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Autore: LenahSalvatore    24/05/2012    0 recensioni
Il dolore è parte integrante dell’amore……ti fa crescere, ti cambia e fa diventare sempre più forti i tuoi sentimenti……il dolore per una perdita, un rifiuto, per essere stati mollati è ciò di cui si ha paura quando si ama ma se sarai forte ogni momento passerà e un angelo ti salverà facendoti capire che nulla è perduto……prendigli la mano e tenerla stretta perché anche quell’angelo un giorno potrà abbandonarti.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Da quel momento il mio svago era la cosa più importante, dopo scuola Daniel veniva sempre a casa mia e mi aiutava a finire in fretta i compiti, Tania aveva chiesto una riduzione dell’orario e data la circostanza gliela diedero, dopo i compiti portava me e Daniel dove voleva, erano sempre posti felici, il dolore al cuore continuava ma mi sorprendeva solo di notte, solo alcune volte mi prendeva anche di giorno, ma era un po’ più raro. I miei incubi erano persino migliorati, ora la foresta si era trasformata nel luogo di felicità di Daniel, il suo prato, la sua casetta, i suoi fiori e il suo laghetto, avevano rappresentato una svolta nel mio cervello, una volta eravamo dentro un parco-giochi: Io – Daniel posso farti una domanda? Daniel – Certo! Io – Posso…… so che è difficile per te ma…… non devi per forza dirmi di si capirò……ecco mi chiedevo se quando il dolore fosse talmente forte da uccidermi Tania mi potrebbe portare nel prato? I loro occhi erano circospetti, non capivano il senso della domanda, forse non mi ero spiegata bene, poi : Daniel – Certo! Mi portarono ovunque c’era gioia, in vari parchi divertimenti, in parchi normali, in piscina, era una gita continua, io mi divertivo, una volta eravamo in piscina, era molto grande e l’acqua era trasparente, appena entravi l’odore del cloro ti assaliva e a sorpresa non ti dava la nausea, quella volta Daniel si era fermato sul bordo della piscina. Tania e Sandy volevano fargli una foto, si era messo in una posa del tutto innaturale per lui, lo faceva sembrare una statua greca appena scolpita, Tania era pronta con la macchina fotografica ma Daniel era scivolato su una piccola pozzanghera d’acqua cadendo dentro la piscina, non potei trattenere le risate, al solo suono rimasi sbalordita, non le riconoscevo, era passato talmente tanto tempo che non le ricordavo. Mi sembrava un gesto ancora più innaturale del sorriso, non riuscii a smettere, i loro occhi mi fissavano mentre le mie risate dolci e soavi fuoriuscivano dalla mia bocca, i loro occhi erano ancora circospetti ma non appena notarono che non riuscivo a smettere si unirono a me, era favoloso, anche se era un gesto semplice per me rappresentava la svolta decisiva, finalmente una piccola parte del buio che mi aveva sepolta per poco più di sette anni era svanita. Daniel – Hai riso! È bello quando ridi dovresti provarci più spesso! Io – Non ti preoccupare a quanto sembra questo piccolo gesto mi ha completamente condizionato! Non credo di riuscire a fermarmi! Continuai a ridere con loro ma a sorpresa non ridevo forzatamente, erano risate sincere, il resto dei giorni ero sempre felice, una volta mi portarono a fare shopping e a sorpresa passando davanti a un negozio un vestito blu chiaro mi colpi come un fulmine a ciel sereno, lo guardavo sbalordita, non era lungo, arrivava si o no alle ginocchia, aveva una ampia gonna che con il vento si alzava formando una cupola. Le maniche erano cortissime e a cupoletta anche quelle, non era particolarmente scollato, mi piaceva: Io – Tania posso prendere quello! Indicai il vestito blu chiaro, Tania lo guardava sbalordita, stava cercando di capire cosa in quel vestito poteva suscitare la mia reazione, aveva tra i suoi ricordi le mie immagini inorridire davanti ai colori sgargianti e vivaci, quando mi aveva portata all’ospedale e mi aveva dato quei vestiti colorati io le avevo urlato contro. Tania – Certo! Entrammo nel negozio, Tania e Daniel mi continuavano a guardare, non mi importava, arrivati dal commesso: Io – Vorrei quel vestito esposto in vetrina per favore taglia m! Commesso – Certo! Il commesso non era un uomo appariscente, non era molto alto, ed era leggermente calvo, i capelli erano ormai totalmente bianchi tranne per qualche ciocca sparsa qua e là che ancora era di giallo paglia, non era magro ma neanche grasso, potrei dire robusto, il vestito che portava era una semplice divisa del negozio, pantaloni neri, scarpe nere, camicia bianca e cravatta nera. Entrò in un semplice magazzino e dopo pochi minuti tornò con il mio vestito, lo presi immediatamente felice di essere cambiata, Tania pagò mi dispiaceva farla pagare dopo tutto lei aveva pagato tutto ciò che mi riguardava ma aveva insistito, continuammo il giro per i negozi fino a sera, poi riportammo a casa Daniel e io e Tania andammo a casa a mangiare. La serata era passata bene, Tania non mi aveva fatto domande, mi guardava solo circospetta e felice, ero contenta, lei era felice dopo tutto quello che le avevo fatto passare, mi diressi in camera mia, posai il mio vestito nuovo nell’armadio e andai alla scrivania, presi carta e penna, non sapevo esattamente cosa farci, li guardavo e basta poi un lampo di genio. Incomincia a scrivere due lettere una indirizzata a Tania e una a Daniel, mi rimanevano pochi anni di vita ma volevo incominciare a scrivere una bozza delle lettere che gli avrei lasciato, erano venute non molto lunghe, non sapevo bene cosa scrivere, le misi dentro a due buste, una con sopra scritto “ Tania” l’altra con sopra scritto “ Daniel”. Le misi dentro un cassetto e poi andai in bagno, dopo la mia solita routine andai a letto conscia che di li a poco il dolore mi avrebbe colpito, appoggiai la testa sul cuscino e mi abbandonai alle noti soavi del dolore. Mi risvegliai di colpo, guardai l’orologio, erano le sette, ero strabiliata, non avevo avuto dolore, non avevo sognato niente, per anni avevo sperato di avere almeno una notte così, mi accorsi solo dopo che Tania mi era di fianco, mi guardava felice e preoccupata al tempo stesso: Tania – Non hai urlato questa notte! Io – Lo so! Ci guardammo in silenzio poi lei se ne andò sollevata, io ero preoccupata, cosa mi stava succedendo? Stavo davvero bene? Il dolore lo potevo finalmente lasciare alle spalle o era il preludio per il disastro? Cosa ero diventata? Non mi riconoscevo più, ero sempre felice, avevo avuto una notte di sonno continuo senza dolore. Chi stavo diventando? La preoccupazione mi assalì senza precedenti, avevo paura che quello era il preludio per il disastro, non potevo permettermi di lasciare alcune questioni in sospeso, aprii con forza il cassetto con le lettere e finii definitivamente la lettera di Daniel con le uniche parole che mi rimanevano da dirgli ma che non potevo dimostrargli. Le chiusi e preparai un foglio da lasciare sopra la scrivania “ apri il secondo cassetto a sinistra”, andai all’armadio e presi il mio vestito azzurro nuovo, mi fiondai in bagno, mi preparai e mi vestii, cercai di ricompormi, non dovevo mostrare a Tania la mia preoccupazione se no mi avrebbe portata da un dottore per farmi visitare e vedere se veramente era la fine. Calmata andai in cucina, Tania mi aveva già preparato la mia solita colazione, latte semplice, lei per fortuna stava mangiando una brioche, non mi guardava come faceva di solito, stava osservando fuori dalla finestra: Tania – Oggi non c’è scuola perché tu e Daniel non uscite un po’ da soli! Così per fare qualcosa senza l’imbarazzante adulto! Di colpo impallidii, non potevo stare da sola con lui, non volevo: Io – Va bene! La voce non mi uscii propriamente come volevo, era leggermente rotta, non sapevo come nascondere anche questa mia preoccupazione, mi alzai e presi il mio solito giubbotto nero, scesi gli scaloni di marmo e come solito fuori c’era Daniel ad aspettarmi, non era freddo, il giubbotto potevo lasciarlo a casa, lo appoggiai a un attacca-panni messo lì dai proprietari e uscii. Daniel mi guardava con il sorriso sulle labbra, mi fece cenno di seguirlo e insieme ci dirigemmo verso il centro: Daniel – Ti sta bene il vestito, ti fa risaltare la pelle e i capelli! Io – Grazie! Daniel – Ti va di andare a vedere “ Cuore arpionato”! No un film romantico, accettai comunque, erano le uniche cose che potevo fare, entrammo a vedere il film, non era così male, le parti più tristi cercavo di non vederle, Daniel si era offerto di pagare il biglietto e i pop-corn, ero un po’ arrabbiata con lui, alla fine del film mi portò dentro un parco enorme: Daniel – Allora con gli incubi e il dolore notturno come andiamo! Io – Bene! Questa notte non ho sognato e non sono stata nemmeno assalita dal dolore! Gli occhi di Daniel a sorpresa erano pensierosi, io intanto osservavo il panorama, era bello, il parco era totalmente verde, l’erba non era come quella del prato segreto di Daniel, ma comunque piacevole alla vista, qua e là c’erano svariati alberi di cui non conoscevo la specie, i sentieri si incontravano tutti in un unico punto. La fontana al centro dei sentieri era ampia e bella, l’acqua usciva dalla brocca di un bambino con le ali, sembrava un piccolo cupido, osservai gli occhi, guardavano in un punto preciso, la statua della dolce bambina era seduta su una panchina, il bambino la guardava smielato, era una visione bellissima. Io – Perché le statue sono così? Daniel – Per una vecchia storia! Si dice che Enrico, il bambino, era perdutamente innamorato di una fanciulla, la bambina, che ogni giorno veniva a dare da mangiare agli uccelli che si fermavano a bere in quella fontana, anche la fanciulla provava un grosso affetto per il bambino, un giorno lui per fargli vedere il suo immenso affetto andò alla fontana con una brocca per prendergli l’acqua in modo che gli uccelli si abbeverassero lì vicino a lei, ma nel prendere l’acqua è caduto dentro alla fontana ed è morto annegato, la fanciulla rimase sbigottita dal fatto e dopo essersi seduta nuovamente sulla panchina si pietrificò, si dice che si pietrificò a causa del suo cuore, esso non era capace di amare più nessuno e si era pietrificato pietrificando tutto il resto del corpo! Io continuavo a guardare la statua della fanciulla capendo pienamente ciò che aveva provato, per la prima volta mi guardai intorno, non c’era nessuno nel parco, eravamo soli, il panico mi inondò, i suoi occhi d’orati mi guardavano, potevo osservare l’oro liquido, il mio azzurro cielo si specchiava nel suo oro. Le sue labbra si curvarono in un sorriso compiaciuto, era felice, le sue mani mi presero delicatamente il viso, ero bloccata, non riuscivo a muovermi, ma non lo volevo, il cuore mi martellava nel petto ma non era il dolore straziante che ero solita provare, il mio cuore era felice e colmo di amore, un amore che non riusciva a contenere, poi il suo viso mi si avvicinò fino a che le nostre labbra non si incontrarono. Le sue labbra si modellarono sulle mie, erano impetuose, a ogni minimo movimento la lava infuocata mi bruciava l’anima di passione, le mie mani si mossero automaticamente e si posarono sulle sue spalle, una si intrecciò ai suoi capelli e l’altra gli si posò sul viso, le sue mi strinsero la vita avvicinandomi sempre di più a lui. Era favoloso, la disperazione più assoluta unita alla felicità più irrazionale, ora ogni suo tocco era rovente, mi sembrava che il vestito stesse bruciando, ma era solo un’apparenza, ora il cuore stava partendo, non era solo più l’amore ma era il dolore, riuscii a non darlo a vedere però lo costrinsi a riportarmi a casa, lui lo fece. Per fortuna a casa c’era Tania, urlai contro Daniel cercando di mandarlo via, lui mi obbedì per fortuna, cercai di parlare: Io – Tania è ora! Portami nel prato segreto di Daniel di corsa poi vattene, il mio tempo qui è scaduto, devo abbandonare ogni speranza, vai in camera mia, fai ciò che vuoi di quello che trovi, vieni a riprendere il mio corpo tra mezz’ora vedrai che sarò morta! Fece per replicare ma la zittii all’istante mi portò in macchina e a tutto gas mi portò al prato, anche se il viaggio fu più veloce del solito a me sembrava che comunque fosse lunghissimo, arrivati mi lanciai sul prato, chiusi la portiera, sentii la macchina andarsene, ora era tutto perfetto, la gioia nella vita che avevo avuto bastava per uccidermi. Il dolore si fece più intenso cercai di non urlare, le ginocchia cedettero, e mi ritrovai a terra, questa volta ero consapevole che sarebbe stata l’ultima, la malattia genetica che la mia famiglia si portava dietro da anni stava decimando l’ultimo suo componente, almeno sarei morta nella consapevolezza che non avevo inflitto la mia pena a qualcun altro, come un figlio. Il dolore mi avvertì che ormai mancava poco, i polmoni stavano cedendo così come il cuore, il dolore mi stava tagliando anzi lacerando gli organi, lo sapevo mancava poco, sarei morta da sola nei luoghi della mia felicità, sarei stata da sola per sempre e ciò mi rattristava ma almeno sarei morta. Volli ricordare come ultime immagini quel meraviglioso prato, non avevo potuto dire addio a nessuno, ma almeno le lettere le avevo scritte, mancava poco, il respiro si fermò, stavo soffocando poi l’ultimo battito sordo del cuore e tutto divenne buio, sentii l’umido sulla faccia e poi più niente. EPILOGO Entrai nella stanza di Marta piangendo, la osservai, dovevo di nuovo svuotarla, poi un foglietto sulla scrivania attirò il mio sguardo, “ apri il secondo cassetto a sinistra”, lo feci, dentro c’erano due lettere una indirizzata a me e l’altra a Daniel, le presi, non volevo aprirle volevo leggerle al suo funerale. Ficcai le lettere nella mia borsa e ripresi la macchina, andai al prato e chiamai Sandy: Io – Sandy sono Tania! Volevo chiederti nel caso che Marta morisse posso seppellirla nel prato segreto di Daniel? Sandy – Certo! Io – Sandy chiama Daniel e porta una vanga, sono nel suo prato! Chiusi immediatamente la telefonata, misi il cellulare nella borsa e poi tornai ad osservare il corpo di Marta immobile al centro del prato, non osai toccarlo, una macchina arrivo da dietro e sentii i singhiozzi di due persone: Daniel - No! Marta torna da me! Marta rispondi! Daniel continuava a scuotere il corpo privo di vita di Marta, le lacrime gli scendevano sulle guance, non voleva lasciare che la sua amata morisse, voleva salvarla con le sue braccia, era riuscito ad averla ma per poco, nessuno poteva toccarla se non lui,lo stesso era per me e per Sandy, tutti e tre stavamo piangendo la ragazza che tanto odiava il mondo e che ora aveva trovato la pace: Io – Daniel lei prima di morire ha scritto due lettere, io non le ho ancora lette, volevo prima aspettare te visto che su una c’è scritto il tuo nome! Aveva il viso rigato dalle lacrime, non riusciva a parlare, annuì solamente, io presi fuori prima quella di Daniel: “ Caro Daniel, ci sono poche parole per esprimere veramente quello che sento, mi dispiace di non avertelo potuto dire in vita ma ti sono grata per tutto quello che hai fatto, da quando mi hai difeso in classe la prima volta che ne ho varcato la soglia ad adesso,tu mi hai fatto vedere il mondo in una maniera tale che non pensavo fosse realmente possibile, sapevo che sarei morta prima o poi, probabilmente prima di molti altri, ma il tempo che ho passato con te mi ha fatto capire che non sono sola, che esiste veramente qualcuno che tiene a me, prima di venire a Londra ero solo un’anima malata che trovava pace solo nella consapevolezza che prima o poi quella sofferenza sarebbe finita, ogni volta che stavo male mi sentivo come se fosse in qualche modo giusto morire per me, dopo che ti ho conosciuto l’unica cosa che volevo era vivere, mi hai fatto assaporare la gioia di vivere ed è il dono più grande che io abbia mai ricevuto, sono grata veramente anche a tua madre, digli che mi dispiace di averla conosciuta poco, digli che mi ha incantata dalla prima volta in ospedale. Addio Daniel TI AMO” Lui ormai era disperato, gli porsi la lettera e lui la prese continuando a leggerla e a leggerla senza lasciare Marta, dopo la terza rilettura posò le labbra su quelle di Marta quasi a darle l’ultimo saluto: Sandy – Per chi è l’altra lettera? Io – Per me! “ Cara Tania, so di essere stata un peso per te, all’inizio pensavo di andarmene, ma poi ti ho guardato e mi sono fatta forza, scusa per tutte le pene che ti ho fatto subire e scusa per quest’ultima pena che ti ho inflitto, sei stata la mia seconda mamma, soprattutto perché quando nessuno mi voleva tu sei stata l’unica a prenderti la responsabilità di crescermi. Addio Tania” Io – Lei è da ieri sera che è strana, immagino che avesse capito che le mancava ancora meno di quanto le fosse stato detto spero che ora lei stia in un posto migliore! Daniel – Di sicuro! Immagino che ora tu stia correndo per i prati con i tuoi genitori salutali da parte mia! Sappi che ti amo anche io! Daniel scavò la fossa per Marta lì nel suo prato, disse che voleva sentirla molto vicino, mise da solo Marta dentro la fossa e poi le porgemmo i nostri saluti, la lasciammo lì in modo che fosse per sempre felice, nessuno poteva immaginare quanto quella poverina avesse sofferto ed adesso era in un posto migliore, Daniel non voleva lasciarla però, continuava a stare di fianco alla sua fossa, piangeva, le lacrime gli mozzavano il respiro, io e Sandy lo scuotemmo e fu costretto a lasciare andare la sua amata mentre correva con i suoi genitori.
  
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