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Autore: Lyra Snape    26/05/2012    3 recensioni
Cosa succederebbe se Draco Malfoy fosse costretto, suo malgrado, a conoscere usi e costumi del mondo Babbano? Ve lo posso dire io cosa: una catastrofe dalla quale nessuno uscirà vivo. O senza qualche cicatrice.
«Per evitare che spiacevoli manifestazioni di disprezzo nei confronti dei Babbani si ripetano, la corte ha deciso che il signor Draco Malfoy debba imparare le loro abitudini. La signorina Hermione Granger si prenderà la responsabilità di istruirlo».
Era difficile dire chi, tra i due, fosse stato il più scontento.
«Io ho aiutato Harry a salvare il mondo, perché il Ministero ha deciso di punirmi?» si era lamentata Hermione con Ginny, che aveva fatto spallucce.
«Possono anche cadere diciotto Signori Oscuri uno dietro l’altro, ma il Ministero continuerà a prendere decisioni del cavolo»

La raccolta è iniziata partecipando ad un contest, e ora ho deciso di continuarla utilizzado i promt della Big Damn Table.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Scritta per la Challenge 12 mesi di fanfiction!, indetto da BS.
Ogni mese, la giudiciA ci darà un tema su cui
dovremo scrivere la nostra storia,
scegliendo il giorno in cui pubblicarla.
Ho scelto il 26 perché a Settembre è il giorno del mio compleanno,
perciò ho pensato che mi potesse portare fortuna.
Il promt di questo mese è Incontri.
(025. Estranei nella Big Damn Table)

NOME AUTORE: Lyra_weird (forum) Lyra Snape (EFP)
TITOLO DELLA STORIA: Cambiamenti
PERSONAGGI: Draco Malfoy, Hermione Granger, Daphne Greengrass, Astoria Greengrass
RATING: Verde
GENERE: Commedia
AVVERTENZE: One-shot
NdA: questa volta è stata durissima, ma alla fine ce l'ho fatta. In fondo, se il tema è "incontri" e Draco lavora in un asilo, l'idea può essere solo una. E visto che J.K.Row ha deciso di accantonare la mia idea di far sposare Draco con Luna e ha deciso invece di fargli sposare Astoria Greengrass, tanto valeva renderle omaggio almeno in una storia. Ah, io Daphne me la immagino così, perché mi sono stufata di tutte quelle storia in cui lei è algida e fredda e glaciale e Serpeverde. Chi l'ha detto che i Serperverde non possano essere persone di buon umore e chiaccherone e piene di senso dell'umorismo?

Cambiamenti

Dopo mesi passati a lavorare in un asilo, Draco scoprì con enorme sorpresa che ormai ai bambini aveva fatto l’abitudine.
Non si schifava più quando cadevano nel fango, non gli era venuto da vomitare neanche una volta quando aveva passato tutto il giorno al nido a cambiare pannolini, disinfettava sbucciature con l’abilità delle migliori infermiere, e si era talmente abituato a cantare canzoncine della bua che si sorprese a cantarla anche quando fu costretto a medicare Ron, che si era ferito nel tentativo di insegnargli cosa fosse un pelapatate.
Lavorare con i bambini l’aveva reso enormemente paziente, molto più di quanto non pensasse di essere: ormai, ogni volta che Luna veniva a prenderlo all’asilo stava a sentire tutte le sue follie su Gorgosprizzi e Ricciocorni Schiattosi senza mai sbuffare.
In fondo in fondo, finì con l’ammettere, i bambini non erano poi così male: bastava spegnere il cervello a intervalli regolari, e riusciva benissimo a conviverci. I bambini erano un po’ come i gatti, rifletté una volta: assolutamente adorabili quando dormivano, assolutamente rompiscatole quando avevano fame o più in generale quando erano svegli, inquietante abilità nel guardarlo con aria di disapprovazione ogni volta che faceva qualcosa che ritenevano fosse sbagliato.
Ma soprattutto, come i gatti, erano enormemente gelosi delle loro proprietà e detestavano i cambiamenti improvvisi. Se ne accorse quel giorno in cui una bambina bionda, particolarmente piccola e particolarmente terrorizzata, si presentò alla porta della sua classe.
«Bene, bambini, questa è Helen, si è appena trasferita! Fatela sentire come se fosse a casa sua, mi raccomando!»
L’intera classe si voltò e cominciò a squadrare la nuova compagna con sospetto. Draco si chiese il perché, ma infine decise che non voleva saperlo: i bambini erano così, imprevedibili, e non aveva voglia di indagare sui motivi che potessero portarli a detestare la nuova compagna. A lui bastava che non la picchiassero e non tentassero di seppellirla in giardino, poi potevano fare quello che volevano.
«Bene, Helen, questo è il tuo armadietto, puoi mettere qua lo zainetto e la merenda, e poi puoi andare a giocare con i tuoi nuovi compagni».
Helen annuì, intimidita, mormorò un flebile: «Grazie, maestro Draco» e si avviò verso gli altri bambini, che continuavano a guardarla storto senza dire una parola.
Draco non dovette aspettare molto per scoprire il perché: dieci minuti dopo Lizzie e Sally, autoelettesi rappresentanti di classe, gli si avvicinarono con aria cospiratoria.
«Maestro Draco, chi è quella?» sussurrò Lizzie, con sguardo truce.
«È Helen, la vostra nuova compagna» spiegò Draco, chiedendosi dove volessero andare a parare.
«E rimarrà qui tanto?» borbottò Sally.
«Fino alle elementari, presumo: i suoi genitori adesso lavorano qui» rispose Draco, che ormai aveva rinunciato a capirci qualcosa.
«Ma tu vorrai comunque più bene a noi che a lei, vero?» riprese Sally, con aria ansiosa. «A lei non regalerai gli orsacchiotti, vero?»
Ecco qual era il problema, comprese Draco, assolutamente incredulo: erano gelosi. Se Potter l’avesse scoperto probabilmente sarebbe morto dal ridere.
«Ma bambine, io voglio bene uguale a tutti» tentò di spiegare, pregando dentro di sé che nessuno di sua conoscenza venisse mai a sapere di quella conversazione: non sarebbe mai più riuscito a mettere il naso fuori di casa.
«Ma non si può voler bene uguale a tutti!» protestò Lizzie. «Il bene che hai dentro è tutto uguale, quindi se lo dai a troppe persone è come se non lo dai per niente!»
«Come se non lo dessi» la corresse Draco sovrappensiero, riflettendo intensamente  su cosa rispondere: capiva che la serenità della povera Helen per tutto l’anno successivo dipendeva esclusivamente dalla sua risposta. «Vi ricordate la storia del sole?*» disse poi, illuminandosi improvvisamente. Quando le bambine annuirono, riprese: «Anche se il sole regalava raggi a tutti quanti, non si esaurivano mai, perché erano infiniti: il mio bene è come i raggi del sole, posso darlo a tutti perché è infinito».
Le due bambine lo guardarono  per almeno cinque minuti, senza dire una parola. Nel profondo, Draco si augurò di averle convinte, ma soprattutto si chiese quando mai era diventato così poetico: il suo bene era come i raggi del sole? L’aveva detto davvero? I bambini lo avevano cambiato davvero troppo, e non era sicuro che i cambiamenti fossero davvero una buona cosa.
Dopo poco, le bambine sorrisero. «È vero che sei come il sole» disse Lizzie, convinta. «Sei buono e hai anche la testa tutta gialla» aggiunse, prima di prendere Sally per mano e correre verso Helen, ridendo.

«E così, Malfoy, sei come il sole, vero?»
Avrebbe ucciso Lizzie. Avrebbe ucciso Lizzie e Sally e Brian e Lucy e Johnny, e tutti i bambini che erano corsi dalla Granger a dirle che era come il sole. E poi avrebbe ucciso anche la Granger, per evitare che andasse in giro a riferire tutte le idiozie che diceva ai bambini per farli stare tranquilli.
Al momento, però, doveva starsene tranquillo ad ascoltare la Granger che rideva come una scema, senza poter mettere in atto nessun piano di vendetta.
«Non ci posso credere» riprese Hermione, quando ebbe recuperato il fiato. «Credevo che avrei dovuto minacciarti per evitare che spaventassi i bambini, e invece viene fuori che ti vogliono bene e sono persino gelosi! Sei proprio cambiato».
«Io non sono cambiato!» sbottò Draco, indignato. «Sono sempre uguale! Sono sempre io!»
«Certo che sei sempre tu» annuì Hermione, con l’aria di chi la sa lunga. «Sei sempre insopportabile e cretino e ogni volta che devo farti lezione mi viene da piangere, ma sei comunque cambiato. Sei… paziente!»
«Non sono affatto paziente!»
«Sì che lo sei! Guarda adesso! Quando ti insegnai a fare l’albero di Natale hai praticamente ucciso un povero abete indifeso, e ieri sei stato in silenzio ad ascoltare come si fanno i frullati senza dire una parola! Sei cambiato, Draco» detto questo, gli restituì la bacchetta e se ne andò senza un’altra parola.
Era davvero cambiato? Davvero uno stupido lavoro in uno stupido asilo pieno di stupidi bambini poteva avergli fatto questo? Era una cosa così buona? Alla fine lui era come i bambini e i gatti, lui odiava i cambiamenti.

«Mamma, secondo te sono cambiato?» chiese, una volta varcata la porta di casa.
«Non adesso, Draco» lo interruppe sua madre. «È venuta a trovarti la tua amica Daphne insieme a sua sorella…sarebbe carino se andassi a salutare».
Daphne aveva una sorella? Avevano passato sette anni insieme a Hogwarts e non gliel’aveva mai detto? Vero che, conoscendola, non era impossibile che si fosse dimenticata di riferirgli un simile dettaglio. Una volta gli aveva “preso in prestito” il libro di pozioni  e gliel’aveva detto solo dopo due settimane che aveva passato a rastrellare l’intera scuola come un disperato.
«Draco! È un sacco di tempo che non ti vedo, come stai?»
Draco annuì senza dire niente, abbracciandola. Non sapeva definire il rapporto che aveva con Daphne: non erano propriamente amici, ma lei riusciva sempre a capirlo senza che avesse bisogno di dire nulla. Era come una sorella maggiore, o come un angelo custode molto distratto che la maggior parte delle volte si dimentica della tua esistenza, ma che sa sempre cosa fare per tirarti su di morale.
«Passavamo da queste parti, e ho pensato di venirti a trovare!» continuò Daphne, parlando a macchinetta com’era solita fare. «Non posso credere a tutto quello che mi ha raccontato tua madre! Prendi lezioni di Babbanologia dalla Granger? Com’è? Scommetto che alla fine non è così tanto male, deve avere una pazienza infinita per essere riuscita a sopportarti e non averti ancora ucciso… è vero che fai il maestro in un asilo con i bambini di quattro anni? Come fai? Non ti hanno ancora arrestato?»
Draco sapeva bene che Daphne parlava a raffica senza quasi prendere fiato, ma ogni volta che la vedeva restava sempre un po’ stordito dal torrente di parole che lo investiva. Era così impegnato a fissare l’amica, un po’ sconcertato, che non aveva ancora degnato di un’occhiata la sorella di lei, che le era seduta a fianco e la stava guardando con gli occhi pieni di rimprovero.
«Daphne…credo che tu possa anche fermarti, ora» mormorò, toccandole delicatamente un braccio.
«Che scema, non vi ho neanche presentati!» si scusò la ragazza. «Draco, questa è mia sorella Astoria. Te ne avevo parlato, no?»
«No, mai» borbottò Draco, prima di girarsi e finalmente osservare Astoria, e sorprendendosi di trovarla carina: si vedeva moltissimo che le due ragazze erano sorelle, ma la minore aveva quell’aria timida e riservata che Daphne invece era riuscita a sopprimere con la sua esuberanza.
«È un piacere conoscerti, Draco» mormorò Astoria, guardandolo un secondo prima di abbassare lo sguardo.
«Scusala, è un po’ timida» borbottò Daphne. «È come i bambini, si vergogna quando conosce persone nuove».
«Non c’è problema, allora» rise Draco. «Io lavoro tutti i giorni con i bambini!»
Daphne rise a sua volta, per poi lanciargli uno sguardo sorpreso. «Ti è cresciuto il senso dell’umorismo! Non ti vedo per tre mesi e ti ritrovo completamente cambiato!»
Era davvero cambiato, e se era riuscito a notarlo perfino Daphne vuol dire che non si poteva più sindacare. Guardando il sorriso di Astoria, però, si rese conto che, forse, alla fine i cambiamenti non sono poi così male.

*La storia del sole l'ho rubata a Gianni Rodari e le sue Favole al telefono. Mi sembrava adatta xD

  
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