui con entusiasmo lasciandola per qualche
secondo senza parole.
«Assurdo!
Volevo dirti la stessa cosa!»
«Wow,
fantastico! Allora non ho dubbi sul fatto che accetterai.»
«Infatti
accetto molto volentieri.»
«Anche
perché dobbiamo parlare di un argomento molto importante.» replicò Yamcha
serio.
«E
di cosa? Mi hai incuriosita.» rispose lei iniziando a sentire una sensazione di
preoccupazione.
«Vedrai
stasera! Ho prenotato già un tavolo in quel ristorante che ti piace tanto.»
«Quindi
me l’hai chiesto ma sapevi già che avrei detto di sì!»
«Ovvio!
Ora vado ad allenarmi, alle 8 vengo a prenderti a casa.» rise lui per poi
chiudere la conversazione lasciando Bulma basita per qualche secondo con il
telefono aperto nelle mani.
Che
doveva dirle Yamcha di così importante da invitarla in un ristorante per
comunicargliela?
Che
anche lui avesse gli stessi dubbi di lei? Che volesse lasciarla anche lui?
Sperò
che fosse quello il problema così Yamcha non sarebbe rimasto troppo ferito
dalla sua decisione, per quanto non lo amasse più gli voleva un gran bene ed
era stato una parte molto importante della sua vita e vederlo soffrire
l’avrebbe fatta stare molto male.
Rinfrancata
dall’idea che anche lui avesse capito la loro situazione andò diretta verso la
cucina, era quasi ora di pranzo e sua mamma era fuori casa, se non avesse
preparato qualcosa lei per quell’idiota le avrebbe distrutto tutta
l’abitazione.
Immersa
nei suoi pensieri passò mezz’ora a cucinare, se c’era una cosa in cui almeno
Vegeta l’aveva aiutata era che, grazie a lui, aveva di molto affinato e
migliorato le sue abilità di cuoca.
La
quiete però fu interrotta, come sempre, dalla porta di casa che si apriva e si
chiudeva nella maniera più violenta possibile.
Qualche
giorno l’avrebbe rotta pensò affranta Bulma mentre si preparava alla loro
consueta litigata.
«Non
è ancora pronto, torna ad allenarti per almeno un’altra mezz’ora.» iniziò
asciutta appena lo vide varcare l’ingresso della cucina.
«E
vatti a dare una lavata prima di mangiare.» aggiunse vedendolo sanguinante e
sudato.
«Non
sono qui per mangiare! Non ancora, almeno. Devi riparare il tetto della GR, c’è
un buco e non riesco più ad attivare la gravità.» replicò invece lui seccato.
«Un
buco? Come hai fatto a fare un buco? Sei impossibile Vegeta! Tutto quello che
tocchi lo distruggi! Comunque ora non posso lasciare la cucina che sto
cucinando, dopo pranzo, se mi va, aggiusterò i tuoi danni.» disse Bulma stanca
di dover ogni giorno riparare quella maledetta stanza.
«No,
vieni subito. Non posso perdere tempo!»
«Non
posso venirci ora perché devo cucinare per te! Quindi decidi, o il pranzo o i
tuoi allenamenti.»
Vegeta
si bloccò e sbuffando pensò effettivamente che non gli conveniva perdere tutto
il pranzo per poco più di mezz’ora d’allenamento.
«Dopo
pranzo devi andare subito ad aggiustarlo.» concluse quindi perentorio per poi
andare verso la sua stanza mentre Bulma scuoteva la testa, vicina
all’esasperazione.
Come
promesso dal Saiyan, appena finito il pranzo, Bulma dovette seguirlo nella GR
per aggiustare il tetto della stanza.
«Ho
bisogno di una scala, vai a prenderla dentro il garage.» ordinò a Vegeta
iniziando a prendere gli strumenti di lavoro.
«Non
puoi prendertela da sola?»
«Dimentichi
che io sono solo una debole terrestre? E’ troppo pesante.» rispose lei
scimmiottando il Saiyan che continuamente le ripeteva quella frase e che
dovette andare a prenderle la scala.
Di
ritorno la pose sotto il buco del tetto e Bulma vi salì iniziando a riparare il
danno, quando notò che Vegeta stava per uscire dalla stanza.
«Dove
credi di andare? Devi tenermi la scala! Pensa se cadessi da quest’altezza!»
urlò per richiamarlo.
«Cosa
vuoi che me ne importi se ti fai male?» replicò lui sgarbatamente.
«Ti
importerà quando cadrò rompendomi un braccio e la tua GR resterà rotta per
mesi!» gridò furiosa, possibile che nessun atto di gentilezza o cortesia
potesse uscire da quel troglodita?
Vegeta
si ritrovò per la seconda volta in quella giornata a dover ammettere che quella
terrestre non aveva tutti i torti e che doveva rimanere in buona salute, quindi
si mise sotto la scala controllando che non cadesse.
La
mezz’ora seguente passò nel silenzio più totale, interrotto solo dai rumori
degli strumenti di Bulma e dai borbottii di lei verso le attrezzature.
«Okay,
ho quasi finito, mi manca l’ultimo ritocco e poi…»
non riuscì a finire la frase perché improvvisamente si sentì mancare
l’equilibrio, si era sporta troppo e gridò mentre cadeva dalla scala.
Chiuse
gli occhi aspettando l’impatto che però non arrivò a causa delle braccia di
Vegeta che la presero al volo.
Bulma
aprì gli occhi e si ritrovò due pozze nere che la fissavano, l’espressione di
lui era arcigna e severa come al solito.
Non
credeva che veramente lui l’avrebbe salvata, era convinta che l’avrebbe lasciata
cadere a terra.
Stava
per ringraziarlo quando lui la posò immediatamente a terra, interrompendo il
contatto tra di loro, Bulma si accorse, al distacco, di quanto la pelle di lui
fosse più calda rispetto alla sua.
«Mi
aspettavo che un’imbranata come te sarebbe caduta da un momento all’altro. Ora
pure i terrestri devo salvare!» disse lui disgustato dal suo stesso gesto.
«Grazie.»
borbottò Bulma senza particolare enfasi visto che Vegeta l’aveva presa quasi
per riflesso e non perché realmente gli importasse.
Risalì
sulla scala, scuotendo la testa e domandosi perché era stata così sciocca da
pensare che il suo fosse stato un gesto gentile.
Arrivata
vicino al tetto respirò e notò per la prima volta che il suo cuore batteva più
forte del normale e, finendo il lavoro, si domandò se fosse stato
effettivamente solo per la paura.
Finita
la riparazione, Vegeta l’aveva subito fatta uscire dalla GR per poter
continuare i suoi allenamenti.
Bulma
ormai era persino stanca di doversi arrabbiare per quegli atteggiamenti e
quindi decise di passarci sopra, lasciando perdere la questione e tornando in
casa.
Passò
il resto pomeriggio nel suo laboratorio, intenta a finire un progetto per la
Capsule Corporation e fu solo per fortuna che alzò lo sguardo verso l’orologio
notando che era decisamente ora di iniziare a prepararsi per la cena.
Mentre
si cambiava e decideva come vestirsi Bulma pensava a come avrebbe dovuto
approcciarsi per la discussione con Yamcha, ancora non si sapeva se lui avesse
gli stessi pensieri di lei e quindi il dubbio le rendeva la situazione molto
difficile.
Alle
8 precise il campanello di casa Brief iniziò a
suonare e Bulma, ormai pronta, si guardò allo specchio ripetendo mentalmente il
suo discorso e il fatto che ci sarebbe potuta riuscire e poi andò ad aprire a
Yamcha.
Che
sicuramente era vestito nella maniera più elegante possibile, fu la prima cosa
che pensò lei appena lo vide.
Vestiva
giacca e cravatta, non aveva memoria di avergliela mai vista, e tra le mani
teneva una rosa rossa che le porse immediatamente salutandola e offrendole il
braccio.
Bulma
sorrise, sentendosi in imbarazzo per il suo abbigliamento non molto elegante e
sempre più inquieta riguardo a quello che Yamcha le dovesse dire.
Non
sembrava che avesse l’umore di una persona che dovesse dirle una cosa negativa,
tutt’altro.
Arrivati
al ristorante scoprì che Yamcha si era assicurato nella prenotazione di aver il
miglior tavolo possibile e che, sopra di esso, era già posizionato lo
champagne, pronto per essere bevuto.
Che
le doveva dire Yamcha di così bello da doverlo festeggiare in quel modo?
Oltretutto
lui non faceva che sorriderle da quando si erano visti.
Bulma,
agitata e nervosa, non riuscì neanche a godersi la cena di quello splendido
ristorante che lei adorava alla follia ma che quella sera pareva soffocarla.
Yamcha
però non parve notare nulla di tutto ciò, infatti proseguì la serata sempre con
il sorriso sulle labbra e senza il minimo segno di disagio.
Arrivati
al dessert Bulma pensava veramente di stare per scoppiare dall’ansia finché le
sue preghiere non furono esaudite mentre Yamcha tirò fuori una scatolina.
E
allora l’ansia di Bulma diventò puro terrore.
“Yamcha
non stava per proporsi, vero?” Pensò la sua mente che iniziava a lanciare
messaggi d’allarme uno dopo l’altro.
Diventò
pallida mentre Yamcha iniziò il suo discorso.
«Bulma,
so qual è il nostro problema. Abbiamo bisogno che la nostra relazione faccia un
salto in avanti altrimenti rischiamo di restare fermi e di perderci.
Io
ti amo. E sento che anche tu provi la stessa cosa no…?
Tu ami?» iniziò lui per poi grattarsi la testa imbarazzato, rosso e certo della
risposta della sua fidanzata.
«Tu
ami. Sì, lo so. E quindi ti chiedo, Bulma Briefs vuoi
diventare mia moglie e rendermi il marito più felice che ogni universo abbia
conosciuto?» infine concluse aprendo la scatolina che rivelò al suo interno un
solitario con un diamante al centro.
Bulma
si sentì mancare il fiato e vide che tutti gli altri clienti del locale
osservavano la scena, aspettando la sua risposta.
Osservò
Yamcha ed ebbe la certezza assoluta che non poteva dirgli di sì. Non voleva
sposarlo, né continuare a stare con lui e con delicatezza chiuse lo scatolino
che lui teneva in mano.
Vide
la delusione nei suoi occhi e si sentì male al pensiero di averlo ferito, ma
prenderlo in giro sarebbe stata cosa ben più grave.
«Yamcha,
stasera sei stato perfetto. L’anello è bellissimo, la serata è organizzata così
bene e io mi sento così male a doverti dire di no. Non posso sposarti.
Hai
ragione tu, abbiamo bisogno che la nostra relazione cambi ma in senso negativo,
purtroppo io non ti amo più e quindi non posso sposarti, spero tu possa
perdonarmi e capire le mie ragioni.» rispose Bulma con voce più ferma
possibile.
Yamcha
la fissava ancora incredulo e ritirò il suo anello nella tasca mentre i suoi
occhi dimostravano quanto non comprendesse quello appena accaduto.
«Ma
perché? Cosa ho sbagliato?» sussurrò ancora sconvolto.
«Nulla
Yamcha, assolutamente nulla! L’amore a volte si spegne senza nessun motivo
particolare, siamo troppo diversi e vogliamo condurre stili di vita differenti.»
tentò di spiegargli Bulma per non cercare di ferirlo in nessun modo.
«E’
per quel Saiyan vero? Ti sei innamorata di lui?» sibilò lui a denti stretti nel
tentativo di comprendere.
Bulma
pensò immediatamente alla caduta dalla scala del pomeriggio ma scacciò subito
quel ricordo per chiarire la sua posizione.
«Non
dire assurdità, non ti sto lasciando per un altro. Questa cosa riguarda solo me
e te, senza esterni, meno che mai per Vegeta.»
Yamcha
non volle aggiungere altro e in silenzio andò a pagare il conto.
Nella
macchina al ritorno l’atmosfera era soffocante e silenziosa e arrivati a casa
di Bulma, lei si sporse verso Yamcha regalandogli un bacio sulla guancia.
«Grazie.
Di tutto.» disse sorridendo.
«Sei
sicura Bulma?» replicò lui trattenendola leggermente, per l’ultima volta.
Bulma
annuì e scese dalla macchina mentre sentì che un capitolo della sua vita era
giunto alla sua fine, con Yamcha se ne andava anche la sua adolescenza e il suo
primo amore.
Si
preparò velocemente per dormire e con animo abbastanza sereno si coricò nel
buio della sua stanza.
Prima
di dormire continuò a pensare alle parole di Yamcha, a quella domanda a cui
aveva risposto tanto fermamente.
“Tu mi ami?”
E
poco prima di addormentarsi pensò a Vegeta, a quegli occhi neri come la notte
più profonda e al fatto che si mescolassero perfettamente con quella domanda
che le risuonava nella mente.
Settimane
dopo la rottura definitiva con Yamcha, Bulma ancora faticava a concepire l’idea
di essere ormai single. Era fidanzata con lui da quando era appena
un’adolescente e non era facile riabituarsi al fatto che ora fosse libera.
Impegnata
come sempre tra il lavoro in laboratorio e quello extra che Vegeta non mancava
mai di procurarle le sue giornate passavano una dietro l’altra finché i mesi
che la distanziavano da quella sera al ristorante diventarono cinque.
Bulma
aveva sentito, giorno dopo giorno, nascere nuove emozioni dentro di lei. Si era
scoperta più volte a fissare quell’idiota che le girava per casa e aveva notato
che la sua compagnia, per quanto sgarbata e sgradevole, iniziava leggermente ad
ammorbidirsi e, cosa più preoccupante, spesso era lei che la desiderava.
Vegeta
odiava quando qualcuno si fermava a fissarlo e più di una volta si era fatta
rimproverare per questo motivo, tentava di osservarlo, di capirlo meglio che
poteva e ogni sguardo che gli posava era uno sguardo rubato.
Non
sapeva neanche lei perché avesse quella voglia sempre più forte di comprendere
cosa si celasse oltre i muri che Vegeta contrapponeva tra sé e il mondo e non
capiva perché quegli occhi neri la affascinassero così tanto. Avrebbe passato
ore a guardarli tanto erano profondi e tanto l’attraevano.
All’inizio
non erano così. Erano freddi, limitati e non esercitavano alcun potere su di
lei, ma da qualche tempo, in rare occasioni, sembravano riflettere un’immagine
diversa di quella che Vegeta sempre manifestava.
Poteva
giurare di averlo visto una sera uscire dalla GR con gli occhi velati di
tristezza che però una volta rilevata la sua presenza scomparve per lasciare il
posto al solito sguardo superiore e denigratorio.
Non
riusciva a diventare un Super Saiyan ma Bulma credeva che, più profondamente,
ci fossero altri motivi che lo spingessero sempre a dover essere il migliore.
Una
vita passata tra il dolore, il sangue e la guerra non può che insegnare che
solo il più forte ottiene rispetto e può sopravvivere, oltretutto era convinta
che gli fosse stato detto fin da piccolo che in quanto principe della stirpe
Saiyan era suo dovere essere al di sopra di tutti, altrimenti sarebbe stato
vergognoso, per lui e per la sua famiglia.
Non
conosceva gli orrori di Vegeta ma voleva aiutarlo in qualche modo a trovare un
po’ di serenità, solo che non riusciva a vedere nessuno spiraglio in cui far
breccia.
Ogni
tentativo di iniziare un discorso cadeva inesorabilmente nel silenzio, ogni
sguardo di troppo redarguito all’istante, non riusciva a raggiungerlo né con
gli sguardi né con le parole.
Chiusa
nel suo laboratorio la sua testa passava sempre più tempo a pensare a lui che
le stava inquinando la mente come mai niente aveva fatto.
Continuava
a chiedersi perché le importasse tanto di farlo stare meglio.
Vegeta
era un assassino che non si faceva problemi a dirle ogni giorno che poteva
tranquillamente ucciderla. Lei e tutti i terrestri erano sempre in pericolo, in
qualsiasi momento avrebbe potuto decidere che quel pianeta non gli servisse
più, iniziando la sua opera di distruzione.
Eppure voleva
aiutarlo,
in qualsiasi maniera.
Mettendo
un freno a tutte quelle elucubrazioni Bulma alzò lo sguardo verso l’orologio
del suo studio per scoprire che erano le tre di notte.
Sconvolta
da quanto il tempo sembrasse essere scivolato via decise che, per quella sera,
era decisamente ora di andare a dormire.
Prima
però avrebbe fatto una doccia veloce per lavare via tutta la stanchezza
accumulata.
La
casa era immersa nel silenzio più totale finché, uscita dalla doccia, non sentì
un rumore di vetri che proveniva dalla cucina.
Agitata
e con solo l’asciugamano addosso prese un tubo vicino al suo studio e andò in
direzione del rumore.
Poteva
essere qualche ladro o peggio qualche maniaco. Certo, l’avere in casa uno degli
uomini più forti dell’universo avrebbe dovuto rassicurarla ma dubitava che
avrebbe interrotto il suo sonno per la sua misera vita.
Ma
pure in quel momento critico doveva pensare a quello scimmione?!
La
luce nella cucina era aperta e sentiva i passi di qualcuno dentro, si avvicinò
con il cuore in gola e il tubo in mano.
Tubo
che fece scivolare immediatamente a terra non appena vide che tutto quel
chiasso era proprio Vegeta a procurarlo!
«Ma
che cosa stai facendo? Mi hai fatto morire di paura! Pensavo fosse qualche
ladro!» esclamò agitata mentre l’adrenalina ancora le circolava in corpo. Vide
a terra i cocci di un bicchiere in frantumi e la bottiglia d’acqua che il
Saiyan stava bevendo per capire cosa stesse facendo.
Ma
non poteva essere silenzioso?
«Stavo
bevendo. Se questi bicchieri si rompono con una tale fragilità non è colpa mia.
E poi…» replicò Vegeta guardandola attentamente e poi
osservando il tubo «Volevi veramente colpire un ladro con un tubo? E vestita
con un asciugamano? Volevi stordirlo o sedurlo?» continuò con tono beffardo e
leggermente malizioso.
Bulma
a quella provocazione arrossì violentemente. Non si era proprio resa conto di
essere in quelle vesti e per di più davanti alla persona che da qualche tempo
non faceva altro che infestarle la mente.
Tentò
di coprirsi e sarebbe volata via, balbettando qualche ultimo insulto, se la
mano di Vegeta non le avesse afferrato il braccio, spingendola contro la parete
e bloccandola ad essa.
Le
mani di Vegeta le tenevano fermi i polsi al muro e lei sentì il suo respiro
caldo che le vibrava sul collo, deglutì sentendo che la sua gola si sarebbe
seccata molto velocemente e guardò Vegeta leggendo per la prima volta
un’emozione diversa nei suoi occhi che però non le piacque per nulla.
Desiderio,
lussuria.
«Vegeta
spostati immediatamente. Che cosa vuoi fare?» chiese con la voce che un po’ le
tremava dalla paura che sentiva salire.
Lui
sogghignò: «Andiamo donna non essere ridicola, sai cosa sto per fare. Voglio
divertirmi un po’ e vestita così tu stuzzichi decisamente la mia mente. E’
inutile che tenti di urlare o di fare la santarellina, tanto ormai ho deciso
che stasera mi divertirò con te. E poi non fingere che una cosa del genere non
ti piaccia, cedete tutte alla fine dei conti.» concluse con voce greve e
iniziando ad infilare una mano sotto l’asciugamano di Bulma che lo fissava con
occhi pieni di disgusto.
Avrebbe
potuto urlare e a nulla sarebbe servito. Sapeva riconoscere ormai quando Vegeta
usava un tono che non ammetteva repliche.
Le
salirono le lacrime non vedendo nessuna via d’uscita, che lei provasse
attrazione per lui non poteva negarlo ma non voleva assolutamente che accadesse
qualcosa del genere tra di loro in quel modo. Lui stava per abusare di lei
contro la sua volontà.
Gridò
e tentò di scostarlo ma ovviamente i suoi furono solo vani tentativi. Non
voleva che lui facesse sesso con lei considerandola una delle tante donne
insignificanti e inutili che aveva nella sua vita, atte solo a soddisfare i
suoi istinti.
Rigettò
indietro le lacrime e capendo di non poter far nulla decise che lui non
l’avrebbe fatta piangere e avrebbe affrontato la situazione con fermezza.
«Va
bene, fai quello che vuoi, soddisfa pure i tuoi istinti più bassi. Sei più
forte e vile di me, prenditi quello che desideri ma sappi che no, non sentirò alcun
tipo di piacere a stare con un tipo schifoso come sei tu.» esclamò con voce
dura irrigidendosi e smettendo di lottare.
Vegeta
le aveva slacciato l’asciugamano che era scivolato a terra ma al sentire quelle
parole aveva alzato gli occhi per fissarla intensamente, vedendo qualcosa che
lo colpì profondamente.
Quella
terrestre non aveva paura, aveva uno sguardo fiero e dignitoso come poche volte
lo aveva visto nella sua intera vita. Vi riconobbe un frammento
dell’espressione di un guerriero Saiyan che affronta l’inevitabile a testa
alta.
Lei
gli aveva sempre tenuto testa da quando era lì ma era stato sempre in occasioni
in cui non le aveva mai fatto concretamente del male.
Invece
in quel momento voleva fare qualcosa che capì lei non voleva assolutamente che
avvenisse, non era come tutte le altre donne con cui era stato che, per paura o
per compiacerlo, alla fine avevano ceduto perfino dimostrandosi felici che
avesse scelto loro.
Lei
no, lei si opponeva.
Vegeta
non avrebbe mai pensato che avrebbe rivisto quello sguardo in una terrestre,
loro sempre così deboli e sciocchi.
Per
questo motivo si chinò e prese l’asciugamano per poi porgerglielo e staccare la
sua presa dal muro, lasciandola libera.
Bulma
lo fissò non capendo come mai di colpo avesse cambiato idea mentre si coprì
immediatamente.
Vegeta
la guardò e lei poté vedere per un solo secondo una sincera scintilla di
dispiacere, si scostò da lei e, uscendo, le sussurrò: «Scusa Bulma.» lasciandola
sconvolta.
Vegeta
non l’aveva mai chiamata per nome. Di
epiteti ne aveva usati tanti ma mai aveva pronunciato il suo nome, quasi come
se lei non meritasse di avere e di essere chiamata per nome.
Si
lasciò cadere sul pavimento mentre mille emozioni si mescolavano dentro di lei:
rabbia, agitazione, ansia, stupore.
In
quel momento avrebbe volentieri preso a pugni Vegeta per averle fatto prendere
quella paura ma al contempo ebbe la certezza che quel Saiyan le era entrato
dentro la pelle, in una maniera così profonda e inaspettata che in quel momento
si sentiva completamente incatenata a lui.
Fine
del II capitolo.
Eccoci
xD Ancora sono indecisa se ci sarà un altro o altri
due capitoli perché non ho ben deciso come dividere la storia comunque sarà
online il seguito in poco tempo : )
La
citazione iniziale viene dalla canzone “Dark Paradise”
di Lana Del Rey, trovo che il testo per alcuni versi
si modelli perfettamente all’amore di Vegeta e Bulma, soprattutto di lei.
Alla
fine Bulma (nella mia storia u.u) vive un amore
travagliato come pochi, che nasce su delle basi fragilissime e trovo che
l’espressione Dark Paradise si adatti perfettamente a
descriverlo. Nero come il suo principe e come la sofferenza che le provoca mal
contempo paradisiaco come solo l’amore può essere.
Spero
vi sia piaciuto e ci vediamo alla prossima!
Ringraziamenti:
-
Federika21: grazie mille
della recensione, spero che questa continuazione continui a soddisfarti. Sì,
sto tentando di mantenerli il più IC possibile e spero vivamente di esserci
ancora riuscita xD Spero di leggere un’altra tua
recensione :D
-
Vegeta_Sutcliffe: eh sì, hai
proprio ragione xD essendo una tipa abbastanza
distratta quegli errori mi sfuggono come niente D: spero stavolta di essere
riuscita a stare più attenta e spero la storia ti continui a piacere, aspetto la
tua recensione ^^
Grazie
a chi commenta, legge, inserisci nei preferiti e via dicendo.
EclipseOfHeart