Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: BigEyes    26/05/2012    1 recensioni
Lei si voltò sconcertata e infastidita da quel suo modo di fare.
- Sono un figlio di Dio. Il mio compito è proteggere, non aggredire. Ho una specie di divisa che allontana i demoni. Il nome di Gesù è la mia arma. –
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'In The Name of Jesus.'
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L’angelo passò davanti ad Ariel, sfiorandole il viso con l’ala destra. La casa risultava particolarmente piccola per le grandi ali di Gabriel, che aveva difficoltà a districarsi nel corridoio: tentò più volte di non far cadere altri soprammobili . La situazione divenne imbarazzante,ma l’angelo le stupì. Richiuse le ali fino a  ritirarle dentro la schiena, dove al posto di queste apparve una cicatrice, rappresentante ali spiegate.
 
Ariel era sconvolta, si pose la mano sulla bocca, gli occhi le si spalancarono e si riempirono di lacrime. Lucia si tenne al muro, prossima ad un nuovo mancamento. La tensione diminuì quando l’angelo disse sorridendo:- sapete, devo mimetizzarmi e non è facile con due ali come le mie. Poi sapete quando si dice  “ mi ha salvato quest’angelo” indicando un essere, apparentemente, umano? Ecco… è così che  spesso operiamo. – le ragazze si guardarono ad occhi sbarrati.
-          sai – intervenne Ariel – non è che passi proprio inosservato così..-  squadrandolo dalla testa ai piedi.
 Il messaggero, avendo ritratte le ali, si era spogliato della veste celeste, rimanendo in jeans, mostrando il torso nudo. Gli occhi cerulei erano luminosissimi, i capelli, lisci, biondi arrivavano al fondo schiena. Insomma, non passava certo inosservato un tipo del genere.
Ariel le prestò una felpa del padre, grigia, con un cappuccio. Lucia prese le forbici, gli  fece segno di sedersi, avvicinando una sedia. Gabriel si sedette perplesso, poi vedendo le forbici, sbarrò gli occhi, bloccò il braccio di Lucia, scuotendo la testa. Evidentemente – disse Ariel – non gli è permesso tagliarsi i capelli- rivolgendosi all’amica -  ma allora – continuò, accovacciandosi accanto alla sedia- come fai a mimetizzarti? – L’angelo la guardò dolcemente, poi le disse: - non hai mai visto un capellone? Uno di quei rockettari anni 80? –domandò ridacchiando.
La ragazza lo guardò stranita, alzando il sopracciglio destro. Non avrebbe mai pensato di sentir parlare un messaggero celeste a quel modo. Come se le avesse letto nei pensieri Gabriel rispose:
-          Sai Ariel, Dio non guarda alle apparenze, guarda al cuore. – Lucia posò le forbici, prese la borsa e incoraggiò l’amica a seguirla alla porta, pronta per andare nella sua Chiesa. Era emozionata al pensiero di far conoscere il suo mondo alla cara Ariel.
 
Gabriel era dietro di loro, camminava lungo la strada guardingo, con le mani dentro le tasche della felpa, con il cappuccio sugli occhi: dopo tutto era un angelo custode.
 
Joshua stava aspettando alla porta della chiesa di Filadelfia. Accanto a lui c’era Heliu che confabulava con un altro ragazzo con una felpa rossa, con il cappuccio davanti agli occhi, in jeans e converse bianche.
All’arrivo di Lucia, Heliu si incantò a vederla senza occhiali, mostrando gli occhi giallo- verdi. Secondo il ragazzo era diversa dal solito. Il cuore cominciò a battergli all’impazzata, una goccia di sudore gli calò dalla fronte, abbassando lo sguardo sentì il calore avvolgergli il viso.
Joshua si avvicinò all’amico con sguardo preoccupato.
-          cosa ti succede?
-          Niente – balbettò, scuotendo la testa un paio di volte. Poi correndo a viso basso, si diresse al bagno per rinfrescarsi.
 Lucia si dispiacque per questo suo atteggiamento: non l’aveva nemmeno salutata. Ariel arrivò davanti a Joshua a viso basso, imbarazzata. Il ragazzo le alzò il viso,con l’indice poggiato sotto il mento.
-          Avevo ragione? Dai, voglio sentirlo dire da te : “ scusa Joshua per non averti creduto, per averti considerato pazzo, per aver pensato che fossi un alieno” e poi? A si! Per averti tirato uno schiaffo!- esclamò. La ragazza lo guadò storcendo le labbra, poi gli rispose:
-          piuttosto bacio a terra! –
 Il ragazzo ridacchiando gli scompigliò i capelli, che tuttavia ritornarono facilmente al loro posto con pochi gesti, essendo lisci.
Gabriel diede la mano al ragazzo in felpa rossa dicendo : - pace a te Mikael -.
-          lo conosci? – domandò Ariel, porgendo la mano allo sconosciuto. – sono l’arcangelo Mikael, piacere – a sentire il nome la ragazza fece mente locale. Ricordava la storia di un angelo, che aveva scacciato lucifero dal Paradiso, di nome Michele. Sgranò gli occhi e ingenuamente domandò :
-          tu sei l’angelo più potente allora?!– mostrando un sorriso a trentadue denti. Mikael ridacchiò ponendo la mano sulle labbra, poi le rispose: - è per ordine di Dio che ho cacciato l’avversario, non sono il più forte..-
 
La porta della chiesa si aprì dietro di loro. Ne uscì un uomo sulla quarantina, con barba castana e capelli folti, che gli accolse a braccia aperte.
Entrati nel suo ufficio, gli angeli si misero a braccia conserte al muro. Anche i ragazzi rimasero in piedi, lasciando il posto alle ragazze. – Allora – disse padre Max, mentre sedeva dietro la scrivania – Ariel sei venuta per battezzarti giusto? – sorridendo dolcemente. La ragazza si sentiva a proprio agio; il modo di fare del padre la rassicurava, non come faceva qualcuno di sua conoscenza.
-          si! – rispose entusiasta – sa in questi giorni ho avuto modo di capire che la mia vita sia stata scritta per qualcosa di grande – il padre annuì, poi sostenne – però noi possiamo cambiare il corso delle cose. Dio ci lascia liberi di allontanarci dal suo amore, per quanto questo potrebbe essere dannoso per il nostro spirito – la ragazza comprese di aver vissuto superficialmente, fino a quel momento.
-          Ho saputo che hai visto il tuo angelo… quindi è venuto il momento della tua prima missione.
-          Come? – chiesero all’unisono le ragazze, spalancando gli occhi.
 
Mentre le ragazze cercavano di capirne di più, i due ragazzi parlavano di altre faccende:
-          Ho capito sai? È inutile che ti nasconda, ti conosco da prima che diventassi cristiano..
-          Di cosa parli?- domandò Heliu, fissando Lucia sorridere.
L’amico gli passò due volte la mano davanti agli occhi: sembrava ipnotizzato.
-          Parlo del fatto che ti sei preso una bella cotta! – disse Joshua sorridendo.
-          Ma cosa dici? – il ragazzo tendeva a non esprimere i propri sentimenti, ma i fatti lo inchiodavano.


Immersa nell’acqua, dalle mani di padre Max poggiate sul suo capo, la ragazza aveva capito che qualcosa nel suo animo stava cambiando, come se stesse crescendo in lei una nuova Ariel, con nuovi sentimenti, nuovi bisogni: come quello di pregare.  
 

Ritornati all’ufficio del padre, i ragazzi volevano sapere in cosa avrebbe consistito la missione.
-          forse vi sembrerà strano, ma dovrete aiutare il diacono Stefano ad entrare in politica con il movimento Christians for Justice.
-          Che senso ha? – chiese Joshua, con sguardo accigliato.- il potere politico appartiene a satana!
-          Il movimento mira a far entrare nella politica i cristiani, in modo tale che la luce possa entrare nel regno della corruzione, delle menzogne…- intervenne Mikael
-  E quindi dobbiamo lasciargli questo potere?- domandò padre Max, alzandosi di scatto dalla sedia.- Domani incontrerete Stefano.- continuò - Ha detto che la situazione è critica. - si sedette -Sta soffrendo.- ponendosi le mani congiunte alla fronte, chiudendo gli occhi.
 
Joshua non capiva. La sua missione era stata quella di portare nel Regno Ariel, ma adesso tutti i suoi sforzi sembravano non aver avuto senso. – Joshua – esclamò il padre, avendo visto il combattimento interiore del giovane –ricordati che l’ubbidienza purifica – concluse poi.
L’indomani si ritrovarono tutti davanti al comune della città. Una massa di giornalisti affollava l’entrata.
I ragazzi si avvicinarono e notarono un signore con barba grigia,robusto, con il sorriso stampato in viso, che parlava con i giornalisti, dicendo :
- Noi di CHRISTIAN FOR JUSTICE vogliamo che regni la giustizia; attraverso il messaggio di Cristo di verità giustizia e amore abbatteremo le barriere del male e della corruzione che ci si porranno davanti: solo il cristianesimo può risollevare la crisi di valori di questo secolo malvagio, dopo tutto c’è stato un uomo migliore di Gesù Cristo?
– Il suo messaggio è molto nobile, ma Judas la sta superando in consensi : perché secondo lei?-  gli domandò una giornalista. Stefano abbassò lo sguardo sospirando. Rialzando il viso, vide arrivare i ragazzi. Gli si illuminarono gli occhi, il sorriso ricomparve sul suo volto. Cercò di districarsi tra i giornalisti, che avendo visto, Judas, il favorito alle elezioni, gli si avvicinarono,strattonando il povero diacono.
Stefano venne incontro ai ragazzi.
-          e’ lui? – chiese Lucia
-          sembra tanto Babbo Natale! – disse Ariel, con occhi languidi. Effettivamente il signore che si stava avvicinando loro, con la barba grigia, i pochi capelli sul capo e la pancia, era molto simile al mitico personaggio.
-          Vi stavo aspettando ragazzi! – esclamò Stefano,col fiatone – seguitemi, vi mostrerò il mio ufficio.- disse poi facendo cenno di seguirlo.
 
La poltrona in pelle marrone dietro la scrivania, il divanetto con di fronte il tavolino di vetro, le grandi finestre che facevano entrare la luce del sole, riflettendosi sul vetro del tavolo, le tende rosse, la grande libreria ricca di libri dietro lo scrittoio, rendevano quell’ufficio una piccola opera d’arte.
Stefano si sedette sulla poltrona girevole. Appoggiò i gomiti sul vetro della scrivania, incrociò le mani e le avvicinò al viso, chiudendo gli occhi dopo un sospiro. Ariel si morse le labbra: Stefano appariva preoccupato.
–        Quando – iniziò a dire il diacono – ho cominciato questo percorso, pensavo di incontrare solo esseri umani.-
Ariel si sedette, spalancando gli occhi. – la prima volta che incrociai lo sguardo di Judas, sentì un brivido corrermi lungo la schiena. I suoi occhi azzurri, mentre gli strinsi la mano, mi provocarono un forte mal di testa: mancai dal lavoro una settimana.-  sospirò a lungo – ha osato parlar male della nostra chiesa, ragazzi. E l’ha fatto con un giornalista. Nessuno sa da dove venga, quali siano le sue origini. Il fatto stesso che sia entrato al comune, senza alcun impedimento, è un mistero. Il suo partito si chiama New World Order : il nome dice tutto. Il suo obiettivo è portare un nuovo dogma. Dice di poter portare una nuova luce, di essere lui stesso un illuminato.
 
I ragazzi ascoltavano attoniti senza proferir parola.
- Una notte decisi di seguirlo…ammetto che non sia stata una decisione facile da prendere, ma ora so che Dio  mi ha spinto a farlo. Era l’una di notte e ancora non  usciva dal comune. Lo aspettai e spesso ebbi l’istinto di andare a casa dalla mia famiglia, ma una forza mi incoraggiava a rimanere. Alle due l’uomo uscì. Si diresse verso il mare, vi entrò fino alle caviglie. Stese il braccio davanti a sé formando un vortice, in cui lo vidi immergersi. Questo è quanto.
- Ok, so cosa fare! - intervenne Ariel.
I ragazzi la guardarono ad occhi sbarrati: non si sarebbero mai aspettati un’affermazione così dalla nuova arrivata: il battesimo l'aveva realmente cambiata?. Gabriel si avvicinò a lei, mettendole una mano sulla spalla. La ragazza gli rivolse lo sguardo ridente. L’angelo le fece un sorriso accondiscendente : - qualunque decisione tu abbia preso sarò accanto a te – disse poi.
 
L’una in punto. I ragazzi si ritrovarono fuori dal comune. Passò un’ ora, e come c’era da aspettarsi, l’adepto, era già fuori. Ariel lo osservò: camminata elegante, capelli lunghi fino alle spalle, neri,pizzetto e baffi, vestito in giacca e cravatta, si confondeva nell’ombra, solo gli occhi azzurri erano in risalto.
-          però – esclamò Ariel – bell’uomo! –
-  demone, Ariel  - intervenne Joshua, seduto accanto a lei, a braccia conserte– è un demone!-

Gli angeli erano dietro di loro, guardinghi. Lucia ed Heliu andarono a casa per ordine di padre Max: non era ancora il loro tempo.
  
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