Successe
tutto in un
attimo: Kyl che sveniva e l’ampolla che andava in frantumi.
Rotta
in mille pezzi.
-
No … - non avevo nemmeno
la forza per parlare. L’ultima speranza di salvarsi di Kyl si
era infranta
insieme all’ampolla.
Era
troppo.
Mi
avventai su Morpheus e
lo schiacciai a terra con il mio peso. Lo tempestai di pugni, senza
lasciargli
respiro ne spazio per qualsiasi tipo di tecnica.
Urlò:
gli avevo appena
fracassato la cassa toracica. Ancora poco tempo e sarebbe morto per asfissia; le
costole gli avevano
bucato i polmoni.
-
Razza di bastardo … Non
credo ti ucciderò: ti lascerò soffrire come tu
stai facendo me … - ringhiai.
Cercò
di dire qualcosa, ma
il sangue che ora gli riempiva la bocca non glielo permise.
Non
me ne curai.
Andai
verso Kyl e
avvicinai l’orecchio al suo viso: il suo respiro era molto
flebile.
-
Ti prego, non morire …
non lasciarmi qui da solo … - sussurrai portandomi la sua
mano alle labbra.
-
Che cosa hai fatto? ! –
la voce del Tramite, che si era liberato, si espanse nella vallata.
Mi
voltai e lo vidi
chinato sul corpo di Morpheus, morto.
-
L’hai ucciso! L’hai
ucciso! – strinse a se il piccolo corpo rosso e
puntò i suoi occhi ametista su
di me: erano rossi e gonfi di pianto.
-
Gli ho reso pan per
focaccia. – disse gelido.
-
Te la farò pagare! –
-
Mi hai scocciato … -
alzai una mano e strinsi: il Tramite levitò ad un metro da
terra. Si stringeva
convulsamente le mani al collo cercando di respirare. Strinsi ancora e
con uno
schiocco secco, Elia cadde al suolo,
privo di vita.
C’era
un silenzio
innaturale.
Avevo
appena ucciso un
uomo!
Mi
ero appena comportato
come Morpheus!
-
NO, lui se l’è meritato
… -
Tornai
da Kyl: il suo
respiro si era fatto più irregolare. Presi lo scrigno che
era vicino al tronco
e cominciai a guardare cosa conteneva: solo
una mappa.
Soltanto
una dannatissima mappa.
Diedi
un calcio al
cofanetto e caddi in ginocchio. Nella mia mente risuonò una
voce.
Bryan
… Bryan … puoi ancora salvare Kyl, devi solo
volerlo … avvicinati alla Quercia
e ascolta ciò che ha da dirti … ripensa a
ciò che ti ha detto il capitano sul
comportamento dei paesani nei confronti dell’Albero
… credi!
Come
in trans, mi diressi
verso la Quercia, poggiai la fronte e la mano sul suo tronco dorato e
ascoltai.
Mi raccontò di tutte le epoche che aveva vissuto, di come
almeno in ogni secolo
qualcuno aveva cercato di arricchirsi con i suoi frutti e di come erano
tutti
miseramente morti. Mi ricordò che i suoi frutti non andavano
usati per se
stessi, per un tornaconto personale ma solo per fare del bene.
Quando
mi staccai, sapevo
che cosa dovevo fare. La Quercia aveva ormai perso tutti i suoi frutti
e le sue
foglie eccetto una, quasi stesse aspettando il suo momento di gloria,
come se
sapesse qual’era il compito che le spettava. Delicatamente la
presi ed andai da
Kyl.
-
Questo … è per te … -
mormorai.
Misi
la piccola foglia
d’oro prima sulla fronte e poi sul suo cuore, aspettando che
succedesse
qualcosa.
Non
successe nulla.
-
No … non è possibile …
ho fatto tutto quello che mi aveva detto l’Albero! Ho usato
la foglia per te!
Non puoi andartene adesso Kyl! – singhiozzai arrabbiato.
-
Non puoi … - calde
lacrime scivolarono lungo le mie guance e caddero sulla foglia
d’oro, che
risplendette più intensamente.
-
Kyl non puoi morire perché
… perché … perché io ti
amo. – dissi con voce rotta.
La
Quercia parlò nella mia
testa.
Hai
dimostrato di tenere più alla vita del tuo amico che alla
tua: avresti potuto
utilizzare la foglia in altro modo, ma hai preferito il suo bene al
tuo. Per
questo sarai ricompensato.
-
Dillo di nuovo … - la
voce di Kyl, così flebile, mi sembrò il
più bel suono del mondo. Lo baciai con
foga e lo abbracciai.
-
Ti amo, ti amo, ti amo,
ti amo, ti amo … - lacrime di gioia mi sgorgarono dagli
occhi.
-
Anch’io, ma credo che
questo tu lo sappia già … - mentre lo diceva mi
sorrise. Lo aiutai ad alzarsi e
lui si strinse a me.
-
Non lasciarmi mai più …
- dissi al suo orecchio.
-
Non lo farò … - mi baciò
con dolcezza e passione che ricambiai.
La
foglia d’oro che lo
salvò, è ora incorniciata nel salotto di casa
nostra. Era bella e splendente come
dieci anni prima.