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Autore: Its_amazayn_    25/05/2012    5 recensioni
Allison provò ad interrompere quel bacio senza riuscire ad averla vinta.
Il ragazzo si limitò a spostare le sue labbra sul collo di lei; un brivido le percorse la schiena.
«Ti odio.» riuscì a dire a fatica.
Sentì le labbra di lui poggiate sul suo collo piegarsi in un sorriso.
«Ti odio anche io.» disse in un sussurro prima di tornare al loro bacio.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Sono fiera di me stessa, sono riuscita a postare prima finalmente! 
Beh, allora, cosa mi raccontate di bello? Mancano due settimane di scuola cavolo, ve ne rendete conto? DUE! Io ancora non ci credo, sono impanicata come non so che cosa se solo penso a tutti i compiti e le interrogazioni che ci sono e.. AIUTATEMI! *si strappa i capelli.*
Tornando a noi, anzi no, prima un'altra cosa. Cosa ne dite della nuova coppia Zarrie? A me personalmente Perrie non piace molto, mi da troppo di ragazza barbie, parlando di aspetto, però ho visto le foto con Zayn e sono teneri! fghk.
Oh e, come diamine bacia Malik? Per quanto tira fuori le labbra sembra voglia tenere lontani i visi proprio, boh. HAHAHAH Forse a forza di provare a baciarsi allo specchio, a causa del naso, si è allenato ad allungare le labbra. (?)
Basta minchiate, ok, anche perché poi sono io che faccio brutta figura. HAHAHA
Tornando alla storia, in questo capitolo volevo far succedere di tutto e di più, però poi era un po' troppo imbrogliato, quindi già vi dico che ho un'idea per i capitoli più avanti. *ZANZAN* e non so se vi piacerà. HAHAH
Finisco questo post pre-storia (cit.) e vi lascio leggere in santa pace!
Comunque grazie al solito per le recensioni, davvero, non sapete quanto mi piaccia leggere i vostri pareri!
Ciao belle, al prossimo capitolo :3
Chia, xx.


Stupida, stupida, stupida! Perché non aveva reagito? Era del tutto cosciente, cioè no, ma non importava!

Allison scese a passi pesanti le scale che riportavano nel pieno della festa, e sentì batterle nuovamente le tempie all'aumentare del volume della musica. Vaffanculo, pure il mal di testa ci si doveva mettere!
La festa stava completamente degenerando, più dei due terzi delle persone presenti in quella casa erano sicuramente ubriache fradicie, ed il restante un terzo era ubriaco marcio. Inoltre la sua testa stava seriamente rischiando di scoppiare, e la ragazza ringraziò il cielo di non aver bevuto molto, riuscendo comunque, senza contare gli attacchi di ridarella avuti in precedenza -facendola sembrare una mezza specie di isterica-, piano piano a tornare con la testa sulle spalle.
Seguita da Harry e Julie era tornata nel salone, dove la proprietaria della casa era stata costretta ad allontanarsi per rifornire il tavolo di bevande ed il resto, o almeno da quel che aveva detto.
Allison rimase così sola con Harry, e nonostante il dolore alla testa si faceva più acuto, andò ogni tanto in mezzo alla pista a ballare con lui -i suoi ricci, mentre si muoveva, andavano a caso da una parte all'altra della sua testa, ed era una cosa estremamente divertente-.
«Possiamo bere?» chiese poi lei, sfinita.
«Niente alcool.» puntualizzò immediatamente l'amico.
«No, ma non fare il padre protettivo!»
«Non faccio il padre protettivo Allison, hai visto come ti sei ridotta prima?»
«Harry, a me sembra che la stai facendo troppo lunga. Non ero mica ubriaca, ero soltanto un po' brilla! Se lo fossi stata, ora non sarei già così lucida.» spiegò, con calma, nonostante il nervoso che già aveva per sé si stesse espandendo.
Il riccio si limitò a sbuffare.
«Spiegami, tu ti saresti potuto ubriacare ed io no?» ipotizzò, nel caso fosse davvero andata come diceva lui.
«E' diverso Allison, io lo reggo più di te l'alcool!»
«Ora non c'entra, la mia domanda era un'altra.»
«Si.» rispose.
«E perché?»
«Perché non voglio ritrovarmi ad essere preoccupato per te!»
Allison strinse i pugni, forse prendendo nel modo sbagliato quella frase, o forse semplicemente perché una predica da parte sua non poteva sopportarla contando già l'umore nero.
«Scusa allora, non ti dare più disturbo.» rispose collerica.
«Non i-»
«Eccomi!» la voce squillante di Julie interruppe il loro discorso, o meglio, discussione.
Harry non si sprecò a continuare la frase, rivolgendole immediatamente un sorriso.
Allison, senza fare commenti, respirò a fondo, cercando di rilassarsi, ma quella musica le rimbombava in testa.
Chiese così a Julie dove poteva trovare un'aspirina o un qualcosa di simile, e si diresse quindi subito in giro per la casa alla ricerca della cucina -dove le aveva detto che avrebbe potuto trovarla-, visto che la bionda ed il suo migliore amico si erano lanciati un'occhiata bramosa che non passò affatto inosservata ai suoi occhi, ed aveva deciso di lasciarli fare.
Inoltre non ne poteva davvero più, anche la più piccola voglia di provare a divertirsi lì era scomparsa.
Apriva una porta dietro l'altra, richiudendola però velocemente nel completo imbarazzo il più delle volte a causa di coppie prese nelle loro tresche al loro interno.
«Ma cosa diamine ci fanno con tutte queste stanze!» sbraitò, decisamente troppo ad alta voce, senza rendersene conto.
Alcune persone posarono la loro attenzione su di lei, guardandola perplessi, ma le bastò guardarsi intorno nera in volto per fargli trovare improvvisamente interessante la prima cavolata che gli capitò a tiro pur di non dover incontrare nuovamente i suoi occhi.
Si stava davvero arrabbiando, le tempie non smettevano di pulsare e quella stupida festa aveva già preso una brutta piega per colpa di un certo deficiente. Cancellò il pensiero, decidendo di andare via; il suo umore era arrivato al limite.
Non avrebbe avvertito gli altri, al massimo se i genitori si fossero accorti del suo rientro anticipato si sarebbe inventata una di quelle solite cavolate del tipo:
“Non mi sono sentita molto bene, gli altri sono ancora al falò.”
Poi, in caso avessero scoperto cos'era successo veramente si sarebbe inventata che qualcuno le aveva fatto il lavaggio del cervello e non ricordava niente, procurandosi così due mesi di punizione.
Oppure sarebbe potuta passare alla tattica del dire tutta la verità da subito, facendo poi la parte di colei che si sentiva in colpa e buttare giù qualche complimento, evitandosi così i due mesi rinchiusa in casa.
“Beh, allora, sono andata ad una festa dove ho bevuto, ma nulla di che. No, non fare quella faccia papà, mi girava solo un po' la testa! Vedi, dopo Zayn mi ha accompagnata in bagno dove mi sono sciacquata il viso, e mi son sentita meglio. Poi vabbè, siamo rimasti chiusi dentro e mi ha baciata senza una ragione valida, ma son dettagli, giusto? Tranquillo però, poi Harry mi ha aperto. Dov'è? Beh, non lo so esattamente, credo che ora stia scopando con la proprietaria della casa dove è stata fatta la festa. Mi dispiace, io volevo dirtelo, davvero! Lo sai che questi calzini ti donano proprio? Comunque, ora che ti ho detto la verità è tutto apposto, no? Ti ho già detto che ti voglio bene?”
Per un secondo Allison immaginò gli occhi sgranati di suo padre, e scartò subito la seconda possibilità.
Si, si sarebbe evitata una punizione di due mesi, ma ne avrebbe ottenuta una a vita. Non era bello pensare al proprio futuro come 'la ragazza diventata famosa per aver scontato la punizione più lunga della storia delle punizioni'.
Qualcuno le andò addosso, facendola tornare con i piedi per terra. Allison girò lo sguardo, trovandosi una ragazza bionda davanti. La scrutò bene, riconoscendo poi i “vestiti” che indossava, e capì che era proprio quella bionda che prima aveva visto avvinghiata a Zayn. Questa le scoppiò improvvisamente a ridere in faccia, senza nemmeno scusarsi di esserle andata addosso.
«Puttana.» sibilò, il malumore che saliva ancora più alle stelle se possibile.
Questa si fece improvvisamente seria.
«Scusa?» disse con voce acuta -l'alito puzzava tremendamente di alcool-.
Allison sospirò, le rivolse un sorriso velenoso, e girò poi i tacchi per dirigersi all'uscita.
Come aveva deciso in precedenza, non si sprecò di andare ad avvertire nessuno; avrebbe lasciato Harry farsi la sua scopata in pace, Zayn andarsene da quella specie di barbie platinata o chiunque altra gli capitasse a tiro, e Liam, beh, Liam non sapeva cosa avrebbe fatto esattamente, ma non voleva rovinargli la festa.
Uscì così dalla casa, ed un'aria fresca e leggera si sostituì a quella calda e pesante che vi era dentro la casa.
Non aveva portato niente con sé, da brava idiota: né borsa, né cellulare, e tantomeno una giacca, niente di niente.
Incrociò le braccia al petto e prese a camminare, sperando vivamente, più che di ricordarsi la strada, di riuscire a riconoscere casa Payne con quel buio. Che ore erano? Le due, le tre? Non lo sapeva, ma il camminare così al buio la metteva a disagio.
Accelerò il passo, l'unico suono che si percepiva era quello dei suoi tacchi che battevano sulla strada e di tanto in tanto si udiva qualche televisore ancora acceso in sottofondo.
Il mare era calmo, non tirava per niente vento, fortunatamente, e ad Allison venne in mente l'idea di farsi la camminata sulla riva. L'acqua era calda di sera, no? Girò così alla sua destra, scendendo verso la spiaggia, e non appena fu arrivata sulla sabbia si tolse le scarpe per risparmiarsi qualche caduta, lanciandole poi via, non le fregava niente, era tutta la sera che aveva aspettato finalmente di potersene sbarazzare.
Il mare rifletteva in un fascio centrale il riflesso della luna, il quale donava con la sua luce sfumature violacee/nere all'acqua. Poteva quasi far paura, se non fosse stato allo stesso tempo lo spettacolo più bello di tutto il mondo.
Immerse i piedi nell'acqua, ed un brivido le percorse la schiena sentendola ancora più calda rispetto ai pomeriggi passati lì.
Avrebbe potuto dirigersi verso casa, ma non voleva, non le andava, in quel momento aveva bisogno di calmarsi, e c'era modo migliore di farlo se non osservando quel paesaggio così dannatamente bello?
Si mise seduta poco più indietro, portandosi le gambe al petto e circondandole con le braccia. La testa poggiata sulle ginocchia, lo sguardo puntato sull'orizzonte, la mentre da tutt'altra parte.
Certo, doveva ammettere, che le cose erano cambiate parecchio nel giro di tutti quegli anni. Era cambiata lei per prima, sia fisicamente che caratterialmente, si era completamente aperta agli altri, mostrandosi per quel che era, niente maschere, niente doppie facce, se una persona ti accettava per quello che eri bene, sennò non era un suo problema, e con il tempo lo aveva imparato ad accettare. Era cambiato il suo rapporto con il padre, si erano legati molto di più da quando la madre era andata via, e lei invece aveva completamente chiuso i rapporti con la sua vecchia famiglia, facendosene una nuova da tutt'altra parte.
Si ricordò poi di quando era piccola, di come conobbe Harry, che le era parso subito simpatico, e della loro prima promessa.

«Harry, devo dirti una cosa.»
La bambina incrociò lo sguardo con gli occhi verdi del ragazzino di fronte a lei.
Lui le sorrise -il dentino davanti mancante-, per incitarla ad andare avanti.
«Dai Allison, sono curioso!» perse la pazienza già poco dopo, prendendo a muoverle il braccio in segno di lamentela.
«Ecco, vedi, tu mi sei tanto simpatico e..» si interruppe, portandosi le mani davanti il viso per la vergogna.
Era così dannatamente timida, non sapeva come dirglielo, e se le avesse detto che non era la stessa cosa per lui?
«Uffa!» Harry incrociò in segno di protesta le braccia al petto, imbronciandosi. Come era suscettibile.
«Sei il mio migliore amico.» disse d'un fiato, abbassando lo sguardo a terra, ce l'aveva fatta.
«Anche tu sei la mia!» rispose prontamente lui tornando con il sorriso in faccia.
«Mi prometti che saremo amici per sempre?» gli chiese.
«Semprissimissimo! Ti voglio tanto bene, così!» allungò le braccia ai lati.
La bambina sorrise, abbracciando quello che era l'unico maschio con il quale riusciva ad andare d'accordo. Gli altri erano troppo strani.
Per sempre, era tanto tanto tempo, ma la loro amicizia avrebbe avuto un lieto fine, come tutte le favole che le raccontava la mamma la sera prima di andare a dormire.

Un sorriso le comparve sul volto, quant'era passato da quel giorno? Dieci, undici anni? Eppure davvero sembrava che la loro amicizia non fosse sul punto di finire, nonostante Harry si fosse comportato da completo idiota quella sera.
Per le amicizie non poteva che ritenersi fortunata, aveva Harry, Chelsea, Niall, Louis, Jane, e non li avrebbe mai sostituiti con nessuno. Poi, ovviamente, c'erano altre amicizie nella scuola, la sua classe, i vecchi compagni di nuoto, come David, quello che era stato il suo ultimo ragazzo, con il quale continuava a sentirsi, ed altri, ma nessuno l'aveva saputa fare affezionare a sé come quegli altri cinque.
E dopo questi vi era Zayn, quel dannato ragazzo che non faceva altro che confonderle sempre di più le idee, soprattutto in quel periodo, come se non gli fosse bastato farla stare male anni prima, quando ancora aveva 16 anni.
No, non era una persona che portava rancore, ma non avrebbe lasciato alle spalle quella storia, almeno finché non lo avesse fatto anche lui, facendo diminuire i numerosi motivi per i quali poteva affermare di odiarlo. Che poi, quali erano? Era uno stronzo, decisamente; scontroso, fin troppo; puttaniere, che non si notava?; le rispondeva sempre male, cosa odiosa e senza ragione di partire da lui; e bello, decisamente. Non c'entrava niente, ma si, lo odiava anche per quello, perché sapeva quanto per colpa di ciò si era montato quella testa vuota che si ritrovava.

Suonarono alla porta, ed Allison guardò il padre sorpresa di ricevere visite nel bel mezzo della settimana, soprattutto di sera.
«Chi é, papà?» chiese, curiosa.
«Ricordi quel signore che vado ad incontrare il weekend mentre stai a casa di Harry?» le spiegò il padre, mentre si dirigeva verso la porta di casa. Lei annuì, attendendo una risposta completa.
«Beh, oggi è venuto a farmi visita, e c'è una sorpresa per te.» finì la frase, accogliendo in casa l'amico con un caloroso abbraccio.
«Tricia, che piacere!» fece poi, salutando anche una donna, probabilmente la moglie.
I due entrarono in casa, ed un ragazzino moro li seguì a ruota, intento a scrutarsi bene intorno.
Allison rimase seduta sul divano, guardando attentamente quel che succedeva all'ingresso.
«Finalmente abbiamo l'onore di conoscerci!» disse l'uomo, avvicinandosi a lei, che si alzò subito.
«Piacere, io sono Yaser.» disse.
«Che nome strano! Io sono Allison.» gli sorrise, educatamente.
L'uomo ridacchiò. «Vengo da un posto lontano da qui.» spiegò, e lei annuì.
«Io sono Tricia.» si fece avanti la donna, che si piegò per stamparle un bacio dolce sulla fronte.
L'attenzione di Allison fu poi attirata da quel moro che si fece avanti porgendole una mano, senza però lasciar trasparire alcuna emozione dal viso. La ragazzina rabbrividì, come era antipatico!
«Zayn.» disse semplicemente, e lei gli prese la mano stringendola.
«Hai un nome buffo.» fece divertita.
«Sarai tu buffa!» replicò immediatamente.
«No, non è vero. Papà, hai sentito che mi ha detto?» si lamentò lei, imbronciandosi.
Il ragazzino cominciò a ridere di gusto. «Sei una femminuccia.»
Il signor Andrew tossì, interrompendo la loro discussione. «Perché non andate in camera a giocare? E fate i bravi.»
Allison senza proferire parola salì le scale, seguita da Zayn.
Non appena entrarono in camera prese il telefono di casa e compose un numero, l'unico che aveva imparato.
Squillò due volte, ed una donna risposte. Non appena capì che era Allison, chiamò il figlio, passandoglielo immediatamente, ed avvertendoli di non stare molto.
«Allie!» la voce allegra del ragazzino dall'altra parte della cornetta la stordì appena.
Allison si girò verso Zayn, che la osservava attentamente, scambiandocisi uno sguardo ostile.
«Harry, ho un intruso in casa!»

Sin da piccoli c'era stato quel velo di ostilità tra di loro, eh già.
Il tempo continuava a passare, e la Allison ormai cresciuta non intendeva tornare al presente con la mente. Le mancava tanto il suo passato, quei momenti da piccoli in cui l'unica preoccupazione che avevi era il possibile non arrivo di Babbo Natale o di colorare bene all'interno dei contorni dei disegni.
Quegli anni successivi le erano serviti a crescere, certo, e ad essere la persona che era quel giorno, ma in fondo spesso non vuoi appunto che succeda questo, non vuoi crescere, restando ai tempi in cui il passato era il tuo presente.
Improvvisamente una figura comparve al suo fianco, e lei si buttò sulla parte opposta lanciando un urlo. Le fu tappata immediatamente la bocca, ed Allison con il cuore a mille riconobbe con quella fievole luce Liam.
«Porca di quella puttana, Liam!» urlò con rabbia alzandosi. «Mi hai fatta spaventare, potevo morire!»
«Potremmo dire lo stesso di te!» si aggiunse una seconda voce, che si distinse immediatamente.
«Harry?» chiese, girandosi, e notando poi al suo fianco anche un terzo ragazzo, Zayn. Questo la guardò impassibile, portandosi una sigaretta alla bocca.
«Mi spiegate che cavolo ci fare qui, la festa?» chiese, notando i volti seri di tutti.
«Tu dovresti spiegarmi che cavolo ci fai qui Allison, perché diamine non mi hai detto che te ne andavi, eh? Sei forse impazzita? Sai quanto ti ho cercato in mezzo a tutte quelle persone per chiederti se volevi tornare a casa? No, non lo sai! Beh, sappi solo che sono le quasi le quattro di mattina, e che sono stato almeno quartanta, e ripeto, quaranta minuti buoni lì in mezzo con loro due a perlustrare la casa!» sbraitò Harry, tutto d'un tratto.
«Non volevo rovinarvi la festa, mi scoppiava la testa e non ce la facevo a infilarmi in mezzo alla folla per cercarvi. E poi non ho cinque anni Harry, già ti ho detto prima di non sprecarti a preoccuparti per me!» rispose, con i nervi a fior di pelle.
Stava tanto bene, perché diamine dovevano essere arrivati loro ora, per farle la ramanzina o cosa?
«Non fare l'idiota, Miller.» si intromise Zayn, espirandole il fumo sul viso.
La ragazza cominciò a tossire, e agitando la mano mandò via quell'odore insopportabile.
«Tu non parlare minimamente, Malik.»
«Sono tue, queste?» chiese Liam, forse cercando di evitare una discussione.
La ragazza abbassò lo sguardo verso la mano che le stava porgendo, e vide le scarpe che aveva lanciato prima.
«Si.» annuì.
«Allison, per un momento, vedendole così buttate a terra, abbiamo pensato il peggio.» disse con calma il ragazzo.
Ringraziò il cielo che ci fosse almeno una persona ragionevole, che aveva capito benissimo che non era il caso di andarle contro per non finire male.
«Che pessimisti! Comunque mi avete trovata, sto bene, ora se permettete vorrei tornare alla pace di prima.»
«Riesci a rimanere sola in tua compagnia per tutto questo tempo? Cavolo, mi chiedo come fai.»
Le solite battutine idiote del moro ovviamente non potevano mai mancare.
«Io mi chiedo come fai a vedere ogni giorno allo specchio la tua faccia, è così dannatamente irritante!»
«Basta, avete rotto!» Harry li interruppe, avvicinandosi a lei.
«Dai, andiamo Allie? Per favore.» la guardò dritta negli occhi - in quello verdi del moro si leggeva un filo di speranza, sicuramente nel ricevere una risposta affermativa-.
«Sai essere proprio un rompipalle.» disse, girandosi verso la strada di casa, ma lui la prese per un braccio tirandola a sé per abbracciarla.
«Dio solo sa quanto mi hai fatto spaventare, razza di cogliona.» fece al suo orecchio.
Un sorriso le comparve sul volto, quella sera lo aveva trattato decisamente troppo male, sapeva di essere in torto, ma non le bastava quello per affievolire del tutto il suo malumore, nonostante Harry con quel gesto avesse fatto già tanto.
Si allontanò da lui, senza commentare, e prese a camminare velocemente verso casa; non vedeva l'ora di sdraiarsi sul letto per risposarsi, era stata una lunga, lunghissima serata. 
  
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