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Autore: Amy Dickinson    24/05/2012    3 recensioni
Ciao a tutti,
questa è la prima volta che scrivo una storia su Twilight e non ho la più pallida idea di cosa ne verrà fuori, comunque... spero che vi piaccia!
Non c'è moltissimo da dire, la fanfiction è ambientata in Inghilterra, nella città di Manchester e la protagonista è il mio personaggio femminile preferito sia nei film che nei libri della Meyer: Alice. La nostra piccola Cullen è una ragazza inglese di appena 20 anni, è una studentessa universitaria che vive insieme all'amica Bella, conducendo una vita normale, tranquilla e forse anche un po' monotona. C'è effettivamente qualcosa che manca nella sua vita, lei finge che la cosa non le pesi e che tutto sia regolare ma in effetti... - può andare come anticipo?
Leggete! :) Magari se vi è piaciuta lasciatemi qualche recensione... d'accordo, vale anche se non vi piace! Fatemi sapere comunque e per favore non siate troppo severi con me, un abbraccio.
Amy
P.S. Mi scuso sin da ora per eventuali errori di svariato genere, appena possibile correggerò le sviste e posterò la conclusione. Spero che possiate comunque godervi il contenuto. Grazie dell'attenzione ^^
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Jasper Hale | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Living in Manchester - Saga'
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Tutti insieme appassionatamente - atto II


“Come stai?” domandò Jasper, accarezzandole una guancia. 

“Dolorante” rispose Alice, la voce debole e roca. “Ma a vedervi vicini mi sento già meglio” 

Emmett e Jasper si guardarono e sorrisero. 

“Cosa mi sono persa?” chiese, non riuscendo a smettere di guardarli con gli occhi sgranati. 

“Giusto un paio di cose” assicurò Emmett. 

“Vado ad avvertire gli altri” fece Jasper, baciandole il dorso di una mano e uscendo fuori dalla stanza pur di lasciare i fratelli da soli per un momento. 

“Da quando tu e Jasper andate così d’accordo?”

“Da quando abbiamo fatto pace”

“E quando avreste fatto pace?”

“Un attimo prima che ti riprendessi ma, se vuoi, possiamo litigare di nuovo” scherzò. 

“No, no, va benissimo così!” si affrettò a dire. “Solo che mi fa un po’ strano dopo tutto quello che è successo…”

Emmett si sedette sul letto, accanto a lei. “Ho avuto paura per te e sono corso in ospedale appena Edward mi ha telefonato”

“Mi davi già per spacciata, eh?” 

“Già, mi è andata male…”

“Ritenta e sarai più fortunato”

Risero a vicenda delle reciproche battute. 

“Sono felice che tu sia fuori pericolo, altrimenti non me lo sarei mai perdonato…”

“Adesso non tormentarti, piuttosto dimmi, come hai fatto a far pace con Jasper? Credevo non approvassi la nostra relazione…”

“In effetti sì, ma ho parlato con mamma e…”

“Mamma? Cosa le hai detto?”

“A dire la verità è stato Jasper a parlare con lei”

“Jasper? Non capisco, come può averle parlato? E, soprattutto, perché avrebbe dovuto?”

“Perché voleva spiegarmi il motivo per cui sei in ospedale e così ha dovuto raccontarmi tutto quanto” disse Esme entrando nella stanza, seguita da Carlisle, Jasper e gli altri. 

“Mamma! Papà!” esclamò la ragazza.

“Ciao, tesoro” disse Carlisle. 

“Ma ci siete tutti!” osservò, notando anche Bella, Edward e Rosalie. 

“E come potevamo non esserci?” domandò la ragazza Swan con un ampio sorriso. 

“Mi sembra un sogno vedervi qui, tutti insieme” commentò, guardandoli uno ad uno, quasi commossa. “Se solo l’avessi saputo prima mi sarei accoltellata da sola”

Ma quella battuta non piacque a nessuno e si ritrovò davanti sette facce la cui espressione non prometteva nulla di buono. “Calma, stavo solo scherzando…” si difese. 

“Beh, non farlo più, ci hai fatto davvero preoccupare” la riprese suo padre, in un raro momento di severità. Poi però sorrise e aggiunse: “Ma ci fa piacere vedere che sei avvezza alle battute, denota che stai bene”

“Il fianco mi fa male ma per il resto va tutto bene” confermò. “Sono solo un po’ affamata, non è che potrei mettere qualcosa sotto i denti?”

“Vado io” dissero all’unisono i fratelli Cullen. 

“No, scendo io” fece loro eco Jasper. 

“No, ci pensiamo noi” ribatterono insieme, come se di colpo avessero ritrovato la fratellanza perduta.   

“D’accordo, non insisto” fece Jasper, ridendo davanti alla loro finta aria minacciosa. 

 

 

Trascorse qualche giorno ed Alice migliorava a vista d’occhio, tanto che il dottor Laurent aveva assicurato che presto sarebbe potuta tornare a casa. Dopo la prima notte tutti ripresero a dormire e, anziché andarla a trovare tutti insieme, facevano dei turni in base agli impegni lavorativi individuali. 

Alice era felice di tutte le attenzioni che riceveva dalla famiglia finalmente riunita ma, soprattutto, era felice di poter stare con Jasper senza più ostacoli. Lui andava a trovarla ogni volta che poteva e la ricopriva di coccole e regali, facendola sentire incredibilmente importante. Aveva rischiato di perderla ed era intenzionato a dimostrarle la propria felicità in tutti i modi possibili.

“Scusa” una voce affannata attirò l’attenzione di Jasper che, seduto in corridoio,  aspettava pazientemente che arrivasse l’orario di visita.

“Sì?” rispose, notando che si trattava di due ragazze. 

“Per caso sai se su questo piano è ricoverata Alice Cullen?” domandò Julia.

“Sì, anch’io sono venuto a trovarla. Siete sue amiche?”

“Già, e tu?”

“Il suo ragazzo”

Julia spalancò la bocca, Patience arrossì vistosamente. “Allora devi essere Jasper” commentò quest’ultima. 

“Esatto” rispose, mostrando loro un sorriso che rischiò di provocare un infarto a Patience. 

“Alice ci parla sempre di te” spiegò Julia, sorreggendo l’amica per un braccio. 

“Voi allora dovete essere… Julia e Patience, dico bene?” fece, indicandole a turno. 

“Giusto” confermò Julia. 

“Sa il mio nome…” esalò l’altra, assumendo sempre più l’atteggiamento di un’ameba. 

“Tutto bene?” chiese il ragazzo. 

“Certo, tutto a posto” si affrettò a rispondere Julia, aiutando l’altra a sedersi. 

“Comunque siete arrivate appena in tempo per l’orario di visita, aspettate qui, ci metterò un attimo e dopo sarà tutta per voi” assicurò, alzandosi ed entrando nella stanza.

“Ma sei impazzita?” fece Julia un momento dopo. “Che diavolo ti prende?”

“È così carino…” mormorò Patience, riprendendosi un po’. 

“Beh, non lo nego, ma rimane pur sempre il ragazzo di Alice, non puoi fare così”

“Lo so, ma sono troppo sensibile al fascino maschile...”

“Non è una giustificazione, se continui così comincerò a pensare che sei malata”

“Malata io? Oh, no, certo che no. Ho buon gusto per gli uomini attraenti, certo, ma non fino a quel punto” la rassicurò. 

“Ah, bene”

Non molto tempo dopo Jasper tornò in corridoio e si avvicinò alle ragazze. “Venite” disse e, aprendo la porta della stanza, fece: “Indovina un po’ chi è venuto a trovarti?” 

“Chi?” domandò Alice. 

Il ragazzo fece spazio e le lasciò entrare.

“Ragazze!” esclamò, in preda alla gioia. “Cosa ci fate qui?”

Jasper sorrise e chiuse la porta per lasciarle un po’ sole.

“Dato che non sei venuta all’università e non hai risposto al cellulare per giorni ci siamo preoccupate. Abbiamo chiamato Bella e ci ha raccontato tutto”

“Scusate, sono giorni che non carico il cellulare…”

“Non preoccuparti, piuttosto dicci, come stai?”

“Meglio, grazie”

“Ti abbiamo portato una stecca di cioccolato al latte, ti tirerà su”

“Oh, grazie mille”

“Comunque sai già quando potrai uscire dall’ospedale?”

“Non esattamente, ma il dottore dice che potrei tornare a casa anche tra qualche giorno”

“Un’ottima notizia”

“Già, anche se immagino che non avrò più molto tempo per dare l’esame”

“No, ma c’è il prossimo appello. Se il mio va come spero ti passo i miei appunti”

“Grazie, Julia”

“Non contare su di me, il mio esame andrà sicuramente malissimo”

“Non dire così, Pat, se ti impegni puoi farcela”

“Julia è troppo severa e si spazientisce subito, non riuscirò mai a farcela con lei”

“Per forza, anziché concentrati su Canova ti giri a guardare ogni bel ragazzo che passa!”

“Ho buon gusto, io” commentò. “E anche tu, Alice. Quell’adone in corridoio mi ha stregata al primo sguardo, semmai le cose non dovessero andare tra voi, ti spiacerebbe se…”

“Questa poi! Jasper è il ragazzo di Alice, gira al largo!” l’ammonì Julia, dandole un colpetto sulla testa.

“Ahi! Beh, non voglio che vi lasciate, ovvio, però concedimi di farti i miei complimenti”

“Grazie” rispose Alice, lusingata e per nulla gelosa, ridendo delle scenette che quelle due stavano facendo, tanto quel giorno come ogni volta che erano insieme. Non sarebbero mai cambiate e lei le adorava proprio per quel motivo. 

 

 

Una settimana dopo Alice uscì dall’ospedale e tornò a casa di Bella. Il dottor Laurent, davanti alla richiesta della ragazza di poter tornare a studiare e lavorare, aveva acconsentito ma si era raccomandato di prendere qualche piccolo accorgimento e di ricominciare a lavorare con ritmi molto lenti. Così Bella, Edward, Emmett e Rosalie si misero d’accordo, in base ai rispettivi impegni, su chi avrebbe accompagnato Alice all’università o al pub. La ragazza inizialmente protestò, dicendo loro che non serviva, che avrebbe potuto prendere l’autobus, ma nessuno l’ascoltò, certi che fosse più prudente accompagnarla con l’automobile piuttosto che farle prendere i mezzi pubblici. 

Il giorno dopo il rientro a casa di Alice, Rosalie fece un paio di telefonate, annunciando che, vista la rara presenza di tutti, le avrebbe fatto immensamente piacere organizzare una cena a casa sua per quella sera stessa. Inutile dire che tutti accettarono, ansiosi di gustare gli squisiti manicaretti che la giovane Hale era in grado di preparare. 

“Ben arrivati!” li accolse con calore. “Vi stavamo aspettando”

“Buonasera” fece eco Jasper, dietro di lei.

Carlisle ed Esme entrarono per primi seguiti da Bella e poi da Edward e da Emmett che tenevano sottobraccio Alice, presto affidata alle cure di Jasper. Il maggiore dei Cullen abbracciò la fidanzata e la salutò con un bacio.         

“Venite, in salotto ci sono gli aperitivi” disse Rosalie, accompagnando le parole con un ampio gesto della mano. “La cena sarà pronta fra poco”

Detto ciò si dileguò in cucina e ci rimase per un po’ mentre gli ospiti cominciarono a servirsi da soli e ad accomodarsi. Alice prese posto sul divano accanto a Bella ed Esme, impegnate in una fitta conversazione incentrata sugli studi universitari. Jasper, rimasto in piedi di fronte a lei, le porse subito un piatto ricolmo di tartine ed un mojito, poi servì anche il resto degli invitati, dimostrandosi impeccabile anche nel ruolo di cameriere – ‘C’è qualcosa che non sappia fare?’ non poté fare a meno di chiedersi Alice. 

“… Però è un vero peccato, tutto sommato questa stagione si sta rivelando fallimentare” stava dicendo Edward al fratello maggiore. 

“Dobbiamo sperare fino all’ultimo, anche se la vedo difficile” rispose Emmett. 

“Già, povero United…”

“Allora, la cena è pronta” annunciò improvvisamente Rosalie. “Immagino abbiate fame, ma vi chiedo ancora un attimo di pazienza”

“Non c’è problema, cara” rispose Carlisle. 

“Ti do una mano” fece Alice, alzandosi contemporaneamente a Bella.

“No, ragazze, non ce n’è bisogno…” provò a dire la bionda.

“No, no, c’è bisogno eccome” si affrettò a rispondere Bella, superandola e andando in cucina. 

“Oh, no, Esme. Tu siediti, sei mia ospite quindi non alzare un dito”

“Ma, Rose…”

“Non se ne parla” scosse la testa con un sorriso. “Ma grazie”

Alice, aiutata da Jasper, liberò il tavolo dagli aperitivi e dalla tovaglia fiorata che Rosalie usava quando ospitava un evento informale in casa. In men che non si dica venne adagiata un’elegante tovaglia bordata di raso ed apparecchiato per otto persone. 

“Accomodatevi” li esortò Rosalie, appoggiando un paio di bottiglie d’acqua ai lati opposti del tavolo. 

Un attimo dopo lei e Bella cominciarono a servire la prima portata, quindi presero posto anche loro e dopo un collettivo “Buon appetito” gli ospiti attaccarono le pietanze con l’acquolina in bocca. 

“Complimenti, cara, sei una cuoca eccezionale” si complimentò Esme subito dopo aver gustato la prima forchettata. 

“Oh, grazie” rispose, lusingata. “Anche tu cucini benissimo”

“Una vera bontà” concordò anche Carlisle. 

“Visto, mamma? Con lei al mio fianco non rischio certo di morire di fame” fece Emmett, accarezzando affettuosamente la schiena di Rosalie. 

“Oh, beh, su questo si scherzava prima che ce la presentassi, non la conoscevamo e quindi non avevamo idea che fosse così brava ai fornelli”

“Finora l’unico che rischia di morire di fame sono io” si lamentò Edward, fingendo un’espressione miserabile. “Vivere da solo è una vera tristezza”

“Ma cosa dici? Se usciamo insieme almeno una volta alla settimana e non perdi mai occasione per abbuffarti!” lo canzonò Bella. 

“Ma non è vero, guardami sono pelle e ossa…”

“Costituzione, Eddie, non dipende da quello che – dici – di non mettere nello stomaco” lo punzecchiò Emmett. 

“Tu non dovresti parlare, da quando stai con Rosalie sei ingrassato!” rispose il rosso. 

“Non direi, se mi vedi più gonfio è solo merito della palestra” 

“O della parmigiana di melanzane…”

“Senti chi parla… Di chi è quella pancetta alcolica sotto la camicia, eh?”

Una risatina generale pervase il salotto quando Edward tamburellò con le dita sulla pancia con fare comico. 

Rosalie intanto ritirò i piatti vuoti e tornò con il secondo e i contorni. 

“Dimmi, Jasper” fece Carlisle poco dopo. “Hai qualche progetto per il futuro?”

“Intendi dopo la laurea?” 

“Sì”

“A dire il vero, niente di preciso. È già un anno che mi tengo informato ma sembra che il mio settore risenta del periodo di crisi più di altri e, quindi, penso che dovrò comunque occuparmi di altro”

“Capisco, è un periodo difficile”

“Abbastanza, ma comunque sono già in accordo con un amico di famiglia, occupa un’alta carica presso un’azienda che ha sede qui in città, mi farà fare un colloquio subito dopo la laurea e, se il suo capo mi riterrà un soggetto potenzialmente idoneo…”

“… Potresti ottenere un impiego presso di loro”

“Sì, esatto. Ovviamente non c’è nulla di certo, spero di conseguire il titolo di studio, innanzitutto, dopodiché potrò pensare a lavorare”

“Certo, una cosa per volta”

“Sono sicura che ce la farai, hai già dato l’ultimo esame, sei stato molto costante nello studio per ottenere così velocemente simili risultati” disse Esme. 

“Oh, grazie, Esme. Mi impegno sempre al massimo per ottenere gli obiettivi prefissati, sai, ho avuto l’esempio di mia sorella: anche lei quando studiava si concentrava al cento per cento e ne usciva sempre vittoriosa” le rispose.

“Grazie, fratello” si intromise Rosalie, felice dell’opinione che avesse di lei.

“Sei un ragazzo modello” si complimentò Carlisle. “Oggigiorno è raro trovare giovani così maturi e responsabili, bravo”

“Sono pienamente d’accordo” concordò la moglie. 

“Ehi, ehi, non esagerate” fece Edward. “Se continuate così finirà per montarsi la testa”

“Di’ un po’, non sarai mica geloso, eh?” lo schernì Emmett. 

“Quello geloso in realtà sei tu, soprattutto da quando in città è arrivato il Cullen più bello…”

“Grazie, non c’è bisogno di farmi i complimenti…”

“Ragazzi, dai!” protestò Alice, un po’ imbarazzata. 

“Tu zitta, cocca di papà!” si voltarono e la presero in giro in coro. 

“Eh?” la piccola Cullen rimase interdetta. 

“C’è ancora un po’ di posto per il dolce?” domandò Rosalie poco dopo, non appena il chiassoso chiacchiericcio si fu calmato.   

“Farò uno sforzo” commentò Edward con un sorrisetto furbo. 

“Bene allora, data la bella serata, che ne direste se andassimo in giardino?” propose la padrona di casa.

“Oh, sì, c’è un magnifico vento primaverile oggi” fece Alice, alzandosi in piedi.

Era vero: erano diversi giorni che non pioveva e le giornate si stavano facendo già un pochino più calde, la sera tirava solo un po’ di vento ma in definitiva si stava bene. Sul retro della casa, Rosalie curava un bel giardino con tante pianticelle e fiori, e possedeva anche un piccolo gazebo sotto cui troneggiava un tavolo in ferro battuto  dipinto di bianco con sedie coordinate. 

“Tesoro, ti occupi tu della luce mentre vado a prendere i dessert?” chiese a Emmett con il suo tono di voce vellutato. 

“Qualsiasi cosa per te, amore” rispose lui, altrettanto dolcemente. 

“Questi due mi faranno venire il diabete…” commentò Edward a mezza voce, ricevendo una gomitata nello stomaco da Bella in risposta.

Emmett, ignorando il fratello, si procurò un accendino e accese sei lanterne che appese sul soffitto del gazebo mentre gli altri si sedevano. L’atmosfera si fece subito più calda. 

“Hai un giardino molto grazioso” disse poco dopo Esme. 

“Ti ringrazio, non è proprio un hobby ma è piacevole occuparsene” rispose Rosalie. 

“E mi piace anche l’idea che hai avuto per il gazebo”

“Sai com’è, non c’è molto spazio ma, anziché occupare questa zona con altra vegetazione, ho pensato di riempire il centro in questo modo”

“È sobrio ed accogliente”

“Grazie ancora, Esme” fece, poi si rivolse agli altri. “Prego, ho preparato una millefoglie con spuma di frutta e il brownie per la mia coppia di golosi” fece l’occhiolino a Alice e Jasper. “Ma, se preferite, c’è anche della crostata alla marmellata di more”

“L’imbarazzo della scelta, sembra tutto buonissimo” commentò Carlisle.

“Lo è, papà” si affrettò a correggerlo Emmett, mentre gli riempiva un bicchierino con del liquore.  

Un minuto dopo tutti avevano la bocca piena e stavano gustando almeno uno dei fantastici dolci preparati dalla giovane Hale. 

“Questa torta è la fine del mondo, adoro i dessert a base di frutta, ti spiacerebbe darmi la ricetta?” chiese Esme, seduta accanto a Rosalie.   

“Nient’affatto” rispose. “Te la scriverò volentieri, ma ti avverto: gli ingredienti devono essere freschissimi e devi seguirla alla lettera. È una delle mie preferite, l’ho rubata direttamente dal ricettario di mia nonna”

“I dolci della nonna sono un’autentica meraviglia, addirittura migliori di quelli di Rose. Se capitiamo dalle sue parti mi piacerebbe presentartela” disse Jasper a Alice. 

“D’accordo, farò del mio meglio” assicurò Esme con un sorriso. “Domani farò la spesa – dato che manchiamo da parecchi giorni ce ne sarà bisogno – e ci proverò senz’altro”

“Andate già via?” chiese la bionda, sorpresa.

“Sì, vorremmo trattenerci ancora ma il lavoro chiama e siamo stati via già abbastanza” spiegò Carlisle.

“E quando partirete?” 

“Abbiamo prenotato due posti sull’aereo di domattina alle dieci”

“Peccato”

“Ci saranno sicuramente altre occasioni, magari potreste venire voi la prossima volta”

“Vedremo, se le circostanze lo permetteranno” 

“Ma non saremo in troppi?”

“Oh, non preoccuparti per questo, Bella: abbiamo una casetta vicino a South Kensington, è spaziosa e c’è posto per tutti”

“Chiamala casetta...” commentò Rosalie. “Una villa di cinquecentoventi metri quadri fra tre piani, garage e giardini”

“Però!” fece Jasper. 

“È enorme!” disse anche Bella. 

“E non avete visto come l’ha arredata Esme, ha un vero talento per queste cose”

“Grazie, Rose. L’arredamento è la mia più grande passione, sarà per questo che sono molto soddisfatta del mio lavoro” 

La conversazione si spostò poi su altri argomenti e andò avanti per un bel po’, finché si fece tardi e i coniugi Cullen decisero di congedarsi. Bella disse che si sentiva molto stanca poiché aveva affrontato un esame proprio quella mattina così si alzò anche Edward che l’avrebbe riaccompagnata a casa e, quindi, anche Alice si decise ad andare con loro. 

“Grazie dell’invito e della cena, sei stata fantastica” si complimentò ancora Esme, mettendo in borsa un foglio ripiegato che conteneva la ricetta della torta millefoglie. 

“Grazie a voi per essere venuti e per la vostra compagnia. Sono felice che abbiate gradito la cena” rispose la padrona di casa. 

“Buonanotte e a domani” salutò Jasper, dopo aver dato un rapido bacio sulla guancia a Alice – sebbene ormai nessuno fosse più contrario alla loro relazione, si sentiva un po’ in imbarazzo a baciarla così, davanti a tutti, specie sotto il naso dei suoi genitori. 

“Non è necessario che veniate tutti, non disturbatevi”

“Ma cosa dici, Esme? Certo che verremo a salutarvi!”

“Non c’è problema, tranquilli”

“Grazie, siete adorabili. A domani allora, riposate bene, buonanotte”

Quando i saluti furono ultimati il gruppetto salì sulla macchina di Edward e ripartì. Emmett restò a casa di Rosalie e, insieme a Jasper, ripulì e rimise in ordine sia il salotto che il giardino mentre la ragazza si occupava di mettere tutto in lavastoviglie e far tornare la propria cucina linda e pinta. “Grazie dell’aiuto” disse Rosalie una mezz’ora più tardi, porgendo al suo uomo un bicchiere d’acqua tonica. 

“Figurati” rispose lui, bevendo un sorso e poi abbracciandola. 

“Che ne diresti di restare?”      

“Mi piacerebbe ma sono un po’ stanco e non sarei di compagnia, scusami”

“Non preoccuparti, sarà per un’altra sera”

“Magari quando Jazz è fuori”

“Sì, meglio ancora”

Si scambiarono qualche bacio poi Emmett andò a prendere la sua auto e se ne tornò a casa propria. 

 

 

“Mi spiace che siate riusciti a venire solo in questa circostanza” disse Alice. “Spero che ci rivedremo presto”

“Siamo stati piuttosto impegnati ma almeno io dovrei rallentare il ritmo per un po’ tra qualche mese” rispose Esme, accarezzandole il viso. “Le occasioni non mancheranno, vedrai. E poi non dimenticare il matrimonio di tuo fratello”

“Sperando che stavolta sia celebrato veramente…” intervenne Edward, stuzzicando il maggiore, come al solito. 

“Certo che ci sarà” si affrettò a rispondere, cingendo la vita di Rosalie con le braccia. 

“Mi mancherete” sussurrò la piccola Cullen, abbracciando prima la madre e poi il padre, trattenendo le lacrime. 

“Anche tu, tesoro” assicurò Carlisle, accarezzandole la testa. 

“Ciao, Jasper, è stato un piacere conoscerti”

“Grazie, lo è stato anche per me”

“Bella, grazie ancora per ciò che fai per nostra figlia”

“Scherzate? Lo faccio con piacere, non ringraziatemi”

“Rosalie, fatti valere e, se Emmett avrà un altro colpo di testa, non esitare a chiamarmi”

“Non temere, Esme, non credo ce ne saranno più, giusto, amore?”

“Giusto. Errori del genere non possono essere commessi due volte, me ne sono già troppo pentito, non sono così folle. Il periodo nero è passato e adesso mi sento diverso, siamo una coppia più unita e più forte che mai”

“Sono felice di sentirtelo dire, Emmett”

Infine toccò a Edward. “Sei molto spiritoso ma ogni tanto fai la persona seria, d’accordo?”

“Mamma ha ragione, altrimenti anziché fare il medico ti ritroverai a cercare lavoro come clown

“Adesso ti ci metti anche tu, papà?” rise, per niente offeso, ma fingendo di esserlo. “In ogni caso, però, lavorerei in ospedale. Comunque non vi prometto nulla ma ci proverò”

Uno speaker annunciò che era in arrivo l’aereo per Londra, allora i Cullen salutarono il gruppetto, presero il loro piccolo bagaglio e si affrettarono a correre verso l’uscita indicata dalla voce dell’addetto. I ragazzi attesero qualche minuto, finché venne annunciata la partenza dell’aereo, allora si salutarono e si divisero. Emmett e Rosalie andarono al lavoro con le rispettive automobili, Edward diede uno strappo a Jasper a villa Hale, poi accompagnò Alice e Bella a casa e infine andò all’università.

“Tutto bene, Bella?” chiese Alice, vedendo l’amica buttarsi sul divano. 

“Sì” rispose. “Mi sento solo un po’ stanca e debole”

“Come mai?” 

“È stato un momento un po’ difficile. Sai, le tue condizioni e poi l’esame di ieri, mi hanno messo a dura prova”  

“Oh, mi spiace”

“Non è colpa tua, non preoccuparti”

“In effetti sono giorni che ti vedo sfinita, hai fatto bene a non andare oggi”

“In genere non salto mai le lezioni, ma non sono in grado di concentrarmi né di studiare, anche se dovrei, visto che tra meno di un mese ho già un altro esame e sono appena all’inizio”

“Se c’è qualcosa che posso fare per te, dimmi pure”

“Non serve, è solo stress, appena mi sentirò meglio mi rimetterò a lavoro. Ho solo bisogno di qualche giorno di stop”

“Certo, è comprensibile. Vuoi che ti prepari qualcosa? Un caffè?”

“No, niente caffè, ne ho bevuto a litri ultimamente e penso che dovrei disintossicarmene. Magari, una camomilla, se non ti spiace”

“D’accordo” si alzò dal divano e aiuto Bella a sdraiarsi. “Hai freddo?” 

“Un po’. Passami quella coperta” 

Alice prese dalla poltrona ciò che le indicava e la coprì dai piedi fino alle spalle, sistemandole il cuscino sotto la testa. 

Profonde occhiaie le solcavano la zona sotto oculare, il viso appariva smunto e più magro del solito. In effetti, nonostante la prelibata cena della sera precedente, Alice si era accorta che Bella non aveva mangiato un granché e non aveva partecipato chissà quanto alle conversazioni. Dopo aver bevuto la camomilla a piccoli sorsi, Bella chiuse gli occhi, reclinò la testa e si addormentò entro pochi minuti. Alice le restò seduta accanto per un po’, fissandola con aria molto preoccupata. Da quando la conosceva, l’aveva sempre vista stressata, a volte di più, altre di meno, e sapeva riconoscere quando stava molto male. Ma non l’aveva mai vista così prima d’allora. Sembrava molto spossata, aveva giorni di sonno arretrato sulle spalle, non aveva molto appetito ed era piuttosto giù di corda. Si chiese se Edward o gli altri avessero notato questo improvviso cambiamento in lei o se fosse l’unica ad essersene accorta. Di sicuro non poteva stare così, forse sarebbe stato meglio se ne avesse parlato con un dottore, se le cose non fossero migliorate di lì a poco tempo, glielo avrebbe proposto.  

‘Bella, cosa ti succede?’ pensò, rivolta più a se stessa che alla ragazza, spostandole una ciocca di capelli dal viso. 

 

 

____________________

 

L’angolo di Amy

Ciao gente, 

ormai è tutto sistemato, le nostre coppiette sono tutte nuovamente felici e il sole è tornato a splendere nelle loro vite  preannunciando l’arrivo della primavera… Ma cos’avrà Bella così all’improvviso? La nostra Alice non capisce e comincia a preoccuparsi per l’amica. Che ne dite? 

Mille grazie a chi ha recensito il capitolo scorso, vale a dire le puntualissime Lorelaine86 e Orsacchiotta Potta Potta ^__^ 

Grazie anche alle 8 persone che hanno inserito la storia tra le preferite e le 16 che l’hanno messa tra le seguite, mi fa molto piacere. 

Grazie per il supporto e se la storia vi piace recensite, please!

Un abbraccio e al prossimo capitolo,

Amy  

  

 

            

  

 

 

         



  
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