Latitanza forzata parte I
Erano a casa
di Michiru già da un’ora, nessuna osava preparare un piano valido. Tutte
sapevano che le condizioni di Haruka erano precarie e volevano aspettare un
segno di miglioramento della loro compagna per preparare un piano funzionante.
“Michiru
fatti forza, Haruka è forte e vedrai che anche questa volta si salverà”
“Rei non è
facile, quando eravamo in Iraq davo per scontato che sarebbe tornata a casa con
me, adesso non è più così. Se si riprende e noi arriviamo tardi a prenderla
sarà arrestata e giustiziata e non voglio vederla morire su una sedia
elettrica”
“Non
succederà! In ospedale c’è un medico che faceva parte della mia compagnia e
ancora oggi mi è devoto, posso cercare di far seguire i progressi di Haruka da
lui così quando sarà stabile potrà farla uscire”
“Setsuna te
ne sarei eternamente grata”
“Ok allora,
faccio un paio di telefonate”
Makoto
continuava a pensare ad Ami e al modo in cui le aveva tradite, si sentiva
un’idiota ad averle dato tanta fiducia. Aveva preferito il Presidente alla
felicità del popolo.
“Makoto troveremo
Ami e poi deciderai tu cosa farne con lei”
“Per me può
anche marcire in galera. Ci ha tradite e questo basta per farla diventare morta
ai miei occhi”
Penitenziario militare
Ami era in
cella da qualche ora e già non ne poteva più, i secondini la guardavano
dall’alto in basso e l’avevano già presa di mira tanto da farla finire subito
in isolamento.
Odio questo posto! Non dovevo tradire
il Presidente sin dall’inizio! Al diavolo tutto! Devo fuggire da qui e
andarmene!
Nella sua
cella senza finestre, con i muri rivestiti di un’imbottitura di gomma,
ripensava a quello che aveva combinato nell’ultimo periodo e si era resa conto
con suo enorme sgomento, che la verità era che non voleva servire veramente il
Presidente e nemmeno aiutare le altre, il suo era solo un modo per dimostrare
le sue qualità.
Sono una merda! Ho messo in pericolo
un mucchio di persone! Forse è giusto che io muoia qui dentro!
Ospedale militare
Haruka aveva
ripreso i sensi, sentiva il suo corpo intorpidito e la sua memoria non era
delle migliori a causa dei pesanti sedativi che le avevano dato. Non ricordava com’era
finita in ospedale, ma ricordava perfettamente che la loro missione era
fallita.
Aveva
tentato più volte di rialzarsi, ma le fitte di dolore alla sua testa e al suo
addome l’avevano costretta a desistere. Un uomo di trent’anni con un camice
bianco era entrato senza bussare nella stanza.
“Sono il suo
medico. È ancora in gravi condizioni e per il momento non possiamo dimetterla”
“Senta, io
sono un’agente e per tanto devo ritornare subito sul campo”
“Non mi ha
capito signorina? Lei non può lasciare l’ospedale”
“Lei non
capisce! La fuori le mie compagne stanno rischiando il culo!”
“Le sue
compagne stanno bene! L’attendono pazientemente a casa sua”
“Come fa a
saperlo?”
“Ho le mie
fonti. Stia tranquilla nessuno sa dove si trovano e non sanno nemmeno che lei
si è ripresa, finga di essere ancora semi-cosciente e vedrà che la porterò io
stesso dalle sue amiche”
“La
ringrazio dottore”
Appartamento di Haruka e Michiru
“Haruka sta
bene! Entro stasera verrà portata qui”
“Nessuno
deve trovare questo posto”
“Sta
tranquilla, aspetterò io stessa fuori dall’ospedale e la porterò qui a casa”
“Verremo
tutte quante, non vogliamo che qualcuno ci segui”
“È troppo
pericoloso, verrà solo Michiru con me. E poi l’auto di Haruka è veloce, useremo
quella per prelevarla e tornare a casa sane e salve”
“Va bene, ma
se qualcosa va storto”
“Lo so bene”
Entrata dell’ospedale
Makoto e
Michiru erano fuori dall’ospedale già da un’ora ma del medico che doveva
scortare personalmente Haruka e la stessa Haruka non c’era traccia. Erano
agitate, sapevano bene quali rischi correvano a rimanere ancora in giro.
“Tranquilla vedrai
che la riporteremo a casa e poi ci nasconderemo per preparare un piano”
“Mako non è
facile, se fossimo arrivate tardi? Se l’avessero già portata in galera o
peggio?”
“Calma,
nessuno va in galera, piuttosto aprire questa porta e tu Makoto vedi non
rovinarmi la macchina altrimenti ti uccido”
Haruka era
sulla sedia a rotelle accanto alla portella del guidatore che fissava le due
ragazze che la guardavano come se fosse un fantasma, il dottore alle sue spalle
si era preoccupato di portarla fino alla macchina e di aiutarle con le cure
mediche necessarie.
“Haruka sei
sicura che far guidare Makoto sia una buona cosa?”
“Ha già
usato la mia auto no?”
“Come lo
sai?”
“Il sedile,
io non lo porto mai così e lo sterzo è troppo basso. Si vede che non sei
abituata a questo tipo di auto”
Improvvisamente
era scoppiato un piccolo attimo di ilarità, dove Makoto e Haruka discutevano
sul modo migliore di guidare la BMW e Michiru che le fissava frastornata senza
capire una sola parola di quel che dicevano.
“Ragazze se
avete finito di parlare aramaico antico vi pregherei di andare subito a casa,
non siamo al sicuro qui”
Con una
sgommata d’eccellenza e le imprecazioni di Haruka sull’uso incosciente della
sua auto si erano dirette a tutta velocità verso l’appartamento, ma qualcuno
aveva seguito ogni loro mossa e presto la loro fuga sarebbe diventata una corsa
contro la vita e la morte.
“Signore si
stanno muovendo”
“Si signore”
Una Mercedes
nera seguiva le ragazze a distanza di sicurezza, ogni semaforo che incontravano
l’auto si posizionava due macchine dietro di loro.
“Haruka”
“Lo so
Makoto, ci credono così idiote? È un trucco vecchio come il mondo, gli agenti
del Presidente sono degli inetti senza speranza. Makoto levati dal volante ci
penso io”
“Mi dici
come fai a passare alla guida se ti trovi dietro e per di più ferita?”
“Makoto fa
come dice, conosco Haruka ed è capace di tutto anche in queste condizioni”
“Come mi
conosci tu amore non mi conosce nessuno”
“Taci Haruka
e guai a te se ci fai catturare!”
Michiru si
era spostata dietro mentre Makoto era passata sul lato del passeggero
permettendo così ad Haruka di prendere il suo posto alla guida.
“Ma che
cazzo Mako! Hai totalmente stravolto la mia posizione di guida! Quando usciamo
dall’auto giuro che ti ammazzo!”
“Haruka puoi
pensarci dopo?”
“Amore,
questa è la mia bambina, è una BMW, solo io posso portarla come merita”
“Haruka per
me è un mezzo di locomozione inutile, pacchiano ed economicamente
irraggiungibile!”
“Michiru
Kaioh non osare parlare così della mia bambina chiaro? Ora per cortesia nel
sedile c’è una pistola, vedi di far fuori quegli idioti”
Haruka
sfrecciava a tutta velocità nel traffico di New York stando attenta a non
tamponare o falciare nessuno, dallo specchietto retrovisore vedeva chiaramente
l’auto che le inseguiva distanziarsi sempre di più.
“Bene credo
che-“
Un rumore di
vetri infranti le aveva gelato il sangue, Michiru aveva spaccato il lunotto
posteriore per poter sparare meglio contro gli inseguitori. Haruka aveva
inchiodato brutalmente mandando Michiru a gambe all’aria
“Ma sei
impazzita?”
“Potrei farti
la stessa domanda! Mi hai spaccato il lunotto!”
“Haruka è
solo una macchina per dio!”
“Non è solo
una macchina!”
“Ragazze
muovetevi! Ci stanno raggiungendo!”
Appartamento di Haruka e Michiru
“Ci stanno
mettendo troppo!”
“Setsuna
calmati, vedrai che arriveranno”
“Non dire di
calmarmi Rei!”
“Agitarsi
non serve! Dobbiamo rimanere lucide anche per loro!”
Setsuna
camminava avanti e indietro davanti alla porta d’ingresso da mezz’ora e l’unica
cosa a cui riusciva a pensare era il peggio. Non avevano più notizie del medico
da più di un’ora e le ragazze non tornavano.
“Dobbiamo
andare a cercarle!”
“Se ci
muoviamo ora e loro sono state catturate cosa pensi di fare?”
“Ci
penseremo al momento!”
Erano uscite
di corsa dall’appartamento, stavano per prendere l’auto quando uno stridio di
gomme aveva attirato la loro attenzione. Una BMW nera correva all’impazzata
nella loro direzione e sembrava che stesse per travolgerle quando con una
brusca frenata si era fermata davanti alle loro gambe.
“Merda
Haruka per poco le investivi”
“Ma no, so
quel che faccio, piuttosto chiudete il garage e fate silenzio”
“Haruka per
colpa tua me la sono fatta addosso! Che cazzo sta succedendo?”
“Rei sta
zitta! Ci stanno inseguendo e se facciamo casino siamo nella merda!”
Penitenziario militare
Ami si era
appisolata nella cella d’isolamento quando un gruppo di secondini era entrata
per malmenarla lasciandola in fin di vita nella cella buia.
“Questo è
per il doppio tradimento!”
“Non uscirai
di qui!”
“Morirai
prima di arrivare alla sedia elettrica!”
Non riusciva
a muovere un muscolo, il suo corpo era sottoposto a continue violenze, aveva
capito che reagire l’avrebbe condannata ad una lunga tortura e aveva preferito
lasciare campo libero ai secondini che ogni giorno la massacravano con
manganellate, calci e pugni.
Questo è il prezzo del mio
tradimento! Makoto direbbe che è il karma ma io non credo a queste stronzate!
La verità è che i secondini sono corrotti, uomini e donne senza scrupoli che
ucciderebbero anche la loro madre per guadagnare una lauta ricompensa. Io
adesso sono il loro giochino, non che fonte di reddito, presto si stancheranno
e mi lasceranno morire.
Era debole e
stanca, la sua mente era annebbiata e il suo corpo era scosso da brividi di
freddo, il dolore non le permetteva di muoversi e respirare era diventato molto
più doloroso delle percosse che subiva ogni giorno.
Un’altra notte qui dentro e morirò in
una pozza di sangue. Perdonami Makoto, eri la mia compagna, la mia amica e il
mio tutto, ho tradito la tua fiducia scegliendo il Presidente. Mi dispiace.
Un forte
calcio l’aveva colpita in pieno viso mandandola a sbattere contro la pesante
porta di ferro della cella uccidendola sul colpo.
Questo è
l’undicesimo capitolo, ho preferito spezzarlo qua per non appesantirvi troppo,
non so ancora quanti capitoli ci saranno ma posso dirvi che si arriverà presto
alla fine.
Ringrazio
come sempre chi recensisce, chi legge in silenzio e chi ha inserito la storia
tra le seguite/preferite e ricordate :3